Sulle orme del gran medico

Capitolo 5

La guarigione dello Spirito

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Molti di coloro che si rivolsero al Cristo per essere aiutati erano malati, ed egli non si rifiutò di guarirli. E quando la sua forza penetrava in loro, essi diventavano consapevoli dei loro peccati e molti venivano guariti sia dalle loro malattie spirituali sia da quelle fisiche.

Tra questi c'era il paralitico di Capernaum. Come il lebbroso, questo paralitico aveva perso ogni speranza di guarire. La sua malattia era il risultato di una vita di peccato e le sue sofferenze erano aggravate dal senso di colpa. Aveva chiesto aiuto ai dottori e ai farisei, ma inutilmente. Essi lo avevano dichiarato incurabile, denunciato come un peccatore e avevano detto che sarebbe morto vittima della collera di Dio.

L'uomo paralizzato era sprofondato nella disperazione. Poi sentì parlare delle opere di Gesù. Altri disperati, peccatori come lui, erano stati guariti. Questo lo incoraggiò a credere che anche lui poteva essere guarito se qualcuno lo avesse condotto dal Salvatore. Ma la speranza veniva meno ogni volta che ricordava la causa della sua malattia. Tuttavia non poteva rinunciare alla possibilità di guarire. Il suo più grande desiderio era quello di liberarsi dal peso del peccato. Voleva tanto vedere Gesù e avere la certezza di essere perdonato e di essere in pace con Dio. A quel punto sarebbe stato contento di vivere o anche di morire, secondo la volontà di Dio.

Non c'era tempo da perdere. La sua carne devastata portava già i segni della morte. Pregò i suoi amici di portarlo da Gesù sul suo lettino ed essi lo accontentarono volentieri. Ma c'era così tanta gente dentro e fuori la casa dove si trovava il Salvatore che fu impossibile per il malato e i suoi amici raggiungerlo o almeno arrivare a sentire la sua voce. Gesù stava insegnando nella casa di Pietro. Come sempre, i suoi discepoli erano accanto a lui e "c'erano, là seduti, dei farisei e dei dottori della legge, venuti da tutti i villaggi della Galilea, della Giudea e da Gerusalemme". Luca 5:17. Molti erano venuti come spie, cercando un motivo per accusare Gesù. Dietro a lui si accalcava una folla eterogenea fatta di zelanti, fedeli, curiosi e scettici. Erano rappresentate diverse nazionalità e tutte le classi sociali. "E la potenza del Signore era con lui per compiere guarigioni". Luca 5:17. Lo Spirito della vita soffiava sui presenti ma i dottori e i farisei non lo avvertivano. Non si rendevano conto del loro stato e la guarigione non era per loro. "Ha colmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani vuote i ricchi". Luca 1:53.

Quelli che portavano il paralitico cercarono in tutti i modi di farsi strada tra la folla ma non c'era niente da fare. Il malato si guardò intorno con un'angoscia indescrivibile. Come poteva abbandonare le speranze quando il tanto sospirato aiuto era a portata di mano? Seguendo il suo consiglio, i suoi amici lo portarono sul tetto della casa e, una volta aperto il tetto, lo calarono fino ai piedi di Gesù.

Egli smise di parlare. Gettò uno sguardo su quell'espressione triste e su quegli occhi imploranti fissi su di lui. Conosceva bene il desiderio di quell'uomo oppresso. Era stato il Cristo che lo aveva reso consapevole del suo peccato quando era ancora a casa. Quando si era pentito dei suoi peccati, e creduto nel potere che Gesù aveva di guarirlo, la bontà del Salvatore aveva benedetto il suo cuore. Gesù aveva notato un primo barlume di fede, che poi si era trasformato nella convinzione che lui era l'unico a poter aiutare i peccatori. Aveva visto che quella convinzione diventava più forte a ogni sforzo fatto per avvicinarsi a lui. Il Cristo aveva attirato a sé quel sofferente. Con parole che sembravano musica all'orecchio del malato, il Salvatore disse: "Figliolo, coraggio, i tuoi peccati ti sono perdonati". Matteo 9:2.

Il peso della colpa scivolò via dal cuore del paralitico. Egli non poteva avere dubbi. Le parole del Cristo rivelavano la sua capacità di leggere nei cuori. Chi può negare il suo potere di perdonare i peccati? La speranza si sostituisce alla disperazione, la gioia prende il posto di una tristezza opprimente. Il dolore fisico di quell'uomo era sparito e tutto il suo essere venne trasformato. Senza chiedere altro rimase in un silenzio pervaso da una sensazione di pace. Era troppo felice per parlare. Molti parteciparono con interesse a ogni movimento di quella scena rimanendo senza respiro. Molti sentirono che le parole del Cristo erano un invito per loro. Non erano malati nello spirito a causa del peccato? Non desideravano essere liberati da quel peso?

Ma i farisei, temendo di perdere il loro influsso sulla gente, dissero in cuor loro: "Egli bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non uno solo, cioè Dio?" Marco 2:7.

Essi si sentirono piccoli piccoli quando Gesù li fissò e disse loro: "Perché pensate cose malvagie nei vostri cuori? Infatti, che cos'è più facile, dire: I tuoi peccati ti sono perdonati, o dire: Alzati e cammina? Ma, affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha sulla terra autorità di perdonare i peccati: Alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e vattene a casa". Matteo 9:4-6.

Allora, colui che era stato portato da Gesù su una barella scattò in piedi con l'agilità e la forza di un giovane. E subito "prese il suo lettuccio e se ne andò via in presenza di tutti; sicché tutti si stupivano e glorificavano Dio, dicendo: Una cosa così non l'abbiamo mai vista". Marco 2:12. Occorreva una potenza creativa per restituire la salute a quel corpo debilitato. La stessa voce che aveva dato la vita all'uomo creato dalla polvere della terra diede la vita a quel paralitico moribondo. La stessa potenza che diede vita al corpo aveva rinnovato il cuore. Colui che nella creazione "parlò, e la cosa fu", che "comandò e la cosa apparve" (Salmi 33:9), aveva dato la vita a quell'uomo morto nella disubbidienza e nel peccato. La guarigione del corpo era la dimostrazione della potenza che aveva rinnovato il cuore. Il Cristo chiese al paralitico di alzarsi e camminare "affinché sappiate" che il Figlio dell'Uomo ha sulla terra il potere di perdonare i peccati". Luca 5:24.

Il paralitico trovò in Cristo la guarigione dello spirito e del corpo. Aveva bisogno della salute della spirito per poter apprezzare la salute del corpo. Prima di poter guarire il male fisico, il Cristo doveva liberare la mente e purificare lo spirito dal peccato.

Non dobbiamo trascurare questo insegnamento. Oggi ci sono migliaia di persone che soffrono nel fisico e, come il paralitico, desiderano sentirsi dire: "I tuoi peccati ti sono perdonati". Matteo 9:2. All'origine della malattia c'è il peso del peccato con tutte le insoddisfazioni e le inquietudini che ne derivano. Nessuno può trovare sollievo finché non si rivolge a chi è capace di guarire lo spirito. La pace che solo lui può dare restituisce freschezza alla mente e salute al corpo.

L'effetto che la guarigione del paralitico produsse sulla gente fu come se il cielo si fosse aperto e avesse rivelato la gloria di un mondo migliore. Quando quell'uomo che era stato guarito passò in mezzo alla folla, avanzando leggero come una piuma e benedicendo Dio a ogni passo, la gente indietreggiò per fargli spazio e con aria terrorizzata lo fissò mormorando: "Oggi abbiamo visto cose straordinarie". Luca 5:26.

Nella casa del paralitico ci fu una gran gioia quando tornò in mezzo ai suoi cari trasportando agevolmente il lettino con cui era stato portato via a fatica solo pochi attimi prima. Essi lo circondarono scoppiando in lacrime di gioia. Non credevano ai loro occhi! Era lì, davanti a loro, nel pieno delle forze! Quelle braccia che essi avevano visto senza vita ora ubbidivano alla sua volontà. La sua carne che era stata contratta e pallida, ora era vitale e colorita. Camminava con passo sicuro e sciolto. In ogni lineamento del suo viso si leggeva la gioia e la speranza. Un'espressione di purezza e di pace aveva preso il posto dei segni del peccato e della sofferenza. Da quella casa si elevarono ringraziamenti di gioia, e Dio venne glorificato attraverso suo figlio che aveva restituito la speranza al disperato e la forza al paralitico. Quest'uomo e la sua famiglia erano pronti a dare la loro vita per Gesù. Nessun dubbio oscurava la loro fede, nessuna incertezza minava la loro lealtà nei confronti di colui che aveva diffuso la luce nella loro casa oscura.

"Benedici, anima mia, il Signore; e tutto quello ch'è in me benedica il suo santo nome. Benedici, anima mia, il Signore; e non dimenticare nessuno dei suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità; salva la tua vita dalla fossa... e ti fa ringiovanire come l'aquila. Il Signore agisce con giustizia e difende tutti gli oppressi... Egli non ci tratta secondo i nostri peccati, e non ci castiga in proporzione alle nostre colpe... Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso il Signore verso quelli che lo temono. Poiché egli conosce la nostra natura; egli si ricorda che siamo polvere". Salmi 103:1-14.

"Vuoi guarire?"

"Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto questi portici giaceva un gran numero d'infermi, di ciechi, di zoppi, di paralitici, i quali aspettavano l'agitarsi dell'acqua". Giovanni 5:2, 3.

In certi momenti succedeva che l'acqua di quella vasca si agitava. Era convinzione comune ritenere che fosse il risultato di una forza soprannaturale e chi riusciva per primo a entrare nella vasca, dopo che l'acqua era stata agitata, sarebbe guarito da qualsiasi malattia. Centinaia di persone andavano a visitare quel luogo, ma era così tanta la gente quando l'acqua si agitava che essi si precipitavano schiacciando gli uomini, le donne e i bambini più deboli di loro. Molti non riuscivano ad avvicinarsi alla vasca. Molti morivano non appena riuscivano a raggiungerla. Vicino a quel luogo erano stati costruiti dei ripari per proteggere i malati dal caldo del giorno e dal freddo della notte. Alcuni di loro passavano la notte sotto quei portici, strisciando fino al bordo della vasca nell'inutile speranza di essere guariti.

Gesù si trovava a Gerusalemme. Camminava da solo, in meditazione e preghiera, e si avvicinò alla vasca. Vide quei poveri malati che soffrivano e guardavano quella che era, per loro, l'unica speranza di salvezza. Egli desiderava tanto guarire tutti quei sofferenti, ma era sabato. Molti stavano andando al tempio per il culto ed egli sapeva che un simile atto di guarigione avrebbe suscitato il pregiudizio degli ebrei e impedito la sua missione.

Ma il Salvatore si accorse di un caso disperato. Si trattava di un uomo che era storpio da trent'otto anni. La malattia era in buona parte il risultato delle sue cattive abitudini ed era da considerarsi come un castigo di Dio. Sentendosi escluso dalla bontà divina, quel pover uomo aveva passato lunghi anni nella miseria, solo e senza amici.

Nel periodo in cui si pensava che l'acqua si dovesse agitare, quelli che avevano pietà della sua situazione lo avrebbero dovuto portare ai portici, ma al momento giusto non c'era mai nessuno che lo aiutasse. Varie volte aveva visto l'acqua che cominciava ad agitarsi, ma non era mai riuscito ad andare oltre il bordo della vasca. Altri più forti riuscivano a tuffarsi prima di lui.

Quel poveraccio, pieno di dolori e senza l'aiuto di nessuno, non poteva competere contro la folla egoista. I suoi sforzi insistenti per arrivare al suo scopo, la sua ansia e le continue delusioni stavano esaurendo velocemente le forze residue. Il malato stava disteso sul suo lettino alzando ogni tanto la testa per guardare la vasca. A un certo punto lo sguardo di una persona dai modi affettuosi e compassionevoli colpì la sua attenzione. "Vuoi guarire?" si sentì dire. Nel suo cuore affiorò la speranza. Capì che in qualche modo stava per ricevere aiuto. Ma quel barlume di speranza sparì subito. Si ricordò di quante volte avesse tentato di raggiungere la vasca e ora prima che l'acqua si agitasse di nuovo le sue speranze di vivere erano poche. Stancamente si girò dicendo: "Signore, io non ho nessuno che, quando l'acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me". Gesù gli disse: "Alzati, prendi il tuo lettuccio, e cammina". Giovanni 5:6-8. Il malato guardò Gesù con una speranza che non aveva mai provato prima, perché l'espressione del suo volto e il tono della sua voce erano diversi da quelli di chiunque altro. La sua presenza sprigionava amore e potenza. La fede dello zoppo si aggrappava alle parole del Cristo. Senza fare domande decise di ubbidire e, così facendo il suo corpo reagì. Ogni nervo e ogni muscolo si riattivarono grazie a nuove energie e i suoi arti storpiati si rivitalizzarono. Balzando in piedi s'incamminò con passo fermo e deciso, lodando Dio e rallegrandosi per la forza ritrovata.

Gesù non aveva dato al paralitico la certezza che avrebbe ricevuto l'aiuto divino. L'uomo avrebbe potuto dire: "Signore, se mi vorrai guarire, io ubbidirò alle tue parole". Avrebbe potuto fermarsi a dubitare e così avrebbe perso la sua unica possibilità di guarire. Invece no, egli credette alla parola del Cristo, credette di essere stato guarito. Fece subito il tentativo di credere e Dio gli diede la forza, volle camminare e camminò veramente. Comportandosi secondo la parola del Cristo, egli venne guarito.

Per colpa del peccato ci siamo separati da Dio. Siamo spiritualmente paralizzati. Da soli non siamo capaci di vivere una vita santa, proprio come quell'uomo non era capace di camminare. Molti avvertono il loro stato di bisogno e desiderano quella dimensione spirituale che li porta a essere in pace con Dio. Essi si impegnano per ottenerla ma inutilmente. Essi gridano, disperati: "Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?" Romani 7:24.

Queste persone scoraggiate e in lotta devono guardare in alto. Il Signore si rivolge a coloro che sono stati comprati con il suo sangue e dice loro con compassione e affetto indescrivibile: "Vuoi guarire?" Egli vi chiede di rialzarvi guariti e in pace. Non aspettate di sentirvi guariti. Credete alle parole del Salvatore. Mettete la vostra volontà a disposizione del Cristo. Se desidererete servirlo agirete secondo la sua parola e riceverete la forza. Qualunque sia l'abitudine sbagliata o la passione predominante che per tanto tempo ha imprigionato il corpo e lo spirito, il Cristo può e vuole liberarvi. Egli darà vita a voi che siete "morti... nei vostri peccati". Efesini 2:1.

Libererà chi è imprigionato dalla debolezza, dal male e dai vincoli del peccato. Il sapore del peccato ha avvelenato le sorgenti della vita. Ma il Cristo dice: "Io prenderò i tuoi peccati, e ti darò pace. Io ti ho riscattato con il mio sangue. Tu sei mio. La mia grazia rafforzerà la tua volontà indebolita. Cancellerò il tuo senso di colpa". Quando le tentazioni vi assalgono, quando il dubbio e le preoccupazioni non vi lasciano in pace, quando vi sentite giù e sapete che state per cedere alla disperazione, guardate verso Gesù e il buio che vi avvolge verrà dissolto dal vivo splendore della sua presenza. Quando il peccato cerca di avere il sopravvento e mina la vostra coscienza, guardate verso il Salvatore. La sua grazia è sufficiente per vincere il peccato.

Volgete verso di lui il vostro cuore tremante e incerto. Afferrate quella speranza che avete davanti a voi. Il Cristo aspetta di adottarvi nella sua famiglia. La sua forza sorreggerà la vostra debolezza. Egli vi accompagnerà passo dopo passo. Dategli la mano e fatevi guidare da lui.

Non pensate mai che il Cristo sia lontano da voi. Egli è sempre vicino. La sua presenza affettuosa vi circonderà. Cercatelo sapendo che vuole farsi trovare da voi. Non vuole soltanto che tocchiate il suo abito, ma che camminiate costantemente accanto a lui.

"Va' e non peccare più"

La festa dei tabernacoli era appena finita. I sacerdoti e i rabbini avevano avuto successo con i loro complotti contro Gesù e, quando si fece sera "e ognuno se ne andò a casa sua. Gesù andò al monte degli Ulivi". Giovanni 7:53; 8:1.

Gesù si allontanò dalla confusione e dall'euforia della città, dalla folla avida e dagli infidi rabbini per andarsene in mezzo alla quiete degli uliveti, dove poteva stare solo con Dio. Ma il giorno seguente, molto presto, ritornò al tempio e, una volta che la gente si era raccolta intorno a lui, egli si sedette e cominciò a insegnare.

Ma venne interrotto subito. Un gruppo di farisei e di scribi si avvicinò a lui trascinando una donna terrorizzata che, con parole dure e aggressive, accusavano di aver trasgredito il settimo comandamento. Spingendola davanti a Gesù dissero manifestando un atteggiamento ipocrita di rispetto: "Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?" Giovanni 8:4, 5.

Il loro falso rispetto nascondeva un complotto ben studiato per rovinarlo. Se Gesù avesse assolto la donna, sarebbe stato accusato di ignorare la legge di Mosè. Se l'avesse dichiarata degna di morte, avrebbe potuto essere accusato dai romani per avere usurpato un'autorità che apparteneva solo a loro. Gesù guardò la scena: la vittima tremante di vergogna, lo sguardo duro dei dignitari senza nessuna pietà. Il suo spirito puro rifuggiva da quello spettacolo. Ignorando la domanda si chinò e, guardando verso terra, iniziò a scrivere nella polvere.

Impazienti di fronte all'apparente indifferenza di Gesù, gli accusatori si avvicinarono ancora di più sollecitando la sua risposta su quel caso. Ma quando i loro occhi, seguendo quelli di Gesù, si posarono sul terreno essi ammutolirono. Là per terra erano scritti, davanti a loro, i peccati segreti della loro vita.

Alzandosi e fissando gli anziani che tramavano contro di lui, Gesù disse: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". Giovanni 8:7. E, piegandosi, continuò a scrivere.

In questo modo non aveva messo da parte la legge di Mosè e non aveva usurpato l'autorità di Roma. Gli accusatori avevano avuto la peggio. Venuta meno la loro apparenza di santità, essi stavano davanti alla purezza infinita del Cristo nella loro colpevolezza. Tremando per paura che la cattiveria nascosta della loro vita potesse essere svelata davanti a tutta quella gente, se ne andarono con la testa bassa, lasciando la loro vittima insieme al Salvatore compassionevole. Gesù si alzò e guardando la donna disse: "Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata? Ella rispose: Nessuno, Signore. E Gesù le disse: Neppure io ti condanno; va' e non peccare più". Giovanni 8:10, 11.

La donna era rimasta davanti a Gesù, piena di paura. Le sue parole -- "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra" -- avevano per lei il sapore di una sentenza di morte. Non aveva il coraggio di guardare in faccia il Salvatore, e aspettava in silenzio la sua condanna. Con sorpresa vide i suoi accusatori andarsene confusi e ammutoliti. Allora sentì pronunciare quelle parole piene di speranza: "Neppure io ti condanno; va' e non peccare più". Si commosse profondamente e, gettandosi ai piedi di Gesù, espresse tra i singhiozzi la sua riconoscenza e confessò i suoi peccati con lacrime amare. Quello fu per lei l'inizio di una nuova vita, una vita pura e serena, dedicata a Dio. Risollevando quell'essere caduto, Gesù fece un miracolo più grande di quando guariva le più gravi malattie fisiche: guarì, infatti, la malattia spirituale che porta alla morte eterna. Questa donna pentita diventò uno dei suoi più fedeli seguaci. Manifestò la sua riconoscenza per il perdono con altruismo e dedizione. La società aveva riservato a questa peccatrice solo il disprezzo e la derisione ma colui che non ha peccato ebbe pietà della sua debolezza e le offrì aiuto. Se i farisei ipocriti l'accusarono, Gesù le disse: "Va' e non peccare più".

Gesù conosce la situazione di ogni persona. Più grande è il suo peccato più ha bisogno del Salvatore. Nel suo grande amore e bontà, il Signore è attratto soprattutto da coloro che sono disperatamente impigliati nelle trappole del nemico. Con il suo sangue ha firmato la liberazione dell'umanità.

Gesù non vuole che coloro che sono stati riscattati a un prezzo così alto diventino preda delle tentazioni del nemico. Non vuole che veniamo sopraffatti e periamo. Colui che tenne a bada i leoni e camminò con i suoi fedeli testimoni in mezzo alle fiamme, è pronto ad agire per noi per sottomettere ogni tendenza negativa del nostro essere. Ora si trova presso l'altare della grazia per presentare a Dio le preghiere di coloro che desiderano essere aiutati. Non rifiuta nessuno che piange e si pente. Egli perdonerà tutti coloro che si rivolgeranno a lui per chiedere il perdono e la liberazione. Non dice a nessuno tutto ciò che potrebbe rivelare sul suo conto ma chiede a ogni individuo desideroso del perdono di riacquistare coraggio. Chi vuole può contare sulla potenza di Dio, ripristinare i suoi rapporti con lui ed egli offrirà la sua pace.

Gesù pone al riparo dalle accuse e dai conflitti coloro che si rivolgono a lui per essere protetti. Nessun uomo o spirito del male può accusare queste persone. Il Cristo le rende partecipi della sua natura umana e divina. Esse stanno accanto a colui che porta i peccati nella luce che viene dal trono di Dio.

Il sangue di Gesù Cristo purifica "da ogni peccato". 1 Giovanni 1:7. "Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. Chi li condannerà? Cristo Gesù è colui che è morto e, ancor più, è risuscitato, è alla destra di Dio e anche intercede per noi". Romani 8:33, 34. Il Cristo dimostrò che aveva il controllo assoluto sul vento, sulle onde e sugli indemoniati. Colui che placò la tempesta e calmò il mare agitato rivolse parole di pace alle menti distratte e sottomesse a Satana.

A Capernaum, nella sinagoga, Gesù stava parlando di come la sua missione avesse lo scopo di liberare gli schiavi dal peccato. A un certo punto fu interrotto da un grido di terrore. Un pazzo si gettò in mezzo alla folla gridando: "Che c'è fra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto per mandarci in perdizione? Io so chi sei: il Santo di Dio!" Marco 1:24.

Gesù rimproverò il demone dicendo: "Taci, ed esci da quest'uomo! E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui senza fargli alcun male". Luca 4:35.

Anche per quest'uomo la causa del suo male era da ricercare nella sua vita. Era stato sedotto dai piaceri del peccato e aveva pensato di fare della sua vita una grande festa. L'intemperanza e l'instabilità avevano corrotto le elevate qualità della sua natura e Satana aveva il pieno controllo su di lui. Il pentimento arrivò troppo tardi. Quando sarebbe stato disposto a sacrificare le ricchezze e i piaceri per riconquistare la sua dignità di uomo, era ormai nelle mani del male senza speranza.

Trovandosi davanti al Salvatore sentì il desiderio di essere liberato, ma il demone resisteva alla potenza del Cristo. Quando l'uomo provò a chiedere aiuto a Gesù, lo spirito cattivo mise delle parole nella sua bocca e questi gridò in una spaventosa agonia. L'indemoniato riusciva a capire solo in parte che si trovava alla presenza di colui che poteva liberarlo. Ma quando provò a raggiungere quella mano potente, una volontà diversa dalla sua lo frenò, le parole di un altro vennero pronunciate attraverso la sua bocca.

Il conflitto fra l'influsso di Satana su di lui e il suo desiderio di essere liberato fu terribile. Sembrava che sotto quella tortura l'uomo dovesse morire nella lotta con il nemico che era stato la rovina della sua vita. Ma il Salvatore parlò con autorità e liberò quel prigioniero. L'uomo che era stato posseduto era davanti alla gente stupita nel pieno controllo delle sue facoltà.

Pieno di gioia lodò Dio per essere stato liberato. I suoi occhi, che poco prima mostravano la sua pazzia, ora brillavano di sapienza e versavano lacrime di riconoscenza. I presenti erano ammutoliti per lo stupore. Non appena si riebbero, si dissero l'un l'altro: "Che cos'è mai questo? È un nuovo insegnamento dato con autorità! Egli comanda perfino agli spiriti immondi, ed essi gli ubbidiscono!" Marco 1:27.

Oggi ci sono tante persone che sono sotto il controllo di spiriti cattivi come lo era l'indemoniato di Capernaum. Tutti coloro che si allontanano volontariamente dai precetti di Dio si sottopongono al controllo di Satana. Molti si lasciano corrompere dal male, pensando di poterne uscire quando vogliono. Ma vengono attirati da esso a tal punto che sono in balia di una volontà più forte della loro. Non possono sfuggire a quella forza misteriosa. Un peccato tenuto nascosto o una passione ricorrente possono renderli schiavi senza speranza come lo era l'indemoniato di Capernaum.

Tuttavia la loro situazione non è disperata. Dio non può controllare la nostra mente se non glielo permettiamo. Ognuno è libero di scegliere da chi vuole farsi influenzare. Nessuno è così spregevole da non poter essere liberato dal Cristo. Le labbra dell'indemoniato potevano pronunciare solo le parole di Satana, non delle preghiere. Eppure l'appello muto del suo cuore venne ascoltato. Nessun grido di aiuto di una persona che ha bisogno verrà trascurato, anche se non verrà espresso a parole. Coloro che vogliono stringere un patto con Dio non vengono abbandonati al potere di Satana o alla fragilità della loro natura.

"Si potrà forse strappare il bottino al forte?... Sì, così dice il Signore: Anche i prigionieri del forte verranno liberati, e il bottino del tiranno fuggirà; io combatterò contro chi ti combatte e salverò i tuoi figli". Isaia 49:24, 25.

È straordinaria la trasformazione che avviene nella vita di chi, per fede, apre la porta del suo cuore al Salvatore.

"Ecco, io vi ho dato il potere"

Come i dodici apostoli, i settanta discepoli inviati in seguito da Gesù ricevettero dei poteri soprannaturali a testimonianza del loro incarico.

Una volta completata la loro missione essi tornarono felici dicendo: "Signore, anche i demoni ci sono sottoposti nel tuo nome. Ed egli disse loro: Io vedevo Satana cadere dal cielo come folgore". Luca 10:17, 18.

Da quel momento in poi i discepoli del Cristo possono vedere Satana come un nemico sconfitto. Sulla croce Gesù ha ottenuto la vittoria per loro, quella vittoria che ognuno di noi deve sentire come propria. "Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e su tutta la potenza del nemico; nulla potrà farvi del male". Luca 10:19.

La potenza suprema dello Spirito Santo rappresenta la salvaguardia per ogni persona pentita. Il Cristo non permetterà che chi ha chiesto la sua protezione con fede e pentimento cada nelle mani del nemico. Non dobbiamo dimenticare che Satana è un essere potente ma, grazie a Dio, abbiamo un Salvatore ancora più potente che ha scacciato il male dal cielo. Satana è contento quando esaltiamo la sua forza. Perché non parliamo piuttosto di Gesù? Perché non esaltiamo la sua potenza e il suo amore? L'arcobaleno della promessa che circonda il trono di Dio testimonia per sempre che "Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna". Giovanni 3:16.

Dimostra all'universo che Dio non abbandonerà mai i suoi figli nella battaglia contro il male. È per noi una garanzia della sua forza e della sua protezione fino a quando durerà il suo Regno.