Gesù nel suo santuario

Capitolo 14

Il messaggio del giudizio risveglia l'ammerica

[AUDIO]

Per iniziare la proclamazione del ritorno di Cristo, Dio scelse un semplice agricoltore, onesto e leale, che era arrivato anche a dubitare dell'autorità divina delle Sacre Scritture, ma che desiderava sinceramente conoscere la verità. Come molti altri riformatori, William Miller aveva trascorso la sua infanzia nella povertà e aveva imparato le grandi lezioni della rinuncia e della tenacia. I membri della sua famiglia si distinguevano per lo spirito d'indipendenza, l'amore della libertà e il forte patriottismo, caratteristiche che si ritrovavano anche in lui. Suo padre era stato capitano nell'esercito della rivoluzione e per i sacrifici fatti nelle lotte e nelle difficoltà di quel periodo tempestoso Miller conobbe la povertà nella sua infanzia e nella sua adolescenza.

Sua madre, donna di profondi sentimenti religiosi, gli aveva inculcato nell'infanzia chiari princìpi morali. Purtroppo, giunto all'età matura, si era lasciato attrarre dai deisti, il cui influsso era ancora più forte perché erano ottimi cittadini, uomini e donne dotate di grandi qualità. Vivendo, come loro vivevano, in mezzo a istituzioni cristiane il loro carattere era stato parzialmente plasmato dall'influsso dell'ambiente. Pur essendo debitori nei confronti della Bibbia delle qualità che avevano procurato loro il rispetto e la stima, essi annullavano tali virtù con l'opposizione alla Parola di Dio. Miller, unendosi a loro, finì per adottarne le opinioni, tanto più che l'interpretazione corrente delle Scritture presentava delle difficoltà che gli sembravano insormontabili. Ma le sue nuove convinzioni, nel fare tabula rasa della Bibbia, non gli offrivano nulla di meglio e così si sentì insoddisfatto. William Miller rimase dodici anni legato a quelle idee, e fu solo all'età di trentaquattro anni che, in seguito all'azione dello Spirito Santo nel suo cuore, giunse alla piena consapevolezza del proprio stato di colpa e non poté trovare nulla nelle sue concezioni religiose che gli potesse dare la certezza della felicità eterna.

Tale situazione si protrasse per mesi e mesi. "D'improvviso" egli dice "nella mia mente s'impresse vivida la visione di un Salvatore. Mi parve di capire che fosse qualcuno così buono e così compassionevole da espiare egli stesso le nostre trasgressioni per sottrarci al castigo che era stato decretato in seguito alle colpe commesse. Mi resi conto immediatamente quanto fosse magnanimo un essere simile e pensai che potevo gettarmi fra le sue braccia e confidare nella sua misericordia. Sorse, allora, la domanda: come avere la certezza della sua esistenza? Capii che a parte la Bibbia, non esisteva altra possibilità di trovare la prova dell'esistenza di questo Salvatore e della vita eterna... Vidi che la Bibbia rivelava il Salvatore di cui avevo bisogno ed ero perplesso nel constatare come un libro che consideravo non ispirato potesse presentare dei princìpi che risultavano perfettamente aderenti ai bisogni di un mondo caduto. Fui costretto ad ammettere che le Scritture erano la rivelazione di Dio. Esse allora diventarono la mia delizia e trovai un amico in Gesù. Il Salvatore divenne "Colui che si distingue fra diecimila" e la Bibbia, da me considerata per tanto tempo oscura e contraddittoria, rappresentò "una

lampada al mio piè ed una luce sul mio sentiero". Il mio animo si calmò e mi sentii soddisfatto. Trovai che il Signore era simile a una roccia in mezzo all'oceano della vita e da allora la Bibbia costituì per me il principale oggetto di studio. La studiavo con passione e, convinto che non mi fosse stata rivelata neppure la metà della sua bellezza, mi chiedevo stupito come avevo potuto rifiutarla. Essa, infatti, poteva soddisfare le mie aspirazioni e guarire tutte le malattie del mio animo. Persi il gusto per ogni altra lettura e mi applicai alla ricerca della Saggezza divina".

S. Bliss, Mencoirs of Wm.Miller pp.65-67.

Miller confessò pubblicamente la sua fede nella religione che aveva disprezzato. I suoi amici, increduli, non mancarono però di affrontarlo ricorrendo alle stesse argomentazioni che avevano utilizzato per combattere l'autorità divina delle Scritture. Egli non era ancora pronto per replicare, ma si disse: "Se la Bibbia è una rivelazione divina deve essere coerente con se stessa e siccome è stata data per illuminare l'uomo deve quindi essere alla sua portata". Decise, perciò, di studiare la sacra Parola da solo per accertarsi se ogni apparente contraddizione non potesse essere eliminata e stabilire, così, la perfetta armonia del sacro testo.

Sforzandosi di accantonare ogni pregiudizio e senza utilizzare commentari, Miller confrontò fra loro i vari passi biblici servendosi unicamente delle note ai margini del testo e di una concordanza biblica. Cominciando dal libro della Genesi, continuò nella sua indagine in maniera sistematica, leggendo versetto dopo versetto e procedendo solo dopo che il senso di quanto aveva letto gli sembrava tale da eliminare in lui ogni perplessità. Quando trovava un punto oscuro, lo paragonava con quei testi che sembravano in relazione con quello preso in considerazione, lasciando a ogni parola il proprio significato. Se l'insieme dei passi consultati portava a una conclusione che risultava in accordo con il pensiero biblico, Miller ne concludeva che la difficoltà era stata eliminata e quindi superata. Per ogni punto difficile cercava e trovava la spiegazione in un'altra parte della Scrittura. Studiando con spirito di preghiera, quello che in un primo momento gli era apparso complicato, finì per sembrargli chiaro ed esauriente. Si rendeva conto come fosse vera l'esclamazione del salmista: "La dichiarazione delle tue parole illumina; dà intelletto ai semplici". (Salmo 119:130)

STUDIO DELLE PROFEZIE

Con intenso interesse egli studiò i libri di Daniele e dell'Apocalisse, usando gli stessi criteri d'indagine già utilizzati per l'esame di altri testi e si rese conto, con gioia, che i simboli profetici erano comprensibili. Miller vide che l'adempimento delle profezie era stato letterale; le varie figure, metafore, parabole e similitudini erano spiegate nel loro contesto, oppure i termini con i quali esse venivano formulate erano precisati in altri passi biblici, in modo che tutto risultasse chiaro. "Mi convinsi" egli dice "che la Bibbia fosse un sistema di verità, rivelate con tale chiarezza e semplicità che l'uomo timorato di Dio, per quanto ignorante potesse essere, non poteva sbagliare". Seguendo la storia, egli riuscì a ricostruire le grandi linee della profezia e a scoprire l'uno dopo l'altro gli anelli che formavano la catena della verità. Gli angeli di Dio guidavano il suo spirito nella comprensione delle Scritture.

Con intenso interesse egli studiò i libri di Daniele e dell'Apocalisse, usando gli stessi criteri d'indagine già utilizzati per l'esame di altri testi e si rese conto, con gioia, che i simboli profetici erano comprensibili. Miller vide che l'adempimento delle profezie era stato letterale; le varie figure, metafore, parabole e similitudini erano spiegate nel loro contesto, oppure i termini con i quali esse venivano formulate erano precisati in altri passi biblici, in modo che tutto risultasse chiaro. "Mi convinsi" egli dice "che la Bibbia fosse un sistema di verità, rivelate con tale chiarezza e semplicità che l'uomo timorato di Dio, per quanto ignorante potesse essere, non poteva sbagliare". Seguendo la storia, egli riuscì a ricostruire le grandi linee della profezia e a scoprire l'uno dopo l'altro gli anelli che formavano la catena della verità. Gli angeli di Dio guidavano il suo spirito nella comprensione delle Scritture.

Prendendo come criterio d'indagine profetica le profezie già adempiute, Miller giunse alla conclusione che l'insegnamento popolare, secondo il quale prima della fine del mondo ci sarebbe stato un regno spirituale di Gesù Cristo, noto con il nome di Millennio, non era sostenibile con la Parola di Dio. Questa dottrina, che annunciava mille anni di pace e di giustizia prima della venuta personale del Salvatore, dissipava il terrore suscitato dal gran giorno del giudizio. Per quanto potesse apparire piacevole, era contraria all'insegnamento del Cristo e degli apostoli, i quali dichiarano che il buon grano e la zizzania devono crescere insieme fino alla mietitura, che è la fine del mondo (Matteo 13:30, 31, 38-41); che "i malvagi e gli impostori andranno di male in peggio", che "negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili" e che il regno delle tenebre durerà fino all'avvento del Signore, che "distruggerà [l'empio] col soffio della sua bocca, e annienterà con l'apparizione della sua venuta". 2 Timoteo 3:13, 1; 2 Tessalonicesi 2:8.

La dottrina della conversione del mondo e del regno spirituale di Gesù non fu mai insegnata dalla chiesa apostolica: essa fu adottata dai cristiani solo all'inizio del XVIII secolo. Come ogni altro errore essa provocava effetti negativi perché insegnava agli uomini a rimandare a un lontanissimo avvenire la venuta del Signore e quindi impediva loro di prendere in considerazione i segni premonitori di questo evento. Essa, inoltre, suscitava sentimenti di fiducia e di sicurezza illusorie che portavano a trascurare la necessaria preparazione per l'incontro con il Signore.

Miller vide che le Scritture insegnavano la venuta letterale e personale del Cristo. Dice l'apostolo Paolo: "...il Signore stesso, con potente grido, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo..." 1 Tessalonicesi 4:16. Il Salvatore a sua volta, afferma: "...vedranno il Figliuol dell'uomo venir sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria... come il lampo esce da levante e si vede fino a ponente, cosi sarà la venuta del Figliuol dell'uomo". Matteo 24:30, 27. Egli sarà accompagnato dalle schiere celesti: "...il Figliuol dell'uomo sarà venuto nella sua gloria, avendo seco tutti gli angeli". Matteo 25:31. "E manderà i suoi angeli con gran suono di tromba a radunare i suoi eletti..." Matteo 24:31. Alla sua venuta i morti risusciteranno, mentre i giusti viventi saranno trasformati: Ecco, io vi dico un mistero; Non tutti morremo, ma tutti saremo mutati, in un momento, in un batter d'occhio, al suon dell'ultima tromba. Perché la tromba sonerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo mutati. Poiché bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità, e che questo mortale rivesta immortalità. 1 Corinzi 15:51-53. L'apostolo Paolo, nella sua prima lettera ai Tessalonicesi, dopo avere descritto l'avvento del Signore, aggiunge: "...i morti in Cristo risusciteranno i primi; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo insieme con loro rapiti sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre col Signore". 1 Tessalonicesi 4:16, 17.

Il popolo di Dio riceverà il regno solo dopo il ritorno personale di Gesù. Lo ha affermato lo stesso Salvatore: "Or quando il Figliuol dell'uomo sarà venuto nella sua gloria, avendo seco tutti gli angeli, allora sederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate dinanzi a lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il Re dirà a quelli della sua destra: Venite, voi, i benedetti del Padre mio; eredate il regno che v'è stato preparato sin dalla fondazione del mondo. Matteo 25:31-34. Le Scritture insegnano in modo inequivocabile che quando il Figlio dell'uomo verrà i morti risusciteranno incorruttibili, mentre i credenti che saranno trovati in vita saranno trasformati. In seguito a questo grande cambiamento saranno pronti per ricevere il regno. Paolo dichiara "...che carne e sangue non possono eredare il regno di Dio: né la corruzione può eredare la incorruttibilità". 1 Corinzi 15:50. L'uomo, nella sua condizione attuale è mortale e corruttibile; mentre il regno di Dio sarà incorruttibile e durerà in eterno. L'uomo, non può entrarvi. Quando Gesù verrà, conferirà l'immortalità a quanti gli sono stati fedeli e li inviterà a entrare nel regno di cui sono eredi.

Questi e altri passi biblici indicavano chiaramente a Miller che gli eventi, che generalmente si riteneva dovessero verificarsi prima dell'avvento del Cristo -- come ad esempio l'universale regno di pace e l'attuazione del regno di Dio sulla terra -- fossero, invece, posteriori al secondo avvento. Inoltre, tutti i segni dei tempi e lo stato del mondo corrispondevano alla descrizione profetica degli ultimi giorni. Così egli giunse a concludere, in base allo studio della Scrittura, che il tempo accordato al mondo stesse per finire.

L'IMPATTO DELLA CRONOLOGIA BIBLICA

"Un'altra prova che influì in maniera decisiva sulle mie convinzioni" - egli dice - "fu la cronologia delle Sacre Scritture... Mi resi conto che gli eventi predetti, adempiutisi nel passato, spesso si erano verificati in un determinato spazio di tempo. I centoventi anni fino al diluvio (Genesi 6:3); i sette giorni che lo precedettero e i quaranta giorni di pioggia predetti (Genesi 7:4); i quattrocento anni del soggiorno in Egitto della discendenza di Abramo (Genesi 15:13); i tre giorni dei sogni del panettiere e del coppiere di faraone (Genesi 40:12-20); i sette anni di faraone (Genesi 41:28-54); i quarant'anni nel deserto (Numeri 14:34); i tre anni e mezzo di carestia (1 Re 17:1); i settant'anni dell'esilio in Babilonia (Geremia 25:11); i sette tempi di Nabucodonosor (Daniele 4:13-16); le 70 settimane (Daniele 9:24-27); tutti gli eventi di questi periodi cronologici erano l'espressione di profezie che si erano adempiute una dopo l'altra". Quando, nel suo studio della Bibbia, Miller si confrontò con periodi cronologici che secondo il suo punto di vista si estendevano fino alla venuta del Cristo, non poté fare a meno di considerarli come tempi annunciati da Dio "per bocca di tutti i santi profeti". "Le cose occulte appartengono all'Eterno, al nostro Dio" dice Mosè "ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figliuoli..." Deuteronomio 29:29. Il Signore, tramite il profeta Amos afferma che "non fa nulla, senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti". Amos 3:7. Quanti studiano la Bibbia possono con fiducia aspettarsi di trovare chiaramente indicato l'evento più sublime della storia umana.

"Quando fui pienamente convinto" dice Miller "che tutte le Scritture ispirate da Dio sono utili (2 Timoteo 3:16) e che non sono il prodotto della volontà umana, ma l'opera di santi uomini ispirati dallo Spirito Santo (2 Pietro 1:21) e che devono servire "...per nostro ammaestramento, affinché mediante la pazienza e mediante la consolazione delle Scritture, noi riteniamo la speranza" (Romani 15:4), non potei fare a meno di considerare i periodi profetici della Bibbia parte integrante della Parola di Dio, degni della massima attenzione, come le altre sezioni del libro sacro. Allora mi resi conto che impegnandomi a capire quello che Dio, nella sua misericordia, aveva ritenuto opportuno rivelarci, io non avevo nessun diritto di trascurare i periodi profetici. (Bliss, p.75

PROFEZIA DI DANIELE 8:14

La profezia che gli parve rivelasse meglio l'epoca del secondo avvento era quella di Daniele 8:14: "...Fino a duemila trecento sere e mattine; poi il santuario sarà purificato". Seguendo la sua regola, che consisteva nel fare della Bibbia l'interprete di se stessa, Miller si rese conto che nella profezia simbolica un giorno equivale a un anno (Numeri 14:34; Ezechiele 4:6); egli capì che i 2.300 giorni profetici, o anni letterali, si estendevano ben oltre la fine della dispensazione ebraica e che, quindi, non potevano riferirsi al santuario israelitico.

Adottando l'idea, generalmente accettata, secondo cui la terra era il santuario della dispensazione cristiana, Miller concluse che la purificazione del santuario predetta in Daniele 8:14 non era altro che la purificazione della terra mediante il fuoco, all'apparizione del Signore. Perciò, egli si disse, se fosse stato possibile stabilire con esattezza il punto di partenza dei 2.300 giorni-anni, automaticamente sarebbe venuto fuori il punto di arrivo e cioè la data del secondo avvento di Gesù.

Con rinnovato slancio, Miller proseguì l'esame delle profezie consacrando non solo giornate, ma spesso anche notti intere, a quello che ora gli appariva estremamente importante e interessante. Ben presto riscontrò che nel capitolo 8 del libro del profeta Daniele non era indicato il punto di partenza dei 2.300 giorni. Infatti, l'angelo Gabriele, pur essendo stato inviato a Daniele per spiegargli il significato della visione, gli aveva fornito solo una spiegazione parziale. Davanti alla visione della terribile persecuzione che doveva abbattersi sulla chiesa, il profeta sentì venir meno le sue forze e svenne. Non poteva continuare e l'angelo allora lo lasciò per un po' di tempo. "E io, Daniele, svenni, e fui malato vari giorni... Io ero stupito della visione, ma nessuno se ne avvide". Daniele 8:27

L'angelo, perciò, riprendendo la sua spiegazione, si soffermò in modo particolare su di esso:

"Settanta settimane son fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città... Sappilo dunque, e intendi! Dal momento in cui è uscito l'ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme fino all'apparire di un unto, di un capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita, piazze e mura, ma in tempi angosciosi. Dopo le sessantadue settimane, un unto sarà soppresso... Egli stabilirà un saldo patto con molti, durante una settimana; e in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e oblazione..." (Daniele 9:24-27)

L'angelo era stato inviato con il preciso compito di spiegare a Daniele ciò che non era riuscito a capire nella visione del capitolo 8 e cioè l'affermazione relativa al tempo: "...Fino a duemila trecento sere e mattine; poi il santuario sarà purificato". Dopo avere invitato il profeta con le parole "Fa' dunque attenzione alla parola, e intendi la visione!" l'angelo proseguì: "Settanta settimane son fissate, riguardo al tuo popolo e alla tua santa città". Il termine tradotto con "fissate" (altre versioni hanno "determinate") significa letteralmente recise, tagliate fuori. Settanta settimane rappresentano 490 anni. L'angelo affermò che erano state "fissate" perché spettanti agli ebrei. Però "fissate" da che cosa? Considerando che l'unico periodo di tempo indicato nel capitolo 8 è quello dei giorni, era sicuramente da questo che le 70 settimane dovevano essere detratte. Quindi, se le 70 settimane facevano parte dei 2.300 giorni, logicamente i due periodi dovevano avere lo stesso punto di partenza. L'angelo precisò che le 70 settimane iniziavano dal momento in cui sarebbe stato proclamato il decreto per la restaurazione e la ricostruzione di Gerusalemme. Se si fosse riusciti a stabilire la data di questo decreto, si sarebbe conosciuto automaticamente il punto di partenza del grande periodo dei 2.300 anni.

Il decreto è riportato nel capitolo 7 del libro di Esdra. Cfr. Daniele 9:12-26. Esso fu proclamato nella sua forma definitiva da Artaserse re di Persia nel 457 a.C. Però in Esdra 6:14 si legge che la casa del Signore a Gerusalemme era stata costruita "secondo gli ordini di Ciro, di Dario e d'Artaserse, re di Persia". Nel redigere, confermare e completare l'editto, questi tre sovrani gli diedero la completezza richiesta dalla profezia per poter così segnare l'inizio dei 2.300 anni. Prendendo l'anno 457 a.C. -- perché solo allora il decreto poté dirsi completo -- come data dell'ordine in oggetto, ci si accorge che ogni elemento della profezia delle 70 settimane si è adempiuto.

"Dal momento in cui è uscito l'ordine di restaurare e riedificare Gerusalemme, fino all'apparire di un unto, di un capo, vi sono sette settimane; e in sessantadue settimane", ossia 69 settimane, cioè 483 anni. Il decreto di Artaserse entrò in vigore nell'autunno del 457 a.C. Partendo da questa data, i 483 anni portano all'autunno del 27 d.C. Allora si adempì la profezia. La parola "Messia" significa "colui che è unto". Nell'autunno del 27 d.C. Gesù fu battezzato da Giovanni Battista e ricevette l'unzione dello Spirito Santo. L'apostolo Pietro lo afferma dicendo: "...Iddio l'ha unto di Spirito Santo e di potenza". Atti 10:38. Lo stesso Salvatore, d'altra parte, affermò: "Lo Spirito del Signore è sopra me; per questo egli mi ha unto per evangelizzare i poveri". Luca 4:18. Dopo il battesimo "...Gesù si recò in Galilea, predicando l'Evangelo di Dio e dicendo: Il tempo è compiuto..." (Marco 1:14,15)

Nota: Secondo il calcolo ebraico, il quinto mese del settimo anno del regno di Artaserse tra il 23 Luglio e il 21 agosto, 457 a. C., dopo l'arrivo di Esdra a Gerusalemme nell'autunno di quell'anno, il decreto del re entrò in vigore. Per avere la certezza della data giusta dell'anno 457 a. C. essendo il settimo anno di Artaserse, vedere S.H. Horn e L.H. Wood, La cronologia di Esdra 7 (Washingron, DC. Review and Herald Publishing Assn., 1953 e 1969); E.G. Kraeling, The Brooklyn Mausem Aramaic Papyri (New Haven o Londra, 153), pp 191-193.; Commentario Biblico degli Avventisti del 7° Giorno. (Washington, DC. Review and Herald Publishing Assn, 1954), Vol. 3. Pag. 97-110.

"Egli stabilirà un saldo patto con molti in una settimana". La settimana di cui si parla qui è l'ultima delle 70. Si tratta, quindi, degli ultimi sette anni del tempo accordato agli ebrei. Durante questo periodo che va dal 27 al 34 d.C. il Salvatore, prima personalmente e poi mediante i suoi discepoli, rivolse l'invito evangelico quasi esclusivamente agli ebrei. Va ricordato, infatti, che quando gli apostoli furono inviati a predicare il messaggio del Vangelo, Gesù lì avvertì: "...Non andate fra i Gentili, e non entrate in alcuna città de' Samaritani, ma andate piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele". Matteo 10:5, 6.

"E in mezzo alla settimana farà cessare sacrificio e oblazione". Nel 31 d.C. cioè tre anni e mezzo dopo il battesimo, Gesù fu crocifisso. Con il grande sacrificio da lui offerto sul Calvario finì il sistema dei sacrifici che per quattromila anni avevano rappresentato l'Agnello di Dio che doveva venire nel mondo. Il tipo si era incontrato con l'antitipo e quindi cessavano tutti i sacrifici e le offerte del sistema cerimoniale.

Le 70 settimane, o 490 anni accordati agli ebrei, finivano, come abbiamo visto, nel 34 d.C. Fu allora che la nazione ebraica, per decisione del sinedrio, suggellò il proprio rifiuto del messaggio del Vangelo con il martirio di Stefano e la persecuzione dei cristiani. Allora il messaggio di salvezza, non più riservato al solo "popolo eletto", fu proclamato al mondo intero. I discepoli, costretti dalla persecuzione a fuggire da Gerusalemme, andarono di luogo in luogo annunziando la Parola. E Filippo, disceso nella città di Samaria, vi predicò il Cristo". Pietro, divinamente ispirato, annunciò la buona novella al centurione di Cesarea, il pio Cornelio; mentre il fervente Paolo, conquistato alla fede di Cristo, fu incaricato di portare il Vangelo ai Gentili. (Atti 8:4,5; 22:21)

Fin qui ogni elemento della profezia si era adempiuto con straordinaria precisione; era quindi chiaro che le 70 settimane andavano dal 457 a.C. al 34 d.C. Partendo da questa data, non era difficile trovare il punto di arrivo dei 2.300 giorni. Infatti, dato che le 70 settimane -- 490 giorni erano state tolte dai 2.300 giorni, rimanevano 1.810 giorni che, partendo dal 34 d.C. portavano automaticamente al 1844. La conclusione era ovvia: il periodo dei 2.300 giorni di Daniele 8:14 si concludeva nel 1844. Poiché alla fine di questo lungo periodo profetico, secondo la dichiarazione dell'angelo, il santuario sarebbe stato purificato, veniva così precisato il momento della purificazione del santuario che, quasi universalmente, si pensava dovesse verificarsi al secondo avvento del Cristo. Miller e i suoi collaboratori in un primo momento credettero che i 2.300 giorni sarebbero finiti nella primavera del 1844, mentre in realtà un attento studio della profezia conduceva all'autunno di quell'anno.

Questa inesattezza provocò delusione e perplessità in quanti avevano contato sulla venuta del Signore per quella data. Tutto ciò, però, non influì sul fatto che stabiliva il 1844 come punto di arrivo dei 2.300 giorni, con la relativa purificazione del santuario.

IL DOVERE DI DIRE AGLI ALTRI

Nell'intraprendere lo studio delle Scritture, per stabilire che esse erano una rivelazione divina, Miller non aveva la minima idea che le sue ricerche lo avrebbero portato a tali conclusioni. Anzi, ebbe una certa difficoltà a credere ai risultati dei suoi studi. Però la chiarezza delle Scritture era tale che non poté fare a meno di accettarla.

Miller studiava la Bibbia da due anni quando, nel 1818, giunse alla conclusione che dopo venticinque anni Gesù sarebbe apparso per la redenzione del suo popolo.

"È inutile descrivere la gioia che riempì il mio cuore" egli dice "all'idea della meravigliosa prospettiva né tantomeno esprimere l'ardente desiderio della mia anima al pensiero di partecipare alla felicità dei redenti. Ora la Bibbia era per me un libro nuovo e costituiva una vera gioia per il mio spirito. Tutto ciò che prima mi sembrava oscuro, mistico e confuso nei suoi insegnamenti, diventava sempre più luminoso, per lo splendore che scaturiva dalle sacre pagine. Come mi appariva splendente e gloriosa la verità! Tutte le contraddizioni e le incoerenze che un tempo avevo creduto di trovare nella Parola erano scomparse e nonostante vi fossero ancora dei punti che non ero riuscito a chiarire completamente, avevo ricevuto già sufficiente luce perché la mia mente venisse rischiarata. "Provavo un vero piacere nello studio della Scrittura, un piacere che non avrei mai creduto di poter trovare nei suoi insegnamenti".

"Con la solenne convinzione che questi importanti eventi predetti dalle Scritture si sarebbero adempiuti in un breve lasso di tempo, si delineò nella mia mente la domanda relativa al dovere che io avevo nei confronti degli uomini in seguito alle convinzioni che si erano radicate nel mio spirito".

Egli si rendeva conto che era suo dovere comunicare ad altri il messaggio ricevuto. Sapeva che non sarebbe mancata l'opposizione da parte degli increduli, ma confidava che tutti i cristiani si sarebbero rallegrati nella speranza dell'incontro con il loro amato Salvatore. Il suo unico timore era che nella loro immensa gioia, all'idea della gloriosa liberazione ormai vicina, molti avrebbero accettato la dottrina senza preoccuparsi di esaminare attentamente le Scritture e avere da esse la conferma di tale verità. Così, esitava a presentarla per paura di essere nell'errore e di provocare confusione in altri. Questa incertezza lo spinse a riesaminare le prove a sostegno delle conclusioni cui era giunto e a considerare attentamente ogni difficoltà che potesse affiorare alla sua mente. Si accorse che davanti alla luce della Parola di Dio le obiezioni svanivano come la nebbia svanisce sotto l'azione dei raggi del sole. Consacrò cinque anni a questa revisione e si convinse ancor più dell'assoluta fondatezza delle sue posizioni.

Ora il dovere di far sapere agli altri quello che era chiaramente insegnato nelle Scritture, si imponeva con maggiore forza. "Mentre ero intento alle mie occupazioni" egli dice "sentivo echeggiare continuamente alle mie orecchie l'invito: "Va' avverti il mondo del pericolo!" Mi ritornava in mente il passo biblico: "Quando avrò detto all'empio: -- Empio per certo tu morrai! -- e tu non avrai parlato per avvertir l'empio che si ritragga dalla sua via, quell'empio morrà per la sua iniquità, ma io domanderò conto del suo sangue alla tua mano. Ma, se tu avverti l'empio che si ritragga dalla sua via, e quegli non se ne ritrae, esso morrà per la sua iniquità, ma tu avrai scampato l'anima tua". (Ezechiele 33:8, 9). Sentivo che se gli increduli avessero potuto essere avvertiti, molti si sarebbero pentiti; mentre, se essi non fossero stati avvertiti, il loro sangue mi sarebbe stato richiesto".

Miller cominciò a esporre le sue idee in privato, ogni volta che gli si presentava l'occasione, pregando perché qualche pastore ne valutasse la portata e si consacrasse alla loro diffusione. Comunque non poteva sottrarsi alla convinzione di avere un dovere personale da compiere nel presentare egli stesso l'avvertimento. Riecheggiavano nella sua mente le parole: "Va', avverti il mondo... domanderò conto del suo sangue!" Per nove anni Miller attese, sentendo sempre di più il peso della sua responsabilità. Fu nel 1831 che per la prima volta egli espose pubblicamente le motivazioni della sua fede.

IL RISVEGLIO RELIGIOSO HA INIZIO

Miller acconsentì a presentare pubblicamente il suo messaggio solo in seguito alle pressioni dei suoi fratelli, nelle cui parole egli udiva l'invito di Dio. Aveva cinquant'anni, non era affatto abituato a parlare in pubblico e si sentiva come schiacciato dal senso della propria incapacità per l'opera che l'attendeva. Fin dall'inizio la sua azione fu abbondantemente benedetta. La sua prima conferenza fu seguita da un risveglio religioso nel quale tredici famiglie, ad eccezione di due persone, si convertirono. Fu immediatamente invitato a parlare in altri luoghi e ovunque la sua attività ebbe come risultato un risveglio dell'opera di Dio. I peccatori si convertivano, i credenti decidevano di riconsacrarsi, i deisti e gli infedeli imparavano a conoscere la verità della Bibbia e la religione cristiana. La testimonianza di coloro cui si rivolgeva ora era: "Raggiungere una categoria di persone sulla quale altri non hanno presa". Si ritenne che la sua predicazione riuscisse a risvegliare la mente della gente alle grandi realtà della religione e ad arginare la mondanità e la sensualità crescenti in quel tempo.

Come risultato della sua predicazione, quasi in ogni città le conversioni si contavano a decine, talvolta a centinaia. In molti luoghi le chiese protestanti delle varie denominazioni erano disponibili, e spesso l'invito a predicare gli veniva rivolto dai pastori delle singol comunità. Era sua abitudine intervenire solo dove era invitato. Ben presto si rese conto di non poter riuscire a soddisfare neppure la metà delle richieste che gli pervenivano. Molti, pur non condividendo le sue idee circa la data del secondo avvento, erano convinti dell'imminenza del ritorno di Gesù e della necessità di prepararsi.

TESTIMONIANZE DELLE BENEDIZIONI DIVINE

Molti, pur non condividendo le sue idee circa la data del secondo avvento, erano convinti dell'imminenza del ritorno di Gesù e della necessità di prepararsi. In alcune grandi città la sua opera provocò una notevole impressione: trafficanti di liquori rinunciarono al loro commercio e trasformarono i propri spacci in luoghi di riunione, case da gioco chiusero i loro battenti; atei, deisti universalisti e perfino criminali incalliti si convertirono. Alcuni di essi da anni non mettevano piede in una chiesa. Le varie denominazioni organizzarono delle riunioni di preghiera in tutti i quartieri cittadini, praticamente a ogni ora del giorno, tanto che uomini d'affari potevano riunirsi a mezzogiorno per pregare e lodare Dio. Non si trattava di un'infatuazione stravagante, ma di qualcosa di serio e sentito perché l'opera di Miller, come quella dei primi riformatori, tendeva più a illuminare le menti che a provocare emozioni.

Nel 1833 Miller ricevette la credenziale di pastore della Chiesa Battista, di cui era membro. Molti pastori della stessa denominazione approvavano la sua opera e così poté continuare il suo lavoro con il loro consenso. Viaggiava e predicava incessantemente, sebbene la sua attività si limitasse alla Nuova Inghilterra e agli stati del centro. Per vari anni viaggiò a proprie spese. Anche in seguito, comunque, le sue spese di viaggio non furono mai completamente rimborsate. In tal modo questa sua missione pubblica incise sensibilmente sulle sue sostanze, tanto che esse andarono diminuendo progressivamente. Miller aveva una famiglia numerosa, ma siccome i suoi membri erano attivi e frugali, la rendita della fattoria era sufficiente per il loro mantenimento e per le sue spese.

L'ULTIMO DEI SEGNI

Nel 1833, due anni dopo che Miller aveva cominciato a presentare in pubblico le prove dell'imminente ritorno del Cristo, apparve l'ultimo segno preannunciato dal Salvatore come prova del suo secondo avvento. Gesù aveva detto: "Le stelle cadranno dal cielo". (Matteo 24:29) L'apostolo Giovanni, nell'Apocalisse, contemplando in visione le scene che avrebbero annunciato la venuta del giorno di Dio, aveva scritto: "E le stelle del cielo caddero sulla terra come quando un fico scosso da un gran vento lascia cadere i suoi fichi immaturi". (Apocalisse 6:13) Questa profezia si adempì in modo impressionante con la grande pioggia meteorica del 13 novembre 1833. Quella fu la più vasta e sorprendente visione di stelle cadenti che sia stata mai ricordata. "In tutto il territorio degli Stati Uniti, il cielo sembrava in movimento. Dopo l'occupazione del paese da parte dei bianchi, non si era mai verificato un fenomeno che suscitasse una così grande ammirazione in una parte degli abitanti e un così vivo sgomento in un'altra parte. La sublime grandezza di questo spettacolo rivive ancora nel ricordo di molti... Mai si è avuta una pioggia meteorica più fitta di quella: a oriente, a occidente, a settentrione, a mezzogiorno, ovunque era la stessa scena.

"The Old Countrynam", in Portland Evening Advertiser, Nov, 26, 1833

Nel Journal of Commerce di New York, in data 14 novembre 1833, apparve un lungo articolo relativo a questo meraviglioso fenomeno. In esso, fra l'altro, si leggeva: "Nessun filosofo o scienziato ha indicato o ricordato un evento simile a quello di ieri mattina. Un profeta, 18 secoli fa, lo predisse con esattezza. Ognuno può rendersene conto se intende, per caduta di stelle, una caduta di stelle... nell'unico senso in cui la cosa possa essere letteralmente possibile".

Apparve, così, l'ultimo segno della sua venuta che Gesù aveva annunciato ai discepoli: "...quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, proprio alle porte". Matteo 24:33. Dopo tanti segni, Giovanni vide i cieli ripiegarsi come un rotolo che si avvolge, mentre la terra tremava, le montagne e le isole venivano rimosse dal loro luogo e gli empi, terrorizzati, cercavano di sottrarsi alla presenza del Figlio dell'uomo. (Apocalisse 6:1)

Molti, nel contemplare la caduta delle stelle, videro in questo fenomeno un annuncio del giudizio "un simbolo pauroso, un precursore sicuro, un segno misericordioso di quel giorno grande e spaventoso".

BIBBIA, LA SOLA BIBBIA

William Miller era dotato di ottime facoltà, disciplinate dallo studio e dalla riflessione. Ad esse egli aggiunse la sapienza nelle cose spirituali grazie alla sua comunione con la Fonte della saggezza. Uomo di grandi virtù morali, riusciva a imporre il rispetto e a conquistarsi la stima ovunque venivano apprezzate l'integrità e l'eccellenza morale del suo carattere. Unendo la gentilezza spontanea con l'umiltà cristiana e la forza dell'autocontrollo, sapeva essere premuroso e affabile con tutti, pronto ad ascoltare le opinioni altrui e a prendere in considerazione le loro argomentazioni. Senza passione o eccitazione, esaminava ogni teoria o dottrina alla luce della Parola di Dio e il suo ragionamento equilibrato, unito alla profonda conoscenza delle Sacre Scritture, gli permetteva di confutare l'errore e di smascherare la falsità.

La sua opera, però, incontrò forti opposizioni e come era accaduto ai primi riformatori, si rese conto che le verità da lui predicate non erano accolte favorevolmente dai pastori delle varie confessioni religiose. Essi, non potendo sostenere i propri punti di vista con l'ausilio della Bibbia ricorrevano alle opinioni e alle dottrine degli uomini, oppure alla "tradizione dei padri". I predicatori dell'avvento, invece, accettavano solo la Parola di Dio come testimonianza della verità. "La Bibbia e solo la Bibbia" era la loro parola d'ordine. Gli avversari di Miller, quando si trovavano a corto di argomenti, non esitavano a ricorrere all'ironia e allo scherno. Non furono risparmiati né tempo né denaro per cercare di mettere in cattiva luce coloro la cui unica colpa consisteva nel pensare con gioia al ritorno del Signore, nell'impegnarsi a vivere una vita santa e nell'esortare gli altri a prepararsi per la gloriosa apparizione del Signore L'istigatore di ogni male cercava non solo di rendere inutili gli effetti del messaggio avventista, ma addirittura di eliminare lo stesso messaggero. Miller indirizzava le verità bibliche ai cuori dei suoi ascoltatori, rimproverando i loro peccati e turbandone la pace. Le sue parole chiare e penetranti suscitavano la loro collera. L'opposizione manifestata dai membri di chiesa nei confronti del suo messaggio incoraggiò alcuni esponenti delle classi sociali più basse a oltrepassare ogni limite: decisero di ucciderlo mentre usciva da una riunione. Però gli angeli vegliavano su di lui e uno di loro, in forma umana, lo prese per un braccio e lo salvò, sottraendolo alla folla inferocita. La sua opera non era ancora finita e perciò Satana e i suoi seguaci furono delusi.

Nonostante l'opposizione, l'interesse per il secondo avvento aumentava. Gli uditori non si contavano più a decine o a centinaia, ma a migliaia. Le chiese avevano registrato un forte incremento nel numero dei membri, ma dopo un po' cominciarono a manifestare uno spirito D'intolleranza verso questi convertiti e finirono per prendere misure disciplinari contro quanti avevano accettato le idee di Miller.

Questo lo indusse a scrivere ai cristiani di tutte le denominazioni: se le sue dottrine erano false, essi avrebbero dovuto mostrargli l'errore mediante le Scritture.

"Che cosa crediamo" egli diceva "che non sia stato attinto direttamente dalla Parola di Dio, che voi stessi riconoscete come regola, come unica regola di fede e di condotta"? Che cosa facciamo che meriti una condanna così violenta da parte della chiesa e della stampa e che vi spinga a espellerci dalle vostre comunità? Se noi siamo nell'errore, fateci vedere in che cosa consiste il nostro sbaglio. Mostrateci con la Parola di Dio che stiamo sbagliando. Ci avete già messi abbastanza in ridicolo; ma questo non è sufficiente per convincerci che stiamo percorrendo una via errata: solo la Parola di Dio può farci cambiare idea. Noi siamo giunti a queste conclusioni deliberatamente e con molte preghiere, basandoci sulle Sacre Scritture.

Bliss, pp.250,252

RISPOSTE DIFFERENTI

Perché la chiesa era tanto contraria alla dottrina del secondo avvento? Mentre per i malvagi l'avvento del Signore provoca sgomento e desolazione, per i giusti era

sinonimo di gioia e di speranza. Questa verità meravigliosa aveva consolato i fedeli di Dio nel corso dei secoli. Perché, allora, era diventata, come il suo Autore, "un sasso d'inciampo e una pietra di scandalo" per chi si dichiarava suo popolo? Il Signore stesso aveva promesso ai discepoli: "...e quando sarò andato e v'avrò preparato un luogo, tornerò, e v'accoglierò presso di me".

Il Salvatore, prevedendo la solitudine e il dolore dei discepoli, aveva incaricato gli angeli di consolarli con la certezza del suo ritorno. Infatti, mentre contemplavano smarriti il cielo che rapiva il caro Maestro, la loro attenzione fu richiamata con queste parole: "Uomini Galilei, perché state a guardare verso il cielo? "Questo Gesù che è stato tolto da voi e assunto in cielo, verrà nella medesima maniera che l'avete veduto andare in cielo". (Atti 1:11) Questo messaggio dell'angelo ravvivò le loro speranze tanto che essi "...tornarono a Gerusalemme con grande allegrezza; ed erano del continuo nel tempio, benedicendo Iddio". (Luca 24:52,53) Non si rallegravano perché Gesù era tornato in cielo e quindi, si trovavano soli a dover lottare contro le prove e le tentazioni del mondo, ma perché gli angeli avevano dato loro la certezza del suo ritorno.

La proclamazione dell'avvento di Cristo dovrebbe essere anche oggi, come quando venne annunciata dagli angeli ai pastori di Betlemme, una fonte di gioia. Quanti realmente amano il Salvatore non possono fare a meno di accogliere con entusiasmo l'annuncio, basato sulla Parola di Dio, che colui che ci assicura la vita eterna sta per ritornare. Sta per ritornare, ma non per essere oggetto d'insulti, di disprezzo e di rifiuto come accadde in occasione del suo primo avvento, bensì per manifestarsi con potenza e gloria e riscattare il suo popolo. Quelli che non amano il Salvatore, non desiderano la sua venuta. L'irritazione e l'animosità suscitate nelle chiese da questo messaggio divino sono la prova più evidente che si erano allontanate da Dio.

Coloro che accettarono la dottrina dell'avvento sentirono il desiderio di pentirsi e di umiliarsi davanti a Dio. Molti erano rimasti a lungo esitanti fra il Cristo e il mondo ma, ora si rendevano conto che era giunto il momento di decidersi. "L'eternità assumeva agli occhi loro una nuova realtà". "Il cielo si era avvicinato ed essi si sentivano colpevoli nei confronti di Dio". I cristiani sentivano nascere in loro una nuova vita spirituale; si rendevano conto di aver poco tempo a disposizione e della necessità di avvertire rapidamente coloro che li circondavano. La terra sembrava sfuggire, mentre l'eternità si schiudeva davanti a loro. Tutto ciò che si riferiva alla loro eterna felicità eclissava ai loro occhi le realtà temporali. Lo Spirito di Dio era in loro, assicurando potenza ai loro vibranti appelli affinché i fratelli, e perfino i peccatori, si preparassero per il giorno di Dio.

L'INCHIESTA SCONSIGLIATA

In tal modo i protestanti seguivano l'esempio dei cattolici: mentre la chiesa di Roma toglieva la Bibbia al popolo, le chiese protestanti pretendevano che una parte importante della Parola di Dio -- e precisamente quella che insegna le verità relative al nostro tempo -- non potesse essere compresa.

Pastori e membri dicevano che le profezie di Daniele e dell'Apocalisse erano misteri incomprensibili. Eppure il Cristo aveva richiamato l'attenzione dei discepoli proprio sulle parole del profeta Daniele, relative agli eventi che dovevano verificarsi ai suoi tempi, dicendo: "...chi legge pongavi mente". (Matteo 24:15)

L'affermazione secondo cui l'Apocalisse è un mistero che non può essere capito, è in contrasto con il titolo stesso del libro: "La rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli ha data per mostrare ai suoi servitori le cose che debbono avvenire in breve... Beato chi legge, e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose che sono scritte in essa; poiché il tempo è vicino". (Apocalisse 1:1, 3)

Tenendo conto delle testimonianze precedenti, come osano gli uomini insegnare che l'Apocalisse è un mistero che supera la portata della comprensione umana? È un mistero rivelato, è un libro aperto. Il suo studio richiama le menti alle profezie di Daniele in quanto i due libri (Daniele e Apocalisse) presentano le più importanti direttive impartite da Dio circa gli eventi che dovranno accadere alla fine della storia del mondo.

A Giovanni furono rivelate scene di profondo interesse per l'esperienza della chiesa. Egli vide la posizione, i pericoli e la liberazione finale del popolo di Dio e registrò i messaggi conclusivi che devono permettere la maturazione e il raccolto sulla terra, sia per quanto riguarda i fedeli, cioè i covoni da raccogliere nei granai celesti, sia per quanto riguarda i nemici del Cristo, le zizzanie riservate al fuoco della distruzione. Gli furono rivelati soggetti di estrema importanza, specialmente per l'ultima chiesa, affinché coloro che abbandonano l'errore per rivolgersi alla verità possano essere avvertiti dei pericoli e delle lotte che li attendono.

Nessuno deve rimanere all'oscuro su ciò che sta per accadere nel mondo. Perché, allora, questa diffusa ignoranza su una parte così importante delle Sacre Scritture? Perché questo rifiuto, quasi generalizzato, a studiarne gli insegnamenti? Satana compie uno sforzo particolare nascondendo agli uomini tutto ciò che può contribuire a rivelare i suoi inganni. Per questo motivo Gesù Cristo, autore di questa rivelazione, prevedendo la guerra che sarebbe scoppiata nei confronti dello studio dell'Apocalisse, pronunciò una benedizione su quanti avrebbero letto, ascoltato e messo in pratica le parole della profezia.

The Great Controversy, pp. 317-342

DOMANDE PER LO STUDIO

1. Che tipo di uomo è stato William Miller? (79, 89, 94)

2. Quale metodo di studio Miller usa nella sua ricerca della Bibbia? (74)

3. La dottrina della conversione del mondo ha portato a sconfiggere il male? (76)

4. In che modo il testo Daniele 8:14 è diventano particolarmente significativo? (80, 8 l)

5. È stato Miller a collegare la purificazione del santuario con la seconda venuta di Cristo. Che cosa l'ha fuorviato dalla verità)(81)

6. Come e quando Gesù è diventato "l'Unto"? Come e quando il "sacrificio e il oblazione, sono cessati? (84,85)

7. Quale significato hanno questi eventi significativi alla luce della profezia di Daniele 8:14, riguardo i 2300 giorni? (86,87)

8. Miller ha trascorso sette anni per studiare seriamente la Bibbia. Quali sono stati i primi risultati di questa revisione? (87-89)

9. All'inizio, per quali ragioni Miller ha esitato a predicare? (89)

10. Qual'era la differenza tra le predicazioni di Müller e quelle dei primi riformatori? (91)

11. Perché le predicazioni di Müller hanno suscitato opposizioni in mezzo agli "insegnanti religiosi popolari"?

Come hanno reagito questi insegnanti alla loro mancanza di argomenti biblici? (94, 95)

12. Perché la predicazione che riguarda la seconda venuta di Cristo è tanto sgradita alle chiese? In che modo la stessa predicazione ha toccato coloro chi l'hanno accettata? (96-98)

13. Coloro che leggono e accettano le profezie di Apocalisse, contro chi sono protetti? (99,10)