Con Gesù sul monte delle beatitudini

Capitolo 6

Non giudicare ma amare

[AUDIO]

"Non giudicate, affinché non siate giudicati" -- Matteo 7:1

Quando gli uomini cercano di ottenere la salvezza con le proprie opere sono indotti, inevitabilmente, a moltiplicare i precetti umani per erigere delle barriere contro il nemico. Infatti quando si rendono conto che non riescono a osservare la legge, sono propensi a stabilire nuove norme nella speranza che questo agevoli l'osservanza. Tutto ciò distoglie la loro attenzione da Dio e quindi la rivolgono verso se stessi. L'amore per il Signore e per il prossimo svanisce. Questi sistemi inventati dagli uomini, con tutte le loro prescrizioni, inducono i loro sostenitori a condannare chi se ne discosta. Questa atmosfera egoistica e meschina soffoca i sentimenti più nobili e generosi e trasforma gli uomini in giudici orgogliosi e spie impietose.

I farisei appartenevano a questa categoria di persone. Alla fine dei servizi religiosi non avevano alcuna percezione delle proprie debolezze e non provavano riconoscenza per i grandi privilegi ricevuti da Dio. Essi erano animati dalla presunzione e il loro ritornello era: "Io, i miei sentimenti, le mie conoscenze, le mie scelte". Essi facevano di se stessi il metro con cui misurare gli altri. Indossando gli abiti della propria giustizia si ergevano a giudici per criticare e condannare.

Il popolo condivideva ampiamente questa mentalità e, forzando la coscienza, si permetteva di giudicare le persone in merito alla loro relazione con Dio. Questo era lo spirito che Gesù condannò con le parole: "Non giudicate, affinché non siate giudicati". Cioè non fate di voi stessi il metro di misura degli altri, non fate delle vostre opinioni e del vostro punto di vista sul dovere, della vostra interpretazione delle Scritture, un criterio con cui giudicare gli altri e condannarli se non corrispondono al vostro ideale. Non criticate gli altri facendo congetture sulle motivazioni delle loro azioni.

"Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori...". 1 Corinzi 4:5. Non siamo in grado di leggere nei cuori. Non siamo esenti da errori perciò non possiamo giudicare gli altri. Gli uomini, mortali e limitati, valutano gli altri solo dalle apparenze. Colui che conosce la vera motivazione delle azioni, e agisce con compassione e dolcezza, può decidere le sorti di ogni essere vivente.

"Perciò, o uomo, chiunque tu sia che giudichi, sei inescusabile; perché nel giudicare gli altri condanni te stesso; infatti tu che giudichi, fai le stesse cose". Romani 2:1. Coloro che criticano o condannano i loro simili proclamano la propria colpevolezza perché commettono gli stessi errori. Nel condannare gli altri condannano se stessi e Dio dichiara giusta questa sentenza. Egli accetta il loro verdetto applicandolo a loro stessi.

"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello?" -- Matteo 7:3

L'affermazione: "Tu che giudichi fai le stesse cose" non è sufficiente da sola a esprimere la gravità del peccato di colui che pensa di poter criticare e condannare il proprio fratello. Gesù ha detto: "Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo?" Matteo 7:3.

Le sue parole descrivono coloro che sono pronti a rilevare i difetti degli altri. Quando pensano di aver individuato un difetto nella vita o nel carattere, si sforzano in tutti i modi di farlo notare. Gesù sostiene che questo modo di comportarsi non è cristiano. Secondo le sue parole il rapporto che esiste fra questo atteggiamento e l'errore scoperto equivale a quello che esiste fra una trave e una pagliuzza. L'assenza di spirito di sopportazione e di amore induce gli uomini a ingigantire gli errori degli altri. Chi non ha vissuto l'esperienza completa dell'abbandonarsi al Signore non è capace di manifestare nella propria vita la dolcezza dell'amore del Salvatore. Costoro presentano un'immagine sbagliata della gentilezza e della cortesia del Vangelo e feriscono le persone per le quali il Cristo è morto. Secondo l'immagine usata dal Signore colui che coltiva uno spirito di censura commette un errore più grave di colui che accusa, in quanto non solo è responsabile dello stesso peccato ma vi aggiunge l'orgoglio e la critica.

Il Cristo è il vero e unico metro di misura per il carattere. Chi fa di se stesso il metro di misura degli altri si mette al posto del Cristo. E siccome: "...Il Padre non giudica nessuno ma ha affidato tutto il giudizio al Figlio" (Giovanni 5:22), chiunque presume di poter giudicare le motivazioni degli altri usurpa le prerogative del Figlio di Dio. Questi impostori si schierano dalla parte dell'Anticristo,"l'avversario, colui che s'innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e proclamandosi Dio". 2 Tessalonicesi 2:4.

Lo spirito freddo, critico e implacabile che animava i farisei ha come conseguenza il peccato peggiore. Quando l'esperienza religiosa è priva di amore, Gesù non può essere presente e non si può ricevere la luce della sua presenza. Nessuna azione, per quanto zelante, può sopperire a questa mancanza. Si può essere molto bravi nello scoprire i difetti degli altri, ma a tutti coloro che si lasciano prendere la mano da questa tendenza Gesù dice: "Ipocrita, togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la pagliuzza dall'occhio di tuo fratello." Matteo 7:5. Chi è colpevole è il primo a sospettare il male. Nel condannare gli altri cerca di nascondere o scusare il male che c'è nel suo cuore. Con il peccato l'umanità ha conosciuto anche l'ingiustizia. Subito dopo aver trasgredito la volontà di Dio la prima coppia cominciò ad accusarsi a vicenda. Questo è il frutto inevitabile della natura umana quando non è controllata dalla grazia del Cristo.

Coloro che coltivano questo spirito di critica non si accontentano di mettere in evidenza i difetti dei propri fratelli. Quando non riescono con la persuasione a imporre agli altri il comportamento che ritengono adeguato, sono capaci di usare la coercizione e la violenza. Essi costringeranno gli uomini a compiere ciò che secondo loro è giusto e useranno tutti i mezzi in loro possesso. Questo è ciò che gli ebrei fecero al tempo di Gesù e quello che la chiesa ha sempre fatto ogni volta che ha perso la grazia del Cristo. Priva della potenza dell'amore si è rivolta alla forza del braccio secolare per imporre i propri dogmi e far eseguire le proprie sentenze. Questo è il principio di tutte le leggi religiose e di tutte le persecuzioni dai tempi di Abele a oggi.

Gesù, invece di obbligare gli uomini li attira a sé: l'unica costrizione che egli mette in atto è quella dell'amore. Quando la chiesa ricerca l'aiuto del potere secolare dimostra che ha smarrito la potenza del Cristo e la forza persuasiva dell'amore divino.

Il male agisce sui singoli membri ed è nei loro confronti che occorre proporre un rimedio. Gesù invita colui che accusa a togliere la trave dal proprio occhio, rinunciando allo spirito di censura, confessando e abbandonando il proprio peccato prima di cercare di correggere gli altri. Perché "Non c'è infatti albero buono che faccia frutto cattivo, né vi è albero cattivo che faccia frutto buono". Luca 6:43. Questo spirito di critica a cui ci abbandoniamo è un frutto cattivo e dimostra che l'albero è cattivo. È inutile pensare di poter diventare giusti con le proprie forze, è necessario cambiare il cuore. Questa è l'esperienza attraverso cui dovete passare prima di essere in grado di riprendere gli altri "...poiché dall'abbondanza del cuore la bocca parla". Matteo 12:34.

Quando la vita di qualcuno è in crisi e cercate di dare un consiglio o fare un rimprovero, l'influsso delle vostre parole dipenderà dall'esempio e dallo spirito che coltivate. Dovete essere buoni prima di fare il bene. Non potrete esercitare nessun influsso che trasformi gli altri a meno che il vostro cuore non sia stato umiliato, purificato e reso sensibile dalla grazia del Cristo. Quando questo cambiamento si sarà verificato in voi, la vostra vita diventerà una benedizione per gli altri, come il rosaio fa sbocciare rose profumate e la vite grappoli dorati.

Se il Cristo è in voi, "speranza di gloria", non avrete la tendenza a osservare gli altri e a rivelare i loro errori. Invece di accusare e condannare cercherete di aiutare, benedire e salvare. Nelle relazioni con coloro che sbagliano pensiamo al consiglio che ci viene dato: "...Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato". Galati 6:1. Ricordate le tante occasioni in cui avete commesso degli errori e quanto sia difficile ritrovare la strada giusta dopo averla abbandonata. Non spingerete il vostro fratello verso le tenebre ma con l'animo pieno di compassione gli parlerete del pericolo che corre. Colui che contempla la croce del Calvario, e ricorda che sono stati i suoi peccati a farvi salire il Salvatore, non cercherà mai di misurare la gravità del proprio errore paragonandolo a quello degli altri. Non si ergerà a giudice per accusare i suoi simili. Non può esserci nessuno spirito di critica o di autoesaltazione in coloro che camminano all'ombra della croce.

Soltanto quando sentirete di essere pronti a sacrificare il vostro amor proprio e addirittura la vostra vita per salvare un fratello dal male, avrete tolto la trave che è nel vostro occhio e sarete pronti ad aiutarlo. Soltanto allora potrete avvicinarlo e colpire il suo cuore. Nessuno ha mai abbandonato i propri errori spinto dalla censura e dai rimproveri. Al contrario molti si sono allontanati dal Cristo e hanno definitivamente chiuso il proprio cuore alla possibilità di riconoscere i propri errori. Uno spirito gentile, affettuoso e amabile può salvare colui che è nell'errore per aiutarlo ad abbandonare il peccato. Rivelando il Cristo nel proprio carattere eserciterete un influsso trasformatore su tutti coloro che verranno in contatto con voi. Lasciate che il Cristo si riveli ogni giorno tramite la vostra persona ed egli comunicherà la forza della sua Parola, che persuade con dolcezza ma con potenza, e può riprodurre la bellezza dell'amore di Dio nei cuori.

"Non date ciò che è santo ai cani" -- Matteo 7:6

Gesù si riferisce a quella categoria di persone che non hanno nessuna intenzione di sfuggire alla schiavitù del peccato. A forza di vivere nella corruzione e nella viltà la loro natura si è degradata a tal punto che aspirano al male e non riescono a vivere senza compierlo. I figli di Dio non devono perdere il loro tempo con coloro che vorrebbero ridurre il Vangelo a un oggetto di contese e scherni.

Gesù non ha mai abbandonato nessuno, per quanto profondamente immerso nel peccato, che desiderasse ricevere le preziose verità del cielo. Ai pubblicani e alle prostitute rivolgeva parole di incoraggiamento e indicava l'inizio di una nuova vita. Maria Maddalena da cui aveva cacciato sette demoni, è stata l'ultima ad abbandonare la tomba del Salvatore e la prima che egli ha salutato il giorno della sua risurrezione. Saulo da Tarso, uno dei nemici più convinti del Vangelo, diventò Paolo il fedele collaboratore del Cristo. Spesso accade che dietro l'odio, il disprezzo, il crimine e la depravazione si nasconde un'anima che potrà essere salvata dal Cristo e diventerà una pietra preziosa nella corona del Salvatore.

"Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto" -- Matteo 7:7

Per evitare qualsiasi malinteso, dubbio o cattiva interpretazione delle sue parole il Signore ripete per tre volte la sua promessa. Egli desidera che coloro che cercano Dio sappiano che egli è in grado di compiere qualsiasi cosa. Ecco perché egli aggiunge: "Perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa". Matteo 7:8. Il Signore pone solo alcune condizioni: desiderare la sua grazia, ascoltare i suoi consigli e aspirare al suo amore.

"Chiedete". Il fatto di chiedere rende evidente il vostro stato di necessità e chiedendo con fede riceverete. Dio ha dato la sua parola e non si tirerà indietro. Invocandolo con animo pentito non vi sentirete presuntuosi nel chiedere ciò che Dio ha promesso. Invocando le benedizioni di cui avete bisogno, cioè raggiungere la perfezione del carattere del Cristo, il Signore vi dà la certezza che la vostra richiesta è formulata sulla base di una promessa che si realizzerà. Tutto ciò di cui avete bisogno per fare appello alla sua grazia e alla sua compassione è riconoscere di essere peccatori. Per avvicinarsi a Dio non è necessario essere santi ma desiderare che egli vi purifichi da ogni peccato e da ogni male. Il motivo per cui possiamo rivolgerci a lui in qualsiasi momento è il nostro profondo stato di disperazione che fanno della sua presenza e del suo potere redentore una necessità.

"Cercate". Non cercate solo le sue benedizioni ma Dio stesso. "Riconciliati dunque con Dio; avrai pace, ti sarà resa la prosperità". Giobbe 22:21.

"Cercate e troverete". Dio vi sta cercando e il desiderio stesso che provate di avvicinarvi a lui è suscitato dal suo Spirito. Arrendetevi a questo impulso. Gesù intercede per colui che è tentato, che ha sbagliato, che ha perso la fede. Egli cerca di farne i suoi amici. "Se tu lo cerchi egli si lascerà trovare da te". 1 Cronache 28:9.

"Bussate". Noi ci avviciniamo a Dio che ci invita; egli ci aspetta per accoglierci in sua presenza. I primi discepoli che seguirono Gesù non si accontentarono di una frettolosa conversazione per strada. Essi chiesero:"...Rabbi dove abiti?... Essi dunque andarono, videro dove abitava e stettero con lui quel giorno". Giovanni 1:38, 39. Anche noi possiamo essere ammessi alla più intima comunione con Dio. "Chi abita al riparo dell'Altissimo riposa all'ombra dell'Onnipotente". Salmi 91:1. Coloro che cercano le benedizioni di Dio devono bussare e attendere dietro la porta della grazia con convinzione e dicendo: "Signore, tu hai detto che chiunque chiede riceve, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto...".

Gesù guardava la folla riunita per ascoltare le sue parole, desiderava che essi apprezzassero la grazia e l'amore di Dio. Per illustrare il loro bisogno e il desiderio di Dio di donare, egli ricordò loro il comportamento di un genitore nei confronti di un bambino che chiede del pane. "Qual è l'uomo tra di voi il quale, se il figlio gli chiede un pane, gli dia una pietra?" Matteo 7:9. Egli fa riferimento all'affetto naturale di un genitore per il proprio figlio e aggiunge: "Se voi, dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono". Luca 11:13.

Nessun uomo animato da sentimenti paterni respingerà il proprio figlio affamato che gli chiede un pezzo di pane. Un genitore può ingannare il figlio o eccitare il suo appetito solo per deluderlo? Come potrebbe promettergli dei buoni cibi per poi dargli una pietra? Chi oserebbe offendere Dio fino al punto di pensare che egli non sarebbe disposto a rispondere alle implorazioni dei suoi figli? "Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano". Matteo 7:11. Lo Spirito Santo -- cioè il rappresentante di Dio -- è il più grande di tutti i doni. Tutte le "cose buone" sono comprese in questo dono. Il Creatore stesso non può darci niente di meglio. Quando imploriamo il Signore di avere pietà di noi nelle nostre difficoltà e di guidarci con il suo Santo Spirito egli ascolterà sempre la nostra preghiera. È possibile che un genitore ignori la richiesta di cibo rivoltagli dal figlio affamato, ma Dio non rigetterà mai l'implorazione di un cuore sofferente e desideroso di ottenere il suo aiuto. Con quanta meravigliosa tenerezza ha descritto il suo amore a coloro che nei momenti difficili della loro vita pensano che Dio li abbia abbandonati. "...Il Signore mi ha abbandonata, il Signore mi ha dimenticata. Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, io non dimenticherò te. Ecco, io ti ho scolpita sulle palme delle mie mani...". Isaia 49:14-16.

Ogni promessa contenuta nella Parola di Dio ci offre un soggetto di preghiera e noi possiamo essere certi del suo esaudimento. Qualunque sia la benedizione di cui avete bisogno è vostro privilegio reclamarla tramite Gesù. Possiamo chiedere al Signore con la semplicità di un bambino, ciò di cui abbiamo bisogno. Possiamo parlargli dei nostri problemi come il nutrimento, i vestiti, o dei nostri bisogni spirituali come il pane della vita e l'abito della giustizia del Cristo. Il Padre, sapendo che abbiamo bisogno di tutte queste cose, ci invita a rivolgerci a lui, nel nome di Gesù. Dio onorerà quel nome e soddisferà le vostre necessità attingendo dalle ricchezze della sua generosità.

Non dimentichiamo che avvicinandoci a Dio come a un Padre riconosciamo di essere suoi figli. Non solo possiamo confidare nella sua bontà ma dobbiamo anche essere disposti ad accettare la sua volontà e consacrarci al suo servizio. A coloro a cui ha raccomandato di cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia, Gesù fa questa promessa: "Chiedete e vi sarà dato". I doni di colui che possiede ogni potere in cielo e sulla terra sono a disposizione dei suoi figli. Essi sono preziosi perché acquistati con il sacrificio del Redentore. Questi doni soddisfano le più profonde esigenze del cuore. Essi sono eterni e saranno concessi a tutti coloro che si rivolgono al padre come bambini. Facciamo nostre le promesse di Dio, ricordiamogliele nelle nostre preghiere e sperimenteremo la gioia perfetta.

"Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro" -- Matteo 7:12

La certezza dell'amore di Dio ci induce ad amarci gli uni gli altri. Questo principio deve ispirare tutte le relazioni umane.

Gli ebrei erano preoccupati, prima di tutto, di ciò che dovevano ricevere. La loro prima aspirazione era assicurarsi il potere e gli onori a cui pensavano di avere diritto. Ma il Cristo insegna che non dobbiamo preoccuparci di quello che riceveremo ma di quello che dovremo dare. I nostri doveri nei confronti degli altri sono proprio quelli che pensiamo siano i doveri degli altri nei nostri confronti. Nelle nostre relazioni con coloro che ci circondano dobbiamo metterci al loro posto, cercando di comprenderne sentimenti, difficoltà, delusioni, gioie e sofferenze. Dobbiamo identificarci con loro e trattarli come vorremmo essere trattati se fossimo al loro posto. Questa è la vera essenza dell'onestà ed è anche un altro aspetto del comandamento: "Amerai il prossimo tuo come te stesso". Riassume l'insegnamento dei profeti. È un principio divino e deve essere messo in pratica da tutti coloro che vogliono vivere con Dio.

La regola d'oro è il fondamento della vera gentilezza e trova il suo esempio perfetto nella vita e nel carattere di Gesù. La vita quotidiana del Salvatore esprimeva dolcezza e bellezza. Quanta serenità emanava dalla sua presenza. I suoi discepoli devono rivelare lo stesso spirito. Coloro che seguono l'esempio del Cristo eserciteranno un influsso benefico. I loro abiti bianchi e puri diffonderanno il profumo fragrante del giardino del Signore. Il loro viso rifletterà lo splendore di Dio e illuminerà la via di chi è stanco e incerto. Tutti coloro che hanno capito in che cosa consiste la perfezione del carattere, manifesteranno la simpatia e la tenerezza del Cristo. L'influsso della grazia deve rendere sensibile il cuore, affinare e purificare i sentimenti, e assicurare il tatto e la cortesia del cielo. Ma la regola d'oro ha un significato ancora più profondo. Chiunque sia stato chiamato ad amministrare la grazia di Dio deve condividerla con coloro che vivono nell'ignoranza e nelle tenebre, proprio come desidererebbe che facessero gli altri se si trovassero nella loro condizione. L'apostolo Paolo dichiara: "Io sono debitore verso i Greci come verso i barbari, verso i sapienti come verso gli ignoranti". Romani 1:14. Per la vostra conoscenza dell'amore di Dio, per le ricchezze della grazia, quando incontrate coloro che vivono nella sofferenza e sono senza conoscenza sappiate che siete debitori nei loro confronti e dovete condividere con loro le benedizioni ricevute.

Vale anche per i beni o i vantaggi materiali. Tutto ciò che possediamo in più rispetto ai nostri simili fa nascere in noi il dovere di aiutare gli svantaggiati. Se siamo ricchi o anche solo agiati, abbiamo l'obbligo di occuparci di coloro che soffrono, della vedova e dell'orfano, proprio come desidereremmo essere trattati se fossimo al loro posto.

La regola d'oro implica lo stesso principio insegnato nel Sermone sul Monte. "...Con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi". Matteo 7:2. Tutto ciò che facciamo agli altri, in bene e in male, avrà delle ripercussioni su di noi con benedizioni o maledizioni. Tutto ciò che diamo ci sarà restituito. I beni terreni condivisi con i nostri simili spesso ci vengono restituiti: in momenti difficili è più del quadruplo di quello che abbiamo dato. Ma ciò che conta è la consapevolezza della presenza reale e profonda dell'amore di Dio che comprende tutta la gloria e i tesori del cielo e in questo modo, fin da ora, siamo ampiamente ricompensati per il bene fatto. Ma anche il male commesso ci verrà restituito. Chiunque si sarà permesso di condannare o scoraggiare dovrà fare la stessa esperienza e si renderà conto di quanto gli altri hanno sofferto quando ha fatto loro mancare simpatia e affetto.

Questo è il principio che Dio ha stabilito nel suo amore. Egli desidera che arriviamo al punto di odiare la durezza del nostro cuore per aprirlo completamente a Gesù. Dal male nascerà così il bene e quella che sembrava una maledizione diventerà una benedizione.

La regola d'oro è il vero ideale del cristianesimo. Tutto ciò che se ne discosta è solo vanità e menzogna. Una religione che permette di disprezzare i nostri simili, mentre Gesù li ha considerati tanto preziosi da morire per loro, una religione che rimane indifferente ai bisogni umani alle sofferenze e ai diritti è falsa. Non ascoltando le grida del povero, del sofferente e del peccatore tradiamo il Cristo.

Il cristianesimo è privo di potenza nel mondo e il nome del Signore è bestemmiato perché coloro che portano il nome del Cristo lo rinnegano con il loro comportamento e il loro carattere. Della chiesa apostolica, nei giorni straordinari in cui la gloria del Signore risuscitato risplendeva sui suoi membri è scritto: "La moltitudine di quelli che avevano creduto era d'un sol cuore e di un'anima sola; non vi era chi dicesse sua alcuna delle cose che possedeva ma tutto era in comune tra di loro... In fatti non c'era nessun bisogno tra di loro...". Atti 4:32, 34. "E ogni giorno andavano assidui e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prende vano il loro cibo insieme, con gioia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che venivano salvati". Atti 2:46, 47.

Cercate in cielo e in terra e non troverete nessuna verità rivelata con maggiore forza di quella dell'opera di assistenza nei confronti di chi ha bisogno di simpatia e aiuto. Questa verità è rivelata dalla vita stessa di Gesù. Quando coloro che professano il nome del Cristo metteranno in pratica i principi della regola d'oro, la proclamazione del messaggio del Vangelo sarà accompagnata dalla stessa potenza dei tempi apostolici.

"Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita" -- Matteo 7:14

Al tempo del Cristo gli abitanti della Palestina abitavano in città fortificate, situate quasi sempre in cima a un monte. Le porte venivano chiuse al tramonto e il viaggiatore che rientrava verso sera doveva arrivare prima che giungesse la notte, affrettando il passo sui sentieri ripidi e rocciosi. I ritardatari trascorrevano la notte fuori. Quei sentieri stretti e scoscesi che permettevano al viandante di raggiungere la casa e il riposo fornirono a Gesù un esempio del percorso del cristiano. Il sentiero che ho posto davanti a voi è stretto ed è pericoloso, dice, e la porta è di difficile accesso perché il principio dell'amore impedisce agli orgogliosi e agli egoisti di entrarvi. C'è anche una strada più larga che conduce alla rovina. Se decidete di seguire il sentiero della vita spirituale vi renderete conto che è continuamente in salita, e sarete sempre in pochi perché la massa segue il sentiero che scende.

La via larga è abbastanza ampia da accogliere tutti gli uomini con il loro orgoglio, la loro mondanità, il loro egoismo e le loro bassezze morali. C'è posto per le opinioni e le dottrine di tutti; chiunque può seguire tranquillamente le proprie inclinazioni e fare ciò che il suo egoismo gli detta. Non c'è bisogno di cercare la via che conduce alla rovina. La porta è larga, la via spaziosa e ci si incammina spontaneamente sulla strada che conduce alla morte.

La via della vita, al contrario, è stretta e l'ingresso difficile. Se pensate di non dover rinunciare a qualche peccato vi renderete conto che la strada è troppo stretta e che non potete entrarvi. Per percorrerla dovrete rinunciare alle vostre opinioni, alla vostra volontà, alle vostre cattive abitudini. Colui che vuole servire il Cristo non può seguire le opionioni comuni o adeguarsi ai canoni della società. La via per il cielo è troppo stretta perché sia possibile accedervi con titoli e ricchezze, o ambizioni egoistiche ed è troppo sconnessa e in salita per coloro che amano l'agiatezza. Fatica, pazienza, sacrificio, povertà, e i rimproveri e l'opposizione dei peccatori, questo era ciò che il Cristo fu costretto ad affrontare e sarà anche la nostra stessa esperienza se vorremo entrare nel regno di Dio.

Comunque non vi affrettate a concludere che la strada stretta è la più difficile e quella larga la più facile. Lungo tutto il percorso della via che porta alla rovina ci sono sofferenze e dolori, lacrime e delusioni, ci sono avvertimenti e inviti a tornare indietro. Nel suo amore Dio ha fatto in modo che la strada della perdizione fosse difficile per i ribelli e i testardi. È vero che la via di Satana è fatta in modo da sembrare attraente, ma è solo un'apparenza ingannatrice. La via del male è disseminata di rimorsi e amare preoccupazioni.

Ci potrà sembrare piacevole lasciarsi andare all'orgoglio e alle ambizioni mondane, ma alla fine vi sono lacrime e sofferenze. I progetti egoistici possono offrire promesse lusinghiere in vista della felicità. Ma scopriremo che si tratta di una felicità effimera e la nostra vita sarà amareggiata da speranze fondate sull'egoismo. Nella strada che scende verso il male l'ingresso sarà splendidamente adornato di fiori, ma il percorso nasconde tante spine insidiose. La luce della speranza che sembra brillare all'ingresso si dissolve nelle tenebre della disperazione e colui che si incammina per questa via scende verso l'oscurità di una notte senza fine.

"Buon senno procura favore, ma la via dei perfidi è senza fine". Proverbi 13:15. "Le sue vie sono vie deliziose, e tutti i suoi sentieri sono tranquilli". Proverbi 3:17. Ogni atto di ubbidienza al Cristo, ogni atto di rinuncia a se stessi, ogni prova superata, ogni vittoria sulla tentazione è un gradino del percorso verso la gloria e la vittoria finale. Se prendiamo il Cristo come guida egli ci condurrà sani e salvi alla meta.

Anche il peggiore dei peccatori può trovare la strada giusta. Tutti coloro che la cercano possono percorrerla in piena luce, senza temere di cadere. Anche se il sentiero è stretto, e così sacro che nessun peccato vi può essere tollerato, il suo accesso è assicurato a tutti e nessuno, per quanto dubbioso e incerto, può dire: "Dio non si cura di me".

La strada sarà scoscesa e la salita difficile, perfino costeggiata da precipizi. Ci saranno sicuramente delle prove da affrontare nel nostro viaggio e, stanchi, vorremmo fermarci per riposare mentre sarà necessario proseguire nei nostri sforzi. Accadrà anche che indeboliti saremo costretti a combattere, scoraggiati dovremo continuare a sperare. Ma con il Cristo che ci guida, sicuramente raggiungeremo alla fine la meta tanto attesa. Gesù stesso ha tracciato il percorso davanti a noi e lo ha reso meno difficile.

Lungo la strada scoscesa che porta alla vita eterna vi sono fonti di gioia per rinfrescare coloro che sono stanchi. Chi procede per la via giusta è felice nonostante le sofferenze, perché colui che essi amano cammina, invisibile, accanto a loro. A ogni passo essi distinguono più chiaramente la sua mano e la luce brillante della gloria dell'Invisibile illumina i loro passi. I loro canti di gioia, dalle note sempre più acute, salgono al cielo e si uniscono ai canti degli angeli davanti al trono. "Ma il sentiero dei giusti è come la luce che spunta e va sempre più risplendendo, finché sia giorno pieno". Proverbi 4:18.

"Entrate per la porta stretta" -- Matteo 7:13

Il viandante, in ritardo, che si affrettava a raggiungere le porte della città prima del tramonto non poteva lasciarsi distrarre da ciò che accadeva intorno a lui. Tutti i suoi pensieri erano concentrati su un unico obiettivo, arrivare alla porta. Dovete vivere la vita cristiana con la stessa intensità, disse Gesù. Vi ho rivelato la gloria del mio carattere, la vera gloria del mio regno. Non vi offro la promessa di un potere terreno. Non vi chiedo di battervi per la supremazia di un grande impero del mondo, ma non dovete per questo concludere che non vi siano da combattere delle battaglie e riportare delle vittorie. Vi invito a lottare, a desiderare con tutte le vostre forze di entrare nel mio regno spirituale.

La vita cristiana è una lotta e una marcia. Ma la vittoria non si ottiene con le forze umane, il campo di battaglia è il cuore. La battaglia da combattere (la più grande per l'uomo) consiste nella resa dell'egoismo alla volontà di Dio, nell'accettare la sovranità dell'amore. La vecchia natura nata dal sangue e dalla volontà della carne non può ereditare il regno di Dio. Le tendenze, le vecchie abitudini devono essere abbandonate.

Colui che ha deciso di entrare nel regno dello Spirito scoprirà che tutte le passioni e le forze di una natura non rigenerata, potenziate dalle forze del regno delle tenebre si sono coalizzate contro di lui. L'egoismo e l'orgoglio si schiereranno a favore di tutto ciò che è peccato. Non siamo in grado da soli di dominare i desideri malvagi e le abitudini che cercano di avere il sopravvento. Non possiamo sconfiggere il potente nemico che ci stringe nelle sue spire. Solo Dio può darci la vittoria. Egli desidera che diventiamo padroni di noi stessi, della nostra volontà e delle nostre scelte. Ma non può operare in noi senza il nostro consenso e la nostra collaborazione. Lo Spirito di Dio opera attraverso le forze e le facoltà dell'uomo. Le nostre energie sono necessarie per collaborare con Dio.

La vittoria non sarà ottenuta senza una preghiera sincera, l'umiliazione dell'io a ogni nuovo passo. La nostra volontà non deve essere costretta a collaborare con gli agenti divini ma deve sottomettersi spontaneamente. Non diventerete cristiani degni del cielo, anche se fosse possibile costringervi con un'intensità cento volte maggiore dell'influsso dello Spirito di Dio. La morsa di Satana non sarebbe spezzata. La volontà deve essere sottoposta a Dio. Non siete capaci da soli di sottomettere i vostri obiettivi, i vostri desideri e le vostre inclinazioni alla volontà di Dio, ma se desiderate ottenere questa volontà il Signore compirà per voi quest'opera e demolirà "i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo". 2 Corinzi 10:5.

Allora potrete lavorare "...al compimento della vostra salvezza con timore e tremore; infatti è Dio che produce in voi il volere e l'agire, secondo il suo disegno benevolo". Filippesi 2:12, 13.

Però, molti di coloro che sono attratti dalla bellezza del carattere del Cristo e dalla gloria del cielo, rifiutano di accettare le condizioni che permettono di raggiungere questo obiettivo. Molti percorrono la via larga ma non sono soddisfatti. Desiderano spezzare i vincoli del peccato e con le loro forze cercano di resistere alle loro passioni. Essi guardano la via e la porta stretta, ma il piacere egoistico, l'amore del mondo, l'orgoglio e le ambizioni non santificate elevano una barriera fra loro e il Salvatore. Rinunciare ai loro desideri, all'oggetto dei loro affetti richiede un sacrificio di fronte al quale esitano, indugiano e alla fine tornano sui loro passi. Molti "cercheranno di entrarvi ma non vi riusciranno". Essi desiderano ciò che è giusto e si sforzano in qualche modo di farlo, ma non è oggetto di una vera scelta. Non sono decisi a ottenerlo a qualsiasi costo.

L'unica speranza di vittoria è unire la nostra volontà a quella di Dio e collaborare con lui in ogni momento e giorno dopo giorno. Non possiamo conservare sentimenti egoistici ed entrare comunque nel regno di Dio. L'unico modo per raggiungere la santificazione è la rinuncia all'egoismo e l'accettazione dello Spirito del Cristo. L'orgoglio e l'autosufficienza devono essere annientati. Siamo disposti a pagare questo prezzo? Siamo pronti ad adeguare perfettamente la nostra volontà a quella di Dio? Fintanto che non lo desidereremo veramente la grazia trasformatrice di Dio non potrà manifestarsi in noi.

La lotta che dobbiamo sostenere è "il buon combattimento della fede". "A questo fine mi affatico, combattendo con la sua forza, che agisce in me con potenza". Colossesi 1:29.

Giacobbe, nel momento più difficile della sua vita, si mise a pregare. Egli desiderava più di qualsiasi altra cosa che il suo carattere fosse trasformato, ma mentre implorava il Signore, un nemico -- così pensò -- pose la sua mano su di lui ed egli si mise a combattere, a lottare per la propria vita. L'obiettivo che si era prefisso non cambiò quando si rese conto che la sua vita era in pericolo. Allo stremo delle forze fu toccato dall'angelo, con un potere divino, e da quel tocco Giacobbe capì chi era colui con il quale si era battuto. Ferito e disperato egli si lasciò andare fra le braccia del Salvatore implorando la sua benedizione. Non fu respinto e la sua intercessione fu accolta secondo la promessa del Signore: "A meno che non mi si prenda per rifugio, che non si faccia la pace con me, che non si faccia la pace con me". Isaia 27:5.

Egli pregò con convinzione: "...Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto". Genesi 32:27. L'insistenza con la quale Giacobbe pregò era ispirata proprio da colui contro il quale il patriarca lottava. Ed è Dio che gli diede la vittoria. Per questo il nome fu cambiato da Giacobbe in Israele: "...Perché tu hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto". Genesi 32:29.

Tutto ciò per cui Giacobbe si era battuto in vano, solo con le proprie forze, egli lo ottenne quando si arrese con fede al Signore. "...Questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede". 1 Giovanni 5:4.

"Guardatevi dai falsi profeti" -- Matteo 7:15

I falsi profeti si presenteranno per allontanarvi dalla via e dalla porta stretta. Fate attenzione. Anche se nascosti sotto apparenze di agnelli, in realtà sono lupi rapaci. Gesù indica il modo per distinguerli: "Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine o fichi dai rovi?" Matteo 7:16.

Non ci viene detto di valutarli sulla base della loro professioni di fede o dei loro discorsi. Devono essere giudicati dalla Parola di Dio. "Alla legge! Alla testimonianza! Se il popolo non parla così non vi sarà più nessuna aurora". Isaia 8:20. "Cessa, figlio mio, d'ascoltare l'istruzione, se ti vuoi allontanare dalle parole della scienza". Proverbi 19:27. Qual è il messaggio che ci viene rivolto? Ci porta a temere e ad avere rispetto di Dio. Ci invita a manifestare il nostro amore per lui attraverso l'ubbidienza ai suoi comandamenti.

Se gli uomini non sentono il peso della legge morale prendono alla leggera i precetti divini. Se infrangono anche uno solo dei suoi comandamenti, e insegnano a fare altrettanto, essi non sono approvati da Dio. Le loro pretese sono senza fondamento. Essi stanno compiendo l'opera che è stata iniziata dal principe delle tenebre, il nemico di Dio.

Non tutti coloro che professano il nome del Cristo, e ne esibiscono i segni esteriori, gli appartengono. Molti di coloro che hanno insegnato nel mio nome, dice Gesù, saranno trovati mancanti. "Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demoni e fatto in nome tuo molte opere potenti? Allora dichiarerò loro: io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori". Matteo 7:22, 23.

Ci sono persone che credono di avere ragione anche quando hanno torto. Benché pretendono che il Cristo sia il loro Signore e dichiarino di compiere grandi opere nel suo nome essi tuttavia sono degli agenti del male. "...Con la bocca fa mostra di molto amore, ma il suo cuore va dietro alla sua cupidigia... tu sei per loro come una canzone d'amore di uno che ha una bella voce e sa suonare bene; essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica". Ezechiele 33:31, 32.

La semplice professione di essere un discepolo del Cristo non ha valore. La fede in Cristo che salva non è quella che viene predicata da molti. Credete, credete -- dicono -- e non avrete bisogno di osservare la legge. Ma una fede che non produce l'ubbidienza è presunzione. L'apostolo Giovanni dice: "Chi dice: Io l'ho conosciuto, e non osserva i suoi comandamenti è bugiardo e la verità non è in lui". 1 Giovanni 2:4.

Nessuno accarezzi l'idea che particolari manifestazioni miracolose siano la prova della validità delle loro opere e delle idee che sostengono. Non è possibile riconoscere nelle persone la presenza divina quando parlano con leggerezza della Parola di Dio e mettono i propri giudizi, i propri sentimenti e le proprie azioni al di sopra del metro di misura divino.

L'ubbidienza è la prova del discepolato. Ed è nell'osservanza dei comandamenti che si può riconoscere la sincerità del nostro amore. Quando la dottrina che accogliamo elimina il peccato dal cuore, purifica l'animo dalla colpa e porta frutti di santità, noi sappiamo che questa è la verità di Dio.

Quando la bontà, la gentilezza, la generosità e la simpatia si manifestano nella nostra vita, quando la gioia di fare il bene riempie i cuori stiamo esaltando il Cristo e non noi stessi. E da questo potremo riconoscere che la nostra fede è quella giusta. "Da questo sappiamo che l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti". 1 Giovanni 2:3.

"Essa non è caduta perché era fondata sulla roccia" -- Matteo 7:25

La gente era rimasta profondamente colpita dalle parole di Gesù. La bellezza divina dei principi della verità li aveva attratti e gli appelli solenni del Cristo li avevano toccati come se avessero sentito la voce amorevole di Dio. Le parole di Gesù erano penetrate fino alla fonte stessa delle loro idee e opinioni precedenti. Per ubbidire al suo insegnamento avrebbero dovuto cambiare completamente il loro modo di pensare e di agire. Questo li avrebbe portati a essere in conflitto con i loro capi religiosi, perché un tale cambiamento avrebbe richiesto l'abbattimento di tutto ciò che per generazioni i rabbini avevano costruito. Perciò mentre i cuori della gente erano disposti ad ascoltare le sue parole pochi erano pronti ad accettarle come principi della loro vita.

Gesù concluse il suo Sermone sul Monte con un'illustrazione che rappresentava l'importanza di mettere in pratica le parole che aveva pronunciato. Fra la gente che si accalcava intorno al Salvatore molti avevano trascorso la vita sulle rive del mar di Galilea. Mentre erano seduti sulla collina ad ascoltare le parole del Cristo essi potevano osservare le vallate e i pendii attraversati dai torrenti che scendevano verso il mare. In estate questi torrenti erano a secco e il loro letto era asciutto e polveroso. Ma quando i temporali invernali si scatenavano in cima alle colline, diventavano dei torrenti rabbiosi che talvolta inondavano le vallate trascinando verso il mare tutto ciò che incontravano sul loro percorso. Spesso le capanne costruite dai contadini nella pianura verdeggiante, apparentemente al sicuro, erano spazzate via. In cima alle colline, invece, erano costruite delle case fondate sulla roccia. In alcune zone della campagna vi erano case in pietra, che avevano resistito per migliaia di anni ai più violenti uragani. Queste case erano state costruite con sofferenza e nelle difficoltà. Non era facile raggiungerle e la loro posizione era meno invitante di quelle della pianura. Ma erano fondate sulla roccia e il vento, le inondazioni e le tempeste non potevano distruggerle.

Gesù paragonò coloro che avevano costruito quelle case sulla roccia a colui che riceveva le sue parole e ne faceva il fondamento del proprio carattere e della propria vita.

Alcuni secoli prima il profeta Isaia aveva scritto: "...La parola del nostro Dio dura per sempre". Isaia 40:8. E Pietro, molto tempo dopo il Sermone sul Monte, riportando le parole di Isaia aggiungeva: "...E questa è la parola che vi è stata annunziata". 1 Pietro 1:25. La Parola di Dio è l'unico punto fermo nel nostro mondo. È il fondamento sicuro. "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno". Matteo 24:35.

I grandi principi della legge e della natura di Dio sono riassunti nelle parole del Cristo pronunciate sul monte. Colui che vi costruisce sopra, edifica la propria vita sul Cristo, la Roccia eterna. Accettando la sua Parola accettiamo il Cristo. Soltanto coloro che l'ascoltano e la vivono, costruiscono su di lui. "Poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù". 1 Corinzi 3:11. "In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati". Atti 4:12. Il Cristo -- la Parola, la rivelazione di Dio, la manifestazione del suo carattere, della sua legge, del suo amore, della sua vita -- è l'unico fondamento sul quale costruire una personalità stabile.

Edifichiamo sul Cristo quando ubbidiamo alla sua Parola. Non è giusto colui che si accontenta di apprezzare la giustizia ma colui che la mette in pratica. La santità non è una forma di estasi ma il risultato della resa totale a Dio. Consiste nel compiere la volontà del Padre.

I figli d'Israele erano accampati ai confini della terra promessa. Non bastava però che avessero una conoscenza di Canaan o ne cantassero i canti. Tutto ciò non li avrebbe portati a possedere i vigneti e gli uliveti di quel paese. Entrarono veramente in suo possesso solo occupandola, adempiendo alle condizioni poste, esercitando la fede in Dio, appropriandosi delle promesse che aveva fatto e ubbidendo alle sue indicazioni.

La vera religione consiste nel mettere in pratica le parole del Cristo, non per ottenere il favore di Dio ma perché nonostante la nostra indegnità abbiamo ricevuto il dono del suo amore. Il Cristo afferma che la salvezza non dipende solo dalla professione di fede ma dalla fede che si manifesta attraverso opere di giustizia. Ciò che Dio si aspetta dai discepoli del Cristo non sono solo parole ma fatti. Il carattere si costruisce con le azioni. "Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio". Romani 8:14. I figli di Dio non sono coloro che semplicemente sono toccati dallo Spirito, e neanche coloro che di tanto in tanto si arrendono al suo potere, ma coloro che sono guidati dallo Spirito.

È vostra intenzione diventare un discepolo del Cristo e non sapete da dove iniziare? Siete nelle tenebre e non sapete come trovare la luce? Seguite quella di cui disponete. Ubbidite a quello che conoscete della Parola di Dio. Il suo potere, la sua vita si trovano nella sua Parola. Quando avrete ricevuto con fede la sua Parola essa vi darà la forza di ubbidire. Se seguirete la luce che avete a disposizione essa aumenterà. State costruendo sulla base della Parola di Dio e il vostro carattere diventerà simile al carattere del Cristo.

Gesù, il vero fondamento, è la pietra vivente. Egli dà la vita a tutti coloro che edificano su di lui. "Anche voi come pietre viventi, siete edificati per formare una casa spirituale...". 1 Pietro 2:5. "Sulla quale l'edificio intero, ben collegato insieme, si va innalzando per essere un tempio santo nel Signore". Efesini 2:21. Le pietre diventano una sola cosa con le fondamenta perché sono entrambe percorse dalla stessa vita. E nessuna tempesta potrà distruggere l'edificio. Ma qualsiasi abitazione eretta su un altro fondamento che non sia la Parola di Dio sarà abbattuta. Colui che costruisce, come gli ebrei al tempo di Gesù, sulla base delle idee e delle opinioni umane, delle forme e delle cerimonie inventate dagli uomini o su qualsiasi opera che egli compie, indipendentemente dalla grazia del Cristo, costruisce il proprio carattere sulla sabbia. Le violente tempeste della tentazione spazzeranno via il fondamento sabbioso e lasceranno quella casa in rovina sulle rive del fiume del tempo. "...Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido; chi confiderà in essa non avrà fretta di fuggire. Io metterò il diritto per livella, e la giustizia per piombino; la grandine spazzerà via il rifugio di menzogna, e le acque inonderanno il vostro riparo". Isaia 28:16, 17.

Ma oggi la grazia intercede in favore del peccatore. "...Io non mi compiaccio della morte dell'empio, ma che l'empio si converta dalla sua via e viva; convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvagie". Ezechiele 33:11. La voce che oggi parla a coloro che vivono nel peccato è la stessa che con dolore esclamò di fronte alla città che amava: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa sta per esservi lasciata deserta. Io vi dico che non mi vedrete più, fino al giorno in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!" Luca 13:34, 35. In Gerusalemme Gesù intravide il simbolo del mondo che lo aveva rigettato e aveva disprezzato la sua grazia. Egli pianse per i cuori ostinati. E mentre le sue lacrime cadevano sul monte Gerusalemme si sarebbe potuta pentire e sarebbe sicuramente sfuggita alla sua punizione. Per qualche tempo ancora il Cristo aspettò che accettasse l'invito che le era stato rivolto. Anche oggi Gesù rivolge a voi il suo invito, con amore: "Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me". Apocalisse 3:20. "...Ti ho esaudito nel tempo favorevole, e ti ho soccorso nel giorno della salvezza...". 2 Corinzi 6:2.

Voi che riponete le vostre speranze nel vostro egoismo state costruendo sulla sabbia, ma non è troppo tardi per sfuggire alla rovina incombente prima che la tempesta si scateni, rifugiatevi presso il fondamento sicuro.

"Ecco, io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido; chi confiderà in essa non avrà fretta di fuggire". Isaia 28:16. "Volgetevi a me e siate salvati, voi tutte le estremità della terra! Poiché io sono Dio, e non ce n'è alcun altro". Isaia 45:22. "Tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia". Isaia 41:10. "Ma Israele sarà salvato dal Signore mediante una salvezza eterna; voi non sarete svergognati né delusi, mai più in eterno". Isaia 45:17.