Consigli sull' economato cristiano

Capitolo 50

Un invito alla preghiera o alla comprensione della propria vocazione

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Caro fratello e sorella, Provo per voi una profonda simpatia e prego perché consideriate la realtà nella sua giusta dimensione. Dovete comprendere che non è possibile amministrare il proprio patrimonio contraendo dei debiti. (...)

Quando un uomo si rende conto di non ottenere risultati, perché non prega o non decide di cambiare occupazione? Si profilano tempi difficili e il Signore accetta tutti coloro che possono collaborare con lui. Imparate a rinunciare e a sacrificarvi. Ogni iniziativa deve essere considerata con prudenza pregando in vista della sua realizzazione. Siate cauti, onorando Dio e comportandovi correttamente per non influenzare coloro che tentennano o si allontanano dalla giusta direzione. -- Lettera 63, 1897.

Consigli a un colportore

Nella sua lettera si lamenta di essere sommerso dai debiti. Ma non ha nessuna scusa da presentare per giustificare una simile situazione. (...) La sua abitudine a contrarre debiti, senza essere sicuro di poterli rimborsare, crea delle difficoltà ai suoi creditori, privandoli di quel poco di cui dispongono e suscitando pesanti critiche nei confronti dell'opera di Dio. Se si rendesse conto della gravità di questo atteggiamento non continuerebbe a comportarsi in questo modo. Se comprendesse il peso delle sue scelte non continuerebbe in questa direzione. Capirebbe che non è giusto derubare il suo prossimo, che sia credente o meno, e metterlo in difficoltà pur di soddisfare le proprie esigenze.

Fratello..., il suo caso è serio. Il suo atteggiamento influenzerà negativamente altri colportori in modo irreparabile. Impedirà ad altri di intraprendere l'attività del colportaggio, per lavorare onestamente, perché essi verranno considerati con diffidenza. Dal momento che alcuni colportori si sono comportati male non ci si fiderà più di coloro che meritano invece comprensione e considerazione. In seguito a certe esperienze del passato, in cui l'opera di Dio ha subito gravi perdite, è comprensibile essere esitanti nel riporre la propria fiducia in uomini che hanno sottratto dei fondi, diminuendo così i mezzi a disposizione per sostenere attualmente la stessa opera? -- Lettera 36, 1897.

Libertà nella rinuncia

Dovete essere sicuri di non contrarre più nuovi debiti. Per non ricadere in simili situazioni, rinunciate piuttosto a mille altre cose. Essi sono stati la maledizione della vostra vita. Bisogna evitarli come la peggiore delle malattie.

Impegnatevi solennemente con Dio, tramite la sua grazia, a rimborsare i vostri debiti senza non avere obblighi nei confronti di nessuno, a costo di nutrirvi di pane e latte. Preparando il vostro cibo è facile spendere in cose superflue. Fate attenzione anche a poche lire; anche pochi spiccioli finiscono per formare somme considerevoli. Fino a quando avrete debiti da pagare sforzatevi di vivere con uno spirito di rinuncia. (...) Non esitate, non scoraggiatevi e non tornate indietro. Controllate i vostri desideri e i vostri appetiti, risparmiando quel denaro che vi aiuterà a rimborsare i debiti. Quando ve ne sarete completamente liberati, non dovendo nulla a nessuno, avrete riportato una grande vittoria. -- Lettera 4, 1877.

Un debito non deve ostacolare la nostra generosità

Alcuni non hanno compreso il programma dell'economato cristiano e non vi si sono adeguati, con il pretesto che avevano ancora dei debiti sospesi e volevano applicare il principio di non dover nulla a nessuno. Il fatto di aver contratto dei debiti non li scusa. Vidi che essi dovevano rendere a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Alcuni sono molto convinti di dover aderire al principio di non contrarre debiti e pensano che Dio non possa esigere nulla da loro fino a quando non avranno regolato certe pendenze. Fanno torto a loro stessi. Trascurano di restituire a Dio ciò che gli appartiene. Ognuno deve presentare al Signore un'offerta adeguata. Coloro che hanno dei debiti devono pagarli con ciò che possiedono e poi offrire una parte di ciò che resta. -- Testimonies for the Church 1:220.