La famiglia cristiana

Capitolo 57

Amministratori di Dio

[AUDIO]

Dio deve essere riconosciuto come proprietario di tutte le cose

Riconoscere che Dio possiede tutto è la base dell'onestà e del vero successo negli affari. Creatore di tutto ciò che esiste, egli ne è il vero proprietario. Noi siamo solo amministratori. Tutto ciò che possediamo ce lo ha affidato perché lo usiamo secondo i suoi principi.

Questo è un obbligo che riguarda ogni uomo e ogni settore di attività. Che lo vogliamo o meno, siamo amministratori, dotati da Dio di talenti e mezzi diversi, e posti nel mondo per compiervi l'opera che ci ha affidato.1

Il denaro non ci appartiene; nemmeno le case, i terreni, i quadri, i mobili, gli abiti e gli oggetti di lusso. Quaggiù sulla terra siamo pellegrini e stranieri. Dio ci permette di usare soltanto ciò che è necessario alla vita e alla salute... Le nostre benedizioni temporali ci sono state affidate come un deposito, affinché dimostriamo o meno se un giorno Dio ci potrà affidare le ricchezze eterne. Se superiamo questo esame con successo, Dio ci accorderà i beni che ha riscattato e ci ha promesso: la gloria, l'onore e l'immortalità.2

Priorità alle esigenze di Dio

Le esigenze di Dio devono essere soddisfatte per prime. Noi non facciamo la sua volontà se gli consacriamo ciò che resta delle nostre entrate dopo aver acquistato ciò di cui non avevamo assolutamente bisogno. Prima di spendere tutto ciò che guadagnamo, dovremmo mettere da parte e offrire al Signore ciò che gli spetta. Secondo la legge d'Israele, un'offerta di azioni di grazie bruciava continuamente sull'altare, in segno di dipendenza perpetua dell'uomo da Dio. Se i nostri affari prosperano, è perché il Signore ci benedice.

Una parte delle nostre entrate deve essere consacrata ai poveri, e una grande porzione all'opera di Dio. Quando avremo reso al Signore la parte che ci chiede, egli santificherà e benedirà il resto per il nostro uso personale. Ma se derubiamo Dio tenendo per noi ciò che gli appartiene, la sua maledizione ricadrà su tutti i nostri beni.3

Un rimedio divino all'egoismo e all'avidità

La generosità motivata dallo spirito di abnegazione è un vero beneficio per il donatore stesso. Essa gli permette di capire meglio l'opera del Cristo, che andava ovunque per fare il bene, soccorrere coloro che soffrivano e rispondere ai bisogni dei poveri.4

Una carità continua e disinteressata costituisce il rimedio divino all'egoismo e all'avidità che influiscono negativamente sul nostro carattere. Dio ha istituito la generosità sistematica per sostenere la sua opera e aiutare coloro che soffrono e sono nell'indigenza. Egli ha voluto che prendessimo l'abitudine di offrire, per neutralizzare il pericoloso e ingannevole peccato dell'avidità. Infatti, se doniamo costantemente, l'avidità non ha effetto su di noi. Secondo il piano di Dio, la generosità sistematica ha lo scopo di togliere a colui che è avido i beni che ha accumulato, per consacrarli a Dio, al quale appartengono... Se pratichiamo, secondo il piano di Dio, la generosità sistematica, la nostra tendenza all'avidità diminuirà e la nostra generosità crescerà. Via via che le ricchezze aumentano, gli uomini -- anche coloro che si ritengono cristiani -- vi legano il loro cuore; e più essi accumulano, meno offrono per il tesoro del Signore. Le ricchezze rendono gli uomini egoisti, l'accumulare i beni porta all'avidità e, con il tempo questa tendenza si rafforza. Dio conosce i pericoli che corriamo. Così ci ha circondato con una barriera in grado di prevenire la nostra rovina: egli ci chiede di praticare costantemente la generosità affinché l'abitudine di compiere buone opere neutralizzi le tendenze contrarie.5