Cristo Innalzato Come Figlio Di Dio

20 ottobre

Presentare qualcosa di straordinario

[ ÀUDIO ]

Ecco l'Agnello di Dio. Giovanni 1:36

Svolgere una vera opera missionaria significa raggiungere gli uomini ovunque si trovino, qualunque sia la loro posizione e condizione e aiutarli in tutti i modi possibili. Si conquisterà così il loro cuore e si aprirà una via per raggiungerli.

Ricordate che siete collaboratori del Cristo nel grande piano della redenzione. L'amore di Gesù che pervade tutta la vostra vita è come un nuovo flusso di forze che guariscono e vivificano. Quando cercate di attrarre gli altri nel raggio d'azione del suo amore, la vostra purezza nel linguaggio, il vostro disinteresse nel servizio, la gioia che traspare dal vostro comportamento testimonieranno la potenza della sua grazia. Presentate al mondo un'immagine del Cristo pura e giusta affinché venga apprezzato nella sua bellezza...

Questo è un esempio del modo in cui dobbiamo lavorare. È importante proporre alle persone qualcosa di meglio di quello che hanno, cioè la pace del Cristo che va al di là di ogni comprensione. Dobbiamo presentare la legge di Dio, che manifesta il suo carattere ed esprime quello che desidera essi diventino. Dimostrate quanto la gloria eterna del cielo sia superiore a qualsiasi gioia o piacere terreno. Parlate della libertà e della serenità che offre il Salvatore: "...Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete..." Giovanni 4:14.

Esaltate la figura del Cristo proclamando: "...Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!" Giovanni 1:29. Soltanto lui può soddisfare i desideri del cuore e assicurare pace all'anima.

Fra tutti gli uomini, coloro che desiderano realizzare una riforma dovrebbero essere i più disinteressati, i più gentili, i più cordiali. Nella loro vita dovrebbero dimostrare la vera bontà, compiendo azioni disinteressate...

Anche i più umili collaboratori del Cristo possono toccare quelle corde che vibreranno fino alle estremità della terra ed emetteranno una melodia che si diffonderà per l'eternità. MH pp. 156-159