Principi di educazione cristiana

Capitolo 31

Scopo della vita

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Il successo in qualsiasi ambito richiede l'esistenza di uno scopo ben definito. Coloro che raggiungono il vero successo nella vita non perdono mai di vista l'obiettivo degno dei loro sforzi. Tale obiettivo è posto davanti anche ai giovani di oggi. Il progetto divino di portare il Vangelo al mondo in questa generazione è il più nobile che possa essere rivolto a ogni essere umano. Per tutti coloro il cui cuore è stato toccato da Cristo, esso apre una nuova prospettiva di impegno.

Il piano di Dio per i bambini che crescono nelle nostre case è più ampio, profondo ed elevato di quanto la nostra limitata visione abbia compreso. Anticamente, persone di umili origini furono chiamate a essere testimoni di Dio nei posti più eccelsi del mondo a motivo della loro fedeltà. E più di un ragazzo di oggi, che cresca come Daniele crebbe nella sua casa natale, studiando la Parola e le opere di Dio e imparando lezioni di fedele servizio, si leverà nelle assemblee legislative, nelle aule di giustizia o nelle corti reali come testimone del Re dei re. Intere folle saranno chiamate a un compito più vasto perché il mondo si apra al Vangelo. Milioni di persone non hanno mai udito parlare di Dio o del suo amore rivelato in Cristo. Essi hanno il diritto di conoscerlo. Perciò sta a noi, che abbiamo ricevuto tale conoscenza, e ai nostri figli ai quali possiamo impartirla, di rispondere al loro appello. A ogni famiglia, scuola, genitore, educatore, e bambino, sui quali brilla la luce del Vangelo, giunge in questo momento cruciale la domanda che fu rivolta alla regina Ester in un'ora decisiva della storia d'Israele: "...e chi sa se non sei diventata regina appunto per un tempo come questo?" Ester 4:14.

La sofferenza di Dio

Coloro che pensano alle conseguenze che derivano dall'affrettare o dal ritardare la diffusione del Vangelo, vi pensano in rapporto a se stessi e al mondo. Pochi vi pensano in rapporto a Dio, considerando le sofferenze che il peccato ha causato al nostro Creatore. Tutto il cielo ha sofferto nell'agonia di Cristo, però tale sofferenza non è né cominciata né finita con la sua incarnazione. La croce è una rivelazione, per i nostri sensi intorpiditi, del dolore che il peccato, fin dalle sue origini, ha causato al cuore di Dio. Ogni ingiustizia, ogni atto di crudeltà, ogni fallimento dell'umanità nel raggiungere l'ideale fissato dal Signore, contrista il Padre. Nella Bibbia è scritto che quando si abbatterono su Israele le calamità, frutto della sua separazione da Dio -- oppressione nemica, crudeltà, e morte -- egli "...si addolorò per l'afflizione d'Israele" (Giudici 10:16); "In tutte le lor distrette, egli stesso fu in distretta". Isaia 63:9 (Diodati). Così, mentre "tutta la creazione geme ed è in travaglio" (Romani 8:22), il cuore del Padre infinito partecipa a questo dolore.

L'infelicità del nostro mondo, dove si raccolgono masse di persone colpite dal peccato e dalla malattia, è talmente profonda che non osiamo nemmeno immaginarla. Ma Dio la vive fino in fondo. Per distruggere il peccato e le sue conseguenze, egli ha dato il suo Figlio prediletto e ci ha offerto la possibilità di mettere fine a questa situazione di sofferenza, collaborando con lui. "E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine". Matteo 24:14.

Il mandato di Cristo ai suoi seguaci è: "Andate per tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura". Marco 16:15. Non tutti sono chiamati a essere ministri o missionari nel senso stretto del termine, ma tutti possono essere suoi collaboratori nel portare la "lieta notizia" al prossimo. Il compito è affidato a tutti: grandi e piccoli, colti e ignoranti, vecchi e giovani.

In vista di questo mandato, oseremo educare i nostri figli e figlie soltanto per una vita di rispettabile formalismo, per una vita di sedicente cristianesimo priva del vero sacrificio di sé? Su una tale vita il verdetto di colui che è verità inevitabilmente sarà: "Io non ti conosco!".

Eppure migliaia di genitori lo fanno, pensando di assicurare ai figli i benefici del Vangelo mentre essi stessi ne negano lo spirito. Ciò non è possibile. Quanti respingono il privilegio della compagnia di Cristo nel servizio, rinunciano all'unica formazione che rende idonei a partecipare con lui alla sua gloria. Essi rifiutano la preparazione che dà, in questa vita, forza e nobiltà di carattere. Più di un padre e di una madre hanno compreso troppo tardi che, negando ai figli la croce di Cristo, li abbandonavano al nemico, segnandone la rovina non solo per la vita avvenire, ma anche per quella presente.

Anche fra coloro che si preparano per servire Dio, molti sono distolti da metodi di educazione sbagliati. Troppo spesso si pensa che la vita sia fatta di periodi distinti: un tempo per lo studio e un tempo per il lavoro; un tempo di preparazione e un tempo di attuazione. Nel prepararsi per una vita di servizio, i giovani vanno a scuola per acquisire la conoscenza dai libri. Esonerati dalle responsabilità della vita quotidiana, sono assorbiti dallo studio e non di rado ne perdono di vista il vero scopo. L'entusiasmo della loro consacrazione iniziale a poco a poco scompare, e moltissimi si lasciano sopraffare da ambizioni personali ed egoistiche. Conseguito il diploma, migliaia di giovani si accorgono di avere perduto ogni contatto con la vita. Si sono così a lungo occupati di cose teoriche e astratte che quando devono mobilitarsi, anima e corpo, per affrontare le dure prove quotidiane, si trovano del tutto impreparati. Le energie che avevano pensato di impiegare in una nobile attività, sono invece usate nella lotta per la semplice sussistenza. Molti, dopo ripetuti fallimenti e disperando addirittura di potersi guadagnare onestamente da vivere, si abbandonano a pratiche discutibili o addirittura disoneste. Il mondo è così privato del servizio che avrebbe potuto ricevere, e Dio perde quelle persone che egli voleva innalzare, nobilitare e onorare come suoi rappresentanti.

Errore nel giudizio umano

Molti genitori sbagliano nel fare discriminazioni con i figli in tema di educazione. Essi sono pronti a compiere ogni sacrificio per assicurare la migliore preparazione a quelli che pensano siano dotati di particolari qualità, mentre non ritengono necessario offrire gli stessi vantaggi a quelli che sembrano meno promettenti e per i quali, dunque, una modesta educazione scolastica è considerata sufficiente per svolgere i comuni doveri della vita.

Ma chi può scegliere fra i propri figli colui che sarà capace di assumere le maggiori responsabilità? Ricordate l'esperienza di Samuele mandato da Dio a ungere come re d'Israele uno dei figli di Isai? Sette giovani di nobile aspetto passarono davanti a lui. Nel vedere il primo, bello, prestante, dal portamento elegante, il profeta si disse: "Certo l'unto del Signore è qui davanti a lui". Ma Dio gli rispose: "Non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io l'ho scartato; infatti il Signore non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell'uomo: l'uomo guarda all'apparenza, ma il Signore guarda al cuore". Così, per tutti i sette figli fu detto: "Il Signore non si è scelto questi". Fu solo quando Davide fu chiamato dai campi dove pascolava il gregge che il profeta poté portare a compimento la sua missione. Cfr. 1 Samuele 16:6-13.

Infatti, i fratelli maggiori fra i quali Samuele avrebbe dovuto fare la sua scelta, non possedevano le qualità che Dio riteneva essenziali a un condottiero del suo popolo. Orgogliosi, egocentrici, pieni di sé, furono messi da parte per uno che essi tenevano in scarsa considerazione, uno che aveva saputo conservare la semplicità e la sincerità della giovinezza e che, seppure piccolo ai loro occhi, poteva essere preparato da Dio per le responsabilità del regno. Così oggi, in molti bambini poco considerati dai genitori, Dio scorge qualità superiori a quelle di altri che sono ritenuti molto promettenti.

E circa le possibilità della vita, chi può decidere ciò che è grande e ciò che è piccolo? Molti operai, pur occupando un'umile posizione nella vita, intraprendendo delle iniziative per il bene del mondo hanno ottenuto risultati da fare invidia ai re!

Bisogna accertarsi, quindi, che ogni bambino riceva un'educazione che lo prepari per il servizio più importante. "Fin dal mattino semina la tua semenza e la sera non dar posa alle tue mani; poiché tu non sai quale dei due lavori riuscirà meglio: se questo o quello, o se ambedue saranno ugualmente buoni". Ecclesiaste 11:6.

Il posto preciso che ci è affidato nella vita è determinato dalle nostre capacità. Non tutti raggiungono lo stesso sviluppo o compiono lo stesso lavoro con la stessa efficienza. Dio non si aspetta che l'issopo raggiunga le proporzioni del cedro, né che l'olivo si elevi all'altezza della maestosa palma. Ma ognuno dovrebbe puntare tanto in alto quanto lo permette l'unione dell'elemento umano con la potenza divina.

Molti non diventano quel che potrebbero perché non sfruttano abbastanza le potenzialità di cui dispongono e non si impossessano, come dovrebbero, della forza divina. Molti si lasciano allontanare dall'attività che li potrebbe condurre a un reale successo. Alla ricerca di un riconoscimento maggiore o di un compito più gratificante, tentano di fare qualcosa per la quale non sono tagliati. Queste persone, i cui talenti sono adatti per una certa vocazione, ambiscono invece svolgere un'attività diversa; così che colui che sarebbe diventato un ottimo agricoltore, un buon artigiano, o un valido infermiere, occupa in modo inadeguato il posto di deputato, avvocato, o medico. Altri, poi, che avrebbero potuto ricoprire un incarico di responsabilità, per mancanza di energia, di applicazione o di perseveranza si accontentano di una posizione meno impegnativa.

Noi dobbiamo attenerci più intimamente al piano di Dio per la nostra vita facendo del nostro meglio nel compito che ci è più congeniale, affidando la nostra vita al Signore e vegliando per ricevere le indicazioni della sua provvidenza: queste sono le regole che assicurano la guida giusta per un'occupazione.

Colui che venne dal cielo per darci un esempio, trascorse circa trent'anni della sua vita in un lavoro ordinario e ripetitivo, ma durante questo tempo egli studiò la Parola e le opere di Dio, aiutò e insegnò a tutti coloro che poteva raggiungere con il suo influsso. All'inizio del suo ministero pubblico, egli andò dappertutto guarendo gli ammalati, confortando chi era abbattuto e predicando il Vangelo ai poveri. Questo è anche il compito di tutti i suoi seguaci.

"Il più grande tra voi", Gesù disse "sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve. Perché... io sono in mezzo a voi come colui che serve". Luca 22:26, 27.

Amore e fedeltà a Cristo sono la fonte di ogni vero servizio. Nel cuore toccato dal suo amore nasce il desiderio di lavorare per lui. Tale desiderio dovrebbe essere incoraggiato e ben guidato. A casa, nel vicinato, a scuola, la presenza dei poveri, dei sofferenti, degli ignoranti o degli infelici dovrebbe essere considerata non come uno spiacevole contrattempo, ma come una preziosa opportunità di servizio.

In quest'opera, come in ogni altra, l'abilità si raggiunge col lavoro stesso. E' con la preparazione acquisita nell'adempimento dei comuni doveri della vita e provvedendo a chi soffre o è nel bisogno, che l'efficienza è assicurata. Senza di essa gli sforzi meglio intenzionati risultano spesso inutili e anche dannosi. È nell'acqua e non sulla terra che le persone imparano a nuotare.

Importanza della relazione con la chiesa

Un'altra esigenza purtroppo poco considerata ma che deve essere ben chiarita a ogni giovane sensibile alle richieste di Cristo, è quella del suo rapporto con la chiesa. La relazione tra Cristo e la sua chiesa è molto intima e sacra. Egli è lo sposo e la chiesa è la sposa. Egli è il capo e la chiesa è il corpo. L'unione con Cristo, perciò, include l'unione con la chiesa.

La chiesa è organizzata per il servizio. In una vita di servizio per Cristo, l'unione con la chiesa rappresenta uno dei primi passi. La fedeltà a Cristo richiede il fedele adempimento dei doveri di chiesa. Questo aspetto riveste una parte importante nella preparazione personale, e in una chiesa ricolma della vita del Maestro, porterà direttamente all'impegno per il mondo esterno.

Ci sono vari ambiti nei quali i giovani possono avere l'opportunità di rendersi utili. Per questo sarebbe bene organizzarli in gruppi di servizio cristiano: tale collaborazione risulterà allora efficace e incoraggiante. I genitori e gli insegnanti, interessandosi all'attività dei giovani, potranno offrire loro il vantaggio della loro maggiore esperienza, aiutandoli a rendere efficaci i loro sforzi per il bene.

La conoscenza reciproca genera simpatia e la simpatia, a sua volta, è la molla che spinge all'azione. Per suscitare nei bambini e nei giovani simpatia e spirito di sacrificio in favore dei milioni di persone che soffrono in terre lontane, si deve fare in modo che essi imparino a conoscere quelle terre e quei popoli. A questo proposito si potrebbe fare molto nelle nostre scuole: anziché soffermarsi sulle gesta eroiche dei vari Alessandro e Napoleone, si incoraggino gli alunni a studiare la vita di grandi uomini come l'apostolo Paolo, Martin Lutero, Moffat, Livingstone, Carey, oltre che a considerare l'attuale sviluppo dell'attività missionaria mondiale.

Giovani e anziani sono utili per la missione

In quest'opera conclusiva del Vangelo c'è ancora molto lavoro da fare, e quindi è più necessario che mai il reclutamento di collaboratori tra la gente comune. Giovani e anziani saranno chiamati dalle campagne e dalle fabbriche per essere mandati dal Maestro a portare il suo messaggio. Molti di loro hanno forse avuto una semplice formazione, ma Cristo vede in loro doti che li qualificano per compiere il suo piano. Se si impegnano con tutto il cuore e sono disposti a imparare, il Signore li renderà idonei a lavorare per lui. Colui che conosce le profondità della miseria e della disperazione del mondo sa con quali mezzi portare sollievo. Egli vede da ogni parte anime immerse nelle tenebre, prostrate dal peccato, dal dolore e dalla sofferenza. Però, egli vede anche le loro possibilità e sa a quale altezza possono giungere.

Il Cristo affida il peso dell'opera, in favore di questi bisognosi che vivono nelle zone oscure della terra, a coloro che possono simpatizzare con gli ignoranti e con quanti hanno dissipato i propri talenti. Egli sarà presente per aiutare quanti hanno il cuore sensibile, e si servirà di coloro che sanno scorgere una benedizione anche nella miseria, un guadagno anche nella perdita. Quando la Luce del mondo risplende si riesce a scorgere benedizioni celate nelle sventure, vantaggi nei dolori. Tra la gente comune, chi collabora con Cristo, partecipando alle sofferenze del prossimo come il Maestro condivise il dolore dell'intero genere umano, lo vedrà per fede operare al proprio fianco.

"Il gran giorno del Signore è vicino; è viene in gran fretta". Sofonia 1:14. E il mondo deve essere avvertito.

Con tutta la preparazione che possono aver accumulato, migliaia e migliaia di persone di ogni età dovrebbero dedicarsi a questo compito. Già molti stanno rispondendo alla chiamata del Maestro e il loro numero crescerà. Gli educatori cristiani dovrebbero offrire a tali operai la propria comprensione e collaborazione, incoraggiandoli e assistendoli nella preparazione per il servizio.

Non esiste altro genere di attività dal quale i giovani possano trarre maggior beneficio. Tutti coloro che si impegnano nel ministero rappresentano la mano tesa di Dio. Essi collaborano con gli angeli, sono gli agenti umani mediante i quali gli angeli assolvono la loro missione. Gli angeli parlano attraverso la loro voce e lavorano grazie alle loro mani. Gli esseri umani, collaborando con gli agenti divini, usufruiscono della loro intelligenza e della loro esperienza. Nessun corso universitario può uguagliare un simile strumento di formazione.

Con un esercito di giovani come quello rappresentato dalla nostra gioventù, ben preparato e ben equipaggiato, con quanta rapidità potrebbe essere recato al mondo il messaggio del Salvatore crocifisso, risorto e prossimo a venire! La fine allora verrebbe rapidamente: fine delle malattie, del dolore e del peccato. Con quanta rapidità i nostri figli, anziché i beni terreni oscurati dall'ombra del peccato e del dolore, potrebbero ricevere l'eredità dove "i giusti erediteranno la terra e l'abiteranno per sempre" (Salmi 37:29), dove "Nessun abitante dirà: 'Io sono malato'" (Isaia 33:24), e dove "...non si udranno più voci di pianto, né grida d'angoscia". Isaia 65:19.