Principi di educazione cristiana

Capitolo 17

Poesia e canto

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Le primissime e anche le più sublimi espressioni poetiche conosciute in letteratura si trovano nella Scrittura. Prima ancora che i poeti del mondo cantassero, il pastore di Madian ricordò le parole rivolte da Dio a Giobbe, parole d'incomparabile maestà, molto superiori alle migliori produzioni del genio umano:

"Dov'eri tu quando io fondavo la terra?... Chi chiuse con porte il mare balzante fuori dal grembo materno, quando gli diedi le nubi come rivestimento e per fasce l'oscurità, quando gli tracciai dei confini, gli misi sbarre e porte? Allora gli dissi: 'Fin qui tu verrai, e non oltre; qui si fermerà l'orgoglio dei tuoi flutti'". Giobbe 38:4-11; cfr. Giobbe 38:12-27; Giobbe 38:31, 32.

Per gustarne la bellezza espressiva, leggete la descrizione della stagione primaverile contenuta nel Cantico dei Cantici:

"Ecco, l'inverno è passato, il tempo delle piogge è finito, se n'è andato; i fiori spuntano sulla terra, il tempo del canto è giunto, e la voce della tortora si fa udire nella nostra campagna. Il fico ha messo i suoi frutti, le viti fiorite esalano il loro profumo. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni". Cantico dei Cantici 2:11-13.

Non è di minore bellezza l'involontaria profezia di Balaam che, suo malgrado, benedisse Israele. Cfr. Numeri 23:7-23; Numeri 24:4-6; Numeri 24:16-19.

La melodia della lode è l'atmosfera del cielo, e quando esso si accosta alla terra si hanno musica e canto: "...inni di lode e melodia di canti". Isaia 51:3.

Al di sopra della terra creata, bella e incontaminata sotto lo sguardo sorridente di Dio "...le stelle del mattino cantavano tutte assieme e tutti i figli di Dio alzavano grida di gioia". Giobbe 38:7. Allo stesso modo i cuori degli uomini, all'unisono con il cielo, hanno risposto alla bontà di Dio con accenti di lode. Molti eventi della storia sono stati collegati con il canto.

L'inno più antico uscito da labbra umane e ricordato dalla Bibbia è quello che fu intonato dalle schiere d'Israele al Mar Rosso:

"Io canterò al Signore, perché è sommamente glorioso; ha precipitato in mare cavallo e cavaliere. Il Signore è la mia forza e l'oggetto del mio cantico; egli è stato la mia salvezza. Questi è il mio Dio, io lo glorificherò; è il Dio di mio padre, io lo esalterò". Esodo 15:1, 2; cfr. Esodo 15:6-11, 18-21.

Grandi sono state le benedizioni che gli uomini hanno ricevuto in risposta ai loro canti di lode. Le brevi parole che riferiscono l'esperienza del viaggio d'Israele nel deserto contengono una lezione degna di considerazione: "Di là andarono a Beer, che è il pozzo a proposito del quale il Signore disse a Mosè: 'Raduna il popolo e io gli darò l'acqua'. Fu in quell'occasione che Israele cantò questo cantico: 'Scaturisci, o pozzo! Salutatelo con canti! Pozzo che i capi hanno scavato, che i nobili del popolo hanno aperto con lo scettro, con i loro bastoni!'" 1 Re 21:17, 18.

Quante volte questa storia si è ripetuta nelle varie esperienze spirituali! Quanto spesso le parole di un inno hanno aperto nell'anima le fonti del pentimento e della fede, dell'amore e della gioia!

Con canti di lode gli eserciti d'Israele, al tempo di Giosafat, partirono per la grande liberazione. Era giunta a Giosafat la notizia di una guerra che lo minacciava: "Una grande moltitudine avanza contro di te...", annuncia il messaggio, "...i figli di Moab, i figli di Ammon, e con loro dei Maoniti". "Giosafat ebbe paura, si dispose a cercare il Signore, e bandì un digiuno per tutto Giuda. Giuda si radunò per implorare aiuto dal Signore, e da tutte quante le città di Giuda venivano gli abitanti a cercare il Signore". Giosafat, stando nel cortile del tempio davanti al popolo, aprì la sua anima in preghiera e chiese a Dio di adempiere la sua promessa, confessando l'assoluta impotenza d'Israele: "...noi siamo senza forza, di fronte a questa gran moltitudine che avanza contro di noi; e non sappiamo che fare, ma gli occhi nostri sono su di te". "Allora lo Spirito investì in mezzo all'assemblea Iaaziel... il Levita... Iaaziel disse: 'Porgete orecchio, voi tutti di Giuda, e voi abitanti di Gerusalemme, e tu, o re Giosafat! Così vi dice il Signore: Non temete e non vi sgomentate a motivo di questa gran moltitudine; poiché questa non è battaglia vostra, ma di Dio... Questa battaglia non sarete voi a combatterla: presentatevi, tenetevi fermi, e vedrete la liberazione che il Signore vi darà... non temete e non vi sgomentate; domani, uscite contro di loro, e il Signore sarà con voi!'... La mattina seguente si alzarono presto e si misero in marcia verso il deserto di Tecoa". Prima dell'esercito venivano i cantori che levavano le loro voci per esaltare Dio, lodandolo per la promessa vittoria. Quattro giorni dopo l'esercito rientrò a Gerusalemme carico del bottino strappato al nemico e cantando di gioia per la grande vittoria riportata. Cfr. 2 Cronache 20:1-28.

Per mezzo del canto Davide, nelle vicissitudini della sua vita mutevole, si mantenne in comunione con il cielo. Quanto sono toccanti le sue esperienze di giovane pastore espresse in queste parole:

"Il Signore è il mio pastore: nulla mi manca. Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme... Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza". Salmi 23:1-4.

Nell'età adulta, fuggiasco inseguito, mentre cercava rifugio sui monti o nelle grotte del deserto, egli scrisse:

"O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco dall'alba; di te è assetata l'anima mia, a te anela il mio corpo languente in arida terra, senz'acqua... Poiché tu sei stato il mio aiuto, io esulto all'ombra delle tue ali...". Salmi 63:1, 7; cfr. 42:11; 27:1.

La stessa fiducia traspare dalle sue parole quando, detronizzato, fuggì da Gerusalemme in seguito alla ribellione di Absalom. Esausto per il dolore e per la stanchezza della fuga, insieme a quanti lo seguivano, si erano fermati per riposarsi un poco sulla riva del Giordano. Fu risvegliato dall'allarme: bisognava fuggire immediatamente. Nelle tenebre della notte uomini, donne e bambini dovevano affrontare le acque profonde e rapide del fiume per attraversarlo, per mettersi al riparo dalle forze incalzanti del suo figlio traditore. In quell'ora di durissima prova, Davide cantò:

"Con la mia voce io grido al Signore, ed Egli mi risponde dal suo monte santo. Io mi son coricato e ho dormito, poi mi sono risvegliato, perché il Signore mi sostiene. Io non temo le miriadi di genti che si sono accampate contro di me d'ogni intorno". Salmi 3:4-6.

Dopo il grande peccato, nell'angoscia del rimorso, pieno di vergogna di sé, Davide si rivolse ancora a Dio come al suo migliore amico:

"Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà; nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti... Purificami con issopo, e sarò puro; lavami, e sarò più bianco della neve". Salmi 51:1-7.

Nella sua lunga esistenza, Davide non trovò sulla terra nessun luogo di riposo. "Noi siamo davanti a te stranieri e gente di passaggio", disse, "come furono tutti i nostri padri; i nostri giorni sulla terra sono come un'ombra, e non c'è speranza". 1 Cronache 29:15. "Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà. Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti smuovono in mezzo al mare". Salmi 46:1, 2; cfr. Salmi 46:4-7.

Nella sua vita terrena, anche Gesù affrontò la tentazione con un canto: spesso, quando i nemici pronunciavano parole dure e sferzanti, o quando l'atmosfera si faceva pesante perché densa di tristezza, insoddisfazione, sfiducia e timore opprimente, si udiva il suo canto di fede e di santa allegrezza.

L'ultima triste sera, dopo la cena pasquale, mentre si accingeva ad affrontare il tradimento e la morte, la sua voce intonò il salmo:

"Sia benedetto il nome del Signore, ora e sempre! Dal sol levante fino al ponente sia lodato il nome del Signore". Salmi 113:2, 3; cfr. Salmi 116:1-8.

In mezzo alle tenebre sempre più fitte nell'ultima crisi della terra, la luce di Dio risplenderà in tutto il suo fulgore, e il canto della speranza e della fede risuonerà con accenti purissimi ed elevati. "In quel giorno si canterà questo cantico nel paese di Giuda: Noi abbiamo una città forte; il Signore vi pone la salvezza con mura e bastioni. Aprite le porte ed entri la nazione giusta, che si mantiene fedele. A colui che è fermo nei suoi sentimenti tu conservi la pace, la pace, perché in te confida. Confidate per sempre nel Signore, perché il Signore, sì il Signore, è la roccia dei secoli". Isaia 26:1-4.

Il potere del canto

La storia dei canti biblici è piena di suggestioni circa l'uso e i benefici che ne derivano. Spesso, purtroppo, la musica è stata alterata e usata per fini malefici ed è così diventata uno dei più seducenti mezzi di tentazione. Ma, se giustamente usata, essa è un prezioso dono di Dio, inteso a elevare e nobilitare i pensieri, a ispirare e risollevare lo spirito.

I figli d'Israele, durante il loro cammino attraverso il deserto, rallegravano la marcia con la musica di inni sacri; nello stesso modo Dio vuole che i suoi figli, oggi, allietino la loro vita di pellegrini. Per fissare nella memoria le parole di Dio, pochi mezzi sono più efficaci della ripetizione nel canto.

Il canto ha anche altre potenzialità meravigliose: può addolcire una natura rude e senza cultura, può ravvivare il pensiero, suscitare la simpatia, promuovere la concordia nell'azione, scacciare la malinconia e le apprensioni che abbattono il coraggio e indeboliscono lo sforzo. Esso è anche uno dei mezzi più efficaci per imprimere nel cuore le verità spirituali.

Il valore del canto, come mezzo di educazione, non dovrebbe essere mai perduto di vista. Se in casa si cantano inni gradevoli e puri, ci saranno meno parole di rimprovero e più parole di allegrezza, speranza e gioia. Se si canta nella scuola, gli alunni saranno condotti più vicino a Dio, ai loro insegnanti e gli uni verso gli altri.

Come parte della funzione religiosa, il canto è un atto di culto quanto la preghiera. Molti inni, infatti, sono una preghiera. Se ai bambini s'insegna a comprendere questo, penseranno di più al significato delle parole che stanno cantando e saranno maggiormente sensibili al loro influsso.

Mentre il nostro Redentore ci conduce verso la soglia dell'infinito, illuminato dalla gloria di Dio, noi possiamo fin da ora percepire gli accenti di lode e di ringraziamento del coro celeste che sta attorno al trono; e mentre un'eco del canto angelico si fa udrà nelle nostre case terrene, i cuori saranno attratti sempre più verso quei celesti cantori. La comunione con il cielo comincia sulla terra. È quaggiù che noi impariamo la nota dominante delle sue lodi.