Parole di vita

Capitolo 25

Come arricchire la personalità

[AUDIO]

Sul Monte degli Ulivi Cristo aveva parlato ai discepoli del suo ritorno, precisando alcuni segni immediatamente precedenti e invitando i suoi seguaci a tenersi vigili e pronti. Ripeté l'avvertimento: "Perciò, anche voi siate pronti; perché, nell'ora che non pensate, il Figliuol dell'uomo verrà". Matteo 24:44. In seguito spiegò come dovevano attendere la sua venuta: non nell'ozio bensì in fervente attività. Ecco la lezione che si ricava dalla parabola dei talenti.

"Poiché avverrà come di un uomo il quale, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servitori e affidò loro i suoi beni; e all'uno diede cinque talenti, a un altro due, e a un altro uno; a ciascuno secondo la sua capacità; e partì". Matteo 25:14, 15.

L'uomo partito per un paese lontano rappresenta Cristo che, quando raccontò questa parabola, era ormai prossimo a lasciare la terra per il cielo. I servitori sono i suoi seguaci. Noi non apparteniamo a noi stessi, ma, come schiavi, siamo stati comprati "a prezzo" (1 Corinzi 6:20), "non con cose corruttibili, con argento o con oro, ... ma col prezioso sangue di Cristo" (1 Pietro 1:18, 19), "affinché quelli che vivono non vivano più per loro stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro". 2 Corinzi 5:15.

Tutti gli uomini sono stati riscattati ad un prezzo altissimo. Dio non ci ha dato solamente tutti i tesori del cielo, ma in Cristo ci ha donato il cielo stesso, divenendo cosi il padrone della volontà e degli affetti, dello spirito e dell'anima di ogni essere umano. Che si tratti di credenti o increduli, sono tutti proprietà del Signore, hanno il dovere di servirlo e dovranno render conto nel gran giorno del giudizio in che modo hanno assolto questo dovere.

Ma non tutti riconoscono i diritti da parte di Dio. I servi della parabola rappresentano coloro che professano di essersi messi al servizio di Gesù.

I seguaci di Cristo sono stati redenti per servire e il Signore insegna che il vero scopo della vita è proprio questo. Cristo stesso faceva l'operaio e ha lasciato questa legge del servizio a tutti i suoi discepoli: un servizio a favore di Dio e degli uomini. Cristo ha trasmesso una concezione della vita più elevata di quella che il mondo aveva mai conosciuto. Una vita consacrata a servire i nostri simili ci mette in intima comunione con Cristo. La legge del servizio è l'anello che ci lega a Dio e a tutta l'umanità.

Cristo affida "i suoi beni" ai suoi discepoli perché li utilizzino proficuamente a suo favore. Egli assegna "a ciascun il compito suo". Marco 13:34. Ognuno di noi ha il suo posto nel piano divino ed è chiamato a collaborare con Cristo per la salvezza degli altri. Come c'è sicuramente un luogo preparato per noi nelle dimore celesti, altrettanto sicuramente esiste un compito particolare che Dio ci assegna nella nostra vita terrena.

I doni dello Spirito Santo

I talenti che Cristo affida alla chiesa sono in primo luogo i doni e i benefici dello Spirito Santo. "A uno è data mediante lo Spirito parola di sapienza; a un altro, parola di conoscenza, secondo il medesimo Spirito; a un altro, fede, mediante il medesimo Spirito; a un altro, doni di guarigioni, per mezzo del medesimo Spirito; a un altro, potenza d'operar miracoli; a un altro, profezia; a un altro, il discernimento degli spiriti; e ad un altro, la interpretazione delle lingue; ma tutte queste cose le opera quell'uno e medesimo Spirito, distribuendo i suoi doni a ciascuno in particolare come Egli vuole". 1 Corinzi 12:8-11. Non tutti ricevono gli stessi doni ma a chiunque si mette al servizio del gran Maestro viene fatta la promessa di uno o più doni dello Spirito.

Prima di lasciare i discepoli Cristo "soffiò su loro e disse: Ricevete lo Spirito Santo". Giovanni 20:22. E un'altra volta promise: "Ecco io mando su voi quello che il Padre mio ha promesso". Luca 24:49. Nondimeno fu solo dopo la sua ascensione che gli apostoli ricevettero questo dono in tutta la sua pienezza. Solo quando essi, con fede e in preghiera, si consacrarono totalmente all'opera di Dio, ricevettero l'effusione dello Spirito Santo. Allora, in forma veramente singolare, furono affidati ai discepoli i beni celesti. "Salito in alto, egli ha menato in cattività un gran numero di prigioni ed ha fatto dei doni agli uomini". "Ma a ciascun di noi la grazia è stata data secondo la misura del dono largito da Cristo". Efesini 4:8, 7. "Tutte queste cose le opera quell'uno e medesimo Spirito, distribuendo i suoi doni a ciascun in particolare come Egli vuole". 1 Corinzi 12:11. Questi doni sono già nostri in Cristo, ma solo ricevendo lo Spirito Santo potremo possederli effettivamente.

La promessa dello Spirito purtroppo non viene apprezzata a sufficienza ed è per questo che non si realizza come dovrebbe. È proprio l'assenza dello Spirito Santo a rendere così fiacca la predicazione evangelica. Possono esserci la cultura, il talento, l'eloquenza e ogni altra dote naturale e acquisita, ma se manca lo Spirito di Dio nessun cuore si commuoverà, nessun peccatore sarà guadagnato a Cristo. D'altra parte, anche il più povero ed ignorante dei suoi discepoli saprà toccare i cuori, se è in comunione con Cristo e possiede il dono dello Spirito. Dio ne farà un canale della suprema potenza dell'universo.

Altri talenti

I talenti della parabola non si riferiscono solo a quelli dello Spirito, ma anche a tutte le altre doti e capacità ereditate o acquisite, naturali o spirituali che possediamo e dobbiamo impiegare al servizio di Cristo. Diventando suoi discepoli noi gli consacriamo praticamente tutto ciò che siamo e abbiamo. Gesù ci restituirà poi questi doni purificati e nobilitati affinché li usiamo alla sua gloria e per il bene del prossimo.

Dio elargisce i suoi doni ad ognuno non a caso ma "secondo la sua capacità". Chi sa usarne cinque ne riceve cinque, chi ne sa impiegare due ne riceve due e colui che sa farne fruttare uno ne riceve solo uno. Nessuno deplori quindi di non averne ricevuto di più, perché Dio, che ha distribuito i doni, viene comunque onorato dall'impiego che se ne fa, siano pochi o molti, piccoli o grandi. Chi deve amministrare cinque talenti dovrà farli fruttare per cinque, e chi ne ha ricevuto uno renderà conto di uno. Dio si attende un rendimento "in ragione di quello che uno ha, e non di quello che non ha". 2 Corinzi 8:12.

L'uso dei talenti

Nella parabola "colui che aveva ricevuto i cinque talenti andò a farli fruttare, e ne guadagnò altri cinque. Parimente, quello dei due ne guadagnò altri due". Matteo 25:16, 17.

I talenti vanno usati, anche se sono pochi. Quel che conta non è chiederci quanti ne abbiamo ricevuti, ma che uso ne faremo. Sviluppare tutte le nostre facoltà è il primo dovere che abbiamo di fronte a Dio e al prossimo. Chi non migliora quotidianamente le sue capacità non realizza il senso della vita. Con la nostra professione di fede in Cristo noi ci impegniamo a consacrare tutte le nostre energie al suo servizio e a sviluppare al massimo ogni facoltà per fare agli altri tutto il bene possibile.

Il Signore ha una grande opera da realizzare e chi lo serve con maggiore volontà e zelo nella vita presente sarà maggiormente ricompensato nella vita futura. Egli sceglie i suoi collaboratori e ogni giorno e in varie circostanze li mette alla prova secondo il suo piano di lavoro. Si serve di tutti coloro che si sforzano sinceramente di eseguire i suoi disegni, non perché siano già arrivati alla perfezione, ma perché col suo aiuto ci possano arrivare.

Dio accetterà solo quanti si prefiggono un alto ideale. Egli spinge ogni essere umano a fare del suo meglio e a tendere alla perfezione morale. Non abbassiamo mai la norma della giustizia per adeguarla alle nostre tendenze al male, ereditate o acquisite che siano! Bisogna rendersi conto che l'imperfezione del carattere è peccato. Dio riunisce in sé, come essere assolutamente perfetto, tutti gli attributi della giustizia, perciò chiunque accetta Cristo come Salvatore personale ha il privilegio di possedere questi attributi

Chi vuole collaborare con Dio deve fare di tutto per perfezionare ogni sua facoltà fisica e psichica. La vera educazione significa preparare le energie fisiche, intellettuali e morali a disimpegnare ogni dovere e ad educare il corpo, l'anima e lo spirito al servizio di Dio. Una simile educazione rimarrà valida fino alla vita eterna!

Il Signore si attende da ogni credente una crescita di capacità ed efficienza in tutti i sensi. Cristo ci ha pagato il salario con il suo sangue e la sua sofferenza per assicurarsi il nostro servizio volontario. É venuto nel mondo per dimostrarci come e con quale spirito bisogna lavorare. Egli desidera che applichiamo i migliori accorgimenti per promuovere la sua opera e glorificare il suo nome nel mondo, per manifestare supremo amore e devozione al Padre che "ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna". Giovanni 3:16.

Ma Cristo non ci ha mai detto che sia facile conseguire un carattere perfetto. Un carattere nobile e armonioso non ci è dato per via ereditaria né si sviluppa spontaneamente: lo si acquisisce piuttosto con sforzi individuali e con i meriti della grazia di Cristo. Dio ci dona i talenti e le facoltà intellettuali, noi dobbiamo plasmare il carattere; ci riusciremo ingaggiando un conflitto duro e intransigente contro il nostro io, rinnovando la battaglia contro le tendenze ereditarie, esaminandoci intimamente e con occhio critico, non tollerando in noi alcun tratto negativo.

Nessuno dica di non poter vincere i suoi lati deboli! Se tu arrivi a questa conclusione non otterrai mai la vita eterna. L'impossibilità risiede nella tua volontà, ma se vuoi potrai anche vincere. Le difficoltà profonde nascono dal cuore inconvertito che non è disposto a sottomettersi totalmente a Dio.

Molti, a cui Dio ha dato le qualità per fare un ottimo lavoro, in effetti fanno pochissimo perché si impegnano poco. Migliaia di persone trascorrono la loro vita come se non avessero alcun obiettivo ben definito per il quale valga la pena di vivere. Ovviamente otterranno una ricompensa proporzionata al loro effettivo lavoro.

Teniamo presente che non raggiungeremo mai un obiettivo più alto di quello che ci siamo prefisso. Fissiamolo perciò il più in alto possibile e poi, passo dopo passo, anche se ci costa sforzi e sofferenze, rinunce e sacrifici, saliamo la scala fino all'ultimo gradino, senza farci ostacolare da niente. Il destino non può costringere nessuno a rimanere nell'inerzia e nell'incertezza. Le circostanze avverse dovrebbero piuttosto spronarci a vincerle. Quando superiamo una barriera conquisteremo nuova forza e rinnovato coraggio per andare avanti. Proseguiamo con fermezza nella direzione giusta e le varie circostanze ci saranno di aiuto piuttosto che di ostacolo.

Sforziamoci di coltivare tutti i tratti positivi del carattere per la gloria del Maestro! Sforziamoci di essergli graditi in tutti gli aspetti del nostro sviluppo. Questo è possibile, perché anche Enoc fu gradito a Dio pur vivendo in un'epoca di corruzione morale; anche oggi esistono altri uomini come Enoc!

Imitiamo Daniele, fedele statista che nessuna tentazione riuscì a corrompere. Non deludiamo colui che ci ha tanto amati da dare la vita per cancellare i nostri peccati. Ricordiamo quel che ci dice: "Senza di me non potete far nulla". Giovanni 15:5. Pur se abbiamo commesso degli errori, possiamo vincere ancora ammettendoli e considerandoli un avvertimento. Così trasformeremo una sconfitta in vittoria e tutto si risolverà a vergogna del nemico e a gloria del Redentore.

Un carattere plasmato a somiglianza divina e l' unico tesoro che possiamo portare con noi nella vita futura Quelli che hanno seguito le istruzioni di Cristo in questo mondo, porteranno con sé fino in cielo ogni lezione divina per approfondirla e migliorarla continuamente. Com'è importante quindi sviluppare bene il carattere in questa vita!

Gli esseri celesti assisteranno coloro che, con fede e decisione, cercano una perfezione del carattere che si traduca poi in una vita perfetta. A tutti quelli che sono impegnati in quest'opera Gesù promette aiuto e soccorso.

La volontà umana partecipa dell'onnipotenza nella misura in cui opera con la volontà di Dio. A chi il Signore affida un incarico dà anche la forza di eseguirlo, perciò ogni suo mandato è nello stesso tempo atto di abilitazione.

Facoltà mentali

Dio richiede che esercitiamo le nostre facoltà intellettuali, anzi desidera che i suoi ministri siano più intelligenti e possiedano un giudizio migliore degli increduli. Non gradisce chi è troppo pigro o indifferente per lavorare con profitto e ampliare le proprie conoscenze. Il Signore ci invita ad amarlo con tutto il cuore e tutta l'anima, con tutta la forza e con tutta la mente, e questo comporta anche il dovere di sviluppare al massimo l'intelletto, se vogliamo veramente conoscere e amare il Creatore con tutta la mente.

Sotto la guida dello spirito Santo il nostro intelletto ben coltivato potrà essere efficacemente impiegato al servizio della causa di Dio. Chi ha poca istruzione, ma si consacra a Dio e vorrebbe essere una benedizione per gli altri, diverrà uno strumento eletto al suo servizio. Ma chi, oltre ad avere uno spirito di dedizione, ha goduto il privilegio di un' accurata preparazione scolastica, potrà fare molto di più per Cristo e si trova in una posizione di grande vantaggio.

Il Signore desidera che acquisiamo le migliori conoscenze possibili, con l'obiettivo di farne parte agli altri. Nessuno di noi sa in anticipo dove e come sarà chiamato a lavorare o a parlare per Dio. Solo il Padre celeste sa che cosa può fare di ognuno di noi. Esistono di fronte a noi delle prospettive che con la nostra fragile fede non immaginiamo lontanamente. Dobbiamo educare il nostro spirito a saper illustrare le verità della Sacra Scrittura, se necessario alle supreme autorità della terra, in modo che tutto torni a gloria di Dio. Perciò non perdiamo occasione di perfezionarci intellettualmente per lavorare meglio nell'opera di Dio!

Se sei giovane e ti occorre una certa preparazione culturale, mettiti all'opera col fermo proposito di acquisirla; non aspettare che si apra qualche porta: aprila tu stesso! Approfitta di ogni occasione, per quanto minima, impara a risparmiare e non spendere il denaro per soddisfare la gola o i piaceri. Proponiti fermamente di raggiungere il grado di capacità ed efficienza voluto da Dio, sbriga con cura e lealmente tutti i tuoi impegni e sfrutta ogni occasione per esercitare la tua intelligenza. Alterna allo studio dei libri un'utile attività manuale e continui sforzi, la vigilanza e la preghiera e riceverai la saggezza del cielo. Cosi conseguirai una cultura completa ed armonica, il tuo carattere maturerà, potrai esercitare un positivo ascendente sugli altri per condurli nel cammino della giustizia e della santità.

Anche da autodidatti potremmo fare molto di più se cogliessimo le varie opportunità. La vera cultura va oltre quella che trasmettono le università. Non bisogna trascurare -- è vero -- lo studio scientifico, ma esiste un'istruzione superiore che si può conseguire solo in un rapporto vivente con Dio. Ogni studente prenda dunque la Bibbia e si metta in comunione con il grande Maestro! Eserciti lo spirito ad affrontare i difficili problemi che talvolta si incontrano nella ricerca della verità divina.

Chi ha fame di sapere per trasmettere le proprie conoscenze agli altri sarà benedetto da Dio attraverso lo studio della sua Parola, egli riceverà stimoli che renderanno la sua intelligenza idonea ad attività superiori per le quali sono richieste facoltà intellettive più ampie e sviluppate.

Chi vuole lavorare nella causa di Dio deve imparare l'autodisciplina e allora otterrà risultati-migliori che con l'eloquenza o con le doti più brillanti. Un uomo semplice, ma che sa dominarsi, saprà fare di più e di chi, nonostante la cultura e le capacità eccellenti, è privo di autocontrollo.

Il dono della parola

Il linguaggio è un talento che merita di essere coltivato con ogni cura. Di tutti i doni ricevuti dal Creatore è quello che può avere i più benefici effetti in quanto con la parola convinciamo gli altri, preghiamo e lodiamo Dio o raccontiamo al prossimo dell'amore del Redentore. Com'è importante quindi curare questo dono nel modo migliore!

Perfino cristiani intelligenti e impegnati trascurano spesso la cura della voce. Molti parlano o leggono così piano o con tale rapidità che è quasi impossibile capirli. Alcuni hanno una pronuncia cupa e indistinta, altri parlano con toni così acuti e penetranti che è una sofferenza per gli ascoltatori. C'è chi legge i testi, gli inni, i rapporti e i vari annunci fatti in pubblico in un modo incomprensibile che li svuota spesso della loro forza ed efficacia.

Si tratta di un difetto che si può e si deve correggere e sul quale la Bibbia ci fornisce chiare indicazioni. I Leviti, che al tempo di Esdra spiegavano le Scritture al popolo, "leggevano nel libro della legge di Dio distintamente; e ne davano il senso, per far capire al popolo quel che s'andava leggendo". Neemia 8:8.

Con uno sforzo perseverante, chiunque può arrivare a leggere a voce alta e chiara e parlare in modo intelligibile ed incisivo. Così facendo miglioreremo sensibilmente la nostra efficienza al servizio del Maestro.

Ogni cristiano è chiamato a far conoscere agli altri le insondabili ricchezze di Cristo, perciò dovrebbe adoperarsi a perfezionare la propria dizione. Presenti la Parola di Dio in modo da toccare i cuori degli ascoltatori. Non è nei disegni di Dio che i suoi testimoni siano persone incolte e grossolane, né nella sua volontà che essi sminuiscano o degradino la grazia che Egli vuole trasmettere al mondo tramite loro.

Guardiamo a Gesù, modello perfetto, imploriamo l'aiuto dello Spirito Santo e coltiviamo, con la sua forza, ogni nostra facoltà per realizzare un'opera perfetta!

Tutto questo si applica in particolare a coloro che sono chiamati a lavorare in pubblico. Il predicatore e l'insegnante tengano presente che annunciano agli altri un messaggio dalle conseguenze eterne. Nel giorno del giudizio saranno giudicati loro stessi secondo la verità che hanno predicato. Molti accettano o respingono il messaggio secondo il modo in cui gli viene presentato, perciò parlate cercando di toccare sia la mente che il cuore, parlate piano, con chiarezza e solennità, con la gravità richiesta dal caso.

La cultura e il giusto uso della parola sono importanti in ogni settore dell'attività cristiana, nella vita familiare e in tutti i nostri rapporti interpersonali. Dovremmo abituarci ad usare toni gradevoli, un linguaggio puro e corretto, parole cortesi. Le espressioni gentili e amabili sono una dolce rugiada per l'anima. La Scrittura dice di Cristo: "La grazia è sparsa sulle tue labbra" affinché "sappia sostenere con la parola lo stanco". Salmi 45:2; Isaia 50:4. E il Signore ci invita. "Il vostro parlare sia sempre con grazia", "affinché conferisca grazia a chi l'ascolta". Colossesi 4:6; Efesini 4:29.

Quando cerchiamo di correggere o riformare gli altri dobbiamo sorvegliare il nostro linguaggio con la massima cura, perché le nostre parole saranno un fattore di vita o di morte. Nell'impartire una riprensione o un consiglio molti ricorrono ad espressioni aspre e severe che mal si adattano a curare un'anima ferita. Queste parole maldestre esasperano l'animo e spingono alla rivolta. Bisogna che i paladini dei principi della verità siano stati unti con l'olio dell'amore di Dio. In qualunque circostanza deve essere impregnato di carità, e allora le nostre parole riusciranno a correggere l'altro senza esasperarlo. Tramite lo Spirito Santo Cristo ci darà la forza e la capacità necessaria. La sua opera è proprio questa.

Non bisogna pronunciare una sola parola sconsideratamente. Chi segue Cristo non si lascerà sfuggire maldicenze, pettegolezzi, mormorii o illusioni impure. Sotto l'influsso dello Spirito Santo l'apostolo Paolo scrive: "Niuna mala parola esca dalla vostra bocca". Efesini 4:29. Per "mala parola" non bisogna intendere solamente espressioni volgari, ma qualunque espressione contraria ai sacri principi della religione pura e immacolata, insinuazioni lascive e velati suggerimenti al male. Chi non reprime tutto questo immediatamente finirà per commettere peccati ben più gravi.

Ogni famiglia, ogni cristiano ha il dovere di chiudere la strada alle conversazioni impure. Trovandoci in compagnia di gente frivola è nostro compito stornare possibilmente l'argomento della conversazione. Con l'aiuto e la grazia di Dio facciamo cadere tranquillamente qualche parola o introduciamo un discorso che dia una svolta proficua.

È compito dei genitori educare i figli a parlare correttamente, e la migliore scuola per farsi questo tipo di cultura è proprio il focolare domestico. Sin dai primi anni i bambini dovrebbero imparare a rivolgersi ai genitori e l'uno all'altro con rispetto e amabilmente. Bisognerebbe insegnargli che dalle loro labbra devono uscire solo parole gentili, vere e pure. I genitori stessi apprendano quotidianamente alla scuola di Cristo e poi, col precetto e l'esempio, potranno indurre i figli ad un "parlar sano, irreprensibile". Tito 2:8. Si tratta di uno dei compiti più gravi e responsabili.

Da seguaci di Cristo serviamoci solo di parole che siano di aiuto e incoraggiamento reciproco nella vita cristiana, parliamo di più delle nostre esperienze positive, della bontà e misericordia di Dio, dell'insondabile e profondo amore del Salvatore! Esprimiamo parole di lode e di ringraziamento. Se il cuore e la mente sono pieni dell'amor di Dio, lo dimostreremo nei nostri discorsi e non sarà difficile trasmettere agli altri ciò che arricchisce la nostra vita spirituale. Il tesoro nascosto nelle profondità di un cuore cristiano si manifesterà nell'espressione di pensieri elevati, aspirazioni nobili, una chiara percezione della verità, obiettivi disinteressati, un desiderio ardente di pietà e di santità. Chi manifesta Cristo in questo modo nel suo linguaggio, avrà anche la capacità di guadagnare delle anime per lui.

Parliamo di Cristo a coloro che non lo conoscono! Facciamo come lui. Dovunque si trovasse -- nella sinagoga, per strada, in barca a qualche distanza dalla sponda, alla mensa del fariseo o a tavola col pubblicano -- parlava alla gente della vita eterna. Il regno della natura e le vicende della vita quotidiana gli offrivano spunti sufficienti per parlare della verità. Gli ascoltatori si sentivano attratti a lui perché Egli guariva i loro infermi, li confortava nelle loro amarezze, prendeva in braccio i bambini per benedirli. Bastava che aprisse la bocca per conquistare la loro attenzione e ogni sua parola era per loro una fonte di vita.

Così dovremmo fare anche noi, approfittando di ogni occasione per raccontare agli altri del Salvatore. Se imitiamo Cristo nel fare del bene, come lui arriveremo ad aprire la porta dei cuori e a parlare -- non bruscamente ma con quel tatto che scaturisce dalla carità divina -- di colui che "si distingue fra diecimila" e la cui "persona è un incanto". Cantico dei Cantici 5:10, 16. Ecco il compito più grande per il quale dobbiamo impiegare il dono della parola. Questo talento ci è stato dato affinché annunciamo Cristo, il Salvatore che perdona i peccati.

L'influenza

In tutta la sua vita terrena Cristo esercitò un'influenza immensa che lo univa a Dio e a tutta la famiglia umana. Tramite Cristo Dio ha investito l'uomo di un influsso che non gli permette di vivere solo per se Stesso. Ognuno di noi fa parte dell'universo di Dio, è legato agli altri e tutti abbiamo obblighi reciproci. Nessuno può vivere indipendentemente dagli altri, in quanto la prosperità degli uni decide di quella degli altri. Il piano di Dio è che ciascuno si senta necessario al bene comune e si sforzi di contribuire alla felicità di tutti.

Ogni individuo emana un'atmosfera particolare che può essere illuminata dalla forza vivificante della fede, dal coraggio, dalla speranza e dalla dolce fragranza dell'amore, oppure essere incupita e gravata di malumore ed egoismo o avvelenata da qualche peccato lungamente accarezzato. Chiunque ci passa vicino, consapevole o no, subisce gli effetti di questa atmosfera che ci circonda.

Ne scaturisce una responsabilità alla quale non possiamo sottrarci: le nostre parole, gli atti, il modo di vestire, il contegno, perfino l'espressione del viso emanano un'influenza dai risultati, buoni o cattivi che siano, imprevedibili. Ogni impressione che suscitiamo è un seme darà il suo frutto, un anello nella lunga catena delle vicende umane cui non si riesce a vedere la fine. Se col nostro esempio aiutiamo gli altri a seguire dei buoni principi, gli comunichiamo la forza di fare il bene. Anch'essi influenzeranno altri positivamente, e quelli altri ancora, cosicché il nostro influsso, senza che ce ne rendiamo conto, può trarsi in una benedizione per migliaia di persone.

Getta un sasso in uno stagno e subito si formerà un'onda, poi un'altra e un'altra ancora, ed il cerchio andrà via via allargandosi fino a raggiungere la sponda. Altrettanto avviene con la nostra influenza: essa si trasforma in benedizione o maledizione per gli altri, ben al di là di quando immaginiamo o possiamo controllare.

Il carattere è una potenza. La testimonianza silenziosa di una vita consacrata, sincera e disinteressata esercita un'influenza quasi irresistibile. Manifestando il carattere di Gesù nella nostra vita noi collaboriamo con lui nell'opera di salvezza degli altri. Solo così possiamo essere suoi collaboratori. E man mano che cresce la nostra sfera d'influenza aumentano le nostre possibilità di fare del bene. Quando tutti coloro che professano di servire Dio seguiranno l'esempio di Cristo, applicando i principi della legge divina nella vita quotidiana, quando ogni loro atto dimostrerà concretamente che amano Dio più di tutto ed il prossimo come se stessi, la chiesa sarà in grado di scuotere il mondo.

Ma non dobbiamo dimenticare che esiste anche un influsso negativo. E terribile andare in perdizione, ma far perdere gli altri è ancora peggio! Che idea terrificante pensare che il nostro influsso possa spingere altri alla morte! Eppure questo è più che possibile. Molti che pretendono di raccogliere per Cristo, in realtà disperdono e allontanano i fedeli da lui. Ecco perché la chiesa è debole! Molti si permettono di criticare e accusare gli altri liberamente. Esprimendo sospetti, gelosia e scontento si trasformano in strumenti di Satana e, prima di rendersi conto di quello che stanno facendo, l'avversario ha già raggiunto il suo scopo: l'impressione negativa è già sorta si profilano delle ombre, gli strali di Satana hanno fatto centro e la diffidenza, il dubbio e l'incredulità occupano nei cuori il posto che avrebbe potuto occupare Cristo. Nel frattempo i collaboratori di Satana osservano compiaciuti coloro che hanno spinto allo scetticismo e che ora non sentono rimproveri né esortazioni. Confrontandosi con loro si lusingano di essere virtuosi e giusti, ma non si rendono minimamente conto che proprio loro, con discorsi avventati e un cuore malvagio, hanno contribuito al naufragio del loro carattere. E stata la loro influenza a far cadere questi miseri esseri già esposti alla tentazione.

Un atteggiamento frivolo, la sete di piacere e l'indifferenza spensierata dei sedicenti cristiani distolgono molti dal sentiero della vita. Ci sono tanti che saranno presi dalla paura quando dovranno presentarsi di fronte al tribunale divino per rispondere degli effetti della loro influenza!

Solo con la grazia di Dio possiamo usare questa dote nel modo giusto, dal momento che non c'è niente di buono in noi con cui influenzare positivamente gli altri. Quando avremo preso coscienza della nostra debolezza e dipendenza dalla potenza divina, non riporremo la nostra fiducia in noi stessi. Noi non sappiamo quali conseguenze può avere un giorno, un'ora o un solo momento, perciò non iniziamo mai la giornata senza raccomandare le nostre vie al Padre celeste. I suoi angeli hanno l'incarico di vegliare su di noi e se ci rimettiamo alla loro protezione, saranno alla nostra destra nel momento del pericolo. Quando inconsciamente stiamo per esercitare un'influenza sbagliata, essi saranno al nostro fianco per portarci su una strada migliore, scegliendo le parole per noi e guidando felicemente i nostri passi. Così la nostra influenza si trasformerà in una forza silenziosa, inconsapevole e tuttavia efficace nell'attrarre gli altri a Cristo e al cielo.

Il tempo

Il nostro tempo, ogni momento, appartiene a Dio, ed è il nostro più solenne dovere utilizzarlo alla sua gloria. Di nessun altro talento Egli ci chiederà conto così rigorosamente come del tempo.

Il tempo ha un valore inestimabile. Per Cristo ogni istante era prezioso e così dovremmo considerarlo anche noi. La vita è troppo breve sprecarla futilmente. Ci rimangono pochi giorni di grazia per prepararci all'eternità e non c'è tempo da perdere o da dedicare alla ricerca piaceri o alle gioie del peccato. È ora che dobbiamo formare il nostro carattere per l'eternità e prepararci al giudizio investigativo.

L'uomo è appena nato che il processo della morte incomincia; la vita di incessante lavoro finisce nel nulla se non acquisisce per tempo la vera conoscenza della vita eterna. Chi invece impiega proficuamente il suo tempo si prepara alle dimore celesti e ad una vita immortale non è nato invano.

La Bibbia ci esorta ad approfittare del tempo, ma quello che abbiamo sprecato è perduto per sempre, non possiamo recuperarne nemmeno un momento! L'unico modo di "riscattarlo" è quello di utilizzare il tempo che ci rimane come meglio possiamo, collaborando con Dio nel grande piano di redenzione.

Chi opererà in tal senso noterà la trasformazione del proprio carattere: egli diventa figlio di Dio, membro della famiglia reale, figlio del Re celeste, ed è degno di entrare nella compagnia degli angeli.

Ora è il momento propizio per additare all'umanità la via della salvezza. Alcuni pensano che il loro dovere si esaurisca nell'offrire denaro alla causa di Cristo e lasciano passare inutilmente il tempo prezioso che potrebbero consacrare all'attività evangelistica personale. Invece è privilegio e dovere di chiunque abbia energia e goda buona salute, servire il Signore attivamente per guadagnare uomini a Cristo. Le offerte pecuniarie non sostituiscono il lavoro personale.

Dato che ogni momento è gravido di conseguenze per l'eternità, dobbiamo essere sempre pronti per ogni emergenza. L'occasione che ora ci si offre di annunciare la Parola della vita ad un uomo in crisi, può non ripresentarsi più, perché Dio potrebbe dirgli: "Questa notte stessa l'anima tua ti sarà domandata". Luca 12:20. E se non è pronto, può essere anche colpa nostra. In tal caso, come ci giustificheremo dinanzi a Dio nel gran giorno del giudizio?

La vita è troppo solenne per lasciarci assorbire totalmente da questioni materiali e terrene, da un vortice di ansietà e preoccupazioni per cose completamente insignificanti di fronte ai valori eterni. Nondimeno Dio ci chiama a servirlo anche negli affari della vita temporale; l'impegno in quest'opera rientra nella vera religiosità come la meditazione e la preghiera. La Bibbia non giustifica i fannulloni. La pigrizia è la peggiore piaga che affligga il mondo e chi è veramente convertito lavorerà con cura e zelo.

Dal giusto uso del tempo dipende anche se avremo successo nell'acquisire conoscenze e cultura intellettuale. La povertà, umili origini e altre circostanze sfavorevoli non saranno un ostacolo insormontabile se sappiamo far tesoro di ogni istante disponibile. Alcuni momenti qui e altri là, trascorsi in chiacchiere inutili; le ore mattutine passate a poltrire a letto; il tempo impiegato viaggiando in tram o in autobus, o ad aspettare alla stazione, prima di mettersi a tavola oppure ad attendere gente poco puntuale ad un appuntamento: quante cose si potrebbero fare se avessimo un libro a portata di mano e approfittassimo di questi tagli di tempo per studiare, leggere e riflettere accuratamente! Chi è di fermi propositi, impegnato e sa fare un'attenta economia del proprio tempo, sarà in grado di acquisire conoscenze ed un'abilità mentale che gli permetteranno di occupare quasi qualunque ufficio d'influenza e responsabilità.

È dovere di ogni cristiano abituarsi a lavorare con metodo, accuratezza e rapidità. Non c'è scusa per chi fa un lavoro lento e raffazzonato. Se uno è continuamente affaccendato e tuttavia non arriva a capo di nulla, è perché non impegna il cuore e l'anima. Chi lavora con flemma ed in perdita, deve rendersi conto della necessità di correggere questi difetti. Bisogna che impari ad utilizzare il tempo in modo da conseguire i migliori risultati. Con tatto e metodo alcuni smaltiscono in cinque ore il lavoro che altri fanno in dieci. Certe casalinghe sono indaffarate tutto il giorno, non perché ci sia tanto da fare, bensì perché non sanno economizzare il tempo. Con il loro ritmo lento e pieno di rinvii si danno un gran daffare per faccende inutili, ma chiunque voglia può vincere queste abitudini deplorevoli: si fissi un obiettivo preciso e si segua un programma di lavoro prestabilito, non risparmiando sforzi per finire entro il termine. La ferma volontà di lavorare speditamente renderà più rapido anche il movimento delle mani.

Quando manca l'energia e la decisione di imporsi un'autodisciplina e di cambiare se stessi, ci si àncora inesorabilmente a metodi di lavoro sbagliati. Al contrario, chi coltiva le proprie doti sviluppa delle abilità che gli permetteranno di assolvere i suoi compiti nel modo migliore. I suoi servizi saranno cercati sempre e ovunque ed egli sarà apprezzato nel suo giusto valore.

Molti bambini e fanciulli perdono tempo invece di dare una mano nei lavori domestici e dimostrare così il loro amore per i genitori, mentre i giovani potrebbero assumere già qualche incarico che altrimenti andrà a ricadere su qualcun altro.

Sin dalla più tenera infanzia Cristo ha avuto una vita molto attiva. Non viveva per compiacere se stesso. Pur essendo il Figlio di Dio lavorava nella falegnameria di Giuseppe, suo padre terreno. Questo mestiere era significativo e simboleggiava anche che Egli era venuto nel mondo come artefice del carattere e come tale ogni sua opera fu perfetta. Tutti i suoi lavori materiali erano caratterizzati da quella compiutezza che poi trasfondeva nei caratteri che trasformava con la sua potenza divina. Egli è e rimane il nostro modello.

I genitori hanno il dovere di insegnare ai figli il valore ed il giusto uso del tempo, che vale la pena impegnarsi in un'opera che onora Dio e torna a beneficio dell'umanità. Sin dalla più tenera età i piccoli possono essere missionari al servizio di Dio!

I genitori non potrebbero commettere peccato più grave del tollerare nei figli la pigrizia e l'ozio. I bambini si abituano presto a non far niente e così cresceranno inutili e incapaci. Quando arriverà il momento di guadagnarsi da vivere e troveranno un impiego, si metteranno al lavoro pigramente, pretendendo tuttavia la medesima retribuzione di chi s'impegna energicamente. C'è una differenza enorme fra questo tipo di persone e quanti hanno coscienza di dover essere fedeli operai e amministratori di Dio.

L'indolenza e la trascuratezza nel lavoro quotidiano si rifletteranno poi sulla vita di fede, rendendo l'individuo incapace di svolgere un servizio efficace nella causa di Dio. Grazie ad un lavoro diligente molti avrebbero potuto essere una benedizione per il mondo, ma la pigrizia ha rovinato la loro vita. La mancanza d'impegno e di fermi propositi apre la porta a mille e mille tentazioni: le cattive compagnie e le abitudini viziose corrompono l'anima e lo spirito e rovinano l'individuo per la vita presente e per quella futura.

Qualunque sia il nostro campo di attività, la Parola di Dio ci invita: "Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore". Romani 12:11. "Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze", "sapendo che dal Signore riceverete per ricompensa l'eredità. Servite a Cristo il Signore!" Ecclesiaste 9:10; Colossesi 3:24.

La salute

La salute è un bene che pochi sanno apprezzare, eppure la nostra efficienza fisica e mentale dipende in gran parte da lei! Il corpo è la sede delle nostre sensazioni e dei nostri istinti più forti, bisogna perciò mantenerlo nelle migliori condizioni fisiche e sottoporlo ad influenze spirituali per utilizzare al meglio i talenti ricevuti.

Tutto ciò che riduce le nostre forze fisiche indebolisce anche lo spirito e la facoltà di distinguere il bene dal male. In tal caso saremo sempre meno in grado di scegliere il bene e diminuirà la nostra forza di volontà di scegliere la giustizia.

L'abuso delle nostre forze fisiche abbrevia la durata della vita che altrimenti avremmo potuto impiegare per la gloria di Dio, e ci rende incapaci di eseguire l'opera che Egli ci ha affidato. Le abitudini sbagliate, come ad esempio le veglie prolungate e la soddisfazione dell'appetito a spese della salute, pregiudicano il nostro benessere fisico. La mancanza di movimento o il sovraffaticamento fisico e mentale squilibrano il sistema nervoso. Chi abbrevia in tal modo la propria vita e si rende incapace di qualche attività al servizio di Dio, perché ignora le leggi della natura, è colpevole di rapina dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini. Col suo modo di agire egli distrugge la possibilità di fare del bene agli altri, che è proprio la missione alla quale Dio lo chiama in questo mondo; non è più in grado di assumere incarichi più lievi che avrebbe potuto assolvere in meno tempo. Il Signore ci ritiene responsabili del bene che avremmo potuto fare al mondo e che non abbiamo fatto a causa delle nostre insane abitudini.

Violare le leggi naturali equivale a violare le leggi morali, dal momento che Dio è l'autore delle une come delle altre. Egli le ha scritte su ognuno dei nostri nervi e muscoli, su ogni nostra facoltà; abusando di una qualunque parte del nostro organismo trasgrediamo nel contempo legge morale.

Tutti dovrebbero avere una conoscenza intelligente del corpo umano per mantenerlo nelle condizioni più adatte a svolgere un lavoro nella vigna del Signore. Bisogna che curiamo attentamente la nostra salute se vogliamo riflettere la natura divina in tutta la sua pienezza. L'intima relazione esistente tra la condizione fisica e la vita spirituale costituisce uno degli aspetti più rilevanti dell'educazione e bisognerebbe dedicarle la dovuta attenzione in famiglia e a scuola. Ognuno di noi dovrebbe acquisire le cognizioni fondamentali dell'anatomia e studiare le leggi della vita naturale. Chi rimane volontariamente nell'ignoranza di queste leggi e le viola, commette peccato contro Dio. Tutti noi dovremmo adoperarci per creare le migliori condizioni possibili a favore della vita e della salute e sottoporre le nostre abitudini al controllo di un intelletto che sia anch'esso guidato da Dio.

"E non sapete voi", scrive l'apostolo Paolo, "che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo". 1 Corinzi 6:19, 20.

La forza

Dobbiamo amare Dio non solamente con tutto il cuore, l'anima e lo spirito, ma anche con tutta la nostra forza, e questo esige un uso intelligente delle nostre energie fisiche.

Cristo assolveva fedelmente sia i suoi compiti materiali che quelli spirituali e traduceva in tutta la sua attività il proposito di fare la volontà del Padre. Il cielo e la terra sono legati più intimamente e sono sottoposti alla sorveglianza di Cristo più direttamente di quanto molti immaginano. Era stato Cristo a concepire il progetto del primo tabernacolo terreno e a dare precise istruzioni anche per la costruzione del tempio di Salomone. Colui che nella sua vita terrena aveva lavorato da falegname a Nazaret era nello stesso tempo l'architetto celeste del sacro edificio in cui gli uomini dovevano onorare il suo nome!

Era stato Cristo a trasmettere ai costruttori l'abilità e la saggezza di realizzare quel singolare capolavoro: "Vedi, io ho chiamato per nome Betsaleel, figliuolo di Un, figliuolo di Hur, della tribù di Giuda: e l'ho ripieno dello Spirito di Dio, di abilità, d'intelligenza e di sapere per ogni sorta di lavori... Ed ecco, gli ho dato per compagno Oholiab, figliuolo di Ahisamac, della tribù di Dan; e ho messo sapienza nella mente di tutti gli uomini abili, perché possan fare tutto quello che t'ho ordinato". Esodo 31:2, 3, 6.

Dio desidera che tutti i suoi collaboratori, in qualunque settore lavorino, riconoscano in lui il dispensatore di tutti i talenti che possiedono. Tutte le buone invenzioni ed i vari miglioramenti scaturiscono da colui che è ammirevole per i suoi consigli e grande in sapienza. Il medico deve il suo abile tocco, la capacità di intervenire su nervi e muscoli, la conoscenza dei delicati meccanismi organici, all'onnipotenza di Dio che gli ha concesso tutto questo perché lo usi a favore dei sofferenti. La destrezza del carpentiere nell'usare il martello e la forza del fabbro che batte l'incudine, provengono da Dio. Egli ci ha affidato dei doni e si attende che andiamo a lui per chiedergli consiglio. Qualunque cosa facciamo, in qualsiasi ramo dell'opera lavoriamo, Egli desidera dirigere il nostro pensiero e la nostra mente affinché facciamo un lavoro perfetto.

La religione e l'attività professionale non vanno separate perché sono tutt'uno. La nostra fede biblica dovrebbe permeare tutto quello che facciamo o diciamo. Gli strumenti umani e divini devono collaborare sia nelle imprese materiali che in quelle spirituali, nell'industria e nell'agricoltura, nel commercio e in campo scientifico. Ogni iniziativa del cristiano deve svolgersi all'insegna della più stretta collaborazione.

Dio ha già proclamato a quali condizioni questa collaborazione è possibile. La sua gloria deve essere il nostro unico movente, tutta la nostra opera deve essere ispirata dall'amor di Dio e svolta secondo la sua volontà.

È importante fare la volontà di Dio nel costruire una casa come nel partecipare al culto religioso; chi ispira il proprio carattere ai retti princìpi crescerà anche in grazia e conoscenza nel suo lavoro quotidiano.

Tuttavia Dio non accetterà i talenti più brillanti o il servizio più splendido di un individuo che non è disposto a deporre il proprio io sull'altare in sacrificio vivente. Se la radice non è santa l'albero non può portare un frutto gradito a Dio.

Il Signore fece degli abili amministratori di Daniele e Giuseppe, speciali tramite i quali Egli poté operare perché essi non cercavano il proprio piacere ma la sua volontà.

Il caso di Daniele è molto istruttivo per noi e ci dimostra che un uomo d'affari non necessariamente deve essere astuto e senza scrupoli, anzi può chiedere consiglio a Dio ad ogni passo. Primo ministro del regno babilonese, Daniele era nel contempo un profeta di Dio che riceveva la luce delle rivelazioni celesti. La Bibbia paragona gli ambiziosi statisti del mondo all'erba e al fiore che presto cresce, fiorisce e muore, nondimeno il Signore gradisce collaboratori intelligenti e abili nei vari rami della sua opera. C'è bisogno di uomini d'affari che trasfondano i grandi principi della verità in tutte le loro transazioni e che perfezionino le loro doti con studi accurati e una continua preparazione. Se ci sono uomini che devono sfruttare in tutti i campi le varie possibilità per acquisire saggezza ed efficienza, sono proprio coloro che usano le loro capacità per costruire il regno di Dio sulla terra! Quando l'amministrazione di Daniele fu sottoposta ad un attento esame, non emerse il minimo errore. Egli rimane d'esempio per tutti gli uomini d'affari, e la sua storia dimostra che cosa può raggiungere l'uomo che consacra l'intelligenza, il cuore e ogni energia al servizio di Dio.

Il denaro

Dio affida all'uomo anche dei beni e gli dà la capacità di acquisire ricchezze. Egli bagna la terra con la rugiada del cielo e con le piogge, fa splendere il sole che riscalda il terreno, desta ovunque nuova vita nella natura facendola fiorire e fruttificare. In cambio di tutto questo Dio chiede che gli restituiamo una parte di quanto gli appartiene.

Il denaro non ci viene dato per onorare ed esaltare noi stessi, bensì affinché lo usiamo, da fedeli amministratori, ad onore e gloria di Dio. Alcuni pensano che solo una parte dei loro beni appartenga al Signore e così, dopo aver stanziato una certa somma per scopi religiosi e di beneficenza, ritengono il resto loro proprietà di cui possono disporre a piacimento. È un errore: tutto quel che possediamo è del Signore e noi siamo responsabili di fronte a lui dell'uso che ne faremo. Ogni lira che spendiamo dimostrerà se amiamo Dio sopra tutto e il nostro prossimo come noi stessi.

Il denaro è prezioso perché può fare molte opere buone: nelle mani dei figli di Dio esso si trasforma in cibo per gli affamati, bevanda per gli assetati e vestito per gli ignudi, strumento di difesa per gli oppressi e di soccorso per gli infermi. Ma se non si usa per soddisfare i bisogni elementari della vita quotidiana, per il bene del prossimo e l'avanzamento della causa di Cristo, esso non vale più della sabbia.

Le ricchezze accumulate non sono solo inutili, ma una maledizione, un insidia per l'anima che distolgono dai tesori celesti. Nel giorno del giudizio esse saranno una testimonianza di condanna contro il possessore per i talenti che non ha sviluppato e le occasioni che ha trascurato. La Scrittura dice: "A voi ora, o ricchi! Piangete e urlate per le calamità che stanno per venirvi addosso! Le vostre ricchezze son marcite, e le vostre vesti son rose dalle tignuole. Il vostro oro e il vostro argento sono arrugginiti, e la loro ruggine sarà una testimonianza contro a voi, e divorerà le vostre carni a guisa di fuoco. Avete accumulato tesori negli ultimi giorni. Ecco, il salario dei lavoratori che han mietuto i vostri campi, e del quale li avete frodati, grida; e le grida di quelli che han mietuto sono giunte alle orecchie del Signore degli eserciti". Giacomo 5:1-4.

Tuttavia Cristo non approva chi spreca il denaro con leggerezza e Invita tutti i suoi seguaci ad apprendere la lezione del risparmio: "Raccogliete i pezzi avanzati, che nulla se ne perda". Giovanni 6:12. Chi ha capito che anche il suo denaro è un dono di Dio, lo userà con parsimonia e sentirà il dovere di risparmiarlo per darlo a chi ne ha bisogno.

Quanto più spendiamo per la nostra vanitosa ostentazione e soddisfazione personale, tanto meno ci rimarrà per alimentare gli affamati e vestire gli ignudi. Ogni lira spesa futilmente riduce le nostre possibilità di fare del bene agli altri ed equivale a derubare Dio dell'onore e della gloria che scaturirebbero da un corretto impiego dei talenti che ci ha affidato.

Impulsi generosi e gesti di bontà

Un carattere benevolo e affettuoso e la capacità di afferrare subito i temi spirituali sono talenti preziosi e comportano una grande responsabilità per chi li possiede. Bisogna impegnare anche queste doti al servizio di Dio, ma molti sbagliano in proposito: si compiacciono di queste qualità ma non le mettono al servizio degli altri. Si lusingano pensando che farebbero qualcosa di buono e grandioso se ne avessero l'occasione, se le circostanze fossero favorevoli, e così continuano ad attendere l'occasione... Disprezzano la meschinità dell'avaro che rimpiange il boccone dato al bisognoso. Vedono che vive solo per se stesso e che è responsabile dei suoi talenti usati cosi male. Con un certo compiacimento si paragonano a lui e si convincono di essere molto migliori di una persona così gretta, ma si ingannano. Anche loro hanno dei doni inutilizzati e questo non fa che accrescere la loro responsabilità. Quanti hanno grandi qualità affettive, hanno il dovere dinanzi a Dio di manifestarle non solo agli amici, ma a tutti coloro che hanno bisogno del loro aiuto. Anche i vantaggi di ordine sociale rappresentano dei talenti da usare a beneficio di quanti ci stanno intorno. Se siamo gentili solo con alcuni, questo non è vero amore ma egoismo e non contribuirà al bene degli altri né alla gloria di Dio. Chi lascia inutilizzati i doni di Cristo è più colpevole di quell'avaro per il quale provava solo disprezzo. A questo tipo di persone un giorno sarà detto: "Conoscevate la volontà del Maestro, ma non l'avete fatta!"

I talenti sì moltiplicano con l'uso

I talenti utilizzati si moltiplicano. Il successo non dipende dal caso o dal destino, ma è il risultato della provvidenza divina, la ricompensa della fede e della prudenza, della virtù e di sforzi perseveranti. Il Signore desidera che impieghiamo ogni nostro dono e se lo facciamo ne riceveremo di più grandi. Dio non ci dà in modo soprannaturale le doti che ci mancano, me se usiamo quelle che abbiamo, Egli ci aiuterà ad incrementarle e a perfezionarle. Ogni sacrificio fervente e sincero che facciamo al servizio del Maestro contribuirà allo sviluppo dei nostri talenti. Se ci mettiamo a disposizione dello Spirito Santo per essere suoi docili strumenti, la grazia divina ci aiuterà a vincere le cattive tendenze, le abitudini inveterate, per farci trovare un nuovo stile di vita. Seguendo i suggerimenti dello Spirito, il nostro cuore potrà ricevere sempre più la sua forza e noi saremo in grado di lavorare sempre più o meglio. Si destano energie latenti e le capacità atrofizzate ricevono nuova vita.

Chi obbedisce umilmente all'appello divino può avere la certezza che Dio l'aiuterà. L'accettare una responsabilità così solenne eleva il carattere, mobilita le più alte facoltà mentali e spirituali e affina i pensieri ed i sentimenti. È meraviglioso osservare come, grazie alla fede nella potenza di Dio, un essere debole acquisti forza, produca sforzi decisi e ottenga grandi risultati. Chi inizia anche con modeste conoscenze, dicendo quello che sa e continuando a studiare con zelo, vedrà aprirsi tutti i tesori celesti dinanzi a lui. Quanta più luce trasmetterà agli altri tanta più ne riceverà, e man mano che spiega la Parola di Dio agli altri, spinto dall'amore del prossimo, la comprenderà meglio personalmente. il nostro sapere e le nostre capacità cresceranno con l'uso.

Ogni sforzo intrapreso a favore di Cristo si rifletterà beneficamente su noi stessi. Se impieghiamo i nostri mezzi alla sua gloria Egli ce ne darà di più; quando cerchiamo di guadagnare altri per Cristo, esprimendo in preghiera la nostra responsabilità, l'influsso vivificante della grazia di Dio ci toccherà il cuore e conferirà un fervore divino alla nostra carità. Tutta la nostra vita di fede si farà più autentica, più fervente e animata da uno spirito di preghiera.

Il cielo giudica il valore di un uomo dalla sua capacità di conoscere Dio. Questa conoscenza è la sorgente di ogni forza. Dio ha creato l'uomo per manifestare il suo Spirito creativo in ognuna delle doti umane e cerca sempre di associare il pensiero umano a quello divino. Egli ci offre il privilegio di collaborare con Cristo nel rivelare la sua grazia al mondo e farci acquisire una maggiore conoscenza delle cose celesti.

Contemplando Gesù, la nostra concezione di Dio si farà sempre più chiara e profonda e questa contemplazione ci trasformerà: la bontà e l'amor del prossimo diventeranno un istinto naturale e svilupperemo un carattere che sarà una copia di quello di Dio. Crescendo alla sua somiglianza, riuscirèmo a conoscerlo sempre meglio. Entreremo in intima comunione col cielo e crescerà la nostra capacità di ricevere le ricchezze della conoscenza e sapienza eterna.

Un solo talento

Il servo che aveva ricevuto un talento "andò e, fatta una buca in terra, vi nascose il danaro del suo padrone". Matteo 25:18.

Proprio colui che aveva ricevuto il talento più piccolo lo lasciò inutilizzato. C'è in questo un avvertimento per tutti coloro che si sentono dispensati dal servire Cristo per la modestia delle loro doti. Se ci fosse qualcosa di grande da realizzare, come la farebbero volentieri! Ma siccome sono in grado di assumere solo piccoli incarichi, credono di avere il diritto di non fare niente! Che errore! Distribuendo i talenti il Signore prova il carattere. L'uomo che trascurò il talento ricevuto si dimostrò servo infedele, e se ne avesse ricevuti cinque li avrebbe nascosti lo stesso in una buca. Il cattivo uso fatto di quell'unico talento dimostrava chiaramente che egli disprezzava i doni del cielo.

"Chi è fedele nelle cose minime, è pur fedele nelle grandi". Luca 16:10. Spesso si sottovaluta l'importanza delle piccole cose proprio perché sono piccole, eppure sono proprio loro a determinare ampiamente il corso della nostra vita quotidiana. Per il cristiano le cose di poco conto in effetti non esistono. Noi compromettiamo lo sviluppo del nostro carattere se sottovalutiamo l'importanza delle piccole cose.

"Chi è ingiusto nelle cose minime, è pure ingiusto nelle grandi". Luca 16:10. Chi trascura sia pure i doveri minimi rifiuta in sostanza il servizio che dovrebbe rendere a Dio, e questa infedeltà si riflette negativamente su di lui stesso perché egli non può ricevere né la grazia né la forza di carattere né il vigore che si otterrebbero consacrandosi senza riserve a Dio. Allontanandosi da Cristo egli si espone alle tentazioni di Satana e commette gravi errori al servizio del Maestro. Non attenendosi ai retti principi nelle piccole cose, non obbedisce a Dio nemmeno nei compiti che ritiene più importanti. I difetti manifestati nelle vicende minori della vita si fanno sentire anche negli affari più rilevanti. Egli agisce appunto com'è abituato. Il ripetersi dei medesimi atti crea l'abitudine, l'abitudine plasma il carattere e il carattere decide del nostro destino per il tempo e per l'eternità.

Solo la fedeltà nei piccoli doveri prepara l'individuo ad assumere responsabilità maggiori. Dio mise Daniele e i suoi compagni in contatto con i più eminenti personaggi di Babilonia affinché quei pagani conoscessero i principi della vera fede. In mezzo ad un popolo idolatrico Daniele doveva rappresentare il carattere di Dio. Che cosa gli permise di ricoprire un incarico così importante, di fiducia e onore? Proprio la fedeltà nelle piccole cose che ispirava tutta la sua vita. Egli onorava Dio anche nei minimi doveri e il Signore collaborava con lui. A lui e ai suoi compagni Egli "dette conoscenza e intelligenza in tutta la letteratura e sapienza; e Daniele s'intendeva d'ogni sorta di visioni e di sogni". Daniele 1:17.

Come chiamò Daniele ad essere suo testimone a Babilonia, Dio chiama anche noi ad essere i suoi araldi nel mondo d'oggi e desidera che viviamo i principi del suo regno di fronte all'umanità, nelle piccole vicende della vita come nelle più grandi.

Cristo stesso ci ha insegnato durante la sua vita terrena quanto sia importante dedicare cura e attenzione ai minimi particolari. La grande opera della redenzione gli pesava continuamente nell'anima. Mentre ammaestrava e guariva doveva impegnare al massimo ogni sua energia fisica e psichica, eppure non gli sfuggivano gli aspetti più semplici della vita quotidiana e della natura, anzi ne approfittava per impartire le sue lezioni più istruttive sulle grandi verità del regno di Dio. Non ignorava le necessità del suo più umile servo e ascoltava il grido del bisognoso. Non era rimasto insensibile a quella povera donna che l'aveva toccato in mezzo alla folla: anche il minimo gesto di fede trovava esaudimento. Dopo aver risuscitato la figlia di Iairo dalla morte ricordò ai genitori di darle da mangiare, e, quando lui stesso, con la sua potenza, risorse dalla tomba, ebbe cura di piegare e mettere accuratamente da parte i panni mortuari nei quali era stato avvolto.

L'opera alla quale siamo chiamati come cristiani è di collaborare con Cristo per la salvezza degli altri. Ci siamo impegnati in quest'opera con un patto e trascurarla significa dimostrarsi infedeli a lui. Se invece vogliamo assolvere questo compito dobbiamo seguire coscienziosamente il suo esempio anche nelle piccole cose. Ecco il segreto del successo in ogni campo di attività e di influenza del cristiano!

Il Signore desidera che il suo popolo giunga al più alto gradino della scala per glorificarlo con le doti e capacità che Egli vuole elargirgli. Nella sua grazia Egli ha adottato tutti i provvedimenti che ci permettono di dimostrare che noi agiamo secondo piani e concezioni migliori di quelli del mondo. Dobbiamo rivelare una superiorità di intelligenza, abilità pratica e conoscenza perché crediamo in Dio e nella sua potenza di trasformare il cuore umano.

Non si scoraggi chi non ha ricevuto grandi doti! Usi quelle che ha, tenendo d'occhio i propri punti deboli di carattere e cercando di fortificarli con la grazia di Dio. Ogni atto della vita si ispiri alla fedeltà e all'accuratezza. Coltiviamo quelle caratteristiche che ci aiuteranno a fare un buon lavoro.

Bisogna combattere decisamente la tendenza alla trascuratezza. Molti credono di poter scusare anche gli errori più gravi con la loro dimenticanza, ma non possiedono anche loro le stesse facoltà mentali degli altri? Esercitino la memoria! Dimenticare, essere negligenti è peccato. Se ti abitui alla trascuratezza, finirai per trascurare anche la salvezza dell'anima e infine ti ritroverai impreparato per il regno di Dio!

Bisogna tradurre le grandi verità anche nelle piccole cose, applicare praticamente la fede agli umili doveri della vita quotidiana. La prima e più grande virtù dell'uomo è quella di obbedire assolutamente alla Parola di Dio.

Dato che non lavorano direttamente in un'opera religiosa, molti si sentono inutili e credono di non portare alcun contributo all'avanzamento del regno di Dio, ma si sbagliano. Se svolgono un lavoro che qualcuno deve pur fare, non devono rimproverarsi di essere inutili nella grande famiglia di Dio. Non bisogna ignorare i doveri più umili. Qualunque lavoro onesto è una benedizione e la fedeltà in esso può dimostrarsi una preparazione ad assumere incarichi di maggiore responsabilità.

Dio gradisce qualsiasi servizio che gli dedichiamo con abnegazione, il più umile come il più elevato. Nessuna offerta è piccola quando si fa con gioia e sincerità.

Ovunque ci troviamo, Cristo ci esorta ad assolvere i doveri che si presentano. Se si tratta del focolare, fai il possibile per renderlo piacevole e accogliente. Se sei una madre, educa i figli nello spirito di Cristo e il tuo compito non sarà affatto inferiore a quello del predicatore al pulpito. Se lavori in cucina, sii una cuoca perfetta; nella preparazione dei cibi bada che siano sani, nutrienti e appetitosi. E come per i tuoi piatti usi i migliori ingredienti, alimenta il tuo spirito con i migliori pensieri. Che tu sia contadino e coltivi la campagna o abbia un qualunque altro mestiere, fai il tuo lavoro come si deve e il successo non mancherà. Concentrati in quello che fai e sii un rappresentante di Cristo in ogni cosa, agendo come agirebbe lui al tuo posto.

Anche se il tuo talento è piccolo, il Signore se ne può servire lo stesso. Saggiamente impiegato farà anch'esso la sua parte. Mentre noi con la fedeltà nei piccoli doveri agiamo addizionando, Dio agirà per noi moltiplicando. Così le piccole cose finiranno per esercitare l'influenza più potente in tutta la sua opera.

La fede vivente ispiri e guidi come un filo d'oro l'assolvimento dei doveri più umili, e allora tutto il lavoro giornaliero favorirà la nostra crescita cristiana. Terremo lo sguardo fisso a Gesù e l'amore di lui vivificherà tutte le nostre imprese. Così il giusto uso dei nostri talenti ci legherà come un'aurea catena al mondo celeste. In fondo la vera santificazione è proprio questa: fare con gioia il proprio dovere quotidiano obbedendo perfettamente alla volontà di Dio.

Ma molti cristiani attendono di ricevere qualche grande compito, e siccome non trovano un impiego che gli permetta di soddisfare la loro ambizione, finiscono per trascurare anche i comuni doveri della vita che essi giudicano così poco interessanti. Un giorno dopo l'altro lasciano passare le occasioni per dimostrare la loro fedeltà a Dio, e mentre continuano a sognare qualche grande impresa, la loro vita scorre senza che essi raggiungano l'obiettivo e la loro opera rimane da fare.

La resa del conti

"Or dopo molto tempo, ecco il padrone di que' servitori a fare i conti con loro". Matteo 25:19. Quando il Signore chiamerà i servi a render conto, esaminerà il frutto di ogni talento e la resa manifesterà il carattere di ogni operaio.

Coloro che avevano ricevuto l'uno cinque e l'altro due talenti li restituiscono al padrone con il relativo guadagno, ma senza rivendicare alcun merito. I talenti erano stati loro affidati solo in prestito, e senza questo capitale non avrebbero potuto ricavare alcun interesse. Hanno piena coscienza di aver fatto solo il proprio dovere. Il capitale era del Signore, perciò anche gli interessi. Se il Salvatore non gli avesse dimostrato la sua grazia ed il suo amore, avrebbero fatto fallimento per l'eternità.

Nondimeno quando il Padrone riprende i talenti elogia e ricompensa i servi come se il merito fosse tutto loro. È visibilmente lieto e soddisfatto e si compiace di benedirli e approvarli. Premia ogni loro servizio e sacrificio, non perché gli debba nulla, ma perché il suo cuore trabocca di bontà e carità.

"Va bene, buono e fedel servitore;", esclama, "sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore". Matteo 25:21.

È la fedeltà e la lealtà a Dio, un servizio d'amore, che Dio gradisce e approva. Ogni impulso dello Spirito Santo, che spinge gli uomini al bene e verso Dio, è registrato nei libri celesti. Nel giorno del giudizio tutti gli operai che sono stati uno strumento nelle sue mani saranno lodati.

Gioiranno col Signore quando vedranno nel suo regno coloro che sono stati redenti tramite loro, e godranno il privilegio di partecipare alla sua opera lassù essendosi preparati già qui a tale compito. Quello che saremo un giorno nel cielo è un riflesso di ciò che siamo ora nel carattere e nel modo di agire. Cristo ha detto di sé: "Il Figliuol dell'uomo non è venuto per esser servito ma per servire". Matteo 20:28. L'opera che ha compiuto in terra è la stessa che compie nei cieli, e se abbiamo collaborato con Cristo quaggiù, la nostra ricompensa sarà una maggiore capacità di lavoro e il privilegio di collaborare con lui nel mondo avvenire.

"Poi, accostatosi anche quello che aveva ricevuto un talento solo, disse: Signore, io sapevo che tu sei uomo duro, che mieti dove non hai seminato, e raccogli dove non hai sparso; ebbi paura, e andai a nascondere il tuo talento sottoterra; eccoti il tuo". Matteo 25:24, 25.

Ecco come gli uomini cercano di scusarsi quando hanno trascurato i doni di Dio! Giudicano Dio un inesorabile tiranno pronto a scoprire in loro il minimo errore per punirli duramente. L'accusano di pretendere cose che non ha mai dato e di voler raccogliere senza aver seminato...

Numerosi sono coloro che, fra sé e sé, accusano Dio di essere un padrone duro perché esige i loro beni ed il loro servizio, ma che cosa possiamo dare a Dio che non sia in realtà già suo? "Giacché tutto viene da te;", esclamava il re Davide, "e noi t'abbiam dato quello che dalla tua mano abbiam ricevuto". 1 Cronache 29:14. Tutte le cose appartengono a Dio, perché le ha create e redente, tutti i beni di questa vita e di quella avvenire che possiamo godere recano l'impronta della croce del Calvario. Perciò l'accusa che Dio sia un padrone duro e raccolga dove non ha seminato è priva di ogni fondamento.

Per quanto il rimprovero del servo infedele sia ingiusto, il padrone non lo confuta, anzi lo coglie sul suo stesso terreno per dimostrare che il suo modo di agire è iniscusabile. Non erano mancati al servo mezzi e modi per far fruttare il talento a favore del proprietario che replicò: "Dovevi dunque portare il mio danaro dai banchieri; e al mio ritorno, avrei ritirato il mio con interesse". Matteo 25:27.

Il nostro Padre celeste non richiede da noi né più né meno di quanto siamo in grado di fare secondo le capacità che ci ha dato. Non ci grava di un fardello che non possiamo portare: "Poiché egli conosce la nostra natura; egli si ricorda che siam polvere". Salmi 103:14. Tutto ciò che esige da noi possiamo anche farlo con la sua grazia.

"A chi molto è stato dato, molto sarà ridomandato". Luca 12:48. Ognuno di noi sarà responsabile personalmente di aver fatto sia pure una virgola in meno di quanto avrebbe potuto fare. Il Signore misura esattamente la nostra possibilità di lavoro e terrà conto delle doti che abbiamo sfruttato come di quelle che abbiamo lasciato inutilizzate. Egli ci riterrà responsabili di tutto ciò che avremmo potuto guadagnare col giusto uso dei nostri talenti e ci giudicherà secondo quello che avremmo potuto fare e non abbiamo fatto perché non abbiamo impiegato i nostri doni alla gloria di Dio. Anche se questo non comprometterà la salvezza della nostra anima, nell'eternità ci renderemo conto dei risultati della nostra trascuratezza. Tutto il sapere e l'abilità che non abbiamo acquisito per pigrizia sarà una perdita eterna e definitiva.

Quando invece ci consacriamo pienamente a Dio e nel lavoro seguiamo le sue istruzioni, assumerà lui la responsabilità della riuscita. Non dovremo preoccuparci o dubitare del successo dei nostri sforzi sinceri, e ancor meno dobbiamo temere l'insuccesso, essendo chiamati a collaborare con colui che non conosce il fallimento.

Non parliamo sempre della nostra debolezza e incapacità, e una dimostrazione di sfiducia in Dio una negazione della sua Parola. Quando mormoriamo per il nostro fardello o rifiutiamo le responsabilità che Egli vorrebbe affidarci, stiamo virtualmente affermando che è un padrone duro e che pretende da noi cose che non siamo in grado di fare.

Facilmente si scambia l'atteggiamento del servo indolente per umiltà, ma la vera umiltà è ben diversa, non ha niente a che fare con la ristrettezza mentale, la mancanza di aspirazioni e di coraggio nella vita e il rifiuto delle responsabilità per paura dell'insuccesso. L'umiltà autentica realizza i piani di Dio confidando nella sua forza.

Dio si serve di chi vuole e a volte sceglie proprio gli strumenti più umili per compiere le sue opere più grandiose, per rivelare la sua potenza attraverso la debolezza umana. Secondo le nostre convinzioni noi riteniamo una cosa grande e l'altra piccola, ma Dio adotta una misura diversa. Non pensiamo che ciò che è grande per noi lo sia anche per lui e viceversa. Non sta a noi giudicare il valore dei nostri talenti né sceglierci il compito da soli. Bisogna piuttosto accettare il fardello che Dio ci dà e portarlo alla sua gloria. Quando abbiamo bisogno di riposo andiamo a lui. Qualunque sia la nostra attività, onoreremo Dio solo servendolo con gioia e sincerità. Egli si compiace quando disimpegniamo lietamente i nostri doveri, con la grata consapevolezza di essere ritenuti degni di collaborare con lui.

Il talento tolto

Contro il servo pigro fu pronunciata questa sentenza: "Toglietegli dunque il talento, e datelo a colui che ha i dieci talenti". Matteo 25:28. Come per la retribuzione degli operai fedeli, c'è qui un simbolo non solo del giudizio finale, ma anche del graduale processo di retribuzione che avviene in questa vita. Nell'ambito spirituale è come nella natura: ogni facoltà inutilizzata si indebolisce e muore. L'attività è la legge della vita, mentre l'ozio conduce alla morte. "Or a ciascuno è data la manifestazione dello Spirito per l'utile comune". 1 Corinzi 12:7. Se li impieghiamo per il bene degli altri, i nostri doni aumenteranno, se li usiamo invece per i nostri scopi egoistici diminuiranno e alla fine ci saranno tolti completamente. Chi rifiuta di dare agli altri quello che ha, si accorgerà un giorno di non aver più niente da dare, avendo tollerato in sé una tendenza che finirà per atrofizzare e distruggere le facoltà dell'anima.

Nessuno si illuda di poter coltivare per tutta la vita i propri interessi egoistici e di entrare un giorno nella gioia del suo Signore! Simili persone non potrebbero condividere la gioia dell'amore disinteressato e sarebbero fuori posto in cielo. Non saprebbero apprezzare la pura atmosfera della carità che pervade il cielo, rimarrebbero indifferenti nell'udire le voci angeliche e le melodie delle loro arpe, la scienza celeste rimarrebbe per loro un mistero incomprensibile.

Nel gran giorno del giudizio chi non ha fatto niente per Cristo, chi ha seguito la corrente, rifiutando ogni responsabilità, pensando solo a se stesso, ai propri interessi e piaceri, si ritroverà insieme con gli empi e riceverà dal gran Giudice di tutta la terra la loro stessa condanna.

Molti sedicenti cristiani ignorano semplicemente le richieste divine e tuttavia non ci trovano niente di male. Sanno che il bestemmiatore, l'omicida e l'adultero meritano la punizione, ma quanto a loro, godono il piacere di partecipare al culto, ascoltano volentieri la predicazione evangelica e perciò si ritengono cristiani. Pur avendo trascorso tutta la vita curandosi solo di se stessi, rimarranno un giorno non poco stupiti, come il servo infingardo della parabola, di udire la sentenza: "Toglietegli dunque il talento". Come gli Ebrei, confondono il godimento per se dei beni ricevuti con l'uso che dovrebbero farne a favore degli altri.

Molti eludono l'impegno cristiano scusandosi di non essere capaci, ma è stato Dio a crearli veramente incapaci? Assolutamente no! Questa incapacità è il prodotto della loro inattività e di una precisa scelta. Già ora si fa sentire in loro l'esito della sentenza: "Toglietegli dunque il talento". Il continuo abuso dei loro talenti finirà per allontanare da loro lo Spirito Santo, l'unica luce. "E quel servitore disutile, gettatelo nelle tenebre di fuori". Matteo 25:30. Con questo verdetto il cielo suggella la scelta che questi uomini hanno fatto per l'eternità.