Principi di educazione cristiana

Capitolo 8

Gesù, l'inviato di Dio

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"Sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace". Isaia 9:5.

Nel Maestro mandato da Dio, il cielo offrì agli uomini quanto avesse di meglio e di più grande. Colui che era stato nel consiglio dell'Altissimo e che aveva dimorato nel luogo santissimo del santuario del Signore, fu scelto per rivelare all'umanità, nella sua persona, la conoscenza di Dio.

Ogni raggio di luce divina sceso su questo mondo caduto era stato comunicato tramite Gesù. Era stato lui a parlare per mezzo di chi, nel corso dei secoli, aveva annunciato all'umanità la Parola di Dio. Tutte le virtù di cui avevano dato prova le menti nobili e grandi, erano il riflesso della sua grandezza. In lui soltanto si realizzò l'ideale della perfezione.

Cristo venne nel mondo per rivelare questo ideale come l'unico degno di essere perseguito, e per dimostrare quello che ogni essere umano che lo accetta può diventare, quando la divinità abita nell'umanità. Egli venne per indicare in quale maniera i figli di Dio devono essere formati e come già da ora, essi possono vivere i princìpi e la vita del cielo.

Il dono supremo di Dio fu accordato per soddisfare le più grandi necessità dell'uomo. La luce apparve proprio quando le tenebre del mondo erano più fitte poiché a causa di falsi insegnamenti la mente degli uomini era stata a lungo distolta da Dio. Nei sistemi di educazione allora più diffusi, la filosofia umana aveva preso il posto della rivelazione divina. Invece dell'ideale di verità indicato dal cielo, le persone avevano accettato un ideale da loro stesse concepito. Essendosi allontanate dalla luce della vita, esse procedevano al pallido chiarore delle scintille di un fuoco da loro stessi acceso.

Poiché solo la dipendenza da Dio poteva garantire la forza, allontanandosi da Dio, quest'ultima venne meno e gli esseri umani divennero incapaci di raggiungere perfino l'ideale da loro stabilito. La semplice apparenza compensò la mancanza di vera grandezza, e l'esteriorità occupò il posto della sostanza.

Di quando in quando sorsero dei maestri per indicare al genere umano la fonte della verità ed enunciare sani princìpi la cui potenza si manifestò nella vita di molti. Questi sforzi, tuttavia, non dettero nessun durevole effetto e la corrente del male, che sembrava essersi fermata per un momento, riprese la sua corsa precipitosa.

Quando Gesù venne sulla terra, l'umanità sembrava essere scesa al suo livello più basso; le fondamenta della società erano indebolite. I giudei, privi del potere della Parola di Dio, offrivano al mondo tradizioni e speculazioni. L'adorazione di Dio in spirito e verità era stata sostituita dalla glorificazione degli uomini in un ciclo interminabile di cerimonie e riti umani. In tutto il mondo ogni sistema religioso stava perdendo la sua presa sulla mente e sullo spirito.

Rifiutando il divino, le persone finirono per non rispettare neppure ciò che era umano. La verità, l'onore, l'onestà, la fiducia, la compassione, erano scomparsi dalla terra; l'avidità spietata e l'ambizione divorante dettero origine a una mancanza di fiducia universale. L'idea del dovere, dell'impegno del forte in favore del debole, della dignità umana e dei diritti dell'uomo, fu messa da parte come se fosse stata un sogno o una favola. Ricchezza e potere, agiatezza e dissolutezza, furono ritenuti beni supremi. La degenerazione fisica, il torpore mentale e la morte spirituale caratterizzarono quel periodo.

Poiché le passioni e i propositi malvagi degli uomini bandivano Dio dai loro pensieri, la dimenticanza di lui li spinse ancora più fortemente verso il male. Inclini all'autocompiacimento, gli uomini giunsero a considerare Dio come uno di loro: un essere i cui propositi erano vanagloriosi e le cui esigenze erano soddisfatte da ciò che gli procurava piacere; un essere che innalzava o abbassava gli uomini secondo che questi favorissero oppure ostacolassero i suoi progetti egoistici. Le classi inferiori consideravano questa entità divina poco dissimile dai loro oppressori, tranne per la superiorità in termini di potere.

Praticamente tutte le religioni accettarono l'idea di un sistema di ricompense basato su osservanze. I fedeli cercavano con doni e cerimonie di propiziarsi la divinità e assicurarsi il suo favore per ottenere privilegi personali. Il male allora, non più tenuto a freno, crebbe, e diminuirono nello stesso tempo il desiderio e l'amore per il bene. Gli uomini persero l'immagine di Dio e ricevettero il marchio della potenza demoniaca e così tutto il mondo fu sottoposto alla corruzione.

Solo una speranza per il genere umano

Al genere umano rimaneva solo una speranza: che in questa massa di elementi corrotti e discordi fosse immesso un lievito nuovo; che fosse offerta all'umanità la potenza di una vita nuova; che la conoscenza di Dio potesse essere ristabilita nel mondo.

Cristo Gesù venne per ripristinare questa conoscenza, per eliminare il falso insegnamento in base al quale quelli che dicevano di conoscere Dio lo avevano invece falsamente presentato. Egli venne per rendere chiara la natura della sua legge e per rivelare nel proprio carattere la bellezza della santità.

Gesù venne nel mondo con tutto l'amore dell'eternità. Mostrò che la legge di Dio è una legge d'amore, un'espressione della sua bontà. Egli dimostrò che nell'ubbidienza ai suoi princìpi sta la felicità del genere umano, e con essa la stabilità, fondamento e struttura della società umana.

La legge di Dio è data come protezione e difesa: chiunque ne accetta i princìpi è preservato dal male. La fedeltà verso Dio implica fedeltà verso l'essere umano, e così la legge salvaguarda i diritti e l'individualità di ogni essere umano. Essa assicura il benessere dell'uomo sia in questo mondo sia in quello futuro ed è, per chi la rispetta, un pegno di vita eterna in quanto essa esprime quei princìpi che durano in eterno. Il Messia venne per illustrarne il valore, rivelandone la potenza per la rigenerazione dell'umanità.

I contemporanei di Gesù stabilivano il valore delle cose sulla base del loro aspetto esteriore. La religione, avendo perso la potenza, aveva aumentato lo sfarzo, e gli educatori dell'epoca cercavano di infondere il rispetto con lo sfoggio e con l'ostentazione. La vita di Gesù, invece, presentò un netto contrasto rispetto a tutto ciò: dimostrò l'inutilità di tutte quelle cose che gli uomini ritenevano essenziali nella vita. Nato in un ambiente umilissimo, il Salvatore fece parte di una famiglia di contadini: ne condivise l'attività artigiana e la vita modesta. La sua formazione fu acquisita direttamente dalle fonti stabilite dal cielo: il lavoro utile, lo studio delle Scritture e della natura, le esperienze della vita.

"E il bambino cresceva e si fortificava; era pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui". Luca 2:40.

Così preparanto, egli affrontò la sua missione esercitando sempre nel contatto con gli uomini, le donne e i bambini, un influsso benefico e una potenza trasformatrice tali che il mondo non aveva mai conosciuto.

Chi cerca di trasformare l'umanità deve in primo luogo comprenderla. Solo attraverso la simpatia, la fede e l'amore, gli uomini possono essere raggiunti e resi migliori. In questo, Cristo si presenta a noi come il Maestro per eccellenza, l'unico che abbia saputo comprendere perfettamente l'animo umano.

"Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati". Ebrei 2:18.

Solo Gesù ha sperimentato in pieno i dolori e le tentazioni cui sono esposti gli esseri umani. Mai un altro fu insidiato da tentazioni così grandi; mai nessuno portò un peso altrettanto gravoso come quello del peccato e del dolore del mondo. Mai nessun altro manifestò una simpatia così grande e affettuosa. Partecipe di tutte le esperienze dell'umanità, Gesù poteva non solo comprendere, ma anche soffrire con ogni spirito oppresso, tentato e in preda alla lotta.

Ciò che insegnò, egli lo visse: "Infatti vi ho dato un esempio" disse ai discepoli "affinché anche voi facciate come vi ho fatto io". Giovanni 13:15. "...io ho osservato i comandamenti del Padre mio". Giovanni 15:10. Le parole di Cristo furono perfettamente convalidate e illustrate dalla sua stessa vita. Ancor più di questo: egli era ciò che insegnava, e le sue parole erano l'espressione non solo della sua esperienza di vita, ma anche del suo carattere.

Gesù fu fedele anche nel riprendere. Mai nessuno come lui odiò il male; mai nessuno denunciò il peccato con tanto coraggio. La sua sola presenza costituiva un rimprovero per tutte le cose false e vili. Alla luce della sua purezza, la gente vedeva la propria impurità e riconosceva la meschinità della propria condotta. Eppure, egli attirava tutti a sé. Colui che aveva creato l'umanità, ne comprendeva il valore. In ogni essere umano, per quanto sceso in basso, il Salvatore riconosceva un figlio di Dio, una creatura che poteva essere riammessa al privilegio della relazione con l'Altissimo.

In ogni essere umano egli scorgeva infinite possibilità: vedeva gli uomini quali potevano diventare, trasfigurati dalla sua grazia. Guardandoli con speranza, infondeva in loro speranza; andando loro incontro con fiducia, ispirava loro fiducia. In sua presenza le anime disprezzate e cadute sentivano di contare ancora qualcosa e desideravano intensamente dimostrarsi degne del suo sguardo. In molti cuori, che sembravano morti a tutto ciò che è santo, furono risvegliati nuovi impulsi. A molte persone disperate egli fece vedere la possibilità di una nuova vita.

Una vita d'amore

Gesù attirò gli uomini al suo cuore con i vincoli dell'amore e della dedizione; con quegli stessi legami li unì al loro prossimo. Per lui l'amore era vita e la vita era servizio. Egli disse: "...gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date". Matteo 10:8.

Il Redentore non si sacrificò per l'umanità soltanto sulla croce; nella sua esperienza di ogni giorno egli faceva dono della sua vita, andando "dappertutto facendo del bene". Cfr. Atti 10:38. In un modo soltanto poteva sostenere un simile impegno quotidiano: Gesù viveva in stretta dipendenza da Dio e in comunione con lui. Nella sua vita la fede fu costante, sostenuta da una relazione continua con il Padre, e il suo servizio per il cielo e per la terra fu senza pause e debolezze.

Egli, in quanto uomo, supplicava Dio affinché la sua umanità fosse permeata dal flusso di energia vitale da unirlo alla divinità. Gesù riceveva la vita da Dio e la comunicava agli uomini.

Anziché indirizzare gli uomini allo studio delle teorie umane intorno a Dio, alla sua Parola e alle sue opere, insegnò a contemplare il Signore come egli si rivela nelle sue opere, nella sua Parola e nella sua provvidenza. Mise la loro mente in contatto con la mente dell'Infinito.

"Nessuno parlò mai come quest'uomo!" Giovanni 7:46. Sicuramente, se Cristo avesse insegnato solo nel campo fisico e intellettuale o in quello della teoria speculativa, egli avrebbe potuto risolvere i misteri che, per la loro risoluzione, hanno richiesto secoli di applicazione e di studio. Egli avrebbe potuto dare suggerimenti nel campo della scienza che, avrebbero fornito, sino alla fine dei tempi, materia di riflessione e stimolo per la ricerca. Però, non lo fece. Non si soffermò su teorie astratte, ma si occupò di ciò che è essenziale per lo sviluppo del carattere, di ciò che accresce nell'uomo la capacità di conoscere Dio e aumenta in lui la forza di fare il bene. Egli parlò di quelle verità che sono in relazione con il comportamento e che uniscono l'uomo a Dio.

L'insegnamento di Cristo, come la sua simpatia, abbracciava il mondo. Non può esserci circostanza nella vita, o crisi nell'esperienza dell'uomo, che non sia stata prevista dai suoi insegnamenti e per la quale i suoi princìpi non costituiscano una lezione. Le parole di Gesù Principe dei maestri, saranno sino alla fine dei tempi una guida per i suoi collaboratori.

Per lui il presente e l'avvenire, il vicino e il lontano erano una sola cosa: Gesù aveva in vista le necessità dell'intero mondo. Con gli occhi dello spirito intravedeva già ogni sforzo degli uomini e le loro conquiste, come pure le lotte, le tentazioni, le perplessità e i pericoli.

Egli parlò all'umanità intera: al bambino, nella gioia dei suoi primi anni; al giovane, dal cuore dinamico e irrequieto; all'adulto, nel vigore degli anni, sotto il peso delle preoccupazioni e delle responsabilità; all'anziano, nella sua debolezza e stanchezza: si rivolse all'uomo di ogni luogo e di ogni epoca.

Egli poneva le cose di questa vita come subordinate a quelle di interesse eterno, senza per questo sottovalutarne l'importanza. Insegnò che il cielo e la terra sono uniti, e che una conoscenza della verità divina prepara l'uomo a meglio compiere i doveri della vita quotidiana. Per lui nulla era privo di scopo. I giochi del bambino, il lavoro dell'uomo, i piaceri, le sollecitudini e le sofferenze della vita erano altrettanti mezzi con un unico fine: la rivelazione di Dio per la redenzione dell'umanità.

Dalle sue labbra la Parola di Dio giungeva ai cuori degli uomini con un vigore nuovo e con un nuovo significato. In tutti i fatti e in tutte le esperienze della vita c'erano una lezione divina e la possibilità della compagnia del cielo. Dio abitava di nuovo sulla terra, i cuori degli uomini divenivano consapevoli della sua presenza e il mondo era colmato d'amore.

Nel Maestro mandato da Dio ogni vera opera educativa trova il suo centro. Di questa opera, oggi, così come di quella che egli stesso stabilì circa venti secoli fa, il Salvatore parla con le seguenti parole: "Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine". Apocalisse 21:6.

Avendo un così grande Maestro e l'opportunità di godere dei suoi divini consigli, che assurdità sarebbe cercare un'educazione lontano da lui! Egli ci invita ancora: "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno". Giovanni 7:37, 38.