Con Gesù sul monte delle beatitudini

Capitolo 4

Le vere motivazioni del servizio

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"Guardatevi dal praticare la vostra giustizia davanti agli uomini" -- Matteo 6:1

Le parole pronunciate dal Cristo sul monte esprimevano quegli insegnamenti che aveva già cercato di trasmettere mettendoli in pratica nella sua vita, ma il popolo non li aveva compresi. Gli ebrei non riuscivano a capire perché possedendo un potere così grande non lo utilizzasse per realizzare quelle che essi consideravano le loro massime aspirazioni. Le loro motivazioni, il loro spirito e i loro metodi erano opposti ai suoi. Apparentemente desiderosi di rispettare la legge, in realtà aspiravano alla propria gloria. Il Salvatore, invece, voleva che essi comprendessero che l'ambizione è una trasgressione della legge.

Le convinzioni dei farisei hanno caratterizzato gli uomini di ogni epoca. Lo spirito del fariseismo è l'espressione degli istinti naturali dell'uomo e Gesù, indicando il contrasto fra il suo spirito, i suoi metodi e quelli dei rabbini, fa comprendere che i suoi insegnamenti sono adatti per gli uomini di tutti i tempi.

All'epoca del Cristo i farisei cercavano di meritarsi continuamente i favori divini, ma solo per assicurarsi onori e prosperità che essi consideravano la ricompensa delle loro virtù. Esaltavano i loro gesti generosi davanti a tutti per attrarre l'attenzione e guadagnarsi una buona reputazione. Gesù condannò questa ostentazione, dichiarando che Dio non accettava tale spirito e l'adulazione e l'ammirazione che essi ricercavano con tanto interesse era tutto ciò che ne avrebbero ricevuto.

"Quando dunque fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra quel che fa la destra, affinché la tua elemosina sia fatta in segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa". Matteo 6:3.

Queste parole di Gesù non significano che tutti i gesti di generosità devono essere tenuti nascosti. L'apostolo Paolo, divinamente ispirato, non nascose la generosità dei credenti delle chiese della Macedonia. Raccontò come la grazia del Cristo li avesse trasformati affinché altri seguissero il loro esempio. Scrivendo alla chiesa di Corinto dichiara: "...Il vostro zelo ne ha stimolati moltissimi". 2 Corinzi 9:2.

Il Salvatore afferma chiaramente che se manifestiamo la nostra generosità non dobbiamo farlo per la lode e gli onori terreni. Il vero amore non ricerca gli applausi. Chi ricerca gloria e adulazione è cristiano solo di nome.

Le opere dei discepoli del Cristo devono glorificare la grazia e la potenza di colui che ha ispirato la loro realizzazione e non coloro che sono stati solo degli strumenti. Ogni buona opera viene compiuta soltanto grazie allo Spirito Santo, che viene accordato non per glorificare chi lo riceve ma colui che lo dona. Quando la luce del Salvatore illumina l'animo, le labbra pronunciano parole di lode e riconoscenza nei confronti di Dio. Il tema dominante dei nostri pensieri e delle nostre conversazioni non saranno la nostra generosità e le nostre rinunce: Gesù verrà esaltato e l'egoismo svanirà perché il Salvatore rappresenterà tutto per noi.

Dobbiamo donare con sincerità, non per fare sfoggio delle nostre buone azioni, ma perché amiamo coloro che soffrono. La sincerità e la bontà sono le motivazione che Dio approva. Egli considera più preziosi dell'oro coloro che si consacrano sinceramente e fedelmente al suo servizio.

Non dovremmo pensare a nessun tipo di ricompensa ma solo a compiere il nostro dovere. Ogni gesto di vera generosità avrà la sua ricompensa. "...Il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa". Matteo 6:4.

Dio stesso rappresenta la ricompensa suprema e il credente può riceverla o goderla solo se il suo carattere è sempre più simile a quello divino. Soltanto coloro che si assomigliano possono conoscersi e stimarsi. Soltanto quando ci consacriamo al servizio dell'umanità Dio si dà a noi.

Coloro che offriranno il loro cuore e consacreranno la loro vita al Signore, per trasmettere agli altri le benedizioni ricevute, ne saranno arricchiti come le colline e le pianure che attraversate dai corsi d'acqua diretti verso il mare ne beneficiano abbondantemente. Il ruscello che scorre arricchisce la vegetazione e la rende produttiva.

Sugli argini l'erba è più fresca, gli alberi sono più verdi e i fiori si moltiplicano. Quando in estate la terra inaridisce per il calore ardente del sole, una striscia verde segna il passaggio del fiume e tutta la pianura che accoglie il corso d'acqua si riveste di freschezza e bellezza. Questa immagine può rappresentare la ricompensa che Dio accorda a coloro che accettano di diventare canali della sua grazia in favore di un mondo perduto.

Queste sono le benedizioni concesse a chi è misericordioso verso i poveri: "Non è forse questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu conduca a casa tua gli infelici privi di riparo, che quando vedi uno nudo tu lo copra e che tu non ti nasconda a colui che è carne della tua carne? Allora la tua luce spunterà come l'aurora, la tua guarigione germoglierà prontamente... Il Signore ti guiderà sempre, ti sazierà nei luoghi aridi... tu sarai come un giardino ben annaffiato, come una sorgente la cui acqua non manca mai". Isaia 58:7, 8, 11.

Chi manifesta la sua generosità ottiene una duplice ricompensa: nell'aiutare chi ha bisogno fa del bene agli altri ma anche a se stesso. Lo Spirito Santo che agisce nel suo cuore svilupperà in lui quella generosità disinteressata che nobiliterà e arricchirà la sua vita.

La generosità espressa con discrezione e saggezza unisce gli uomini e avvicina a colui che ne è la Fonte. Le piccole attenzioni, le semplici manifestazioni di affetto e sacrificio, che assomigliano al profumo di un fiore, sono molto importanti nella vita perché assicurano felicità e benedizioni. Infatti ci si renderà conto che la rinuncia personale in vista del bene e della felicità degli altri, per quanto fraintesa e disprezzata dagli uomini, in cielo è considerata come una dimostrazione della nostra unione con il Re di gloria che essendo ricco ha rinunciato a tutto per amor nostro.

Il bene, anche se compiuto segretamente, esercita il suo influsso sul carattere di chi lo compie e quindi non rimarrà sempre nascosto. Se, come discepoli del Cristo, ci consacriamo totalmente a questo compito saremo in comunione con il Signore, che tramite l'azione del suo Spirito susciterà in noi risposte positive al suo prezioso influsso.

Dio, che moltiplica i talenti di chi ha utilizzato saggiamente i beni affidatigli, gioisce nel riconoscere le opere di coloro che fedeli al Salvatore le hanno compiute tramite la sua grazia e la sua forza. Coloro che si saranno impegnati a sviluppare e migliorare il loro carattere, utilizzando i loro beni in favore degli altri, riceveranno una ricompensa nel regno di Dio perché l'opera iniziata oggi si compirà in quella vita perfetta e futura che durerà per l'eternità.

"Quando pregate non siate come gli ipocriti" -- Matteo 6:5

I farisei avevano fissato degli orari per la preghiera e quando erano lontani da casa, al momento stabilito, si fermavano ovunque fossero forse per strada, sulla piazza del mercato, in mezzo alla folla -- per recitare a voce alta inutili formule ripetitive. Gesù rimproverò questa forma di adorazione offerta con l'unico scopo della glorificazione personale.

Ciò non significa che abbia condannato la preghiera pubblica perché lui stesso ha pregato spesso con i suoi discepoli in presenza della folla. Insegnò invece che le richieste personali e intime non devono essere pronunciate in pubblico ma devono salire a Dio dal cuore, lontano da orecchi indiscreti.

"Quando preghi entra nella tua cameretta". Cfr. Matteo 6:6. Riserviamo uno spazio alla preghiera personale. Gesù aveva scelto dei luoghi precisi dove appartarsi per essere in comunione con Dio. Imitiamolo. Spesso abbiamo bisogno di incontrarci da soli con lui.

"Rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto". Cfr. Matteo 6:6. Nel nome di Gesù possiamo presentarci davanti a Dio fiduciosi come i bambini. Non c'è nessun bisogno di un mediatore umano. Grazie a Gesù possiamo aprire i nostri cuori a Dio come faremmo con qualcuno che ci conosce e ci ama.

Nel luogo segreto in cui ci siamo rifugiati per pregare, dove solo Dio ci vede e ci ascolta, possiamo esprimere i nostri desideri più profondi e nascosti al Padre la cui misericordia è infinita. Nella pace e nel silenzio dell'animo quella voce che risponde sempre al grido suscitato dalle richieste umane, parlerà al nostro cuore.

"...Perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso". Giacomo 5:11. Dio attende con amore infinito la confessione degli uomini tormentati e accoglie l'espressione del loro pentimento. Egli aspetta un segno di gratitudine da parte nostra, come una madre attende il sorriso riconoscente del proprio bambino. Egli vorrebbe che noi capissimo la tenerezza e l'intensità con cui ci cerca. Egli ci invita ad affidare i nostri conflitti alla sua comprensione, le nostre sofferenze al suo amore, le nostre ferite alla sua capacità di guarire, la nostra debolezza alla sua forza, il nostro vuoto alla sua pienezza. Egli non ha mai deluso chi si è affidato a lui. "Quelli che lo guardano sono illuminati, nei loro volti non c'è delusione". Salmi 34:5.

Coloro che cercano Dio, e gli espongono le loro richieste invocando il suo aiuto, non lo faranno invano. "...Il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa". Matteo 6:4. Quando il Cristo diventa nostro amico, ci sentiamo circondati dalla potenza del mondo invisibile. Contemplando Gesù diventeremo sempre più simili a lui. Saremo trasformati e il nostro carattere si addolcirà, si affinerà e si nobiliterà in vista del regno di Dio. La nostra profonda relazione con il Salvatore svilupperà la purezza, il fervore, la spiritualità e migliorerà la nostra capacità di comprensione tramite la preghiera. Riceveremo così un'educazione divina che si manifesterà in una vita consacrata e attiva.

Chi si rivolge a Dio per invocare il suo aiuto, il suo sostegno e la sua forza, mediante la preghiera quotidiana e sincera, avrà nobili aspirazioni e una percezione più chiara del proprio dovere. Sarà animato da motivazioni elevate e da un profondo desiderio di giustizia. Coltivando un rapporto costante con Dio potremo trasmettere agli altri la pace e la serenità che regnano in noi. La forza ottenuta mediante la preghiera rivolta a Dio e lo sforzo assiduo con cui si educa la mente alla riflessione ci preparano ad adempiere i doveri quotidiani e conservare la serenità in ogni circostanza.

Se ci avviciniamo a Dio egli porrà parole di lode sulle nostre labbra, ci insegnerà la riconoscenza degli angeli, ci suggerirà come parlare di lui. Ogni atto della nostra vita rivelerà la luce e l'amore del Salvatore che vive in noi. Le difficoltà non potranno turbare un'esistenza vissuta per fede nel Figlio di Dio.

"Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani" -- Matteo 6:7

I pagani ritenevano che le loro preghiere avessero in sé un potere espiatorio. I meriti erano direttamente proporzionali alla lunghezza della preghiera.

Se avessero potuto raggiungere la santità con i propri sforzi avrebbero avuto motivo di rallegrarsi di se stessi e di inorgoglirsi. Questa concezione della preghiera è il frutto del falso principio dell'autoespiazione che è alla base di tutte le false religioni. I farisei avevano adottato questa concezione pagana della preghiera, che ancora oggi è condivisa da coloro che si professano cristiani. La ripetitività delle parole, non accompagnata da un sincero bisogno della presenza di Dio, ha lo stesso effetto delle inutili litanie dei pagani.

La preghiera non serve a espiare il peccato. Essa non possiede nessuna virtù o merito. Le espressioni più forbite del nostro vocabolario non sostituiscono il desiderio del sacro. La preghiera più eloquente non è altro che una serie di parole vuote se non esprime i profondi sentimenti del cuore.

La vera preghiera è quella che scaturisce da un cuore sincero, in cui sono espressi anche i desideri più semplici dell'animo come se parlassimo a un amico per chiedergli un favore, convinti di riceverlo. Questa è la preghiera della fede. Dio non ci chiede formule cerimoniose, ma un'invocazione che nasce da un cuore affranto e sottomesso, consapevole del proprio peccato e della propria impotenza. Questa preghiera arriva direttamente al trono del Padre misericordioso.

"Quando digiunate, non abbiate un aspetto malinconico come gli ipocriti" -- Matteo 6:16

Il digiuno indicato dalla Parola di Dio è qualcosa di più che una semplice formalità. Non consiste solo nel privarsi del cibo o nel vestirsi di sacco e cospargersi il capo di cenere. Chi digiuna, veramente addolorato per il peccato commesso, lo farà senza cercare di attrarre l'attenzione. Il Signore, chiedendoci di digiunare, vuole farci comprendere il vero carattere del peccato, permettendoci però di ricevere il suo perdono e la sua grazia. A Israele era stato ordinato: "Stracciatevi il cuore, non le vesti; tornate al Signore, vostro Dio...". Gioele 2:13.

Non otterremo nulla facendo penitenza o illudendoci che con le nostre opere potremmo acquistare l'eredità dei giusti. Quando fu chiesto a Gesù: "...Che dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?...". Egli rispose: "Questa è l'opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato". Giovanni 6:28, 29. Il pentimento consiste nello spostare la propria attenzione da se stessi al Cristo e quando lo accoglieremo per fede, e lo lasceremo agire nella nostra vita, compieremo delle buone opere.

Gesù disse: "...Quando digiuni, ungiti il capo e lavati la faccia, affinché non appaia agli uomini che tu digiuni, ma al Padre tuo che è nel segreto". Matteo 6:17, 18. Tutto ciò che viene fatto alla gloria di Dio, deve essere fatto con gioia e non con malinconia e tristezza. Non c'è nulla di triste nella religione di Gesù. I cristiani con un atteggiamento malinconico danno l'impressione che il Signore li abbia ingannati, travisano il carattere del Cristo e offrono agli oppositori elementi di accusa. Nonostante proclamino a parole che Dio è il loro Padre, la tristezza che manifestano lo smentisce e agli occhi del mondo appaiono come orfani.

Gesù ci chiede di dimostrare quanto sia bella la vita al suo servizio. Confidate al vostro Salvatore sacrifici e dolori segreti. Deponete i vostri pesi ai piedi della croce e proseguite rallegrandovi per l'amore di colui che vi ha amati per primo. L'uomo può non rendersi conto dell'azione di Dio nel suo animo, ma gli effetti dell'influsso dello Spirito saranno evidenti per tutti e colui"... che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa". Matteo 6:4.

"Non fatevi tesori sulla terra" -- Matteo 6:19

Le ricchezze terrene accumulate sono effimere; i ladri le rubano, i tarli le divorano, la ruggine le consuma, il fuoco e le tempeste le disperdono e le annientano. Esse monopolizzano i nostri pensieri a scapito della nostra vita spirituale. "Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore". Matteo 6:21.

All'epoca di Gesù l'amore per il denaro era la passione dominante e nel cuore usurpava il posto di Dio e della religione. Anche oggi la realtà si ripete: l'avidità esercita così tanto fascino e attrattiva che annienta o corrompe nell'uomo ogni nobile sentimento, fino a portarlo alla rovina. Esseri schiavi di Satana crea preoccupazioni, tensioni e impegni estenuanti: i tesori che gli uomini cercano di accumulare hanno una durata limitata.

Gesù ha detto: "Non fatevi tesori sulla terra, dove la tignola e la ruggine consumano, e dove i ladri scassinano e rubano... Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore". Matteo 6:19, 21.

Egli consiglia di farsi tesori in cielo. È nel nostro interesse accumulare ricchezze in cielo, perché solo quelle sono veramente nostre. I tesori accumulati in cielo sono sicuri: il fuoco e l'acqua non possono distruggerli, né i ladri rubarli, né i tarli o la ruggine consumarli, perché sono preservati da Dio.

Questi tesori, che Dio considera più di tutti gli altri beni, sono "...la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva fra i santi". Efesini 1:18. I discepoli del Cristo vengono definiti i suoi gioielli, il suo tesoro particolare di valore inestimabile. Egli li chiama anche le "pietre di un diadema" (cfr. Zaccaria 9:16) e dice: "Renderò gli uomini più rari dell'oro fino, più rari dell'oro di Ofir". Isaia 13:12. Contemplando il suo popolo nella sua purezza e perfezione, Gesù lo considera come la ricompensa delle sue sofferenze, della sua umiliazione e del suo amore; come l'espressione della sua gloria.

In questo senso possiamo unirci al Cristo nell'opera di redenzione e partecipare alle ricchezze acquistate tramite la sua morte e le sue sofferenze. Scrivendo ai cristiani di Tessalonica l'apostolo Paolo diceva: "Qual è infatti la nostra speranza, o la nostra gioia, o la corona di cui siamo fieri? Non siete forse voi, davanti al nostro Signore Gesù quand'egli verrà? Sì, certo, voi siete il nostro vanto e la nostra gioia". 1 Tessalonicesi 2:19, 20. Questo è il tesoro per cui il Signore ci chiede di lavorare. Il vero obiettivo della nostra vita è lo sviluppo del nostro carattere. Ogni parola e ogni azione che per grazia del Signore fanno nascere nel nostro cuore il desiderio delle realtà divine, ogni sforzo per formare un carattere simile a quello del Cristo, rappresentano una parte dei tesori che possiamo accumulare in cielo.

"Perché dov'è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore". Tutto ciò che facciamo per il nostro prossimo fa del bene a noi stessi. Chiunque offre il suo denaro o il suo tempo per la proclamazione del messaggio del Vangelo si interesserà profondamente a quest'opera e agli uomini che potranno essere salvati e pregherà per loro. Si sentirà attratto dagli altri e proverà il desiderio di consacrarsi di più a Dio per essere in grado di aiutarli sempre meglio.

Quando alla fine dei tempi le ricchezze terrene saranno svanite, chi avrà accumulato tesori in cielo potrà contemplare quello che avrà realizzato nella sua vita. Se avremo seguito le indicazioni del Cristo, quando ci riuniremo intorno al grande trono di Dio, riconosceremo quelli che sono stati salvati grazie alla nostra collaborazione e ci renderemo conto che ogni uomo salvato ne ha salvati altri. Saranno tanti quelli che grazie a noi entreranno nel regno dei cieli per gettare le loro corone ai piedi di Gesù e lodarlo per l'eternità. Con quale gioia i collaboratori del Cristo vedranno i riscattati partecipare alla gloria del Redentore. Quanto sarà prezioso il cielo per coloro che avranno lavorato fedelmente per la salvezza degli uomini.

"Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù dove Cristo è seduto alla destra di Dio". Colossesi 3:1.

"Se dunque il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo sarà illuminato" -- Matteo 6:22

Secondo il Salvatore ciò che conta è la purezza dei sentimenti e la consacrazione totale. Se le nostre intenzioni sono sincere e ricerchiamo la verità, per ubbidire a qualsiasi costo, riceveremo lo Spirito di Dio.

Per vivere una vera vita spirituale è necessario abbandonare i compromessi con il peccato. Ecco che dal profondo del nostro cuore diremo insieme a Paolo: "...Ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la meta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù... Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo...". Filippesi 3:13, 14, 8. Quando l'egoismo offusca la vista, tutto l'essere è nelle tenebre. "...Se dunque il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo sarà illuminato". Matteo 6:22. Erano quelle stesse tenebre che avvolgevano gli ebrei nella loro ostinata incredulità, che impedivano loro di apprezzare il carattere e la missione di colui che era venuto per salvarli dal peccato.

Quando cediamo alla tentazione siamo indecisi e incostanti: la nostra fiducia in Dio vacilla. Se non decidiamo di consacrarci interamente a Dio ci troviamo nelle tenebre. Quando esprimiamo anche la più piccola riserva apriamo una porta a Satana che entra e ci tenta. Egli sa che se riesce a offuscare la nostra vista, in modo che l'occhio della fede non scorga più Dio, riuscirà ad abbattere quelle barriere che ci preservano dal peccato.

Anche il prevalere di un solo desiderio peccaminoso può risultare fatale. Ogni debolezza coltivata per soddisfare un desiderio accresce la nostra avversione per il Signore. Inoltrandoci sul terreno di Satana le tenebre del male ci avvolgono; ogni passo in quella direzione ci immerge in tenebre più fitte e la nostra insensibilità aumenta progressivamente.

Questa legge vale sia per la realtà spirituale sia per quella fisica. Chi rimane al buio per troppo tempo finisce per perdere la capacità di vedere, diventa prigioniero di un'ombra più fitta di quella della notte e anche il sole di mezzogiorno lo lascerà indifferente. "... È nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi". 1 Giovanni 2:11. Persistendo nel male, e ascoltando con indifferenza i richiami divini, il peccatore perde il desiderio di fare il bene, di essere in contatto con Dio, e quindi anche la facoltà di ricevere il suo Spirito. L'invito di Dio, in tutta la sua misericordia, esprime sempre il suo amore, la luce brilla intorno a lui con la stessa intensità con cui si era manifestata la prima volta, ma la sua voce risuona per orecchie sorde e la luce splende per occhi ciechi.

Fino a quando c'è anche una sola speranza di salvezza Dio non abbandona nessun uomo a se stesso. Non è lui che si allontana dagli uomini, sono gli uomini che si allontanano da lui. Il Padre continuerà a trasmettere inviti e avvertimenti per comunicare la certezza della sua misericordia fino a quando ci saranno speranze. La responsabilità è unicamente del peccatore. Resistendo allo Spirito Santo si espone al rischio di respingere in seguito quell'influsso che potrebbe raggiungerlo con ancora maggiore potenza. Passando da un livello di resistenza a un altro sarà incapace di comprendere e udire i richiami dello Spirito di Dio. La luce ricevuta si trasformerà in tenebre, la verità verrà falsata e subentrerà la cecità spirituale.

"Nessuno può servire due padroni" -- Matteo 6:24

Il Cristo non dice che l'uomo non vuole o non deve servire due padroni ma che non può farlo. Gli interessi divini e quelli di Mammona non hanno nulla in comune. Se la coscienza del cristiano lo rende sensibile e lo induce ad astenersi, a rinunciare e a fermarsi, la coscienza di colui che non crede in Dio lo spinge a soddisfare le sue propensioni egoistiche. Da un lato ci sono quindi i discepoli del Cristo con le loro rinunce e la loro abnegazione e dall'altro chi ha scelto di soddisfare il suo egocentrismo, di appagare piaceri proibiti e vivere all'insegna della superficialità. In nessun caso il cristiano dovrebbe passare dall'altra parte.

Non è possibile restare neutrali: non esiste una categoria intermedia, cioè coloro che decidono di non servire né Dio né il nemico della giustizia. Il Cristo deve vivere nei suoi discepoli e agire tramite le loro facoltà e i loro talenti. Essi devono sottomettersi alla volontà divina ed essere ispirati dal suo Spirito. In questo modo non saranno più loro a vivere ma il Cristo vivrà in loro. Chi non si affida completamente a Dio si pone sotto il controllo di un'altra potenza, ascolta un'altra voce i cui richiami sono in contrasto con quelli di Dio. Un'ubbidienza parziale pone l'uomo sul terreno del nemico e fa di lui un alleato dell'esercito che opera nelle tenebre. Se degli uomini che pretendono di essere dalla parte del Cristo entrano nelle file di Satana, e collaborano con lui, dimostrano di essere nemici di Gesù e di tradire gli interessi più sacri. Essi rappresentano un tramite fra Satana e il popolo di Dio e consentono al nemico di conquistare fedeli collaboratori del Cristo.

Il male progredisce con forza non a causa di persone corrotte, ma tramite coloro che in apparenza, virtuosi, fedeli e nobili, indulgono su una debolezza o un vizio nascosto. Per chi lotta segretamente contro qualche tentazione, quasi al limite della resistenza, un esempio simile costituisce un forte richiamo al peccato. Quando chi ha un elevato concetto della vita, della verità e dell'onore infrange intenzionalmente anche un solo principio della sacra legge di Dio diventa un pericolo per coloro che lo circondano. Le capacità, i talenti, la simpatia e anche i gesti di bontà e generosità, possono diventare occasioni di cui Satana si serve per trascinare gli uomini nel baratro, cioè verso la perdizione in questa vita e in quella eterna.

"Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo". 1 Giovanni 2:15, 16.

"Non siate in ansia per la vostra vita" -- Matteo 6:34

Colui che vi ha creato sa che avete bisogno di nutrimento; chi ha formato il vostro corpo sa che è necessario proteggerlo. Chi vi ha donato il bene supremo della vita non vi concederà anche tutto ciò che è necessario per il vostro benessere?

Gesù attrasse l'attenzione dei suoi uditori parlando degli uccelli che senza nessuna preoccupazione facevano risuonare in cielo i loro canti. "...Non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. Non valete voi molto più di loro?" (Matteo 6:26) chiede Gesù.

I fiori ancora umidi di rugiada brillavano sulle colline e sui prati. Gesù li indicò dicendo: "...Osservate come crescono i gigli della campagna...". Matteo 6:28. L'arte degli uomini può cercare di imitare la bellezza delle piante e dei fiori e anche i loro colori delicati, ma nessun tocco può infondere vita al più piccolo fiore o al più sottile filo d'erba. Il cespuglio fiorito sul bordo della strada deve la sua esistenza alla stessa potenza che segue le stelle del cielo. Tutta la creazione palpita di quella vita che ha la sua origine dalla generosità di Dio che ha saputo donare ai fiori dei campi una veste così sontuosa che nessun re ha mai avuto. "Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede?" Matteo 6:30.

È colui che ha creato i fiori e ha permesso al passero di cantare che dice: "Osservate come crescono i gigli" e "guardate gli uccelli". Le bellezze della natura possono insegnarci la saggezza di Dio meglio di quanto possono farlo gli uomini più colti. Sui petali dei gigli Dio ha scritto un messaggio che il nostro cuore potrà comprendere nella misura in cui non proveremo più sfiducia, rinunceremo all'egoismo e dimenticheremo le preoccupazioni.

Dio non ci ha forse donato la grazia dei fiori e il canto degli uccelli per rallegrare la nostra vita? Avrebbe potuto donarci solo ciò che era indispensabile per la nostra esistenza, senza i fiori e gli uccelli, ma Dio non si è limitato all'essenziale. La bellezza del creato è solo un pallido raggio della sua gloria. Se la natura è caratterizzata da tanto splendore, solo per la nostra felicità, come potremmo dubitare che egli non ci accorderà anche tutto ciò che ci è necessario?

"Osservate come crescono i gigli della campagna". Ogni fiore che apre i suoi petali alla luce del sole ubbidisce a una grande legge della natura. Come è semplice e bella la sua vita! Grazie ai fiori Dio vuole attirare la nostra attenzione sulla bellezza del carattere del Cristo. Chi ha dotato i fiori di una tale bellezza desidera ancora di più che gli uomini siano rivestiti della perfezione del Cristo.

Gesù ci invita a riflettere su come crescono i gigli della campagna; come nonostante spuntino dalla terra fredda e scura, o dal fango di un fiume, siano caratterizzati da tanta bellezza e profumo. Vedendo il bulbo che li produce, chi può immaginare la futura perfezione del giglio? Ma quando la vita che Dio gli dato, che è nascosta dentro di lui, risponde all'azione della pioggia e del sole, si manifestano quella grazia e quella bellezza che stupiscono tutti.

La stessa cosa accade alla vita che il Signore accorda a ogni uomo che si abbandona all'influsso della sua grazia. La pioggia e il sole dispensano effetti benefici. È l'azione di Dio che fa sbocciare i fiori, e questo stesso influsso produce in noi i doni del suo Spirito.

La legge di Dio è una legge d'amore. Ci ha circondati delle bellezze della natura per insegnarci che non siamo su questa terra soltanto per piantare, costruire, mietere o filare ma per diffondere, come i fiori e grazie all'amore del Cristo, la gioia nella vita di coloro che vivono intorno a noi.

Genitori fate in modo che i vostri figli imparino questi insegnamenti dai fiori. Portateli nei giardini e nei campi, sotto gli alberi ricchi di foglie, insegnando loro a leggere nella natura il messaggio d'amore che il Signore vi ha scritto. Il pensiero di Dio sarà così associato a quello dei fiori, degli uccelli e degli alberi. I bambini impareranno a considerare la creazione come un esempio delle attenzioni che Dio ha per loro. La religione risulterà attraente e potrete spiegare la legge della sua bontà.

Dite ai vostri figli che grazie al grande amore di Dio la loro natura può cambiare ed essere in armonia con la sua. Spiegate che la loro vita potrà essere bella come quei fiori e che la bellezza del Creatore è superiore a quella della natura. Allora essi lo ameranno con tutto il cuore. Egli diventerà il compagno nelle loro attività quotidiane, l'amico preferito e la loro vita sarà trasformata dalla sua purezza.

"Cercate prima il regno e la giustizia di Dio" -- Matteo 6:33

La folla che ascoltava Gesù sperava sempre di sentire delle allusioni al suo regno terreno. E mentre egli rivelava loro i segreti delle ricchezze del cielo tutti si chiedevano: "Fino a che punto una relazione con lui potrà favorire i nostri attuali interessi?". Gesù disse alla folla che mettendo le loro preoccupazioni materiali al primo posto agivano come i pagani, che vivevano come se Dio non avesse cura delle sue creature. "Perché è la gente del mondo che ricerca tutte queste cose; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno". Luca 12:30. "Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più". Matteo 6:33.

Il regno che Dio vuole stabilire è un regno d'amore, di giustizia e di pace. Aprire il nostro cuore per riceverlo, collaborando fedelmente con il Maestro, è la cosa più importante che possiamo fare. Anche se il suo regno è spirituale non dobbiamo temere che egli sia insensibile alle nostre esigenze materiali. Consacrandosi al servizio di Dio, colui che possiede tutta la potenza, nei cieli e sulla terra, avrà cura di voi.

Gesù desidera che ci impegnamo, ma ci insegna ad accordargli il primo, l'ultimo e il miglior posto nella nostra vita. Non dovremmo intraprendere nessuna attività, compiere azioni, perseguire interessi che possano ostacolare il suo influsso sul nostro carattere e sulla nostra vita. Tutto quello che facciamo deve essere fatto con entusiasmo come se fosse per il Signore.

Quando era fra noi Gesù diede valore alla vita in tutte le sue sfumature, ricordando agli uomini la gloria di Dio e sottoponendo tutto alla volontà del Padre. Seguendo il suo esempio possiamo essere certi che tutte le cose di cui abbiamo bisogno "ci saranno sopraggiunte". Povertà e ricchezza, malattia e salute, semplicità e saggezza, tutto deve essere valutato in base alla promessa della sua grazia.

Il braccio di Dio circonda chi si rivolge a lui per ricevere aiuto. Tutto le cose preziose di questa terra spariranno ma chi vive per il Signor vivrà con lui. "E il mondo passa con la sua concupiscenza: ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno". 1 Giovanni 2:17. Nella città di Dio le porte d'oro si apriranno per accogliere chi avrà imparato a ricevere da Dio sapienza, consolazione, speranza e si lascerà guidare in mezzo alle difficoltà. I canti degli uccelli lo accoglieranno e l'albero della vita gli offrirà i suoi frutti. "Anche se i monti si allontanassero e i colli fossero rimossi, l'amore mio non si allontanerà da te, né il mio patto di pace sarà rimosso, dice il Signore che ha pietà di te". Isaia 54:10.

"Non siate dunque in ansia per il domani... basta a ciascun giorno il suo affanno" -- Matteo 6:34

Se vi siete consacrati a Dio per compiere la sua opera non è necessario che vi preoccupiate per il futuro. Colui a cui vi siete affidati conosce la fine sin dal principio. Gli eventi futuri, di cui non siete consapevoli, sono noti all'Onnipotente.

Quando vogliamo gestire i nostri affari, contando sulla nostra saggezza e non ricercando il suo aiuto, ci assumiamo un compito che Dio non ci ha affidato. Ci sostituiamo a lui e ci preoccupiamo delle sue responsabilità. Abbiamo ragione di temere, di presumere perdite e difficoltà perché esse si verificheranno certamente. Ma se crediamo che Dio ci ama e desidera il nostro bene, non ci preoccuperemo più del futuro. Ci affideremo a lui come un bambino si affida al padre che lo ama. Solo così si placheranno le nostre preoccupazioni e i nostri tormenti perché i nostri desideri saranno in armonia con la volontà di Dio.

Gesù non ci ha promesso di aiutarci a portare oggi i pesi di domani. Egli dice: "La mia grazia ti basta". 2 Corinzi 12:9. Come la manna nel deserto, la sua grazia supplisce alle nostre necessità quotidiane. Come gli israeliti durante le loro peregrinazioni anche noi possiamo contare quotidianamente di ricevere il necessario.

Dio ci concede un giorno alla volta, durante il quale dobbiamo vivere per lui. Per questo giorno dobbiamo sottoporre al Salvatore i nostri progetti, le nostre esigenze in vista di una fedele collaborazione, affidando a lui ogni nostra preoccupazione perché egli ha cura di noi. "Infatti io so i pensieri che medito per voi, dice il Signore, pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza". Geremia 29:11.

"...Nel tornare a me e nello stare sereni sarà la vostra salvezza; nella calma e nella fiducia sarà la vostra forza...". Isaia 30:15.

Se cercate il Signore e vi convertite a lui ogni giorno, se aspirate alla stessa libertà e alla stessa gioia che appartengono a Dio, se rispondendo all'invito della sua grazia accettate di portare il giogo del Cristo -- un giogo che implica ubbidienza e servizio -- allora le vostre lamentele cesseranno, le vostre difficoltà si risolveranno e tutti i problemi che vi angosciano saranno risolti.