Con Gesù sul monte delle beatitudini

Capitolo 2

Le beatitudini

[AUDIO]

"Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli" -- Matteo 5:3

Queste parole suonano strane e nuove alla folla stupita. Questo insegnamento si discosta da quello dei sacerdoti e dei rabbini. Non ha niente che susciti il loro orgoglio o alimenti le loro ambiziose speranze. Ma il nuovo Maestro esercita un fascino particolare. Dalla sua persona emana tutta la dolcezza dell'amore divino, così come un fiore spande il suo profumo. Le sue parole sono "...come pioggia sul prato falciato, come acquazzone che bagna la terra". Salmi 72:6.

Tutti si rendono conto di essere in presenza di qualcuno che sa leggere i segreti dell'animo, ma che si avvicina a loro con affetto e interesse. I cuori si aprono e, mentre ascoltano, lo Spirito Santo permette loro di comprendere il significato di quel principio, prezioso per gli uomini di ogni epoca.

Ai tempi del Cristo i capi religiosi credevano di essere ricchi spiritualmente. La preghiera del fariseo -- "...O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini..." (Luca 18:11) esprimeva la convinzione della sua casta e, in senso lato, quella di tutta la nazione. Ma fra la folla che circondava Gesù alcuni erano consapevoli della loro povertà spirituale. Quando in occasione della pesca miracolosa si rivelò la potenza divina del Cristo, Pietro cadde ai suoi piedi esclamando: "...Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore". Luca 5:8. Anche fra la folla riunita sul monte qualcuno, davanti alla purezza del Cristo, si rese conto di essere "...infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo" (Apocalisse 3:17) e desiderava ricevere "...la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini". Tito 2:11. Le parole del Cristo risvegliavano in loro la speranza ed essi, capivano che la loro vita era sotto la protezione divina.

Gesù aveva offerto le stesse benedizioni a chi diceva dentro di sé: "...Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!" (Apocalisse 3:17) ma erano state respinte con sdegno. Chi si sente santo, giusto, buono ed è soddisfatto di sé non prova il desiderio di accettare la grazia e la giustizia del Cristo. L'orgoglioso crede di non avere bisogno di nulla e in questo modo chiude il suo cuore all'influsso e alle benedizioni del Salvatore. Non c'è spazio per Gesù nel cuore di una persona simile. Coloro che si sentono ricchi e degni di onore non chiedono e non ricevono le benedizioni di Dio. Essi si sentono a posto, ma in realtà hanno un grande vuoto interiore. Coloro, invece, che si rendono conto di non potersi salvare o compiere buone azioni apprezzano l'aiuto che il Cristo offre loro. Essi sono i poveri in spirito che, come dice Gesù, saranno benedetti.

Prima di perdonarlo, il Cristo conduce l'uomo al pentimento. È lo Spirito Santo che convince il peccatore che non è in grado di fare il bene e che ogni sua azione è caratterizzata dall'egoismo e dal male. Come il povero pubblicano, non osa alzare gli occhi al cielo e grida: "...O Dio, abbi pietà di me, peccatore!". Luca 18:13. Ed è esaudito. Chi si pente è perdonato perché il Cristo è "l'Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo". Dio afferma: "...Anche se i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve: anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana". Isaia 1:18. E aggiunge: "Vi darò un cuore nuovo... Metterò dentro di voi il mio spirito...". Ezechiele 36:26, 27.

Parlando dei poveri in spirito, Gesù dice che il regno dei cieli appartiene a loro. Non si tratta di un regno temporale e terreno, come speravano gli uditori di Gesù. Il Figlio di Dio annuncia agli uomini un regno spirituale di amore, grazia, giustizia di cui egli stesso è il simbolo vivente. Questo regno è per i poveri in spirito, i mansueti e i perseguitati per motivi di giustizia. Il regno dei cieli appartiene a loro. Anche se non si è ancora realizzato, è iniziata quell'opera che permetterà loro di "partecipare alla sorte dei santi nella luce". Colossesi 1:12.

Chi è consapevole della sua povertà spirituale, e del fatto che nulla in lui è sufficientemente buono, troverà forza e giustizia rivolgendosi a Gesù. Egli dice: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi...". Matteo 11:28. Egli ci invita a scambiare la nostra povertà con le ricchezze della sua grazia. Non meritiamo l'amore di Dio, ma il Cristo, il nostro garante, ne è degno ed è in grado di salvare tutti coloro che si rivolgono a lui. Per quanto siano state difficili le nostre esperienze del passato, per quanto scoraggianti quelle presenti, se ci rivolgiamo a Gesù così come siamo, deboli, indifesi e disperati, il nostro Salvatore ci accoglierà. Ci aprirà le braccia affettuosamente e ci accorderà la sua giustizia. Ci presenterà al Padre rivestiti del suo carattere. Egli lo supplicherà dicendo: "Ho preso il posto dei peccatori. Non guardare questo figlio ostinato, ma guarda me". Se Satana ci reclamerà come sua preda, accusandoci per i nostri peccati, ricordiamoci che il Cristo ci reclama con una forza ancora maggiore.

"Solo nel Signore, si dirà di me, è la giustizia e la forza... Nel Signore sarà giustificata e si glorierà tutta la discendenza d'Israele". Isaia 45:24, 25.

"Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati" -- Matteo 5:4

L'afflizione di cui si parla è il profondo e sincero dispiacere che si prova per i peccati commessi. Gesù dice: "E io, quando sarò innalzato dalla terra, trarrò tutti a me". Giovanni 12:32. Chi contempla Gesù sulla croce comprende la colpevolezza dell'umanità. Si rende conto che è stato il peccato a opprimere e crocifiggere il Signore della gloria. Capisce che nonostante sia stato amato profondamente, nella sua vita ha manifestato ingratitudine e ribellione. Ha abbandonato il suo migliore amico e ha disprezzato il dono più prezioso di Dio. Egli stesso, altre volte, ha crocifisso il Figlio di Dio e spezzato quel cuore angosciato. L'abisso profondo e oscuro in cui si trova, a causa dei suoi peccati, lo separa da Dio ed egli è afflitto a causa di una terribile angoscia.

Ma ogni giorno sarà consolato. Dio ci rivela i nostri peccati ma noi possiamo rivolgerci al Cristo, possiamo essere liberati dalla schiavitù del male e godere della libertà dei figli di Dio. Grazie a questo sincero rammarico possiamo andare ai piedi della croce e abbandonarvi i nostri pesi.

"E io, quando sarò innalzato dalla terra, attirerò tutti a me". Le parole del Salvatore esprimono un messaggio di conforto per chi deve sopportare la sofferenza o affrontare le difficoltà. Le prove della vita non sono casuali perché "...non è volentieri che egli umilia e affligge i figli dell'uomo". Lamentazioni 3:33. Quando permette che sperimentiamo il dolore e affrontiamo gli ostacoli "...lo fa per il nostro bene, affinché siamo partecipi della sua santità". Ebrei 12:10.

Se con fede accettiamo quella prova che oggi ci sembra così dura e insopportabile, essa si trasformerà in una benedizione. Gli eventi negativi che offuscano la felicità terrena ci inducono a rivolgere il nostro sguardo verso il cielo. Quanti non avrebbero mai conosciuto Gesù se la sofferenza non li avesse indotti a cercare conforto in lui.

Le prove della vita sono uno dei mezzi di cui Dio si serve per purificare e migliorare il nostro carattere. Le fasi di taglio, smussatura, cesellatura, levigatura e lucidatura sono difficili, è duro essere frantumati. Ma soltanto così una pietra può essere preparata per il tempio del Signore. Il Maestro non offre la sua attenzione e la sua cura a materiali scadenti, ma solo a pietre preziose degne di essere usate per il suo tempio.

Il Signore si impegnerà in favore di coloro che ripongono la loro fiducia in lui. Quando "Davide saliva sul monte degli Ulivi; saliva piangendo e camminava con il capo coperto, a piedi scalzi..." (2 Samuele 15:30) il Signore lo accompagnava con il suo sguardo pieno di compassione. Era vestito di tela di sacco e la sua coscienza lo tormentava. I segni esteriori della sua umiliazione esprimevano il suo pentimento. In lacrime, e con il cuore spezzato, aveva invocato Dio, che non era rimasto indifferente. Davide non era mai stato così vicino al Signore come nel momento in cui, tormentato dai rimorsi, cercava di sfuggire ai nemici che suo figlio aveva indotto alla ribellione. Il Signore dice: "Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e ravvediti". Apocalisse 3:19. Il Cristo purifica il cuore di chi si pente e incoraggia chi è afflitto a diventare suo amico.

Molti, confrontandosi con le sofferenze, reagiscono come Giacobbe! Pensano di essere caduti nelle mani del nemico. Nell'oscurità lottano con tutte le loro forze senza però trovare nessun conforto o via d'uscita. Solo all'alba, Giacobbe riconobbe il tocco divino e si rese conto di aver lottato con l'Angelo del patto. Allora, piangendo di gioia, lo abbracciò per ricevere la benedizione desiderata. Dobbiamo imparare che le prove possono avere effetti positivi, che non dobbiamo disprezzare le correzioni del Signore e neanche scoraggiarci quando ci rimprovera.

"Beato l'uomo che Dio corregge! Tu non disprezzare la lezione dell'Onnipotente; perché egli fa la piaga, ma poi la fascia; egli ferisce, ma le sue mani guariscono. In sei sciagure egli sarà il tuo liberatore, e in sette, il male non ti toccherà". Giobbe 5:17-19.

A chi è afflitto Gesù offre conforto e guarigione. Una vita caratterizzata dal dolore e dalle difficoltà può essere illuminata dalla sua presenza.

Dio non vuole che il nostro animo sia angosciato da una sofferenza segreta che ci spezza il cuore; desidera che ci rivolgiamo a lui nella consapevolezza del suo amore. Molti hanno gli occhi così velati dalle lacrime che non scorgono il Salvatore che è accanto a loro. Egli sarebbe felice di prenderci per mano, se solo ci rivolgessimo a lui e ci lasciassimo guidare nella semplicità della fede. Egli è sensibile alle nostre angosce, alle nostre sofferenze e alle nostre preoccupazioni. Egli ci ama di un amore eterno e ci circonda di attenzioni. Se resteremo uniti a lui, meditando sulla sua grande bontà, egli ci aiuterà a elevare il nostro animo al di sopra delle tristezze e dei dubbi quotidiani per assicurarci la vera pace.

Riflettano a questa prospettiva tutti coloro che sono vittime del dolore e della sofferenza, rallegrandosi nella speranza che "...questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede". 1 Giovanni 5:4.

Sono beati coloro che insieme al Salvatore piangono sulle miserie umane e soffrono per i peccati del mondo. Questo tipo di afflizione non si concilia con l'orgoglio. Gesù è stato un "uomo di dolore" e non c'è espressione adeguata per descrivere la sua angoscia. Il suo spirito è stato torturato e trafitto a causa dei nostri errori. Animato dal grande desiderio di alleviare le sofferenze e le miserie dell'umanità, provò un profondo dolore quando si rese conto che gli uomini rifiutavano di rivolgersi a lui che poteva donare loro la vita. Tutti i discepoli del Cristo condivideranno questi sentimenti. Nella misura in cui riusciranno a recepire il suo amore condivideranno la sua preoccupazione per la salvezza dei perduti. In questo senso non parteciperanno solo alle sue sofferenze ma anche alla sua gloria. Legati a lui, nell'adempimento della sua opera, proveranno anche la sua gioia.

Sperimentando la sofferenza Gesù è diventato il consolatore degli afflitti. I dolori dell'umanità lo affliggono perché egli stesso è stato "...il loro salvatore in tutte le loro angosce. Non fu un inviato, né un angelo ma lui stesso a salvarli: nel suo amore e nella sua benevolenza egli li redense". Isaia 63:9.

Tutti coloro che avranno condiviso le sue sofferenze potranno partecipare alla sua missione. "Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati". Ebrei 2:18.

Il Signore concede a chi è afflitto la grazia di toccare i cuori e di salvare gli uomini. Il suo amore apre una breccia negli animi travagliati e rappresenta un balsamo per coloro che non hanno speranza.

"Benedetto sia il Dio e Padre nel nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione, affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione". 2 Corinzi 1:3, 4.

"Beati i mansueti, perché erediteranno la terra" -- Matteo 5:5

Nelle beatitudini si individua un progresso costante nell'esperienza cristiana. Coloro che hanno capito di aver bisogno del Cristo, coloro che hanno sperimentato la sofferenza a causa del peccato e hanno condiviso la sua afflizione, impareranno la mansuetudine dal Maestro divino.

Pagani ed ebrei non apprezzavano le qualità della pazienza e della gentilezza, utili per arginare il male. L'affermazione di Mosè, ispirata da Dio, quando sosteneva di essere l'uomo più mite della terra, non veniva considerata dai suoi contemporanei come una dote. Al contrario suscitava commiserazione e disprezzo. Gesù, invece, elenca la mansuetudine fra le qualità più importanti per entrare nel suo regno. La sua vita e il suo carattere rivelavano infatti la bellezza divina di questa preziosa virtù.

Gesù, lo splendore della grazia e della gloria, nonostante fosse "...in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, ma spogliò se stesso, prendendo forma si servo, divenendo simile agli uomini". Filippesi 2:6, 7.

Egli accettò di condividere l'esperienza umana, nelle varie fasi dell'esistenza, vivendo non come un re che esige omaggi, ma come un uomo qualunque, con la missione di servire gli altri. Il suo comportamento non era caratterizzato né da fredda austerità né da fanatismo. Il Salvatore del mondo aveva una natura superiore a quella degli angeli ma la sua maestà divina era unita a un'umiltà e a una dolcezza tali che tutti ne erano attratti. Gesù aveva rinunciato a se stesso e in tutto ciò che faceva non vi era nulla di egoistico. Egli sottometteva ogni cosa alla volontà del Padre. Verso la fine del suo ministero sulla terra poteva dire: "Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l'opera che tu mi hai data da fare". Giovanni 17:4. Perciò egli ci esorta dicendo: "Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre". Matteo 11:29. "...Se uno vuole venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Matteo 16:24); l'egoismo deve essere eliminato, e non deve più avere la supremazia nella vita dell'uomo.

Chi contempla l'abnegazione del Cristo e la sua umiltà non potrà fare a meno di esclamare come Daniele, alla vista di colui che assomigliava a un Figlio dell'uomo: "...Il mio viso cambiò colore fino a rimanere sfigurato e le forze mi abbandonarono". Daniele 10:8.

Lo spirito di indipendenza e di egocentrismo, di cui spesso ci vantiamo, ci appaiono finalmente in tutta la loro bassezza e sono le prove della sottomissione a Satana. La natura umana lotta continuamente per venire a galla e affermarsi sugli altri, ma colui che impara dal Cristo è privo di orgoglio, di egoismo e di desiderio di emergere. Nella sua anima vi è il silenzio. L'egoismo si è arreso alla volontà dello Spirito Santo. Non cerchiamo più, disperatamente, di raggiungere posti elevati. Non preoccupiamoci più di farci notare dalla gente. Il posto migliore a cui dobbiamo aspirare è stare ai piedi del Cristo. Contempliamo Gesù, aspettando che la sua mano e la sua voce ci guidino.

L'apostolo Paolo ha vissuto questa esperienza e ha affermato: "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me". Galati 2:20.

Quando la presenza del Cristo esercita un influsso costante sul nostro animo "la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù". Filippesi 4:7.

Il Salvatore ha sperimentato, nonostante le difficoltà, una pace profonda. Anche quando i peggiori nemici lo stavano perseguitando, egli disse: "E colui che mi ha mandato è con me; egli non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli piacciono". Giovanni 8:29.

Nessuna esplosione di rabbia, umana o satanica, poteva turbare la calma di quella perfetta comunione con Dio. Egli afferma: "Vi lascio pace; vi do la mia pace...". Giovanni 14:27. "Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre". Matteo 11:29.

Vuole dirci: "Portate insieme a me la responsabilità del servizio per la gloria di Dio e il riscatto dell'umanità. Troverete l'impegno leggero e il compito facile".

L'egoismo distrugge la nostra pace. Quando ci domina ci sforziamo continuamente di salvaguardarci dalle mortificazioni e dagli insulti ma quando siamo trasformati, e la nostra vita "è nascosta con Cristo in Dio" (cfr. Colossesi 3:3), chi ci manca di rispetto o di attenzione non ci ferirà, saremo sordi e ciechi alla vergogna e agli insulti. "L'amore è paziente, è benevolo; l'amore non invidia; l'amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s'inasprisce, non addebita il male, non gode dell'ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa". 1 Corinzi 13:4-7.

La felicità terrena è effimera e le circostanze la condizionano, ma la pace del Cristo è duratura. Non dipende dagli eventi della vita, dalla quantità di beni che si possiedono o dal numero degli amici. Il Cristo è la fonte dell'acqua della vita e la gioia che scaturisce da lui non svanirà mai.

Se la stessa mansuetudine di Gesù si manifesta in famiglia tutti sono felici; non c'è più spazio per le contese e le risposte stizzose, i temperamenti eccitabili si placano e si diffonde ovunque una pace che tutti possono percepire. Quando regnano questi sentimenti la famiglia terrena è unita alla grande famiglia del cielo.

È meglio sopportare false accuse piuttosto che sperimentare la tortura del desiderio di vendicarsi dei nostri nemici. L'odio e la vendetta sono suscitati da Satana e possono solo danneggiare colui che li accarezza. La presenza del Cristo nella nostra vita produrrà quell'amabilità e quella mansuetudine che sono il frutto della benedizione che "...adorna di salvezza gli umili". Salmi 149:4.

I mansueti erediteranno la terra. È stato a causa dell'orgoglio che il male è entrato nel mondo e i nostri progenitori hanno perso il dominio della terra, il loro regno. È grazie allo spirito di abnegazione che il Cristo ha potuto redimere i perduti. E ci invita a vincere come egli ha vinto. Cfr. Apocalisse 3:21. Grazie all'umiltà e all'accondiscendenza diventeremo eredi insieme a lui quando "gli umili erediteranno la terra". Salmi 37:11.

La terra destinata ai mansueti non assomiglierà al mondo in cui viviamo, offuscato dall'ombra della morte e della maledizione. "Ma, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia". 2 Pietro 3:13. "Non ci sarà più nulla di maledetto. Nella città vi sarà il trono di Dio e dell'angello; i suoi servi lo serviranno". Apocalisse 22:3.

Non si proveranno più delusioni e sofferenze; non esisterà più il male e nessuno potrà più dire di essere ammalato. Non ci saranno più funerali, sepolture, separazioni e cuori infranti. Nessuno proverà "...fame né sete, né miraggio né sole li colpirà più; poiché colui che ha pietà di loro li guiderà, li condurrà alle sorgenti d'acqua". Isaia 49:10.

"Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati" -- Matteo 5:6

Essere giusti significa essere santi, assomigliare a Dio e "Dio è amore". Cfr. 1 Giovanni 4:16. Significa essere in armonia con la sua legge "...perché tutti i tuoi comandamenti sono giustizia" (Salmi 119:172) e "...l'amore quindi è l'adempimento della legge". Romani 13:10. La giustizia è amore e l'amore è la luce e la vita di Dio. La giustizia di Dio si è personificata in Cristo. Accettando Gesù otteniamo la giustificazione. Non tramite lotte dolorose o sforzi accaniti, non offrendo doni o facendo sacrifici perché essa è offerta gratuitamente a tutti coloro che desiderano riceverla. "Or voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte!". Isaia 55:1, 2. "'... Questa è l'eredità dei servi del Signore, la giusta ricompensa che verrà loro da me' dice il Signore". Isaia 54:17. "...Questo sarà il nome con il quale sarà chiamato: Signore, nostra giustizia". Geremia 23:6.

Non c'è nulla su questa terra che possa soddisfare un'anima affamata e assetata. Ma Gesù afferma: "Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me". Apocalisse 3:20. "...Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete". Giovanni 6:35.

Come abbiamo bisogno di cibo per nutrirci abbiamo bisogno del Cristo, il pane che viene dal cielo, per il sostentamento della nostra vita spirituale e per compiere l'opera di Dio. Come il corpo ha bisogno del nutrimento per preservarsi in salute e mantenere le forze, così lo spirito deve essere costantemente in comunione con il Cristo, sottomettersi e dipendere completamente da lui. Come un viandante stanco cerca nel deserto una sorgente e quando l'ha trovata estingue la sua sete, così il cristiano assetato cercherà l'acqua pura della vita di cui il Cristo rappresenta la fonte.

Quando scopriamo la perfezione del carattere del nostro Salvatore, desideriamo essere totalmente trasformati e rinnovati secondo la sua immagine. Più conosciamo Dio più elevato è l'ideale a cui desideriamo conformare il nostro carattere e più sincero è il nostro desiderio di assomigliargli. Quando si cerca Dio la natura umana si unisce a quella divina e con tutto il cuore si può affermare: "Anima mia, trova riposo in Dio solo, poiché da lui proviene la mia speranza". Salmi 62:5.

Se provate un vuoto profondo, se avete fame e sete di giustizia, significa che il Cristo opera in voi per condurvi, grazie all'azione dello Spirito, a realizzare ciò che per voi sarebbe impossibile compiere da soli.

Non dobbiamo estinguere la nostra sete presso sorgenti poco profonde perché la vera fonte, da cui possiamo attingere liberamente, è a nostra disposizione se saliamo un po' più in alto verso il sentiero della fede.

Le parole di Dio sono come fonti di vita. Attingendo ad esse, con la guida dello Spirito, i vostri legami con il Cristo saranno sempre più profondi. Le verità più familiari si presenteranno alla vostra mente sotto una nuova luce; brani noti delle Scritture improvvisamente assumeranno nuovi significati; scoprirete la relazione fra l'opera della redenzione e le altre verità e comprenderete che il Cristo vi sta guidando e che il Maestro divino è accanto a voi.

Egli ha detto: "...L'acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d'acqua che scaturisce in vita eterna". Giovanni 4:14. Nella misura in cui lo Spirito Santo vi rivelerà le grandi verità delle Scritture vi arricchirete di nuove e preziose esperienze e desidererete condividere con gli altri ciò che avete scoperto del carattere e dell'opera del Cristo. Potrete trasmettere a coloro che ancora non lo amano la vera natura del suo amore. "Date e vi sarà dato..." (Luca 6:38) perché la Parola di Dio è "...una fontana di giardino, una sorgente d'acqua viva, un ruscello che scende dal Libano". Cantico dei Cantici 4:15. Chi ha sperimentato l'amore del Cristo desidera provare sensazioni sempre più profonde e nel comunicare ad altri ciò che ha scoperto riceverà ricche e abbondanti benedizioni. Ogni rivelazione divina sviluppa nell'uomo il desiderio di conoscere e amare. Il grido costante del cuore è: "Tanto più" e anche la risposta dello Spirito è "tanto più". Cfr. Romani 5:9, 10. Dio desidera fare "...infinitamente i più di quel che domandiamo o pensiamo". Efesini 3:20. A Gesù, che sacrificò se stesso per la salvezza dell'umanità, lo Spirito venne accordato senza limiti. Nello stesso modo verrà offerto a tutti i discepoli del Cristo quando si affideranno completamente a lui. Il Signore stesso ha dato quest'ordine: "...Siate ricolmi dello Spirito" (Efesini 5:18) che implica anche la promessa del suo adempimento. Il Padre desidera che in Cristo risieda "tutta la pienezza" (cfr. Colossesi 1:19) e così "voi avete tutto pienamente in lui...". Colossesi 2:10.

Dio ci ha elargito il suo amore abbondantemente, come la pioggia quando rinfresca la terra. Egli afferma: "Cieli, stillate dall'alto: le nuvole facciano piovere la giustizia! Si apra la terra e sia feconda di salvezza; faccia germogliare la giustizia al tempo stesso...". Isaia 45:8. "I miseri e i poveri cercano acqua, e non ce n'è; la loro lingua è secca dalla sete. Io, il Signore, li esaudirò. Io, il Dio d'Israele, non li abbandonerò. Io farò scaturire dei fiumi sulle nude alture, delle fonti in mezzo alle valli; farò del deserto uno stagno, della terra arida una terra di sorgenti". Isaia 41:17, 18. "Infatti, dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia". Giovanni 1:16.

"Beati i misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta" -- Matteo 5:7

Il cuore dell'uomo è per natura freddo, triste e insensibile. Quando qualcuno esprime misericordia e perdono non lo fa spontaneamente, ma grazie all'azione dello Spirito di Dio che esercita il suo influsso. "Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo". 1 Giovanni 4:19.

Dio stesso è la fonte di ogni espressione di misericordia. Il suo nome è "misericordioso e pietoso". Cfr. Esodo 34:6. Egli non ci tratta in funzione della nostra insensibilità, non ci chiede di essere degni del suo amore, ma ci colma delle sue ricchezze per renderci tali. Non è vendicativo. Egli non cerca di punire ma di salvare. Anche la severità che a volte manifesta è in funzione della salvezza del peccatore. Egli desidera profondamente liberare gli uomini dalle loro sofferenze e versare il suo balsamo sulle loro ferite.È vero che Dio "non terrà il colpevole per innocente" (cfr. Esodo 34:7), ma desidera liberarlo dalla sua colpa.

I misericordiosi condividono la natura divina e in essi si esprime il compassionevole amore di Dio. Tutti coloro che sono in sintonia con l'Amore infinito cercheranno di perdonare e non di condannare. Il Cristo che vive nell'uomo è una fonte inesauribile da cui sgorga un amore traboccante.

Ascoltando gli appelli dei bisognosi, degli sbandati, di coloro che sono vittime della tentazione il cristiano non si chiederà se sono degni del suo aiuto, ma al contrario penserà a come può aiutarli. Negli uomini più miseri e più corrotti egli vede coloro per i quali il Cristo è morto. Dio ha affidato ai suoi figli l'opera della riconciliazione.

I misericordiosi sono coloro che manifestano compassione per il povero, il sofferente e l'oppresso. Giobbe ha dichiarato: "Perché salvavo il misero che gridava aiuto e l'orfano che non aveva chi lo soccorresse. Scendeva su di me la benedizione di chi stava per perire, facevo esultare il cuore della vedova. La giustizia era il mio vestito e io il suo; la rettitudine era come il mio mantello e il mio turbante. Ero l'occhio del cieco, il piede dello zoppo; ero il padre dei poveri, studiavo a fondo la causa dello sconosciuto". Giobbe 29:12-16.

Per molti la vita è una lotta penosa; si rendono conto dei loro limiti, si sentono miserabili e increduli; pensano di non avere motive per cui essere grati. Parole gentili, sguardi di simpatia, espressioni di apprezzamento saranno per coloro che sono soli o lottano costantemente come un bicchiere di acqua fresca per chi è assetato.

Un'espressione affettuosa, una dimostrazione di bontà allevieranno il peso che opprime quelle spalle stanche. Ogni parola e ogni gesto che esprimono un amore disinteressato sono l'espressioni dell'amore del Cristo per l'umanità.

Il misericordioso "otterrà misericordia". "Chi è benefico sarà nell'abbondanza, e chi annaffia sarà egli pure annaffiato". Proverbi 11:25. Una profonda pace pervade il cuore di chi è compassionevole e una grande soddisfazione regna nella vita di coloro che compiono gesti disinteressati. Lo Spirito Santo che vive in loro, e si manifesta nella loro esistenza, renderà sensibili anche i cuori più duri e susciterà simpatia e tenerezza. Mieterete quello che avrete seminato. "Beato chi ha cura del povero!... Il Signore lo proteggerà e lo manterrà in vita; egli sarà felice sulla terra, e tu non lo darai in balia del suoi nemici. Il Signore lo sosterrà, quando sarà a letto, malato; tu lo consolerai nella sua malattia". Salmi 41:1-3.

Chi ha consacrato la sua vita a Dio per la salvezza dei suoi simili è profondamente unito a colui che dispone di tutte le risorse dell'universo. La sua vita è legata a quella di Dio da una catena di promesse immutabili. Il Signore non lo abbandonerà nella sofferenza e nelle difficoltà. "Il mio Dio provvederà abbondantemente a ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza, in Cristo Gesù". Filippesi 4:19.

Nel momento della lotta finale i misericordiosi troveranno rifugio grazie alla misericordia del Salvatore e potranno accedere al regno eterno.

"Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" -- Matteo 5:8

Gli ebrei erano così esigenti nell'osservanza dei riti cerimoniali di purificazione che le loro prescrizioni erano diventate insopportabili. Le regole, le restrizioni e il timore dell'impurità esteriore occupavano la loro mente al punto tale da non percepire più gli effetti dell'egoismo e della malizia.

Gesù, pur sottolineando la necessità di avere un cuore puro, non ha presentato questa purezza cerimoniale come una condizione per entrare nel regno dei cieli. La sapienza che viene da Dio "anzitutto è pura". Cfr. Giacomo 3:17. Nella città di Dio non ci sarà nulla di contaminato. Tutti coloro che vi abiteranno dovranno avere fin da ora un cuore puro. Il vero discepolo di Gesù proverà una vera e propria avversione per i modi, il linguaggio e i pensieri volgari. Quando il Cristo entra nella nostra vita ci dona purezza di pensiero e comportamento.

Le parole di Gesù "Beati i puri di cuore" hanno un significato ancora più profondo. Non solo purezza, contrario di sensualità e voluttà, ma sincerità nei pensieri più profondi dell'animo, cioè umiltà, disinteresse e semplicità.

Soltanto coloro che si assomigliano possono apprezzarsi. Potrete conoscere Dio solo se nella vostra vita accetterete il principio di un amore disinteressato, che distingue il carattere divino. Chi è accecato da Satana considera Dio come un essere tirannico e crudele e attribuisce al Creatore l'egoismo dell'umanità e di Satana stesso. Egli dice: "...Tu hai pensato che io fossi come te". Salmi 50:21.

Le manifestazioni della sua provvidenza venivano interpretate come l'espressione di una natura arbitraria e vendicativa. Anche la Bibbia, che è il tesoro delle ricchezze della sua grazia. La gloria della sua verità, che si eleva fino al cielo e si perde nell'eternità, non viene più riconosciuta. Per la maggior parte degli uomini il Cristo "è come una radice che esce dall'arido suolo" e non vedono in lui "...né bellezza da attirare i nostri sguardi né aspetto tale da piacerci". Isaia 53:2. Quando Gesù -- la rivelazione di Dio in forma umana -- era fra gli uomini, gli scribi e i farisei dichiararono: "...Non diciamo noi con ragione che sei un Samaritano e che hai un demonio?" Giovanni 8:48. Anche i suoi discepoli erano così accecati dalla dal loro egoismo che non riuscivano a capire che egli era venuto per manifestare l'amore del Padre. Ecco perché Gesù si sentiva solo fra gli uomini: era compreso soltanto in cielo.

Quando il Cristo tornerà in gloria i malvagi non potranno sopportare lo splendore della sua presenza. Questa luce, che darà la vita a coloro che lo amano, provocherà la morte degli empi. L'attesa del suo ritorno rappresenta per loro "una terribile attesa del giudizio e l'ardore di un fuoco che divorerà i ribelli". Ebrei 10:27. Quando egli verrà essi cercheranno di nascondersi per non vedere il volto di colui che è morto per salvarli.

Ma coloro che sono stati purificati dalla presenza dello Spirito Santo sono cambiati. Essi conoscono Dio. Come Mosè si nascose in una fenditura della roccia davanti alla gloria del Signore così dobbiamo nasconderci in Cristo per contemplare l'amore del Padre.

"Chi ama la purezza del cuore e ha la grazia sulle labbra ha il re per amico". Proverbi 22:11. Tramite la fede possiamo contemplare Dio già ora. Nella nostra esperienza quotidiana riconosciamo la bontà e la misericordia nelle manifestazioni della sua provvidenza. Lo riconosciamo anche nel carattere del Figlio. Lo Spirito Santo rivela le verità riguardanti Dio e colui che egli ha inviato per aprire le nostre menti e i nostri cuori. I puri di cuore individuano il Creatore in una nuova e profonda relazione. È anche il loro Redentore e, nella misura in cui riconoscono la purezza e l'amabilità del suo carattere, essi desiderano riflettere la sua immagine. Essi lo vedono come un padre che vorrebbe abbracciare un figlio pentito e il loro cuore si riempie di una gioia inesprimibile.

I puri di cuore riconoscono il Creatore tramite le sue opere potenti e le bellezze dell'universo. Nella sua Parola individuano chiaramente la rivelazione della sua misericordia, della sua bontà e della sua grazia. Le verità nascoste ai savi e agli intelligenti sono rivelate ai bambini. La bellezza e il valore di queste verità, che nella nostra società non sono apprezzate da uomini colti e importanti, sono rivelati agli umili che desiderano sinceramente conoscere la volontà di Dio e adempierla. Noi possiamo comprendere la verità nella misura in cui siamo partecipi della natura divina.

I puri di cuore, nel corso della loro esistenza, vivono come se fossero in presenza di Dio. In seguito, quando avranno acquisito l'immortalità, lo vedranno faccia a faccia, come Adamo quando camminava e parlava con Dio nel giardino dell'Eden. "Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò pienamente, come anche sono stato perfettamente conosciuto". 1 Corinzi 13:12.

"Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio" -- Matteo 5:9

Il Cristo è il "Principe della pace" (cfr. Isaia 9:5) e la sua missione è quella di ricreare in terra e in cielo quella pace che il peccato ha infranto. "Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore". Romani 5:1. Chiunque consenta di rinunciare al peccato e apra il suo cuore all'amore del Cristo condivide questa pace divina.

Non ci sono altre vie per conquistare la pace. La grazia del Cristo che penetra nel cuore placa l'ira, dilegua le discordie e riempie l'animo d'amore. Chi è in pace con Dio e con il prossimo non può essere infelice. Nel suo cuore non c'è spazio per l'invidia, i sospetti e l'odio. Chi è in armonia con Dio condivide la pace del cielo e diffonderà un influsso positivo intorno a lui. Lo spirito della pace si spanderà come la rugiada su coloro che sono stanchi e turbati per le avversità quotidiane.

I discepoli del Cristo sono inviati nel mondo per trasmettere messaggi di pace. Colui che spontaneamente rivela l'amore del Cristo e, con parole o azioni, induce qualcuno a rinunciare al peccato e ad affidarsi a Dio diffonde la pace. "Beati quelli che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio". Matteo 5:9. Lo spirito di pace è una prova del suo legame con il cielo. Il dolce influsso del Cristo si diffonde intorno a loro. La fragranza della loro vita, la bellezza del loro carattere rivelano l mondo il fatto che essi sono figli di Dio. Coloro che li circondano si rendono conto che sono in contatto con Gesù. "...Chiunque ama è nato da Dio...". 1 Giovanni 4:7. "...Se qualcuno non ha lo spirito di Cristo egli non appartiene a lui... Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio". Romani 8:9, 14.

"Il resto di Giacobbe sarà, in mezzo a molti popoli, come una rugiada che viene dal Signore, come una pioggia sull'erba, che non aspettano ordine d'uomo e non dipendono dai figli degli uomini". Michea 5:6.

"Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli" -- Matteo 5:10

Gesù non offre ai suoi discepoli la speranza di raggiungere la gloria e le ricchezze terrene, o vivere una vita senza difficoltà, ma assicura loro il privilegio di camminare insieme al Maestro sulla via della rinuncia, biasimati da coloro che non li apprezzano.

Egli, che era venuto per salvare un mondo perduto, fu contrastato dalle forze degli avversari di Dio e degli uomini. Angeli e uomini malvagi si coalizzarono senza pietà contro il Principe della pace. Nonostante le sue parole e le sue azioni fossero motivate da una compassione divina, il suo vero stile di vita, così in contrasto con quello di coloro che lo circondavano, suscitava notevoli ostilità. Poiché egli condannava le passioni umane scatenò odio e opposizioni crudeli. La stessa esperienza sarà vissuta da tutti coloro che vivono in sintonia con il Cristo. Fra la giustizia e il peccato, l'amore e l'odio, la verità e la menzogna si scatena un terribile conflitto. Quando qualcuno presenta l'amore del Cristo e la bellezza della sanità, liberando coloro che sono schiavi di Satana, il principe delle tenebre cerca di contrastarlo. Tutti coloro che sono guidati dallo Spirito del Cristo devono aspettarsi persecuzioni e umiliazioni. Il tipo di persecuzione varia nel tempo, ma lo spirito che la scatena è sempre lo stesso: quello che fin dal tempo di Abele ha sempre cercato di distruggere i giusti del Signore.

Coloro che vogliono vivere in armonia con Dio si rendono conto che l'ostilità che ha portato alla croce non è cessata. Potenze e spiriti malvagi si coalizzano contro tutti coloro che desiderano ubbidire alle leggi divine. Ecco perché, invece di suscitare angoscia, la persecuzione potrebbe quasi diventare un motivo di gioia: è una prova del fatto che si segue veramente l'esempio del Maestro.

Il Signore non ha promesso ai suoi discepoli di esimerli dalle difficoltà, ha previsto qualcosa di meglio: "...E duri quanto i tuoi giorni la tua forza". Deuteronomio 33:25. "...La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza". 2 Corinzi 12:9. Se sarete chiamati ad affrontare una "fornace ardente", Gesù sarà accanto a voi come lo è stato con i tre ebrei fedeli alla corte di Babilonia. Coloro che amano il loro Redentore si rallegreranno di ogni occasione in cui poter condividere con lui umiliazioni e rimproveri. L'amore che provano per il Signore renderà più sopportabili le difficoltà che dovranno affrontare nel suo nome.

In tutte le epoche Satana ha perseguitato il popolo di Dio. L'ha torturato, l'ha giustiziato ma morendo essi sono diventati dei vincitori. Tramite la loro fede incrollabile essi hanno fatto conoscere colui che è più potente di Satana. Il diavolo può torturare e uccidere il corpo, ma non può privare nessuno di quella vita che è nascosta con Cristo in Dio. Può rinchiudere qualcuno fra le pareti di una prigione, ma non può legare lo spirito. Essi potranno intravedere la gloria, nonostante le tenebre più fitte, ed esclamare: "Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo". Romani 8:18. "Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande smisurato peso eterno di gloria". 2 Corinzi 4:17.

Attraverso le prove e le persecuzioni si rivela nei credenti la gloria -- cioè il carattere -- di Dio. La chiesa di Dio odiata e perseguitata dalla società che la circonda è stata educata alla scuola del Cristo. Essi camminano per gli stretti sentieri della vita e sono purificati nella fornace dell'afflizione. Essi seguono il Cristo sulla via del sacrificio attraverso lotte dolorose e amare delusioni, ma queste dure esperienze li rendono consapevoli del peso e della maledizione del peccato che essi considerano con orrore. Condividendo le sofferenze del Cristo sono destinati a partecipare anche alla sua gloria. In visione il profeta vide il trionfo del popolo di Dio. Egli dice: "E vidi come un mare di vetro mescolato con fuoco e sul mare di vetro quelli che avevano ottenuto vittoria... essi stavano in piedi, avevano delle arpe di Dio e cantavano il cantico di Mosè servo di Dio, e il cantico dell'agnello, dicendo: Grandi e meravigliose sono le tue opere o Signore, Dio onnipotente; giuste e veritiere sono le tue vie, o Re delle nazioni". Apocalisse 15:2, 3. "...Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione. Essi hanno lavato le loro vesti, e le hanno imbiancate nel sangue dell'Agnello. Perciò sono davanti al trono di Dio e lo servono giorno e notte, nel suo tempio; e colui che siede sul trono stenderà la sua tenda su di loro". Apocalisse 7:14, 15.

"Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia" -- Matteo 5:11

Fin dalla sua ribellione Satana ha sempre usato l'inganno. Così come ha diffamato Dio, tramite i suoi agenti diffama i figli di Dio. Il Salvatore dice: "Per amor tuo io sopporto gli insulti...". Salmi 69:7. Nello stesso modo anche i suoi discepoli devono sopportare questo disprezzo.

Nessuno è stato calunniato così crudelmente come il Figlio dell'uomo. È stato deriso e disprezzato per la sua fedeltà ai sacri principi della legge di Dio. Essi lo odiavano senza motivo. Ma egli affrontò serenamente i suoi nemici affermando che quel disprezzo faceva parte dell'eredità del credente e consigliò i suoi discepoli su come affrontare gli attacchi del diavolo, incoraggiandoli a non cedere davanti alle persecuzioni.

Se la calunnia può nuocere alla reputazione non può influire sul carattere che è nelle mani di Dio. Non c'è nessuna potenza, umana o diabolica, che possa influire su di noi se non consentiamo a peccare. L'uomo che si affida a Dio godrà anche nelle circostanze più difficili e scoraggianti dello stesso equilibrio dei momenti sereni in cui sembrava beneficiare della guida e delle benedizioni divine. Le sue parole, le sue motivazioni e i suoi gesti possono essere fraintesi, ma non se ne preoccupa perché ha realtà più importanti a cui interessarsi. Egli è paziente come Mosè "...come se vedesse colui che è invisibile" (Ebrei 11:27), rivolgendo la sua attenzione "...non alle cose che si vedono, ma a quelle che non si vedono; poiché le cose che si vedono sono per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne". 2 Corinzi 4:18.

Gesù riusciva a valutare correttamente tutto ciò che veniva frainteso o disprezzato dagli uomini. I suoi discepoli, quindi, anche se devono sopportare offese e maltrattamenti possono affidarsi tranquillamente a lui. Tutto ciò che è nascosto verrà svelato, e tutti coloro che onorano Dio saranno onorati da lui alla presenza degli uomini e degli angeli.

"Quando vi insulteranno e vi perseguiteranno" dice Gesù "rallegratevi e giubilate". Cfr. Matteo 5:11, 12. Presentando ai suoi uditori i profeti che hanno parlato nel nome del Signore, li definisce "modello di sopportazione e di pazienza". Cfr. Giacomo 5:10. Abele, il primo vero credente tra i figli di Adamo, morì martire. Enoc camminò con Dio e un giorno nessuno lo vide più. Noè venne considerato come un fanatico e un allarmista.

"Altri furono messi alla prova con scherni, frustate, anche catene e prigionia... altri furono torturati perché non accettarono la loro liberazione per ottenere una risurrezione migliore". Ebrei 11:36, 35.

In ogni epoca i messaggeri scelti da Dio sono stati disprezzati e perseguitati, ma grazie alle loro sofferenze si è diffusa la conoscenza di Dio. Ogni discepolo del Cristo dovrebbe seguire lo stesso esempio, compiere la stessa opera, nella convinzione che i loro nemici non possono fare nulla contro la verità, e tutto si trasforma a suo favore. Dio desidera che il messaggio della verità si diffonda e sia oggetto di approfondimenti e discussioni, nonostante alcuni lo disprezzino. La sensibilità degli uomini deve essere risvegliata e ogni contrasto, attacco o sforzo per limitare la libertà di coscienza viene utilizzato da Dio per destare gli animi assopiti.

Quante volte esperienze simili sono state vissute dai messaggeri di Dio? Quando Stefano, uomo nobile ed eloquente, venne lapidato su ordine del Sinedrio, la sua morte non rappresentò una sconfitta per l'opera del Vangelo. La luce divina che illuminava il suo volto, la compassione manifestata nella sua ultima preghiera convinsero Saulo, fariseo fanatico e membro del Sinedrio. Da persecutore diventò uno strumento di cui Dio si servì per far conoscere il nome di Gesù Cristo ai Gentili, ai re e ai figli d'Israele. È lo stesso Paolo che, negli ultimi anni della sua vita, scrisse dalla sua prigione a Roma: "Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità... pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene. Che importa? Comunque, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunziato...". Filippesi 1:15, 17, 18.

Grazie alla prigionia di Paolo il messaggio del Vangelo si diffuse ampiamente e perfino nel palazzo dei Cesari alcuni accettarono il Cristo. Nonostante gli sforzi di Satana il seme incorruttibile della Parola di Dio "vivente e permanente" (cfr. 1 Pietro 1:23) è sparso nel cuore degli uomini e attraverso il disprezzo e la persecuzione dei suoi discepoli il nome del Cristo è glorificato e gli uomini sono salvati.

Coloro che testimoniando in favore del Salvatore saranno oppressi e perseguitati riceveranno una grande ricompensa nel regno di Dio. Mentre gli uomini perseguono il successo Gesù propone la ricompensa divina, che non rappresenta soltanto una realtà futura ma è possibile goderla fin da ora. Un giorno il Signore apparve ad Abramo e gli disse: "...Non temere, Abramo, io sono il tuo scudo e la tua ricompensa sarà grandissima". Genesi 15:1.

Questa sarà la ricompensa di tutti coloro che seguono il Cristo. Essi inizieranno ad amare, a conoscere ed essere in sintonia con Yahweh, Emmanuele -- "nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti... perché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità" (Colossesi 2:3, 9) -- nella misura in cui il loro cuore si aprirà per accettare di assomigliargli. Conosceranno il suo nome e la sua potenza e comprenderanno sempre meglio "...quale sia la larghezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità dell'amore di Cristo, e di conoscere questo amore che sorpassa ogni conoscenza, affinché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio". Efesini 3:18, 19. "...Questa è l'eredità dei servi del Signore, la giusta ricompensa che verrà loro da me, dice il Signore". Isaia 54:17.

Questa era la gioia che riempiva il cuore di Paolo e Sila quando nella prigione di Filippi, durante la notte, pregavano e cantavano inni di lode a Dio. Il Cristo era con loro e la luce della sua presenza dissipava le tenebre che li circondavano. Da Roma Paolo, dimenticando il peso della prigionia, scriveva osservando la diffusione del messaggio del Vangelo: "...E di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora". Filippesi 1:18. E le parole che Gesù pronunciò sul monte hanno un'eco nel messaggio di Paolo alla chiesa di Filippi che vive la persecuzione: "Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi". Filippesi 4:4.

"Voi siete il sale della terra..." -- Matteo 5:13

Il valore del sale è in funzione delle sue proprietà di conservazione. Quando Dio paragona i suoi figli al sale vuole insegnare loro che in quanto beneficiari della sua grazia possono diventare agenti per la salvezza di altri. Dio scegliendosi un popolo non si limita ad adottarli come figli e figlie ma tramite loro desidera comunicare al mondo il messaggio della salvezza. Cfr. Tito 2:10. Scegliendo Abramo il Signore non cercava semplicemente di stabilire un legame di amicizia, ma desiderava che egli diventasse il mezzo tramite cui offrire le sue benedizioni ad altri popoli. Gesù, prima della crocifissione, nella sua ultima preghiera con i discepoli disse: "Per loro io santifico me stesso, affinché anch'essi siano santificati nella verità". Giovanni 17:19. Nello stesso modo i cristiani che sono stati purificati tramite la verità avranno le qualità necessarie per purificare il mondo dalla corruzione morale.

Il sale deve mescolarsi alla sostanza a cui viene aggiunto, deve penetrare e sciogliersi per poter agire come conservante. Nello stesso modo gli uomini, tramite il contatto personale e l'amicizia, possono beneficiare della potenza salvifica del Vangelo. Non vengono salvati in massa ma individualmente. L'influsso personale è una vera potenza. Dobbiamo avvicinarci a coloro a cui desideriamo fare del bene.

Il sapore del sale simboleggia il potere vitale del cristiano: l'amore di Gesù nel cuore, la giustizia del Cristo che influisce sulla nostra vita. Il suo amore è comunicativo e attivo, se vibra in noi si diffonderà anche intorno a noi. Ci avvicineremo a loro ed essi sperimenteranno i benefici di un affetto disinteressato. I veri credenti diffondono un'energia vitale che penetra in coloro a cui rivolgono la loro attenzione. Non è la potenza dell'uomo, ma quella dello Spirito Santo che compie quest'opera di trasformazione.

Il Cristo precisò nel suo solenne avvertimento: "...Se il sale diventa insipido con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini". Matteo 5:13. Mentre Gesù pronunciava queste parole i suoi uditori potevano vedere il sale senza sapore gettato ai margini dei sentieri perché era diventato inutile. Questa immagine rappresentava molto bene la condizione dei farisei e l'influsso della loro religione sulla società. Rappresentava la vita spirituale di coloro che non beneficiavano più della potenza di Dio, che erano diventati freddi e non godevano più della presenza del Salvatore. Qualunque sia la loro professione di fede vengono considerati insipidi e sgradevoli dagli angeli e dagli uomini. È a loro che il Cristo rivolge queste parole: "...Oh, fossi tu pur freddo o fervente! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente, io ti vomiterò dalla mia bocca". Apocalisse 3:15, 16.

Senza una fede vivente in Cristo, come Salvatore personale, è impossibile esercitare un influsso positivo nei confronti di una società incredula. Non possiamo dare agli altri ciò che noi stessi non possediamo. L'influsso che esercitiamo per il bene e la salvezza dell'umanità è in proporzione alla nostra consacrazione e alla nostra spiritualità. Dove non si manifesta un vero interesse, un amore sincero e un'esperienza concreta non c'è potenza, profondo rapporto con Dio e presenza del Cristo nella propria vita. Se lo Spirito Santo non si serve di noi come agenti attraverso cui comunicare al mondo la verità che è in Gesù noi siamo come quel sale che ha perso sapore ed è diventato inutile. Se la grazia del Salvatore non si manifesta in noi dimostriamo al mondo che la verità in cui professiamo di credere non ha il potere di santificarci e quindi non esercitando nessun influsso rendiamo vana la Parola di Dio.

"Se io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo. Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi amore, non sarei nulla. Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente". 1 Corinzi 13:1-3.

Se l'amore vibra nel nostro cuore ne beneficeranno anche coloro che vivono intorno a noi, non in risposta a ciò che avremo ricevuto ma perché l'amore è un principio attivo.

L'amore modifica il carattere, controlla gli impulsi, cancella i rancori e nobilita gli affetti. Questo amore è grande quanto l'universo ed è in armonia con quello degli angeli. Quando penetra nel cuore ravviva l'esistenza e trasmette preziose benedizioni. Grazie a questo amore, e soltanto per questo, diventiamo il sale della terra.

"Voi siete la luce del mondo..." -- Matteo 5:14

Quando Gesù insegnava richiamava l'attenzione dei suoi uditori utilizzando molte illustrazioni tratte dalla natura. La gente si era riunita fin dal mattino. Il sole si alzava nel cielo azzurro e dissipava le ombre che ancora avvolgevano le vallate e le strette gole dei monti. I bagliori dell'aurora non erano ancora svaniti. I raggi del sole inondavano con il loro splendore le zone sottostanti. La superficie tranquilla del lago rifletteva la luce dorata e le nuvole rosate del mattino. Ogni bocciolo, fiore o filo d'erba scintillava ricoperto dalle gocce di rugiada. La natura sorrideva alle benedizioni di un nuovo giorno e gli uccelli cantavano armoniosamente fra gli alberi. Il Salvatore, guardando la folla che lo circondava e il sole radioso all'orizzonte disse ai discepoli: "Voi siete la luce del mondo...". Matteo 5:14. Così come il sole sorge per dissipare le tenebre della notte e risveglia il mondo alla vita, i discepoli del Cristo devono compiere la loro missione diffondendo la luce del cielo su coloro che vivono nelle tenebre dell'errore e del peccato.

In quel mattino luminoso si notavano con maggiore chiarezza i villaggi e le città delle colline circostanti, rendendo il panorama ancora più bello. Indicandoli Gesù disse: "...Una città posta sopra un monte non può essere nascosta...". Matteo 5:14. E aggiunse: "E non si accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti quelli che sono in casa". Matteo 5:15. La maggior parte degli uditori di Gesù erano contadini e pescatori, e le loro modeste abitazioni comprendevano quasi sempre un'unica stanza illuminata da una sola lampada. Per questo Gesù aggiunse: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli". Matteo 5:16.

La luce diffusa dalla presenza del Cristo è l'unica che abbia brillato e brilli per l'umanità decaduta. Gesù, il Salvatore, è l'unica luce che possa illuminare le tenebre di un mondo immerso nel peccato. Del Cristo è stato scritto: "In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini". Giovanni 1:4. Soltanto beneficiando del suo influsso nella loro vita i discepoli del Cristo possono diffondere la sua luce. Grazie al Cristo che rivive in loro, al suo amore che si rivela tramite il loro carattere potranno diffondere la sua luce.

L'umanità è immersa nelle tenebre. Senza il Cristo siamo come una candela spenta, come la luna quando non è illuminata dal sole, non possediamo neanche un raggio di luce per squarciare le fitte tenebre che avvolgono questo mondo. Quando però ci volgiamo verso il Sole di giustizia, quando entriamo in contatto con il Cristo, siamo illuminati dalla sua presenza radiosa.

I discepoli del Cristo devono essere più che una semplice luce in mezzo agli uomini: essi sono la luce del mondo. Gesù dice di tutti coloro che professano il suo nome: "Come tu hai mandato me nel mondo, anch'io ho mandato loro nel mondo". Giovanni 17:18. Come il Cristo rivela il Padre così noi dovremmo rivelare il Cristo al mondo. Mentre il nostro Salvatore è la fonte della luce, noi dobbiamo trasmetterla a coloro che ci circondano. Le benedizioni divine vengono trasmesse tramite agenti umani. Il Cristo stesso è venuto nel mondo come Figlio dell'uomo. Sono gli uomini, uniti agli esseri del cielo, che devono aiutare l'umanità. Nella chiesa del Cristo, ogni discepolo del Maestro diventa un canale di comunicazione per rivelare Dio agli uomini. Gli angeli, tramite la vostra collaborazione, desiderano comunicare la potenza e la luce divina a coloro che si sono allontanati da Dio. E se gli agenti umani fallissero nel compiere quest'opera? Nella misura del nostro fallimento il mondo verrà privato dell'influsso dello Spirito Santo.

Gesù non ha detto: "Sforzatevi di far brillare la vostra luce", ma "risplenda la vostra luce". Quando il Cristo vive in noi è impossibile nascondere la luce della sua presenza. Se coloro che si professano discepoli del Cristo non sono la luce del mondo significa che la sua potenza vitale li ha abbandonati; se non hanno luce da trasmettere significa che non sono più in contatto con la Fonte della luce.

In ogni epoca "...lo spirito di Cristo che era in loro" (1 Pietro 1:11) ha permesso che i veri figli di Dio fossero la luce della loro generazione. Giuseppe fece risplendere la sua luce in Egitto. Con la sua onestà, la sua generosità e il suo amore filiale rappresentò il Cristo in mezzo a una nazione idolatra. Fra gli israeliti che viaggiavano dall'Egitto verso la terra promessa i più fedeli rappresentarono una benedizione per le nazioni vicine. Tramite la loro testimonianza essi rivelarono Dio al mondo. Daniele e i suoi compagni a Babilonia, Mardocheo in Persia furono un punto di riferimento nelle tenebre delle due corti reali. Nello stesso modo i discepoli del Cristo dovrebbe illuminare la via che conduce al cielo. Grazie a loro la misericordia e la bontà del Padre possono essere rivelate a un mondo che non conosce Dio. Tramite il loro esempio altri uomini proveranno il desiderio di glorificare il Padre, riconoscendo che sul trono dell'universo c'è un Dio degno di essere lodato e apprezzato. L'amore divino che pervade l'animo e la sintonia con il Cristo che caratterizzano l'esistenza dei figli di Dio permetteranno agli uomini di intravedere uno scorcio di cielo per apprezzarne la bellezza.

Allora si potrà affermare: "Noi abbiamo conosciuto l'amore che Dio ha per noi, e vi abbiamo creduto...". 1 Giovanni 4:16. Gli animi corrotti e schiavi del peccato verranno purificati e trasformati per comparire un giorno "...irreprensibili e con gioia davanti alla sua gloria". Giuda 24. Le parole del Salvatore, "Voi siete la luce del mondo", indicano che egli ha affidato ai suoi discepoli una missione di portata mondiale. Ai tempi del Cristo l'orgoglio, il pregiudizio e l'egoismo avevano elevato una barriera insormontabile fra i custodi ufficiali dei sacri oracoli e tutte gli altri popoli del mondo. Ma il Cristo è venuto per cambiare questa situazione. Le parole che pronunciava non assomigliavano affatto a quelle che il popolo aveva l'abitudine di udire da sacerdoti e rabbini.

Egli ha abbattuto il muro di separazione e i pregiudizi razziali insegnando alla famiglia umana l'amore universale. Egli ha liberato gli uomini dal circolo vizioso del loro egoismo; ha abolito le frontiere e le distinzioni sociali. Non ha fatto differenze fra concittadini e stranieri, amici e nemici. Ci ha insegnato a considerare come nostro prossimo tutti coloro che hanno bisogno e il mondo come il nostro territorio di lavoro.

Così come i raggi del sole illuminano gli angoli più remoti della terra, Dio vuole che la luce del Vangelo giunga a tutti i suoi abitanti. Se la chiesa del Cristo adempisse alla volontà del Signore, la luce brillerebbe per tutti coloro che vivono nelle tenebre e "nella valle dell'ombra della morte". Se invece di raggrupparsi e rifiutare di portare la loro croce i membri di chiesa si spostassero per far brillare la luce del Cristo, lavorando come lui per la salvezza degli uomini, questo "vangelo del Regno" si diffonderebbe velocemente nel mondo.

Il piano di Dio, che prevedeva la scelta di un popolo, a cominciare da Abramo nelle pianure della Mesopotamia fino ai giorni nostri, sta per compiersi. Egli dice: "...Ti benedirò e renderò grande il tuo nome e tu sarai fonte di benedizione". Genesi 12:2.

Le parole del Cristo, tramite il profeta della buona novella, che riecheggiano nel Sermone sul Monte, sono dirette a noi che viviamo nell'ultima generazione: "Sorgi, risplendi, poiché la tua luce è giunta, e la gloria del Signore è spuntata sopra di te!". Isaia 60:1.

Se la gloria del Signore ci pervade, se abbiamo contemplato la bellezza del capo delle schiere angeliche, se siamo stati illuminati dalla sua gloriosa presenza, allora le parole del Maestro sono per noi. Se abbiamo seguito il Cristo sul monte della trasfigurazione pensiamo agli uomini che sono rimasti nella valle schiavi di Satana. Essi attendono le parole di fede e le preghiere che li libereranno.

Non basta contemplare la gloria del Cristo ma è necessario parlarne. Isaia non solo vide la gloria del Signore ma ne parlò. Anche Davide meditava e poi comunicava le sue riflessioni. Considerando l'amore meraviglioso di Dio non poteva tacere su ciò che vedeva e provava. Chi può restare in silenzio dopo aver riflettuto, tramite la fede, sul meraviglioso piano della redenzione, sulla gloria del Figlio unigenito di Dio? Chi può pensare all'amore illimitato del Cristo che muore sulla croce del Calvario, per salvarci dalla morte e offrirci la vita eterna, e non trovare le parole per esaltare la gloria del Salvatore?

Il salmista cantò con l'arpa le lodi dell'Eterno dicendo: "...E nel suo tempio tutto esclama: Gloria!". Salmi 29:9. "Mediterò sul glorioso splendore della tua maestà e sulle tue opere meravigliose. Gli uomini parleranno della potenza dei tuoi atti tremendi e io racconterò la tua grandezza". Salmi 145:5, 6.

La croce del Calvario deve essere innalzata davanti agli uomini affinché attragga la loro attenzione e monopolizzi i loro pensieri. Allora tutte le nostre facoltà spirituali saranno rafforzate da Dio. Si proverà un profondo desiderio di lavorare per il Maestro e i suoi messaggeri diffonderanno nel mondo la luce che emana dal bene compiuto.

Il Cristo accetta con gioia tutti coloro che si affidano a lui. Egli unisce la natura umana a quella divina per rivelare agli uomini il mistero di quell'amore che si è incarnato. Parliamo di questo amore, cantiamolo, facciamone l'oggetto delle nostre preghiere e proclamiamo il messaggio della sua gloria nei paesi più lontani.

La pazienza nelle prove, la riconoscenza per le benedizioni ricevute, la fermezza nelle tentazioni, la dolcezza, la gentilezza, la misericordia e l'amore sono le virtù del credente e mettono in risalto il contrasto fra gli animi illuminati da Dio e quelli in cui regna l'egoismo e in cui la luce della vita non è mai penetrata