Parole di vita

Capitolo 2

"Il seminatore uscì a seminare"

[AUDIO]

Con la parabola del seminatore Cristo illustra i misteri del regno dei cieli e l'opera del divin Lavoratore a favore del suo popolo. Simile al seminatore dei campi, Egli è venuto a spargere il seme celeste della verità, e sono le sue stesse parabole a costituire quel seme sparso e contenente le più preziose verità della sua grazia. A causa della sua semplicità la parabola del seminatore non è stata apprezzata come merita. Partendo dal seme naturale gettato sul terreno, Cristo desidera richiamare la nostra attenzione sul seme dell'Evangelo la cui semina riconduce l'individuo alla fedeltà a Dio. È stato il Sovrano dell'universo a raccontarci la parabola del minuscolo seme, e le medesime leggi che governano la semina terrena regolano anche la semina della verità.

Sulle rive del mare di Galilea si era raccolta una gran folla per vedere e ascoltare Gesù, una moltitudine avida e piena di attese in mezzo alla quale c'erano ammalati che ansiosamente attendevano sul loro giaciglio di presentargli il proprio caso. Cristo aveva ricevuto da Dio il diritto di guarire le sofferenze di una stirpe peccaminosa, perciò ora lo vediamo sconfiggere la malattia diffondendo intorno a sé la vita, la salute e la pace.

Dato che la folla aumentava continuamente stringendoglisi sempre più intorno e mancando lo spazio per altri, Gesù disse qualche parola ai pescatori che si trovavano nelle loro barche, salì in quella che doveva trasportarlo dall'altra parte del lago, e, dopo aver ordinato ai discepoli di allontanarsi un po' dalla terraferma, rivolse il discorso alla folla rimasta sulla riva.

Vicino al lago si estendeva la bella pianura di Gennezaret e più in là si ergevano le colline. Sia nella pianura che sui pendii erano all'opera seminatori e mietitori: gli uni a gettare il seme, gli altri a mietere il raccolto. Osservando la scena Cristo esclamò:

"Ecco, il seminatore usci a seminare. Ed avvenne che mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; e gli uccelli vennero e lo mangiarono. Ed un'altra cadde in un suolo roccioso ove non avea molta terra; e subito spuntò, perché non avea terreno profondo; ma quando il sole si levò, fu riarsa; e, poiché non avea radice, si seccò. Ed un'altra cadde fra le spine; e le spine crebbero e l'affogarono e non fece frutto. Ed altre parti caddero nella buona terra; e portarono frutto che venne su e crebbe, e giunsero a dare qual trenta, qual sessanta e qual cento". Marco 4:3-9.

La missione di Cristo non fu capita dai suoi contemporanei perché il modo in cui Egli venne non corrispondeva alle loro attese. Il Signor Gesù costituiva il fondamento di tutto il sistema ebraico il cui imponente rituale era stato ordinato da Dio e doveva insegnare al popolo che al momento stabilito sarebbe venuto colui che le cerimonie rappresentavano. Ma, esaltando le forme e le cerimonie, gli Ebrei finirono per perder di vista l'obiettivo. Le tradizioni, i principi e gli statuti umani offuscavano le lezioni che Dio voleva insegnar loro. Queste norme e tradizioni impedivano loro di capire e praticare la vera religione, e, quando la realtà giunse nella persona di Cristo, non riconobbero in lui l'adempimento di tutti i loro simboli, la sostanza di tutte le loro ombre. Aggrappandosi ai loro simboli e alle loro cerimonie inutili, respinsero Gesù, la realtà. Il Figlio di Dio era venuto, ma essi continuavano a chiedere un segno. Pretendevano un miracolo per rispondere all'appello: "Ravvedetevi, poiché il regno de' cieli è vicino". Matteo 3:2. L'Evangelo di Cristo era per loro una pietra d'inciampo perché chiedevano segni invece di un Salvatore. Si aspettavano che il Messia confermasse le sue affermazioni con potenti atti di conquista, stabilendo il suo impero sulle rovine dei regni terreni. Cristo rispose a queste attese con la parabola del seminatore: il regno di Dio doveva trionfare non con la forza delle armi né con atti di violenza, bensì introducendo un principio nuovo nel cuore umano.

"Colui che semina la buona semenza, è il Figliuol dell'uomo". Matteo 13:37. Cristo era venuto non da re ma come seminatore, non per rovesciare regni, ma per spargere il seme, non per additare ai suoi seguaci trionfi terreni e grandezza nazionale, bensì una messe che si potrà raccogliere dopo un lavoro duro e paziente, dopo perdite e delusioni.

I Farisei avevano inteso benissimo il senso della parabola, ma non ne gradivano la lezione, perciò finsero di non capire. Quanto alla folla, questa parabola aveva avvolto in un mistero ancora più fitto le intenzioni del nuovo Maestro le cui parole avevano stranamente commosso i cuori e deluso amaramente tante ambizioni. I discepoli stessi non l'avevano capita, ma il loro interesse si era destato e, in privato, si rivolsero a Gesù chiedendo spiegazioni.

Era proprio quello che Egli desiderava per fornire istruzioni più precise. Gli spiegò la parabola, e altrettanto farà con la sua Parola a tutti coloro che si rivolgono a lui con cuore sincero. Chi studia la Parola di Dio con cuore aperto all'azione dello Spirito Santo non rimarrà all'oscuro sul suo senso: "Se uno vuol fare la volontà di lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio o se io parlo di mio". Giovanni 7:17. Quanti vanno a Cristo per conoscere meglio la verità saranno esauditi; Egli schiuderà loro i misteri del regno dei cieli e i cuori che bramano conoscere la verità capiranno. La luce celeste illuminerà il tempio dell'anima e si manifesterà ad altri come il chiaro splendore di una lampada in un luogo oscuro.

"Il seminatore uscì a seminare". In oriente la situazione generale era così insicura ed il pericolo di subire violenze così grave, che la popolazione risiedeva generalmente in città circondate da mura e i contadini uscivano di là giorno per giorno per andare a lavorare. Così Cristo, il Seminatore divino, è uscito a seminare abbandonando la sua dimora sicura e tranquilla, la gloria che godeva col Padre prima che esistesse il mondo e la posizione che occupava sul trono dell'universo. È uscito come uomo esposto al dolore e alla tentazione, da solo, per seminare con lacrime e annaffiare col suo sangue il seme della vita per un mondo perduto.

Allo stesso modo devono uscire a seminare i suoi servi. Quando fu chiamato a spargere il seme della verità, Abramo ricevette l'ordine: "Vattene dal tuo paese e dal tuo parentado e dalla casa di tuo padre, nel paese che io ti mostrerò". Genesi 12:1. "E parti senza sapere dove andava". Ebrei 11:8. Similmente l'apostolo Paolo, pregando nel tempio di Gerusalemme, ricevette il messaggio divino: "Va', perché io ti manderò lontano ai Gentili". Atti 22:21. Così tutti quelli che sono chiamati a unirsi a Cristo devono abbandonare tutto per seguirlo: le antiche compagnie, i progetti della vita, le speranze terrene. Debbono spargere il seme con fatica e lacrime, nella solitudine e con sacrifici.

"Il seminatore semina la Parola". Cristo è venuto a seminare la verità in questo mondo. Fin dalla caduta dell'umanità Satana sparge il seme dell'errore. Fu con una bugia che riuscì a soggiogare l'uomo; altrettanto fa oggi per rovesciare il regno di Dio in terra e asservire gli uomini al suo potere. Come seminatore di un mondo superiore, Cristo è venuto a spandere il seme della verità; colui che aveva partecipato ai consigli di Dio e dimorato nel luogo santissimo dell'Eterno, poteva portare agli uomini i puri principi della verità. Sin dalla caduta dell'uomo, Cristo ha rivelato questa verità al mondo; grazie a lui il seme incorruttibile, "la parola di Dio vivente e permanente" (1 Pietro 1:23), viene trasmessa all'umanità. Già in quella prima promessa fatta alla nostra stirpe caduta nell'Eden, Egli spargeva il seme dell'Evangelo, ma è al suo ministero personale tra gli uomini e all'opera che si applica in modo particolare la parabola del seminatore.

La semenza è la Parola di Dio. Ogni seme contiene un principio germinativo che custodisce in sostanza la vita della pianta. Così anche nella Parola di Dio c'è vita: "Le parole che vi ho detto", disse Gesù, "sono spirito e vita". Giovanni 6:63. "Chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna". Giovanni 5:24. In ogni comandamento e promessa della Parola di Dio, c'è la potenza e la vita stessa di Dio, grazie alle quali è possibile obbedire al comandamento e realizzare la promessa. Chi accetta in fede la Parola, riceve la vita stessa ed il carattere di Dio.

Ogni seme porta frutto secondo la sua specie. Seminatelo come si deve e svilupperà la sua vitalità nella pianta. Accogliete con fede l'incorruttibile seme della Parola divina nell'anima ed esso produrrà un carattere ed una vita simili al carattere e alla vita di Dio.

I dottori d'Israele non spandevano il seme della Parola di Dio, per cui l'opera di Cristo, maestro di verità, era in netto contrasto con quella dei rabbini del suo tempo. Insistendo su tradizioni, teorie e speculazioni umane, collocavano spesso quello che un uomo aveva insegnato o scritto sulla Parola al posto della Parola stessa. Le loro teorie non sapevano vivificare l'anima, mentre Cristo insegnava e predicava la Parola di Dio. Affrontava gli interlocutori con un categorico "Sta scritto", "Che cosa dice la Scrittura?", "Come leggi?" In ogni occasione, quando si destava l'interesse ad opera di amici o nemici, Gesù seminava il seme della Parola. Colui che è la via, la verità e la vita, la Parola vivente in persona, addita le Scritture dicendo: "Esse son quelle che rendon testimonianza di me". Giovanni 5:39. "E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo concernevano". Luca 24:27.

I servi di Cristo devono fare altrettanto. Oggigiorno, come anticamente, si mettono da parte le verità fondamentali della Parola di Dio per far posto alle teorie e alle speculazioni umane. Molti sedicenti predicatori del Vangelo non accettano tutta la Bibbia come Parola ispirata: un "esperto" respinge questa parte, un altro mette in dubbio quella. Collocano il loro giudizio al di sopra della Parola e le Scritture che insegnano sono fondate sulla loro Posizione autorevole e sull'interpretazione personale, cosicché viene distrutta la divina autenticità biblica. Così si diffonde il seme dell'incredulità, la gente rimane confusa e non sa più che cosa credere. Quante credenze sono completamente prive di fondamento! Ai giorni di Cristo i rabbini forzavano molti brani della Scrittura attribuendo loro un significato mistico e distorto. Dato che le chiare dottrine della Parola di Dio condannavano il loro agire, cercavano di distruggerne la forza. La stessa cosa avviene oggi. Presentano la Parola di Dio come qualcosa di oscuro e misterioso per scusare la violazione della legge divina. Cristo denunciava questo abuso insegnando che tutti dovevano comprendere la Parola di Dio e mettendone in evidenza l'autorità inoppugnabile; altrettanto dobbiamo fare noi. Bisogna presentare la Bibbia come Parola del Dio infinito, fine di ogni controversia e fondamento di tutta la fede!

La Bibbia è stata spogliata della sua potenza e le conseguenze si manifestano nel declino della vita religiosa. Nei sermoni pronunciati da molti pulpiti di oggi non c'è quella forza divina che desta la coscienza e ridà vita all'anima. Gli ascoltatori non possono dire: "Non ardeva il cuor nostro in noi mentr'egli ci parlava per la via, mentre ci spiegava le Scritture?" Luca 24:32. Quanti invocano il Dio vivente e anelano la sua presenza! Ma le teorie filosofiche o i saggi letterari, per quanto brillanti, non possono soddisfare il cuore, le affermazioni e le invenzioni umane non servono a niente. Lasciate che sia la Parola di Dio a parlare alla gente e quanti hanno prestato orecchio solo a tradizioni e teorie e norme umane, ascoltino la voce di colui che con la sua Parola sa rinnovare l'anima per la vita eterna!

Il tema preferito da Cristo era l'amore paterno e l'abbondante grazia di Dio. Si soffermava a lungo sulla santità del suo carattere e della sua legge e presentava se stesso come la via, la verità e la vita. Siano questi i temi anche dei ministri di Cristo. Annunciate la verità com'è in Gesù, spiegate le esigenze della legge e del Vangelo, illustrate alla gente la vita di Cristo fatta di rinunce e sacrifici, la sua umiliazione e morte, la resurrezione e ascensione, l'opera di intercessione che svolge a favore degli uomini nel tribunale celeste, la sua promessa: "Tornerò e v'accoglierò presso di me". Giovanni 14:3.

Invece di discutere teorie errate o cercare di combattere gli oppositori del Vangelo, seguite l'esempio di Cristo, fate zampillare nella vita le fresche verità che scaturiscono dalla sorgente della Parola di Dio: "Predica la Parola", "Seminate in riva a tutte le acque", "Insisti a tempo e fuor di tempo", "Colui che ha udito la mia parola riferisca la mia parola fedelmente. Che ha da fare la paglia col frumento? dice l'Eterno", "Ogni parola di Dio è affinata col fuoco... Non aggiunger nulla alle sue parole, ch'egli non t'abbia a riprendere, e tu non sia trovato bugiardo". 2 Timoteo 4:2; Isaia 32:20; Geremia 23:28; Proverbi 30:5, 6.

"Il seminatore semina la Parola": ecco il grande principio che deve ispirare ogni opera educativa. "Il seme è la Parola di Dio", ma in troppe scuole dei nostri giorni le Scritture si mettono da parte e altri argomenti impegnano la mente. Lo studio di autori increduli occupa molto spazio del programma scolastico e i libri in uso sono permeati di scetticismo. Le ricerche scientifiche risultano fuorvianti dal momento che le loro scoperte vengono interpretate male e stravolte. Confrontano la Parola di Dio con presunte teorie scientifiche facendola apparire incerta e poco degna di fiducia. E così che inculcano nell'animo dei giovani il seme del dubbio che spunterà al momento della tentazione. Perduta la fede nella Parola di Dio, l'anima si ritrova senza guida né protezione e i giovani imboccano vie che li allontaneranno da Dio e dalla vita eterna.

Proprio a questa causa va attribuita in gran misura la dilagante malvagità del mondo odierno. Accantonando la Parola di Dio si respinge anche la sua forza di arginare le perverse passioni del cuore naturale. Gli uomini seminano nella carne e dalla carne raccoglieranno corruzione.

Questa è altresì la grande causa della debolezza e della deficienza mentale. Allontanandosi dalla Parola di Dio, per alimentarsi degli scritti di autori non ispirati, lo spirito finisce per atrofizzarsi e degradarsi perché privato del contatto con i principi vasti e profondi della verità eterna. L'intelligenza si adatta a comprendere gli argomenti con cui ha familiarità e dedicandosi a problemi limitati si indebolisce, la sua forza declina e dopo qualche tempo non riesce più a svilupparsi.

Tutto questo è il risultato di un'educazione sbagliata. La missione di ogni insegnante è quella di fissare l'animo giovanile sulle solenni verità della Parola ispirata. Ecco l'educazione essenziale per la vita presente e per quella avvenire!

E nessuno pensi che questo sarà di ostacolo allo studio scientifico o si concluderà con una preparazione culturale inferiore: la conoscenza di Dio è più alta del cielo e più vasta dell'universo. Niente nobilita e ravviva più dello studio dei grandi temi relativi alla nostra vita eterna. I giovani cerchino di capire queste verità divine e la loro mente si espanderà e fortificherà con lo sforzo. Questo aprirà allo scolaro che mette in pratica la Parola, un più vasto campo di pensiero assicurandogli un tesoro imperituro di conoscenze.

La cultura da acquisire investigando le Scritture consiste in una conoscenza sperimentale del piano della salvezza. Una cultura simile restaurerà nell'anima l'immagine divina, rinvigorirà lo spirito contro l'assalto delle tentazioni, preparerà l'allievo a collaborare con Cristo nella sua opera di misericordia a favore del mondo e ne farà un membro della famiglia celeste preparandolo a partecipare all'eredità dei santi nella luce.

Ma il maestro di verità sacre può impartire solo ciò che sa per esperienza: "Il seminatore uscì a seminar la sua semenza". Luca 8:5. Cristo insegnava la verità perché lui era la verità; il suo pensiero stesso, il suo carattere, l'esperienza della sua vita s'incarnavano nel suo insegnamento. Altrettanto deve essere dei suoi servi: quanti insegnano la Parola devono farla propria per esperienza personale, debbono sapere che cosa significa che Cristo è stato fatto per loro saggezza e giustizia, santificazione e redenzione. Annunciando la Parola agli altri, non la presentino come qualcosa di dubbio e incerto, ma dichiarino piuttosto con l'apostolo Pietro: "Poiché non è coll'andar dietro a favole artificiosamente composte che vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signor Gesù Cristo, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà". 2 Pietro 1:16. Ogni ministro di Cristo e ogni maestro dovrebbero poter esclamare con l'amato Giovanni: "E la vita è stata manifestata e noi l'abbiam veduta e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata". 1 Giovanni 1:2.

Lungo la strada

La parabola del seminatore sottolinea principalmente l'influenza che esercita sul seme il terreno in cui è stato gettato. Con questa parabola Cristo diceva praticamente agli ascoltatori: non è bene per voi criticare la mia opera o abbandonarvi alla delusione sol perché essa non corrisponde alle vostre idee. Quel che più conta invece, e che dovreste chiedervi, è: come tratterete il mio messaggio? Dalla vostra accettazione o dal rifiuto dipende il vostro destino eterno!

Spiegando poi il significato del seme che cade lungo la strada disse: "Tutte le volte che uno ode la parola del Regno e non la intende, viene il maligno e porta via quel che è stato seminato nel cuore di lui: questi è colui che ha ricevuto la semenza lungo la strada". Matteo 13:19.

Il seme caduto lungo la strada rappresenta la Parola di Dio seminata nel cuore dell'ascoltatore distratto. Simile al duro sentiero calpestato dagli uomini e dagli animali, il cuore si trasforma in una strada maestra per il traffico del mondo, i suoi piaceri e peccati. Assorbito dalle ambizioni egoistiche e dalle passioni peccaminose, l'animo "rimane indurato per inganno del peccato" (Ebrei 3:13), le facoltà spirituali sono paralizzate, l'individuo ascolta la Parola ma non l'intende, non si rende conto che si applica proprio a lui, non ha coscienza del suo bisogno e del pericolo che corre, non percepisce l'amore di Cristo e ignora il suo messaggio di grazia ritenendolo una cosa che non lo riguarda.

Come gli uccelli sono pronti a beccare la semenza caduta lungo la strada, Satana è pronto a eliminare dall'anima il seme della verità divina. Egli teme che la Parola di Dio ridesti l'indifferente e faccia effetto nel cuore indurito. Satana e i suoi angeli sono presenti nelle assemblee in cui si predica l'Evangelo, e mentre gli angeli celesti cercano di toccare i cuori con il messaggio divino, il nemico è all'erta per renderlo inefficace. Con un impegno pari solo alla sua malvagità, egli cerca di ostacolare l'opera dello Spirito Santo. Mentre Cristo attira l'anima a sé col suo amore, Satana tenta di distoglierla dal Salvatore occupando la mente con piani mondani, inducendo alla critica o insinuando il dubbio e l'incredulità. Forse il linguaggio o i modi del predicatore non piacciono agli ascoltatori i quali si soffermano su questi difetti, così la verità di cui hanno bisogno e che il Signore invia nella sua misericordia, non produce in loro alcuna impressione duratura.

Satana ha numerosi accoliti. Molti che si professano cristiani aiutano in realtà il tentatore a soffocare il seme della verità nei cuori; tanti ascoltano magari la predicazione della Parola di Dio per farne a casa oggetto di critica. La giudicano come se si trattasse delle parole di un oratore profano o di un discorso politico, commentano con osservazioni frivole o sarcastiche il messaggio che dovrebbero ritenere Parola del Signore rivolta a loro personalmente, discutono liberamente il carattere, i moventi, gli atti e la condotta del pastore e di altri membri di chiesa, esprimono severi giudizi, ripetono pettegolezzi e calunnie, anche di fronte agli inconvertiti. I genitori spesso non esitano a farlo in presenza dei figli. Ecco in che modo si distrugge il rispetto per i messaggeri di Dio e la riverenza per il loro messaggio, ecco come molti imparano a trattare la Parola di Dio con leggerezza!

In questo modo i figli di sedicenti cristiani già in famiglia vengono educati all'incredulità, e poi i genitori si chiedono come mai i figli s'interessino così poco del Vangelo e siano pronti a dubitare delle verità bibliche. Si meravigliano che sia così difficile trasmettergli dei principi morali e religiosi. Non capiscono che è stato il loro esempio a indurire il cuore dei figli. Il buon seme non trova posto per fare radici e Satana lo porta via.

Fra le pietre

"E quegli che ha ricevuto la semenza in luoghi rocciosi, è colui che ode la Parola e subito la riceve con allegrezza; però non ha radice in sé, ma è di corta durata; e quando venga tribolazione o persecuzione a cagione della Parola, è subito scandalizzato". Matteo 13:20, 21.

Il seme sparso in luoghi rocciosi trova un terreno poco profondo, la pianta spunta rapidamente, ma dato che le radici non riescono a penetrare tra le rocce alla ricerca del nutrimento per sostenere la propria crescita, non tarda a seccarsi. Molti che professano di essere religiosi sono come un terreno roccioso: simili alle rocce coperte da un sottile strato di terra; l'egoismo del loro cuore naturale è appena nascosto da uno strato superficiale di buoni desideri e aspirazioni. Non hanno vinto l'amore dell'io, non hanno capito il vero carattere del peccato, né il loro cuore è rimasto umiliato dal senso di colpa. Può essere facile convincere questa classe di persone, che magari appariranno convertiti entusiasti, ma la loro religione rimane superficiale.

Ovviamente non cadono sol perché hanno accolto subito la Parola o perché se ne rallegrano. Udito l'appello del Salvatore, Matteo si levò immediatamente e, abbandonando tutto, lo seguì. Dio desidera che accogliamo subito la sua Parola quando tocca il nostro cuore, ed è bene che l'accogliamo con gioia: "Così vi sarà letizia in cielo per un peccatore penitente". Luca 15:7 (Diodati). E c'è gioia nell'anima che crede in Cristo. Ma coloro che nella parabola accettano la Parola immediatamente non ne calcolano il prezzo, non prendono in considerazione ciò che essa esige da loro, non esaminano tutte le abitudini della loro vita alla luce di questa Parola né si sottomettono completamente al suo dominio.

Le radici penetrano profondamente nel terreno e, nascoste alla vista, alimentano la vita della pianta. Così anche il cristiano nutre la sua vita spirituale grazie ad un legame invisibile che unisce la sua anima a Cristo per mezzo della fede. Ma gli ascoltatori rappresentati dal terreno pietroso confidano in se stessi più che in Cristo, fanno affidamento sulle loro opere buone e sui loro buoni impulsi, insomma sulla loro giustizia, non sono forti nel Signore né nella forza della sua potenza. Individui simili non hanno "radici in sé" perché non sono legati a Cristo.

Il caldo sole estivo, che fortifica e fa maturare il grano robusto, distrugge quello privo di radici profonde. Così colui che "non ha radice in se, ma è di corta durata", quando si scatena una "tribolazione o persecuzione a cagione della Parola, è subito scandalizzato". Matteo 13:21. Molti accettano l'Evangelo più per sfuggire alla sofferenza che per essere liberati dal peccato, si rallegrano per un certo periodo, pensando che la religione risparmierà loro ogni prova e difficoltà, e finché tutto va bene nella vita sembreranno veri cristiani, ma alla prima dura prova soccombono, non sanno sopportare la vergogna per amore di Cristo e si scandalizzano quando la Parola di Dio mette in luce qualche peccato da loro accarezzato o esige rinuncia o sacrificio. Gli costerebbe troppo sforzo effettuare un cambiamento radicale nella loro vita e così, guardando gli inconvenienti e le difficoltà presenti, finiscono per dimenticare le realtà eterne. Come i discepoli che voltarono le spalle a Gesù, sono pronti a dire: "Questo parlare è duro; chi lo può ascoltare?" Giovanni 6:60.

Numerosi sono coloro che professano di servire Dio senza conoscerlo per esperienza. Il loro desiderio di fare la sua volontà si fonda sulle loro tendenze e non sulla profonda convinzione operata dallo Spirito Santo, la loro condotta non è in armonia con la legge divina. Professano di accettare Cristo come Salvatore, ma non credono che gli darà la forza di vincere i loro peccati, non hanno una relazione personale con il Salvatore vivente ed il loro carattere rivela difetti ereditari e acquisiti.

Una cosa è riconoscere in generale l'azione dello Spirito Santo e un'altra è accettare la sua opera di convinzione del peccato e di appello al pentimento. Molti si sentono estranei a Dio, consapevoli di essere schiavi dell'io e del peccato. Si sforzano di cambiare strada ma non crocifiggono il proprio io, non si abbandonano interamente nelle mani di Gesù implorando la forza divina per fare la sua volontà. Non sono disposti a farsi trasformare a immagine e somiglianza divina. In generale ammettono le loro imperfezioni, ma non sono disposti ad abbandonare i loro peccati specifici. E così, ad ogni ulteriore sbaglio, la loro vecchia natura egoista riguadagna terreno.

La sola speranza per queste anime è di esperimentare nella propria vita la verità delle parole che Cristo disse a Nicodemo: "Bisogna che nasciate di nuovo" e "Se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio". Giovanni 3:7, 3.

La vera santità è una consacrazione totale al servizio di Dio, la condizione di una vera vita cristiana. Cristo richiede una dedizione senza riserve, un servizio completo, il cuore, la mente, l'anima, l'energia. Non bisogna accarezzare l'io. Chi vive per sé stesso non è cristiano.

L'amore deve essere il movente di ogni azione. Esso è il principio del governo di Dio in cielo e in terra e deve essere il fondamento del carattere cristiano. Solo questo elemento può rendere il cristiano stabile e capace di affrontare vittoriosamente la prova e la tentazione.

L'amore si rivela nel sacrificio. Il piano di redenzione si fonda sul sacrificio, un sacrificio del quale non si può misurare l'ampiezza, l'altezza e la profondità. Cristo ha dato tutto per noi e quanti accettano Cristo saranno pronti a sacrificare tutto per il loro Redentore. Onorarlo e glorificarlo sarà il loro primo pensiero.

Se amiamo Gesù vivremo volentieri per lui, gli offriremo di cuore il nostro ringraziamento e lavoreremo per lui. Il lavoro stesso diverrà leggero e per amor suo desidereremo la sofferenza, la fatica ed il sacrificio, condivideremo il suo anelito di salvare l'umanità e quel tenero affetto per le anime che sentiva lui.

Ecco la religione di Cristo! Tutto quello che non raggiunge questo ideale è un inganno. Una semplice teoria della verità o una mera professione di discepolato non salverà nessuno. Non potremo appartenere a Cristo se non ci diamo completamente a lui. Ecco perché un cuore diviso nella vita cristiana rende l'individuo debole di propositi e mutevole nei desideri: lo sforzo di servire sia il proprio io che Cristo ne faranno un ascoltatore che, simile al seme caduto in terreno pietroso, non resisterà al momento della prova.

Fra le spine

"E quegli che ha ricevuto la semenza fra le spine, è colui che ode la Parola; poi le cure mondane e l'inganno delle ricchezze affogano la Parola, e cosi riesce infruttuosa".

Il seme dell'Evangelo cade spesso fra le spine e le erbacce e se non avviene una trasformazione morale nel cuore umano, se non si abbandonano le antiche abitudini e la precedente vita di peccato, se Satana non è stato bandito dall'anima, il buon seme rimarrà soffocato e ci sarà un raccolto di spine invece che di grano.

La grazia può prosperare solo in un cuore sempre pronto ad accogliere il prezioso seme della verità. Le spine del peccato crescono in qualunque suolo senza bisogno di cure, mentre la grazia va accuratamente coltivata. I rovi e le spine sono sempre pronti a invadere il campo e bisogna essere continuamente all'opera per distruggerli. Se il cuore non è sottomesso al controllo divino, se lo Spirito Santo non è continuamente all'opera per affinare e nobilitare il carattere, le antiche abitudini non tarderanno a riaffiorare nella vita. Gli uomini potranno professare di credere nell'Evangelo, ma se non ne sono santificati, la loro professione non vale nulla; se non sconfiggono il peccato, il peccato sconfiggerà loro. Le spine, che magari avevano reciso ma non sradicato, rispunteranno ben presto invadendo il campo dell'anima.

Cristo ha specificato quali siano i pericoli dell'anima. Nel racconto di Marco sono "le cure mondane e l'inganno delle ricchezze e le cupidigie delle altre cose" (Marco 4:19); Luca parla di "cure e... ricchezze e... piaceri della vita". Luca 8:14. Ecco le spine che soffocano la Parola, la crescita del seme spirituale. L'anima cessa di attingere nutrimento da Cristo e la vita spirituale e interiore si estingue.

"Le cure mondane". Nessuna classe di persone è libera da queste tentazioni. Il duro lavoro, le privazioni e la paura di cadere nel bisogno sono per il povero un grave fardello e una fonte di angoscia, mentre il ricco è tormentato dalla paura di perdere i suoi beni e da una quantità di altre preoccupazioni ansiose. Molti seguaci di Cristo dimenticano la lezione che Egli ci invita ad apprendere dai fiori dei campi, non hanno fiducia nella sua premura continua e Cristo non può alleggerirli del loro fardello perché non lo vogliono scaricare su di lui. Cosi le preoccupazioni della vita, che dovrebbero spingerli al Salvatore per ricevere aiuto e conforto, finiscono per separarli da lui!

Molti che potrebbero portare ricchi frutti al servizio di Dio, si dedicano ad ammassare ricchezze, ogni loro energia rimane assorbita dalle attività commerciali, si sentono costretti a trascurare i valori spirituali e finiscono per separarsi da Dio. La Scrittura ci esorta: "Quanto allo zelo, non siate pigri". Romani 12:11. Dobbiamo lavorare per soccorrere i bisognosi. Il cristiano può e deve lavorare e curare i propri affari con impegno senza per questo commettere peccato, ma molti si lasciano assorbire dagli affari al punto di non trovare più tempo per la preghiera, per lo studio biblico, per cercare e servire Dio. A volte l'anima brama la santità del cielo, ma le manca il tempo di appartarsi dai clamori del mondo per ascoltare la voce possente ed autorevole dello Spirito di Dio. I valori eterni passano in seconda linea, quelli mondani occupano il primo posto. Come potrà il seme divino portar frutto se la vita dell'anima è dedita ad alimentare le spine della mondanità?

Molti commettono un errore analogo pur lavorando con obiettivi ben diversi. Operano per il benessere altrui, hanno doveri impellenti e responsabilità cosi numerose da non trovare più tempo, immersi come sono nel lavoro, da dedicare alla meditazione. In tal modo trascurano la comunione con Dio che è possibile solo con la preghiera e lo studio della sua Parola e dimenticano che Cristo ha detto: "Senza di me non potete far nulla". Giovanni 15:5. Finiscono per allontanarsi da Gesù. La loro vita non è pervasa dalla grazia, l'io non tarda a manifestarsi e il loro servizio è contaminato dal desiderio di supremazia e dai tratti aspri e scortesi di un cuore ribelle. Ecco una delle cause principali di fallimento nell'opera del cristiano, ecco perché i risultati sono spesso cosi deludenti!

"L'inganno delle ricchezze". L'amore delle ricchezze esercita un potere che infatua ed inganna. Troppo spesso quanti possiedono beni terreni dimenticano che è stato Dio a permetter loro di acquisirli. Esclamano: "La mia forza e la potenza della mia mano m'hanno acquistato queste ricchezze". Deuteronomio 8:17. Invece di suscitare la loro gratitudine verso Dio, le ricchezze li inducono a esaltare se stessi. Essi perdono il senso della dipendenza da Dio e dei loro doveri verso il prossimo, e, invece di ritenere la ricchezza un talento da impiegare per la gloria di Dio e l'elevazione dell'umanità, la considerano un mezzo per soddisfare se stessi. Invece di sviluppare nell'individuo gli attributi divini, le ricchezze usate così sviluppano quelli di Satana e il seme della Parola rimane soffocato dalle spine.

"I piaceri della vita". Il pericolo è quello di ricercare il divertimento fine a se stesso. Tutte le abitudini edonistiche che indeboliscono le energie fisiche, offuscano la mente o intorpidiscono la percezione spirituale sono "carnali concupiscenze che guerreggiano contro l'anima". 1 Pietro 2:11.

"Le cupidigie delle altre cose". Non si tratta necessariamente di peccati in sé, ma di piaceri o interessi ai quali si dà la preminenza al posto di Dio. Tutto quello che allontana l'anima da lui e distoglie ti da Cristo è un nemico dell'anima.

Quando si è giovani e vigorosi e capaci di fare rapida carriera, esiste la grave tentazione di servire l'io e l'ambizione. Se i piani mondani di un individuo riescono, facilmente egli continua in un cammino che uccide la coscienza e gli impedisce di valutare correttamente in che cosa consista la vera eccellenza del carattere. Se poi le circostanze favoriscono questa piega, si fa presto a incamminarsi per una via proibita dalla parola di Dio.

In questo periodo di formazione della vita dei figli, i genitori hanno una grave responsabilità. Procurino di circondare i giovani di sane influenze che trasmettano un'idea esatta della vita e del vero successo. E invece, quanti genitori si propongono come primo obiettivo di assicurare ai figli una prosperità materiale! Quanti scelgono tutte le loro compagnie in vista di questo obiettivo! Molti genitori stabiliscono la propria dimora in qualche grande città e introducono i figli nella società elegante e alla moda immergendoli in un'atmosfera che incoraggia la mondanità e l'orgoglio. In un'atmosfera simile lo spirito e l'anima si atrofizzano e si perdono di vista gli alti e nobili obiettivi della vita; il privilegio di essere figli di Dio ed eredi dell'eternità si sacrifica per qualche vantaggio terreno.

Molti genitori cercano di favorire la felicità dei figli accondiscendendo ai loro desideri per i divertimenti, permettendo loro di partecipare a giochi, sport e a feste di piacere, rifornendoli perfino di denaro da spendere liberamente nella ricerca dell'ostentazione e delle soddisfazioni personali. La sete di piacere aumenta a mano a mano che la si soddisfa e gli interessi di simili giovani rimangono sempre più assorbiti dai divertimenti finché essi non finiscono per farne lo scopo principale della loro vita. Si abituano alla pigrizia e alla rilassatezza al punto tale che è quasi impossibile per loro essere dei cristiani stabili.

La chiesa stessa, che dovrebbe essere colonna e sostegno della verità, incoraggia l'amore egoista del piacere. Quando bisogna raccogliere del denaro per fini religiosi, a che cosa ricorrono molte comunità? A vendite di beneficenza, cene, mostre e fiere, perfino alle lotterie e altri espedienti simili! Spesso il luogo di culto rimane profanato dalla gente che mangia e beve, compra, vende e si diverte. Il rispetto della casa di Dio e la riverenza per il culto svaniscono nell'animo dei giovani, le barriere dell'autodisciplina cedono, l'egoismo, l'appetito, il piacere di mettersi in mostra vengono alimentati e s'irrobustiscono nella misura in cui sono soddisfatti.

La ricerca dei piaceri e dei divertimenti si concentra nelle città. Molti genitori che hanno preferito una dimora cittadina per i figli pensando di offrir loro maggiori vantaggi, prima o poi rimangono delusi e si accorgono troppo tardi del grave errore commesso. Le città d'oggi vanno rapidamente trasformandosi in altrettante Sodoma e Gomorra. I frequenti giorni festivi invitano all'ozio, i divertimenti eccitanti come il teatro, le corse dei cavalli, le scommesse e i giochi d'azzardo, i liquori, le feste e i banchetti vari -- stimolano al massimo tutte le passioni e i giovani si lasciano trascinare dalla corrente generale. Coloro che imparano ad amare il divertimento fine a se stesso aprono la porta del cuore ad una marea di tentazioni. Essi si abbandonano ad un'allegria mondana e spensierata e rimangono inebriati nelle loro relazioni con gli amanti dei piaceri, sono spinti da una forma di dissipazione all'altra finché perdono sia il desiderio che la capacità di condurre una vita utile. Le loro aspirazioni religiose sono svanite e la loro vita spirituale è avvolta nelle tenebre, tutte le facoltà più nobili dell'animo, tutto ciò che unisce l'uomo al mondo superiore risulta avvilito e degradato.

È vero che alcuni possono rendersi conto della loro follia e pentirsi. Dio li perdona, ma essi hanno indebolito gravemente la propria anima e saranno per tutta la vita in pericolo di ricadere. Il discernimento, che bisognerebbe mantenere sempre acuto e sensibile per distinguere il bene dal male, è rimasto in gran parte distrutto, cosicché non sanno più riconoscere rapidamente le insidie sataniche né la voce dello Spirito Santo che vorrebbe guidarli. Troppo spesso, nell'ora del pericolo, soccombono alla tentazione e si allontanano da Dio. La fine della loro vita di piacere è la rovina per questo mondo e per quello avvenire.

Le preoccupazioni, le ricchezze e i piaceri sono gli espedienti di cui Satana si serve per irretire l'anima nel gioco della vita. Ecco perché la Scrittura ci avverte: "Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amor del Padre non è in lui. Poiché tutto quello che è nel mondo: la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita non è dal Padre, ma è dal mondo". 1 Giovanni 2:15, 16. E colui che legge nei cuori umani come in un libro aperto ci raccomanda: "Badate a voi stessi, che talori i vostri cuori non siano aggravati da crapula, da ubriachezza e dalle ansiose sollecitudini di questa vita". Luca 21:34. E l'apostolo Paolo scriveva per ispirazione dello Spirito Santo: "Ma quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze, che affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione. Poiché l'amor del denaro è radice d'ogni sorta di mali; e alcuni che vi si sono dati, si sono sviati dalla fede e si sono trafitti di molti dolori". 1 Timoteo 6:9, 10.

La preparazione del terreno

Con la parabola del seminatore Cristo dimostra che i diversi risultati ottenuti dipendono dalla natura del terreno. In tutti i casi il seminatore ed il seme sono gli stessi, cosicché, vuole insegnarci Cristo, dipende da noi se la Parola di Dio non produce il suo effetto nei nostri cuori e nella nostra vita, e noi possiamo controllarne i risultati. È vero che non possiamo cambiare noi stessi, ma possiamo scegliere e sta a noi decidere che cosa avverrà della nostra persona. Gli ascoltatori rappresentati dalla strada, dal terreno pietroso e dalle spine non devono ineluttabilmente rimanere in tale condizione. Lo Spirito di Dio cerca continuamente di spezzare l'incanto che tiene l'umanità assorta nelle passioni mondane per suscitare l'anelito dei valori imperituri. Ma resistendo all'azione dello Spirito gli uomini prestano poca attenzione alla Parola divina e la trascurano. Sono loro stessi responsabili della propria durezza di cuore, che impedisce al buon grano di mettere radici, e delle erbacce che ne soffocano lo sviluppo.

Bisogna coltivare il giardino del cuore, dissodare il terreno con un profondo pentimento dei peccati, sradicare le piante velenose di origine satanica. Solo grazie ad un lavoro diligente si può recuperare un terreno invaso dalle spine. Così anche le malvagie tendenze del cuore naturale si possono vincere con sforzi ardenti nel nome e con la potenza di Gesù. Tramite il suo profeta il Signore ci ordina: "Dissodatevi un campo nuovo, e non seminate fra le spine!" Geremia 4:3. "Seminate secondo la giustizia, mietete secondo la misericordia". Osea 10:12. Egli desidera compiere quest'opera per noi e ci chiede di collaborare con lui.

Il compito dei seminatori è di preparare i cuori a ricevere l'Evangelo. Nel ministero della Parola si predica troppo e si realizza troppo poco quel rapporto intimo che va da un cuore all'altro. C'è bisogno di un'opera personale per le anime dei perduti, dovremmo avvicinarci alle persone individualmente, con la simpatia di Cristo, cercando di destare il loro interesse per le grandi verità della vita eterna. Il loro cuore forse sarà duro come un sentiero calpestato e potrà sembrare inutile sforzarsi di annunciargli il Salvatore, ma mentre la logica non riuscirà a commuoverle e le argomentazioni si riveleranno impotenti a convincerle, l'amore di Cristo, manifestato in un servizio personale, potrà intenerire il loro cuore di pietra permettendo al seme della verità di attecchire.

I seminatori devono anche fare qualcosa per evitare che il seme rimanga soffocato dalle spine o muoia per l'insufficiente profondità del terreno. Sin dall'inizio della vita cristiana bisogna insegnare al credente i principi fondamentali del cristianesimo e che non basta il sacrificio di Cristo a salvarlo: egli deve fare propri la vita e il carattere di Cristo. Impari a portare dei fardelli e a rinnegare le proprie tendenze naturali, apprenda quali benedizioni si acquistano lavorando per il Salvatore, seguendolo nella rinuncia e sopportando stenti da buon combattente. Impari a confidare nel suo amore e a deporre su di lui le sue preoccupazioni, gusti la gioia di guadagnare anime per lui e, nell'amore e nell'interesse per le anime perdute, dimenticherà se stesso. I piaceri del mondo perderanno la loro attrattiva ed il fardello terreno non lo scoraggerà. L'aratro della verità farà la sua opera dissodando il terreno duro e incolto, e non si limiterà a tagliare la punta delle spine, ma le estirperà alle radici.

Nella buona terra

Il seminatore non sempre subisce delusioni. Il Salvatore disse che il seme caduto nella buona terra "è colui che ode la Parola e l'intende; che porta del frutto e rende l'uno il cento, l'altro il sessanta e l'altro il trenta". Matteo 13:23. "E quel ch'è in buona terra, son coloro i quali, dopo aver udita la Parola, la ritengono in un cuore onesto e buono, e portan frutto con perseveranza". Luca 8:15.

Il "cuore onesto e buono" di cui parla la parabola non è un cuore senza peccato, perché l'Evangelo deve essere predicato ai perduti. Cristo ha detto: "Io non son venuto a chiamare de' giusti, ma dei peccatori". Marco 2:17. Ha un cuore onesto chi si lascia convincere dallo Spirito Santo e confessa le sue colpe, chi sente il bisogno della misericordia e dell'amore divino e nutre il sincero desiderio di conoscere la verità per obbedirle. Il cuore buono è un cuore credente e fiducioso nella Parola di Dio. Senza fede è impossibile accettare la Parola, "poiché chi s'accosta a Dio deve credere ch'Egli è, e che è il rimuneratore di quelli che lo cercano". Ebrei 11:6.

"Ma quei che ha ricevuto la semenza in buona terra, è colui che ode la Parola e l'intende". I Farisei al tempo di Cristo chiudevano gli occhi per non vedere e le orecchie per non sentire, perciò la verità non raggiungeva i loro cuori e dovettero pagare cara la loro ostinata ignoranza e cecità volontaria. Cristo insegnò invece ai discepoli ad essere aperti alle istruzioni e pronti a credere, e pronunciò una benedizione su di loro per aver visto con gli occhi e sentito con le orecchie della fede.

L'ascoltatore simile al buon terreno riceve la Parola "non come parola d'uomini, ma quale essa è veramente, come parola di Dio". 1 Tessalonicesi 2:13. Solo chi riceve la Scrittura come voce di Dio che gli parla personalmente imparerà davvero. Egli trema dinanzi a questa Parola, essendo per lui una realtà vivente, ed apre il cuore e la mente per capirla. Ascoltatori di questo tipo erano Cornelio e i suoi amici che dissero all'apostolo Pietro: "Ora dunque siamo tutti qui presenti davanti a Dio, per udir tutte le cose che ti sono state comandate dal Signore". Atti 10:33.

Il riconoscere la verità non dipende tanto dalla profondità intellettuale quanto da intenzioni pure e da una fede semplice, ardente e fiduciosa. Gli angeli di Dio si avvicinano a tutti quelli che, umilmente, cercano la guida divina e lo Spirito Santo apre loro i ricchi tesori della verità.

Gli ascoltatori paragonati alla buona terra conservano la Parola dopo averla udita e Satana con tutti i suoi accoliti non può rapirgliela.

Non basta semplicemente ascoltare o leggere la Parola: chi desidera trarre profitto dalle Scritture deve meditare la verità che gli è stata presentata e apprendere, con viva attenzione e in preghiera, il senso delle parole della verità e dissetarsi fino in fondo alla sorgente degli oracoli sacri.

Dio c'invita a nutrire il nostro spirito di pensieri nobili e puri, desidera che meditiamo sul suo amore e la sua misericordia e studiamo la sua opera meravigliosa nel grande piano della redenzione. La nostra percezione della verità si farà sempre più limpida ed il desiderio di avere un cuore puro e idee chiare sarà più elevato e più santo. L'anima che vive nell'atmosfera pura di pensieri nobili e santi rimarrà trasformata dalla comunione con Dio tramite lo studio delle Scritture.

"E portaron frutto". Coloro che hanno udito la Parola e la conservano porteranno il frutto dell'obbedienza: la Parola di Dio, accolta nell'anima, si manifesterà con opere buone, in un carattere e in una vita cristiani. Gesù ebbe a dire di se stesso: "Dio mio, io prendo piacere a far la tua volontà, e la tua legge è dentro il mio cuore". Salmi 40:8. "Io... cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di Colui che mi ha mandato". Giovanni 5:30. E la Scrittura aggiunge: "Chi dice di dimorare in lui, deve, nel modo ch'egli camminò, camminare anch'esso". 1 Giovanni 2:6.

La Parola di Dio si scontra spesso con i tratti di carattere ereditari o acquisiti e con le abitudini della vita quotidiana, ma l'ascoltatore rappresentato dalla buona terra accetta la Parola, con tutte le sue condizioni ed esigenze, sottoponendole le sue tendenze e abitudini. Ai suoi occhi i comandamenti degli uomini mortali e fallaci perderanno significato di fronte alla Parola del Dio infinito. Con tutto il cuore e un solo proposito cercherà la vita eterna e obbedirà alla verità a costo dei beni, di persecuzioni e della morte stessa.

"E portan frutto con perseveranza". Nessuno di coloro che accettano la Parola di Dio è risparmiato da prove e difficoltà, ma il vero cristiano non si agita dinanzi all'afflizione, non perde il coraggio né si dispera. Anche se non possiamo prevedere l'esito della prova né comprendere i disegni divini a nostro riguardo, non perdiamo la fiducia, anzi, consapevoli della bontà e misericordia del Signore, gettiamo su di lui le nostre preoccupazioni aspettando con pazienza la sua liberazione!

La vita spirituale si fortifica nel conflitto: le prove ben sostenute sviluppano la fermezza di carattere e le preziose virtù spirituali. Il frutto perfetto della fede, della dolcezza e della carità sovente matura meglio in mezzo alle tempeste e all'oscurità.

"Ecco, l'agricoltore aspetta il prezioso frutto della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell'ultima stagione". Giacomo 5:7. Allo stesso modo il cristiano deve attendere con pazienza il frutto della Parola di Dio nella sua vita. Molte volte, quando imploriamo i doni dello Spirito, Dio esaudisce le nostre orazioni suscitando intorno a noi delle circostanze atte a sviluppare questi frutti, ma noi non capiamo il suo proposito e rimaniamo stupiti e scoraggiati, eppure nessuno potrà sviluppare questi doni della grazia se non crescendo e portando frutto. Il nostro compito è di accettare la Parola di Dio, aggrappandoci fermamente ad essa e sottomettendoci pienamente al suo controllo: allora si realizzerà il suo piano in noi.

"Se uno mi ama", disse Cristo, "osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui". Giovanni 14:23. In noi si manifesterà l'influenza dominante di uno spirito più forte e perfetto, essendo in comunione vivente con quella fonte che tutto sostiene. Nella nostra vita spirituale rimarremo prigionieri di Gesù Cristo e non vivremo più egoisticamente per noi stessi, ma sarà Cristo a vivere in noi! Il suo carattere si rifletterà nella nostra natura e così porteremo i frutti dello Spirito Santo "qual trenta, qual sessanta e qual cento".