Sulle orme del gran medico

Capitolo 2

Una missione da compiere

[AUDIO]

A Capernaum, in una casa di pescatori, "...la suocera di Simone era tormentata da una gran febbre; e lo pregarono per lei". Gesù "...sgridò la febbre, e la febbre la lasciò; ed ella subito si alzò e si mise a servirli". Luca 4:38, 39; cfr. Marco 1:30; Matteo 8:15.

Ben presto la notizia si diffuse ovunque. Il miracolo era avvenuto di sabato e, per paura dei rabbini, la gente non aveva il coraggio di chiedere di essere guarita prima che il sole fosse tramontato. Allora dalle case, dai negozi, dai mercati si videro accorrere gli abitanti della città diretti verso l'umile casa dove alloggiava Gesù. I malati, alcuni condotti su delle barelle, altri che si appoggiavano alle stampelle o erano sostenuti dagli amici, si avvicinavano vacillanti al Salvatore. Essi andavano e venivano costantemente perché nessuno sapeva se il giorno seguente il grande Medico si sarebbe fermato ancora in quella zona. A Capernaum non era mai successo niente di simile prima di allora. Nell'aria si sentivano urla di gioia e grida di liberazione. Gesù interruppe la sua azione di guarigione solo dopo aver visitato l'ultimo malato. Era ormai notte fonda quando la gente si allontanò e il silenzio tornò nella casa di Simone. Quella giornata lunga e intensa si era conclusa e Gesù aveva bisogno di riposo. La città era immersa nel sonno e il Salvatore "...mentre era ancora notte... si alzò, uscì e se ne andò in un luogo deserto; e là pregava". Marco 1:35.

Quel mattino, molto presto, Pietro e i suoi compagni andarono da Gesù per dirgli che la gente di Capernaum lo stava cercando. Con loro sorpresa Gesù disse: "...Anche alle altre città bisogna che io annunzi la buona notizia del regno di Dio; poiché per questo sono stato mandato". Luca 4:43.

Nell'atmosfera di euforia che regnava a Capernaum si correva il rischio di perdere di vista il vero obiettivo della sua missione. Gesù non voleva attirare l'attenzione su di sé, facendosi passare per qualcuno che dà spettacolo o per un guaritore. Il suo obiettivo era attirare le persone in quanto Salvatore. Mentre la gente preferiva credere che fosse venuto come un re che poteva stabilire un regno terreno, egli desiderava orientare i loro pensieri dalle cose materiali a quelle spirituali. Un successo esclusivamente terreno sarebbe stato in contraddizione con la sua missione.

Lo stupore della gente superficiale stonava con il suo stato d'animo. Nella sua concezione della vita non c'era spazio per l'idea di farsi rispettare. L'importanza che la società da alla posizione, alla ricchezza o alle capacità delle persone era estranea alla mentalità del Figlio dell'uomo. Gesù non ricorse a nessuno dei mezzi che gli uomini utilizzano per ottenere l'ubbidienza o esigere il rispetto. Alcuni secoli prima della sua nascita era stata fatta questa profezia su di lui: "Egli non griderà, non alzerà la voce, non la farà udire per le strade. Non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; manifesterà la giustizia secondo verità". Isaia 42:2, 3.

I farisei volevano distinguersi per il loro scrupoloso formalismo e per l'ostentazione del loro culto e della loro pietà. Mostravano il loro zelo per le questioni religiose facendone oggetto di discussione. Non era raro assistere a lunghe e chiassose dispute fra opposte fazioni. Sulle strade si sentivano le voci di colti dottori della legge che si scaldavano in accesi dibattiti.

La vita di Gesù era in netto contrasto con tutto questo. Mai una disputa chiassosa, mai un messaggio presentato con ostentazione, mai un'azione volta a riscuotere facili consensi. Il Cristo era nascosto in Dio e il Signore si rivelava tramite il carattere del Figlio. Questo era l'obiettivo su cui Gesù desiderava concentrare l'attenzione della gente. Il Sole di Giustizia non ha riempito il mondo con lo splendore della sua gloria per incantare i sensi. Del Cristo è scritto: "...La sua venuta è certa, come quella dell'aurora". Osea 6:3. La luce del giorno si diffonde sulla terra dolcemente e delicatamente, disperdendo l'oscurità e risvegliando il mondo alla vita. Così si alzò il Sole di Giustizia e "...la guarigione sarà nelle sue ali". Malachia 4:2.

"Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto di cui mi compiaccio..." Isaia 42:1. "Perché tu sei stato una fortezza per il povero, una fortezza per l'indifeso nella sua angoscia, un rifugio contro la tempesta, un'ombra contro l'arsura..." Isaia 25:4.

"Così parla Dio, il Signore, che ha creato i cieli e li ha spiegati, che ha disteso la terra con tutto quello che essa produce, che dà il respiro al popolo che c'è sopra e lo spirito a quelli che vi camminano. Io, il Signore, ti ho chiamato secondo giustizia e ti prenderò per la mano; ti custodirò e farò di te l'alleanza del popolo, la luce delle nazioni, per aprire gli occhi dei ciechi, per fare uscire dal carcere i prigionieri e dalle prigioni quelli che abitano nelle tenebre". Isaia 42:5-7. "Farò camminare i ciechi per una via che ignorano, li guiderò per sentieri che non conoscono; cambierò davanti a loro le tenebre in luce, renderò pianeggianti i luoghi impervi. Sono queste le cose che io farò e non li abbandonerò". Isaia 42:16.

"Cantate al Signore un cantico nuovo, cantate le sue lodi all'estremità della terra, o voi che scendete sul mare, e anche gli esseri che esso contiene, le isole e i loro abitanti! Il deserto e le sue città alzino la voce! Alzino la voce i villaggi occupati da Chedar! Esultino gli abitanti di Sela, prorompano in grida di gioia dalla vetta dei monti! Diano gloria al Signore, proclamino la sua lode nelle isole!" Isaia 42:10-12. "Cantate, o cieli, poiché il Signore ha operato! Giubilate, o profondità della terra! Prorompete in grida di gioia, o montagne, o foreste con tutti gli alberi vostri! Poiché il Signore ha riscattato Giacobbe e manifesta la sua gloria in Israele!" Isaia 44:23.

Dalla prigione di Erode, in cui deluso e perplesso sulla missione del Salvatore vegliava e aspettava, Giovanni Battista inviò due dei suoi discepoli da Gesù con questo messaggio: "Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?" Matteo 11:3. Il Salvatore non rispose subito alla domanda dei discepoli ed essi rimasero stupiti del suo silenzio. Nel frattempo gli ammalati cominciavano ad avvicinarsi a lui. La voce del Grande Medico penetrava nelle orecchie che non riuscivano a sentire. Una sua parola, o il tocco della sua mano aprivano gli occhi che non vedevano perché potessero ammirare la luce del giorno, le meraviglie della natura, i visi degli amici e quello del Liberatore. La sua voce raggiungeva le orecchie dei moribondi ed essi si rialzavano forti e sani. Gli indemoniati paralizzati ubbidivano alle sue parole, il male si allontanava dalla loro mente ed essi lo adoravano. I poveri contadini e gli umili lavoratori che venivano evitati dai rabbini perché impuri, si riunivano intorno a Gesù ed egli rivolgeva loro parole di vita eterna.

Il giorno trascorse in questo modo, davanti agli occhi stupiti dei discepoli di Giovanni. Alla fine Gesù li chiamò e chiese loro di andare a raccontare a Giovanni ciò che avevano visto e ascoltato, aggiungendo: "Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!" Matteo 11:6. I discepoli portarono questo messaggio e fu sufficiente.

Giovanni si ricordò della profezia sul Messia: "Lo spirito del Signore, di Dio, è su di me, perché il Signore mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l'apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare l'anno di grazia del Signore... per consolare tutti quelli che sono afflitti". Isaia 61:1, 2. Gesù di Nazaret era colui che era stato promesso. La prova della sua divinità stava nella sua missione nei confronti dei bisogni dell'umanità sofferente. La sua gloria si è manifestata nella sua disponibilità ad abbassarsi al nostro umile livello. Le opere del Cristo non solo affermavano che egli era il Messia, ma indicavano il modo in cui il suo regno doveva essere stabilito. A Giovanni venne rivelata la stessa verità che era stata presentata a Elia nel deserto quando "un vento forte, impetuoso, schiantava i monti e spezzava le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. E, dopo il vento, un terremoto; ma il Signore non era nel terremoto. E dopo il terremoto un fuoco; ma il Signore non era nel fuoco" e, dopo il fuoco, Dio parlò al profeta con voce calma. 1 Re 19:11, 12. Così Gesù doveva realizzare la sua missione, non con il rovesciamento di troni e regni, non con ostentazione e pompa, ma parlando al cuore degli uomini attraverso una vita di bontà e altruismo.

Il regno di Dio non si realizza con apparizioni spettacolari. Esso si manifesta attraverso l'interiorizzazione della sua Parola, l'azione profonda del suo Spirito, l'unione dell'essere con colui che è la sua vita. La manifestazione più grande della sua potenza è visibile nella natura umana portata alla perfezione nel carattere del Cristo.

I discepoli del Cristo devono essere la luce del mondo. Tuttavia Dio non chiede loro di sforzarsi per brillare. Non approva nessun tentativo di manifestare una bontà superiore che provochi autocompiacimento. Egli desidera che in tutto il loro essere si manifestino i principi divini. Quando verranno in contatto con la società, diffonderanno la luce che è in loro. La loro fedeltà risalterà in ogni azione della vita.

Le ricchezze o una buona posizione sociale, attrezzature costose, strutture o arredi particolari non sono necessari per lo sviluppo dell'opera di Dio così come non lo sono i successi che riscuotono l'approvazione degli uomini e suscitano la superbia. Lo splendore del mondo, per quanto possa essere grandioso, non ha nessun valore agli occhi di Dio, per il quale conta ciò che è invisibile ed eterno, al di sopra di ciò che è visibile e temporale. Queste ultime forme hanno importanza solo se esprimono le prime. Le più preziose opere d'arte non possiedono una bellezza paragonabile a quella del carattere, frutto dell'azione dello Spirito Santo nell'uomo.

Quando il Signore offrì suo Figlio al mondo, fornì agli esseri umani delle ricchezze incorruttibili, al cui confronto i tesori accumulati dagli uomini fin dalle origini del mondo valgono ben poco.

Il Cristo è venuto sulla terra e ha manifestato agli uomini un amore eterno: questo è il tesoro che, attraverso la nostra relazione con lui, dobbiamo ricevere, far conoscere e donare. Gli sforzi degli uomini saranno efficaci nella misura in cui si consacreranno a Dio e riusciranno a far conoscere la grazia del Cristo che trasforma la vita. Dobbiamo distinguerci dal mondo perché Dio ci ha suggellati, perché egli manifesta in noi il suo carattere d'amore. Il nostro Redentore ci protegge con la sua giustizia. Quando sceglie delle persone per coinvolgerle nella sua opera, Dio non chiede loro se sono ricchi, colti o bravi oratori. Egli chiede: "Sono persone umili a cui poter indicare i miei piani? Posso mettere le mie parole sulle loro labbra? Saranno in grado di rappresentarmi?"

Dio può servirsi di ogni individuo che gli offrirà la possibilità di far penetrare il suo Spirito nel tempio del suo cuore. Accetterà l'opera che riflette la sua immagine. I suoi collaboratori devono dimostrare alla società le caratteristiche eterne dei principi immortali di Dio.

"Raccoglierà gli agnelli in braccio..."

Quando Gesù viaggiava per il paese per guarire i malati, le madri con in braccio i loro piccoli, sofferenti o in fin di vita, cercavano di farsi spazio tra la folla per farsi notare da lui.

Pensate a queste madri pallide, stanche, sull'orlo della disperazione, ma decise e tenaci. Con il peso della sofferenza esse cercano il Salvatore. Nell'agitazione della situazione la folla le respingeva indietro, ma il Cristo si dirigeva lentamente verso di loro fino a quando non le raggiungeva. Nel loro cuore cresceva la speranza e le lacrime bagnavano i loro volti quando capivano di essere riuscite ad attrarre la sua attenzione e ispirare i suoi sguardi pieni di amore e compassione.

Rivolgendosi a una del gruppo, il Salvatore la invita a confidarsi con lui dicendo: "Cosa posso fare per te?" E lei, singhiozzando, gli manifesta il suo grande desiderio: "Maestro, guarisci il mio bambino". Il Cristo prende il piccolo dalle sue braccia e al suo tocco la malattia svanisce. Il pallore della morte scompare, nelle vene riprende a scorrere l'energia vitale, i muscoli riacquistano forza. Gesù rivolge alla madre parole di conforto e di pace. Subito dopo gli viene presentato un caso altrettanto urgente. Il Cristo esercita di nuovo il suo potere vivificante e tutti lodano e onorano colui che compie questi miracoli.

Di solito sottolineamo con enfasi la vita straordinaria del Cristo. Parliamo delle cose meravigliose che ha realizzato, dei miracoli che ha compiuto. Ma l'attenzione che ha accordato a ciò che riteniamo di scarsa rilevanza è un'ulteriore prova della sua grandezza.

Tra gli ebrei c'era l'usanza di condurre i bambini da qualche rabbino per ottenere la loro benedizione attraverso l'imposizione delle mani. Ma i discepoli pensarono che la missione del Salvatore fosse troppo importante perché egli potesse occuparsi di queste cose. Quando le madri si rivolsero a Gesù per chiedergli di benedire i loro piccoli, i discepoli le guardarono contrariati. Pensavano che quei bambini fossero troppo piccoli per avere il privilegio di un incontro con Gesù e arrivarono alla conclusione che egli sarebbe stato disturbato dalla loro presenza. Ma il Salvatore comprese la preoccupazione e la responsabilità delle madri che cercavano di educare i propri figli nel rispetto della Parola di Dio. Egli aveva ascoltato le loro preghiere ed egli stesso si avvicinò a loro. Una madre era uscita di casa con il suo bambino per cercare Gesù. Strada facendo parlò con una vicina delle sue intenzioni e così anche lei decise di rivolgersi a Gesù perché benedicesse suo figlio. Finalmente arrivarono, ognuna con i propri figli. Alcuni di essi erano già adolescenti e giovani. Quando le madri rivelarono il loro desiderio Gesù ascoltò con simpatia quella timida richiesta, ma aspettò per vedere come i discepoli le avrebbero trattate. Quando vide che essi rimproveravano le madri e le mandavano via pensando di fargli un favore, fece notare loro che stavano sbagliando: "Lasciate che i bambini vengano da me; non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro". Marco 10:14.

Prese i bambini in braccio, pose le mani su loro e pronunciò la benedizione per la quale erano venuti. Le madri si sentirono confortate e tornarono a casa fortificate e benedette dalle parole del Cristo. Ricevettero così quell'incoraggiamento ad assumersi i loro pesi con gioia e a impegnarsi per i loro figli con maggiori speranze.

Se potessimo sapere che cosa è successo a quel gruppo di persone, vedremmo le madri che ricordano ai propri figli quella scena e sentiremmo le parole affettuose del Salvatore. Vedremmo anche come, negli anni che seguirono, quelle parole impedirono più di una volta a quei giovani di allontanarsi dalla via delineata per le persone liberate dal Signore.

Oggi il Cristo è lo stesso Salvatore compassionevole che un giorno camminò fra gli uomini. Egli rappresenta ancora un punto di riferimento per le madri, come quando accolse tra le sue braccia quei bambini della Giudea. I nostri figli sono il prezzo del suo sangue così come lo furono i bambini di quell'epoca. Gesù conosce le preoccupazioni che si nascondono nel cuore delle mamme. Egli sa essere vicino a ogni madre nelle sue angosce perché ne ha avuta una che ha lottato con la miseria e gli stenti. Colui che affrontò un lungo viaggio per alleviare le preoccupazioni di una donna cananea farà altrettanto per le mamme del nostro tempo. Colui che restituì alla vedova di Nain il suo unico figlio e si ricordò di sua madre mentre agonizzava sulla croce, continua ancora oggi a commuoversi per le sofferenze delle mamme. Egli sarà d'aiuto e conforto ovunque ci siano bisogni e dolori.

Mamme, rivolgetevi a Gesù con i vostri problemi perché egli vi aiuterà a educare i vostri figli. Ogni mamma ha la possibilità di portare i suoi pesi ai piedi del Salvatore. Colui che ha detto "Lasciate che i bambini vengano da me; non glielo vietate" (Marco 10:14) invita ancora oggi le mamme a portare i loro piccoli per essere benedetti da lui.

Nei bambini che gli venivano presentati Gesù scorse i futuri uomini e le future donne che sarebbero diventati eredi della sua grazia e abitanti del suo regno, alcuni anche martiri per la sua causa. Sapeva che quei bambini lo avrebbero accettato come Redentore e avrebbero ascoltato i suoi insegnamenti con più prontezza degli adulti, molti dei quali erano considerati saggi ma avevano il cuore duro. Quando insegnava, Gesù si metteva al loro livello.

Il Re del cielo rispondeva alle loro domande e rendeva semplici le sue importanti lezioni per farsi capire da loro. Seminava nella loro mente quei semi della verità che sarebbero poi germogliati nel tempo e avrebbero portato frutto per la vita eterna.

Quando Gesù diceva ai discepoli di non impedire ai bambini di rivolgersi a lui parlava a quelli di tutte le epoche, ai dirigenti di chiesa, ai pastori, agli assistenti e a tutti i cristiani. Nel parlare dei bambini Gesù ci chiede: "Lasciateli venire". Come se volesse dirci: "Verranno se non glielo impedirete".

Fate attenzione a non presentare una cattiva immagine del Cristo con il vostro carattere poco cristiano. Non allontanate i piccoli da Gesù con la durezza e l'indifferenza. Con la vostra presenza non offrite loro l'occasione di pensare che il cielo sia un luogo tetro. Non presentate ai bambini la religione in modo incomprensibile e non comportatevi come se non fosse importante che loro accettino il Cristo. Non trasmettete loro l'idea sbagliata che la religione del Cristo sia triste e che accettare il Salvatore significhi rinunciare alle cose belle della vita. Collaborate con lo Spirito Santo che con la sua azione tocca il cuore dei bambini. Insegnate loro che il Salvatore li chiama e niente lo può rendere più felice del fatto di donargli la propria vita nel fiore della giovinezza.

La responsabilità dei genitori

Il Salvatore considera con profondo affetto coloro che ha riscattato con il suo sacrificio. Essi sono l'oggetto del suo amore e pensa a loro con profonda attenzione. Egli non è sensibile solo nei confronti dei bambini più bravi ed educati, ma anche di quelli che hanno acquisito o ereditato dei lati negativi nel loro carattere.

Molti genitori non si rendono conto di quanto siano responsabili del carattere dei loro figli. Non manifestano l'affetto e la saggezza necessari nei confronti di coloro che sbagliano e che hanno contribuito a far diventare ciò che sono. Gesù, invece, li considera con amore sapendo distinguere la causa dall'effetto. Il cristiano può essere uno strumento del Cristo invitando queste persone deboli a rivolgersi al Salvatore. Con saggezza e tatto potrà parlare al loro cuore, potrà infondere coraggio e speranza e, con la grazia del Cristo, potrà vederli trasformati nel carattere al punto da poter dire: "...Il regno di Dio è per chi assomiglia a loro". Marco 10:14.

Cinque pani d'orzo per sfamare una folla

Per tutto il giorno la folla aveva seguito il Cristo e i suoi discepoli mentre insegnava lungo la costa del mare. Le persone ascoltavano quelle parole così semplici e chiare che avevano l'effetto del balsamo di Galaad sul loro cuore. La sua mano divina che guariva aveva ridato la salute ai malati e la vita ai moribondi. Quel giorno sembrava che il cielo fosse sceso sulla terra ed essi non si rendevano conto di quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che avevano mangiato.

Il sole stava tramontando ma non sembrava che la gente se ne volesse andare. Alla fine i discepoli si rivolsero al Cristo, sollecitandolo a mandare via la folla, nel loro stesso interesse. Molti erano venuti da lontano ed erano a digiuno dalla mattina. Nei villaggi vicini sarebbero riusciti a trovare qualcosa da mangiare. Ma Gesù disse: "Date loro voi da mangiare!" Matteo 14:16. Poi, rivolgendosi a Filippo, chiese: "Dove compreremo del pane perché questa gente abbia da mangiare?" Giovanni 6:5.

Filippo guardò quella distesa di teste e pensò che sarebbe stato impossibile trovare del cibo per tutti. Rispose che duecento denari di pane non sarebbero bastati neanche per darne un po' a ciascuno.

Gesù chiese quanto cibo si poteva raccogliere tra la folla. "C'è qui un ragazzo" disse Andrea "che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cosa sono per tanta gente?" Giovanni 6:9. Gesù ordinò che glieli portassero. Poi chiese ai discepoli di far sedere la gente sull'erba. Allora prese quel cibo "e, alzati gli occhi verso il cielo, rese grazie; poi, spezzati i pani, li diede ai discepoli e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono e furono sazi; e si portarono via, dei pezzi avanzati, dodici ceste piene". Matteo 14:19, 20.

Fu per un miracolo della potenza divina che Gesù sfamò la folla, anche se con del cibo semplice: si trattava, infatti, di pesci e pani d'orzo, il pasto quotidiano dei pescatori della Galilea.

Il Cristo avrebbe potuto preparare un pasto abbondante per quella gente, ma un cibo preparato solo per soddisfare l'appetito non avrebbe contribuito al loro bene. Con questo miracolo il Cristo voleva comunicare una lezione di umiltà. Se gli uomini avessero abitudini semplici e vivessero in armonia con le leggi della natura, come avevano fatto Adamo ed Eva in origine, le esigenze di tutti sarebbero soddisfatte abbondantemente. Ma l'egoismo e l'avidità hanno generato il peccato e la miseria, per gli eccessi da un lato e per la povertà dall'altro.

Gesù non cercò di attrarre le persone cercando di soddisfare i loro piaceri. Per quella enorme folla stanca e affamata, dopo quella giornata così lunga e piena di emozioni, quel semplice pasto rappresentava la certezza della sua potenza e delle sue attenzioni affettuose nei confronti dei bisogni più comuni della vita. Il Salvatore non ha promesso ai suoi discepoli i piaceri che offre il mondo. La vita potrà anche riservare loro una povertà estrema, ma egli ha promesso che non mancherà mai il necessario. Ha assicurato loro ciò che è superiore a ogni bene terreno: il conforto costante della sua presenza.

Dopo aver sfamato la folla rimase una grande quantità di cibo. E Gesù si rivolse ai discepoli dicendo: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché niente si perda". Giovanni 6:12. Queste parole significavano molto di più che mettere del cibo nelle ceste. La lezione era duplice: non va sprecato niente e non dobbiamo lasciarci sfuggire nessuna opportunità. Non dobbiamo trascurare nulla che possa essere utile a qualcuno. Raccogliamo tutto ciò che serve ad alleviare i bisogni di chi non ha da mangiare. Con la stessa cura dobbiamo far tesoro del pane divino per soddisfare i bisogni dello spirito.

Dobbiamo vivere di ogni parola di Dio. Niente deve andare perso. Non dobbiamo trascurare nemmeno una parola che riguardi la nostra salvezza eterna. Nemmeno una deve "cadere a terra" senza portare frutto.

Il miracolo dei pani ci insegna a dipendere da Dio. Quando il Cristo sfamò quelle cinquemila persone, il cibo non era a portata di mano. Apparentemente egli non aveva mezzi a sua disposizione. Era là nel deserto, con cinquemila uomini oltre alle donne e ai bambini. Non era stato lui a chiedere a quella folla di riunirsi in quel posto. Ansiosi di ritrovarsi con lui erano arrivati senza nessun invito. Ma egli sapeva che, dopo aver ascoltato tutto il giorno i suoi insegnamenti, erano stanchi e affamati. Le loro case erano lontane e la notte si avvicinava. Molti di loro non avevano la possibilità di procurarsi del cibo. Il Cristo, che in vista del loro bene aveva digiunato quaranta giorni nel deserto, non poteva accettare che tornassero a casa digiuni.

Dio aveva inviato Gesù proprio in quel luogo ed egli dipendeva dal Padre per poter alleviare le loro necessità. Quando ci troviamo in situazioni difficili dobbiamo avere fiducia in Dio. Ogni volta che abbiamo un problema dobbiamo chiedere aiuto a lui che ha infinite soluzioni a sua disposizione.

In questo miracolo il Cristo ricevette dal Padre tutto ciò che poi distribuì ai discepoli; a loro volta i discepoli lo offrirono alla folla e la gente l'uno all'altro. In questo modo, coloro che sono uniti al Cristo riceveranno da lui il pane della vita e lo doneranno agli altri. I suoi discepoli rappresentano gli strumenti di comunicazione designati per mettere in contatto il Cristo con la gente.

Quando i discepoli sentirono l'ordine del Salvatore -- "Date loro voi da mangiare!" -- nella loro mente si affacciarono mille difficoltà. Essi chiesero: "Dobbiamo andare a comprare del cibo nei villaggi?" Ma che cosa aveva detto Gesù? "Date loro voi da mangiare!" I discepoli portarono a Gesù tutto quello che avevano ma lui non li invitò a mangiare. Chiese loro di distribuirlo alla folla. Nelle sue mani il cibo si moltiplicò e le mani dei discepoli, tese verso il Cristo, non rimasero mai vuote. Quella piccola provvista bastò per tutti. Quando la folla venne saziata, i discepoli mangiarono con Gesù quel cibo prezioso giunto dal cielo.

Con quanta facilità ci scoraggiamo nel vedere i bisogni dei poveri, degli ignoranti e degli afflitti. Ci chiediamo: "A che cosa possono servire i nostri scarsi mezzi e le nostre forze limitate per risolvere questi enormi problemi? Non è meglio aspettare che qualcuno più bravo di noi prenda in mano la situazione o qualche associazione se ne prenda cura?. Il Cristo dice: "Date loro voi da mangiare!" Usate i mezzi, il tempo, le capacità che avete. Portate i vostri pani d'orzo a Gesù. Anche se le vostre risorse possono essere insufficienti per saziare migliaia di persone, basteranno per sfamarne una. E nelle mani del Cristo per sfamarne molte. Offrite ciò che avete, come hanno fatto i discepoli. Ci penserà il Cristo a moltiplicare quell'offerta. Egli ricompenserà la fiducia umile e sincera che viene riposta in lui. Ciò che sembrava soltanto un semplice spuntino si rivelerà un ricco banchetto. "Chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente... Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona; come sta scritto: Egli ha profuso, egli ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno. Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare, fornirà e moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti della vostra giustizia. Così, arricchiti in ogni cosa, potrete esercitare una larga generosità". 2 Corinzi 9:6-11.