Consigli sull' economato cristiano

Capitolo 40

Offerte spontanee

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Tutto ciò che facciamo deve essere fatto spontaneamente. Dobbiamo presentare le nostre offerte con gioia e gratitudine, dicendo: "Signore, ti restituiamo una parte di ciò che ti appartiene". Anche la collaborazione più preziosa è ben poco rispetto al dono che Dio ha fatto all'umanità. Cristo è un dono che si rinnova ogni giorno. Dio accetta volentieri i doni che i suoi amministratori offrono per lo sviluppo della sua opera nel mondo. In questo modo riconosciamo che ogni cosa appartiene a Dio nel senso più completo e assoluto. -- Manoscritto 124, 1898.

Dio gradisce l'offerta di un cuore traboccante d'amore e lo utilizza per proclamare il suo messaggio. Se abbiamo consacrato tutto il nostro essere offriremo anche dei doni. A colui che ci ha amati per primo e ha dato se stesso per noi, consacreremo generosamente i nostri beni terreni più preziosi e le nostre migliori facoltà mentali e spirituali. -- The Desire of Ages, 65.

Offerte di ringraziamento e per il perdono dei peccati

Avvicinatevi al Signore con cuori colmi di gratitudine per le sue benedizioni passate e presenti e manifestate il vostro apprezzamento per le sue bontà presentando le vostre offerte di ringraziamento, le vostre offerte spontanee e quelle per il perdono dei peccati. -- The Review and Herald, 4 gennaio 1881.

Un'offerta non spontanea è una beffa nei confronti di Dio

Dio ha scelto gli uomini come suoi amministratori e collaboratori nella grande opera che permetterà di instaurare il suo regno sulla terra. Essi però, imitando il comportamento dell'amministratore infedele, possono perdere in questo modo i privilegi più preziosi che mai siano stati accordati agli esseri umani. Per migliaia di anni Dio ha operato attraverso strumenti umani ma può, se vuole, escludere gli egoisti, gli avari e gli avidi.

Egli non dipende dai nostri mezzi e gli uomini non possono limitare la sua azione. Egli infatti può benissimo adempiere la sua opera indipendentemente dalla nostra partecipazione. Chi fra noi sarebbe contento che Dio lo facesse?

È meglio non offrire nulla piuttosto che farlo contro voglia, perché offendiamo Dio se non lo facciamo spontaneamente. Teniamo presente che dipendiamo completamente da Dio; Egli legge i pensieri e le intenzioni del nostro cuore e del nostro spirito. -- The Review and Herald, 15 maggio 1900.

A Dio piace chi dona con gioia

"Ciascuno dia quindi il suo contributo come ha deciso in cuor suo, ma non di malavoglia o per obbligo, perché a Dio piace chi dona con gioia". 2 Corinzi 9:7 (Tilc). Se noi agiamo secondo lo spirito di questo consiglio, possiamo invitare Dio a controllare il bilancio dei nostri affari. Possiamo renderci conto che in fondo offriamo perché attingiamo a quanto ci ha dato il Signore.

Tutte le nostre offerte dovrebbero essere presentate con gioia; esse infatti sono il frutto di quei beni che il Signore ci ha affidato per far progredire la sua opera nel mondo, affinché la verità sia proclamata ovunque.

Se tutti coloro che hanno accettato il messaggio della salvezza restituissero al Signore una parte di ciò che gli appartiene, sotto forma di decime e offerte, l'opera di Dio disporrebbe dei mezzi necessari. La solidarietà nei confronti dei bisognosi non dipenderebbe più da una generosità frutto dell'impulso momentaneo, variabile in base ai mutevoli sentimenti umani. Gli appelli di Dio sarebbero considerati legittimi e la sua opera beneficerebbe regolarmente di una parte dei capitali che abbiamo in gestione. Ogni fedele amministratore desidererà accrescere la proporzione delle proprie offerte e non ridurle, anche soltanto di un centesimo. Per chi lavora? Per chi sta preparando la sua offerta? Per colui dal quale egli dipende per tutto ciò che ha. Come beneficiari della sua grazia, offriamo agli angeli l'opportunità di vergognarsi di noi e a Gesù di arrossire nel chiamarci fratelli.

Manifesteremo ingratitudine offrendo con avarizia per l'opera di Dio? No. Abbandoniamo il nostro egoismo offrendo noi stessi come sacrificio vivente a Gesù Cristo. Noi apparteniamo a lui perché ci ha riscattati. Quanti hanno ricevuto la sua grazia, contemplando la croce del Calvario, non si chiederanno quanto devono dare perché si renderanno conto che anche l'offerta più consistente è fin troppo modesta, del tutto sproporzionata, al grande dono di Dio nella persona del Figlio. Mediante lo spirito di sacrificio anche la persona più povera riuscirà a trovare qualcosa da restituire a Dio. -- The Review and Herald, 14 luglio 1896.