Messaggio ai giovani

Prefazione all'edizione italiana

***

[AUDIO]

Ellen G. White: Una biografia al giovanile

Una giovane profetessa

Ellen Gould Harmon, meglio conosciuta tra i membri della Chiesa Avventista come la sorella White,1 è nata a Gorham, nel Maine (Usa), il 26 novembre 1827, ed è stata non solo un profeta che ha guidato la nascita e lo sviluppo della Chiesa Avventista, ma anche una scrittrice che ha dedicato molte delle sue pagine (55.000 pagine di manoscritti, in tutto!) a un pubblico a lei molto caro: i giovani.

Lei stessa entrò nella storia della Chiesa Avventista da giovane, quando aveva appena dodici anni. Dopo aver ascoltato un messaggio di William Miller sul prossimo ritorno del Cristo decise di consacrare la sua vita a Gesù. Aspettò ancora due anni per il suo battesimo, siamo nel 1842, ma si dovrà attendere ancora qualche tempo perché Ellen assuma un ruolo di leadership. Nel dicembre del 1844 ricevette una visione da Dio, a soli diciassette anni, e da quel giorno iniziò a parlare alla Chiesa Avventista di Gesù, del suo prossimo ritorno, dello sviluppo della chiesa per una predicazione più efficace.

Giovani adatti alla missione

Ellen G. White pensò sempre ai giovani nei suoi scritti. Insieme a suo marito, James White, iniziò a pubblicare una rivista, The Youth's Instructor(agosto 1852), il cui scopo era quello di educare e formare i giovani nella fede e nel servizio.2 Il primo editoriale diceva: "Abbiamo intenzione che Instructor contenga soggetti pratici, non solo per il beneficio dei più piccoli, ma anche per l'istruzione dei giovani tra i 16 e i 20 anni".3 Se pensiamo che The Youth's Instructor fu la seconda rivista fondata dai coniugi White (dopo Second Advent Review and Sabbath Herald, diventati in seguito il giornale ufficiale della Chiesa Avventista), che allora usciva mensilmente con una tiratura di ben 1.000 copie e in cui Ellen pubblicò più di quattrocento articoli, possiamo immaginare quanta attenzione i giovani ricevettero, fin dall'inizio.4

Per lei i giovani erano coloro che avrebbero predicato con la loro voce e la loro vita il messaggio dell'amore di Dio. E questa missione l'avrebbero portata avanti senza rinunciare al loro spirito giovanile, anzi! Scrisse infatti ai giovani, in un articolo apparso sulla rivista The Review and Herald il 19 agosto 1884: "Cari giovani, qual è lo scopo della vostra vita? Pensate sia importante prepararsi per occupare un giorno una posizione ed essere qualcuno nella società? Avete mai sognato di raggiungere l'apice del mondo intellettuale, di sedere in parlamento per discutere e decidere le leggi per la nazione? Non c'è niente di male in tutto questo.

Ognuno di voi può lasciare la sua impronta. Non accontentatevi di obiettivi irrilevanti, mirate in alto, e non risparmiate nessuno sforzo per raggiungere la vostra meta".5 E qualche riga più avanti propose loro una visione vincente della fede: "Non pensate nemmeno per un istante che la religione vi renda tristi e malinconici e vi possa precludere la via del successo... No. Coloro che nella vita mettono Dio al primo posto sono in genere le persone più felici".6

Ellen G. White dalla parte dei giovani

Per questa sua fiducia nei giovani, Ellen G. White si ritrovò spesso dalla "loro parte". Fu il caso della famosa Conferenza di Minneapolis (1888), quando la Chiesa Avventista si incontrò per discutere sulla giustificazione per fede. In quell'occasione Ellen G. White difese a spada tratta le tesi bibliche di due giovani, A.T. Jones (38 anni) e E.J. Waggoner (33 anni), rispetto alla "vecchia guardia" della Chiesa Avventista, rappresentata da G. Butler (54 anni), presidente della Conferenza Generale, e U. Smith (56 anni), redattore di Adventist Review.7 Riflettendo su quell'esperienza, Ellen G. White scrisse: "I servitori che Dio si era scelto furono caricaturizzati, ridicolizzati e messi in cattiva luce".8 I conservatori non risparmiarono neppure a lei critiche estreme. Le fu detto che stava invecchiando precocemente e che si era fatta completamente "abbindolare" da Jones e Waggoner.9 Eppure senza il coraggio di quei due giovani, e la fiducia di Ellen G. White in loro, chissà quando avremmo compreso la giustificazione per fede!

I giovani ricevono l'ultimo messaggio pronunciato da Ellen G. White

Ellen G. White continuò a pensare "giovane". Sotto la guida dello Spirito Santo, stimolò la Chiesa Avventista a istituire delle scuole, per dare ai giovani un ambiente sano; lottò per offrire agli studenti delle nostre scuole un'educazione equilibrata, in opposizione alla tendenza secolare di riempire la "testa dei ragazzi" di uno studio eccessivo dei classici e di ripetizioni mnemoniche;10 scrisse libri per i giovani.

E anche quando la sua vita stava per arrivare al "capolinea", l'età avanzata non le impedì di ricordarsi dei suoi interlocutori di sempre: i giovani. Infatti, l'ultimo discorso che pronunciò, è il 15 aprile del 1915, Ellen lo indirizzò proprio ai giovani, alla "tenera età" di 88 anni: "Niente mi dice che la mia vita possa durare a lungo, ma sento che il Signore mi accetta... Dite ai giovani che essi hanno avuto molti vantaggi spirituali. Dio vuole che si impegnino per presentare il messaggio della verità a tutti coloro che li circondano".11 Morì il 16 luglio del 1915, attorniata da parenti, amici e conoscenti. Ma la sua voce continua ancora oggi a farsi sentire per quei suoi interlocutori di sempre: i giovani.

Messaggi ai giovani: Un libro attuale?

Qualche perplessità potrebbe nascere circa l'effettiva attualità di "questa voce" per una realtà, quella giovanile, così mutevole nello scorrere degli anni. Una ragazza, in particolare, mi pose questa domanda: "Ma è attuale Messaggi ai giovani? Può dire qualcosa a noi giovani di oggi?" Credo che ogni giovane avventista dovrebbe leggere questo libro, essenzialmente per tre motivi.

1. Messaggi ai giovani rappresenta la nostra storia

L'educazione che i giovani avventisti hanno ricevuto, nel bene e nel male, è stata forgiata e influenzata da questo nostro patrimonio religioso e storico-culturale. Conoscere le proprie radici, come anche la genesi dei consigli sullo stile di vita avventista, permette di entrare in un dialogo costruttivo con l'evolversi continuo dell'identità dei giovani avventisti. Essere giovani avventisti, oggi, significa capire prima di tutto da dove si viene.

2. Messaggi ai giovani è un messaggio per il presente

Questo libro non è però soltanto un "pezzo d'antiquariato". Gli stimoli che contiene rispondono pienamente a un bisogno generale dei giovani, e non solo di quelli avventisti: la mancanza di senso e la banalità della vita quotidiana, che spesso si intrufola anche nei cuori più innamorati di Gesù.

3. Messaggi ai giovani è un tuffo nel futuro

I messaggi di Ellen G. White sono caratterizzati da una forte tensione verso il futuro, verso ciò che aspettiamo dal futuro: il ritorno di Gesù. Ogni frase, ogni virgola che lei mette sui suoi fogli, sono scritti sempre tenendo in mente questa tensione escatologica. A150 anni di distanza da quando i nostri pionieri hanno vissuto il momento più intenso, ma anche più drammatico, nell'attesa del ritorno di Gesù, c'è ancora bisogno di leggere pagine che sappiano parlare del presente come se il domani fosse già arrivato.

Messaggi ai giovani: una compilazione

Ironia della sorte, i giovani avventisti non conoscono i messaggi di Ellen G. White.12 E se li conoscono, spesso è in forma distorta, mediata da un uso improprio di questi scritti, e trasmessi come un elenco di "si può" e "non si può".

Molti libri di E.G. White, come Messaggi ai giovani, sono una compilazione, e questa forma editoriale ha le sue norme di lettura e interpretazione: ignorarle, o usarle in modo parziale, può portare il lettore a conclusioni errate.13

Ogni consiglio pratico che viene trovato in questo libro deve essere attualizzato: è necessario trovare "il principio da cui scaturisce".14 E.G. White scrisse a questo proposito: "Circa le Testimonianze... occorre tenere presente i tempi e le circostanze".15 Che questa operazione richieda una lettura attenta è indubbio. Ma è ciò che serve per evitare di giungere a facili estremismi, dannosi sia a chi li fa propri, sia a chi ne subisce l'imposizione. Non solo. Un modo errato di leggere Ellen G. White tende a renderla un personaggio intransigente e fuori dal mondo.16 E nella Chiesa Avventista, E.G. White è stata per questo vittima del "mito del profeta inflessibile". G. Knight fa notare come "il mito del profeta inflessibile tende a portare il credente a isolare delle dichiarazioni che hanno un certo peso dalla Bibbia e dagli scritti di Ellen G. White e ad applicarle in maniera sconsiderata nella propria vita"17

Ma questo non è il modo migliore per leggere Messaggi ai giovani. E.G. White stessa si ribellò a questo uso improprio dei suoi scritti, e in un'occasione scrisse: "[Ci sono alcuni che] selezionano dalle Testimonianze le espressioni più forti e le applicano in tutti i casi, senza tenere in considerazioni le circostanze che hanno ispirato quegli avvertimenti. Questo modo di fare produce un effetto negativo sulle menti delle persone... Chi seleziona alcuni elementi delle Testimonianze e li impone a tutti, disgusta gli animi invece di conquistarli. Essi creano divisioni quando potrebbero, e dovrebbero, creare la pace".18

In un'altra occasione, si trovò a doversi confrontare con amministratori avventisti che usavano in maniera dogmatica le sue affermazioni. A titolo esemplificativo, vorrei narrare questo episodio.

Ellen G. White: un profeta "alla sbarra"

Siamo in California, nel 1902, dove Ellen G. White ha vissuto fino alla sua morte. I dirigenti dell'ospedale avventista della zona ricevono da lei un invito a costruire una scuola.19 Essi seguono questo consiglio, ma sono combattuti circa l'opportunità di coprire la fascia d'età tra i sei e gli otto anni, perché Ellen G. White nel 1872 aveva affermato che "i genitori saranno gli unici insegnanti dei loro figli fino all'età di 8-10 anni".20 Due anni dopo, nel gennaio del 1904, gli amministratori convocano un comitato e la invitano per "chiarire la questione una volta per tutte". È superfluo sottolineare la delusione di E.G. White -- lei che inflessibile non aveva mai pensato di diventare -- nei confronti di quelle posizioni così intransigenti e fondate proprio su delle sue dichiarazioni.

Per prima cosa chiarì la sua affermazione, sostenendo che quel consiglio, che aveva ricevuto da Dio, le era stato dato in un periodo in cui non c'erano scuole di chiesa,21 e fermo restando la capacità da parte dei genitori di essere in grado di educare i propri figli.22 Inoltre aggiunse che quando queste condizioni non sussistono, piuttosto che lasciare i bambini abbandonati a loro stessi, è meglio mandarli a scuola, anche a sei anni. In polemica con chi si fermava allo "scritto", senza usare anche un po' di buonsenso, E.G. White affermò: "Dio desidera che gestiamo questi problemi ragionevolmente".23 Non solo. Fu profondamente turbata perché molti agivano superficialmente, affermando: "Visto che la sorella White ha detto questo e quest'altro ancora, vuol dire che faremo proprio così. Dio vuole che abbiamo buonsenso, e che ragioniamo usando il buonsenso. Le circostanze cambiano le condizioni. Le circostanze cambiano i rapporti fra le cose".24

Questa posizione fu rinforzata da un altro partecipante a quel comitato: W. White, il figlio di E.G. White. Egli si lamentò dell'uso improprio che gli avventisti facevano degli scritti di sua madre e affermò: "Le persone (avventiste) di tutta l'America, e del mondo... a volte creano delle regole di vasta portata a partire da dichiarazioni isolate... Ma sono arrivato a credere che c'è un principio dietro ogni regola, e che non possiamo comprendere correttamente la regola senza afferrarne il principio".25

Messaggi ai giovani: manuale d'uso per gli scritti di E.G. White

Sono i principi che devono guidare la nostra vita, perché "i principi non cambiano, anche se il modo di applicarli può variare con le circostanze... Rigidità e inflessibilità di pensiero e azione sono in antitesi con una vita cristiana"26. Gli Editori.