Profeti e re

Introduzione

La vigna del Signore

[AUDIO]

Profeti e Re è il secondo di una serie di cinque volumi1 nei quali Ellen G. White propone un commento pastorale della Bibbia. L'opera di questa autrice prolifica si rivolge in primo luogo ai credenti della Chiesa Avventista, che riconoscono in lei la presenza di un dono profetico. Profeti e Re quindi è un libro redatto fondamentalmente per un pubblico preparato ad accogliere il messaggio di una scrittrice che considera ispirata.

La vita di Ellen G. White

Nata nel 1827 a Gorham, nel Maine (Usa), Ellen G. White ha vissuto, con i suoi contemporanei, l'evoluzione di un secolo ricco di promesse e di trasformazioni.

Giovanissima (14 anni circa), particolarmente sensibile alle problematiche spirituali, milita in un grande movimento di risveglio, conosciuto negli Stati Uniti come "The Advent Movement" (Il movimento dell'avvento). Nell'arco di una decade William Miller, un ex capitano dell'esercito federale americano, aveva provocato negli Stati Uniti uno dei risvegli religiosi più significativi, vibranti e controversi del secolo: l'attesa del ritorno del Signore Gesù Cristo.

Avendo studiato con attenzione il testo del profeta Daniele, egli era giunto alla conclusione che il secondo avvento, annunciato dagli angeli agli apostoli sul monte degli Ulivi, si sarebbe verificato fra il 1843 e il 1844. Come molti loro compatrioti, Ellen G. White e la sua famiglia accettarono il messaggio di Miller ed entrarono a far parte del gruppo di credenti che si era formato in seguito alla sua predicazione.

Il 22 ottobre 1844, ultima scadenza fissata per l'evento preannunciato da Miller, Ellen G. White e quasi 100.000 altri americani vissero attimi di grande tensione emotiva, seguiti da una immensa delusione. Tutta la loro esperienza religiosa degli ultimi anni, si rivelava fondata su basi errate.2

Ellen G. White, all'epoca appena diciassettenne, insieme con un piccolo numero di altri milleriti3 continuò a chiedersi la ragione di questa vicenda drammatica e quale fosse stato l'errore commesso.

Ella stessa racconta4 che, nel corso di una riunione di preghiera in casa di un'amica, mentre le persone convenute chiedevano a Dio la ragione di quel travaglio, fu protagonista di un episodio singolare: ebbe una visione. Fu la prima di una serie di esperienze estatiche che segnarono la sua vita, cambiandone l'orientamento.

Quando comunicò quanto le era accaduto, provocò una reazione di diffidenza. I milleriti avevano sempre visto con sospetto qualsiasi manifestazione "soprannaturale" e qualunque tentativo di strumentalizzare il loro movimento con atteggiamenti fanatici o esaltati.

Solo dopo una serie di confronti personali e di verifiche bibliche, i messaggi e l'opera di Ellen G. White assunsero il ruolo e l'importanza che i membri della Chiesa Avventista le riconoscono ancora oggi. A partire dal momento in cui la sua funzione venne riconosciuta dal gruppo che, alcuni anni più tardi, darà vita alla Chiesa Avventista del 7° Giorno, Ellen G. White sarà un punto di riferimento importante nelle scelte e nella comprensione della missione che questi credenti sentono di dover svolgere. Il suo apporto e la sua opinione saranno tenuti in grande considerazione.

Ella stessa ebbe cura di guidare la riflessione dei suoi compagni di strada mettendo per iscritto i messaggi che rivolgeva loro e componendo un'opera letteraria imponente: secondo gli esecutori testamentari e depositari dei diritti di pubblicazione dei suoi scritti,5 Ellen G. White ha lasciato un patrimonio letterario di oltre 100.000 pagine.6

Il contesto storico

Per comprendere gli scritti di Ellen G. White occorre inquadrarli nel contesto storico e culturale nel quale l'autrice ha vissuto.

Come abbiamo accennato il 1800 è un secolo di grandi trasformazioni. Nel mondo politico e in quello economico si assiste a cambiamenti sostanziali rispetto al passato: siamo nell'era della nascita delle democrazie liberali e della rivoluzione industriale. Dal punto di vista tecnologico, per capire il tipo di evoluzione in corso e le differenze con il nostro tempo, basti pensare che nell' 800 furono inventati i fiammiferi, le candele, l'illuminazione stradale a gas e si mise a punto il sistema di pavimentazione delle strade. Inoltre si scoprì la possibilità di conservare i cibi in scatola sterilizzandoli con il calore e si realizzarono le prime applicazioni relative all'uso dell'energia a vapore: le navi, i treni, le macchine tipografiche. Alessandro Volta inventò il primo generatore di corrente continua.

Dal punto di vista tecnologico gli Stati Uniti d'America beneficiarono delle innovazioni nei trasporti, le comunicazioni e l'urbanistica. Politicamente, consolidarono la propria autonomia dall'Europa, dando vita a una nazione democratica fondata sull'uguaglianza dei cittadini e sul diritto alla libertà di pensiero e di religione. In questa nazione nascente, gli sviluppi sociali e tecnologici sembravano porre un'ipoteca ottimistica sul futuro. Molti ritennero che il millennio di pace e di benessere annunciato nell'Apocalisse stesse per realizzarsi sulla terra.

Alcune situazioni specifiche accentuarono l'ottimismo del tempo ma furono anche fonte di preoccupazione, incertezza e delusione. La conquista del West ebbe un influsso considerevole sulla fantasia popolare. L'opera dei "pionieri", uomini e donne coraggiosi che, affrontando sforzi immani e sacrifici considerevoli, portarono la civiltà europea verso la sponda occidentale del paese, fu mitizzata e interpretata come il prolungamento dell'atto eroico compiuto dai Padri pellegrini nel lasciare l'Europa per stabilirsi sul nuovo continente. La disponibilità di nuovi territori per la prima volta mise alla portata delle masse la proprietà terriera. Si consolidò il mito del "self-made man"7: l'individuo che costruiva la propria fortuna contando solo sulle proprie capacità fisiche e mentali. Il benessere e la ricchezza sembravano facilmente raggiungibili e diventarono l'obiettivo dichiarato o nascosto di un popolo.

Tutto questo ottimismo fu spezzato dalla guerra civile (1861-1865): l'ultima guerra combattuta sul territorio nazionale americano. Se da un lato l'esito del conflitto confermò la vittoria del modello industriale e liberale della società a scapito di un modello agricolo e tradizionalista, dall'altro, nell'immaginario collettivo, la sua asprezza costrinse a rivedere l'aspirazione del popolo americano a diventare l'esempio di una nazione che aveva risolto pacificamente i problemi di convivenza civile, diversamente dalle nazioni europee. Gli americani reagirono con incredulità e sgomento di fronte al riemergere improvviso di una violenza fratricida insospettata. La dura realtà della guerra indusse al pessimismo.

In questo contesto politico, sociale e tecnologico l'elemento religioso assunse una posizione di primo piano. Il sogno americano si è costruito e si è nutrito di una dimensione biblica e religiosa di tradizione essenzialmente protestante.

Il pulpito, simbolo della fede e della religione negli Stati Uniti, ha svolto una funzione determinante nella formazione della nazione americana. Come abbiamo già detto la nazione di quel tempo percepiva se stessa come la protagonista di un'epopea alla conquista del futuro e dell'ignoto. Herman Melville, nel famoso Moby Dick, ne traduce lo spirito ricorrendo all'allegoria della caccia a una misteriosa quanto imprendibile balena bianca. All'inizio del suo racconto egli dipinge in modo emblematico il ruolo decisivo della religione. Nel capitolo "Il pulpito" egli descrive la cappella dei pescatori di New Bedford, la città dei cacciatori di balene: "...il pulpito è sempre la parte prodiera della terra; tutto il resto vien dietro; il pulpito guida il mondo. È di lì che si avvista l'uragano dell'ira fulminea di Dio, e la prua deve resistere al primo urto. E di lì che si invoca il Dio delle brezze amiche o avverse, perché mandi venti favorevoli. Sicuro, il mondo è una nave al suo viaggio di andata, senza ritorno. E il pulpito è la prua".8

Questa funzione guida del pulpito era presente in tutti gli aspetti della vita di una società permeata dalla religione protestante. Nel 1800 entrambe le camere del parlamento erano dominate dai protestanti e dibattevano di problemi insiti nell'etica protestante: la temperanza, le leggi sull'osservanza della domenica. I maggiori quotidiani appartenevano a protestanti e il lunedì mattina gli americani vi trovavano il testo integrale del sermone domenicale.9

Alla fine del 1700 e nei primi anni del 1800 l'America è percorsa da due grandi movimenti di risveglio religioso. Fra il 1800 e il 1835 le chiese protestanti raddoppiarono il numero dei propri membri. A questo proposito, Alexis de Tocqueville, visitando il paese in quegli anni dirà: "In nessuna nazione del mondo la religione cristiana ha un'influenza così grande sulle anime degli uomini come in America".10 Inserendosi in questo contesto di fervore religioso, fiorirono quei gruppi e quelle chiese "evangeliche", di cui fa parte la Chiesa Avventista, che si batterono perché venisse riconosciuto concretamente il loro diritto all'esistenza, richiamandosi alle garanzie di libertà religiosa contenute nella Costituzione americana.

L'impegno delle chiese si fece sentire anche nel campo della salute. Sostenute dall'etica metodista che aveva ormai soppiantato la tradizione episcopale di origine inglese, alla fine del '700 e nell' 800 proliferarono le associazioni di temperanza. Esse predicavano vari gradi di astensione dall'alcol e dal tabacco come risultato di un'etica cristiana, fino a ottenere per la prima volta, nel 1851, nello stato del Maine, una legge che proibiva la vendita di alcolici. Spesso le donne ebbero un ruolo importante in questa crociata. Lo sforzo delle società di temperanza proseguì fino al momento in cui (1920) nella costituzione americana fu inserito il 18° emendamento che vietava la produzione, la vendita o il trasporto di bevande alcoliche sul territorio degli Stati Uniti.

Subito dopo la guerra di secessione invece, le denominazioni protestanti conobbero un periodo di declino, sia per l'immigrazione di un numero consistente di popolazioni provenienti da paesi cattolici, sia per il forte processo di industrializzazione in atto che provocò un disinteresse per la vita dello spirito, un forte sentimento di edonismo e di ricerca del piacere. Inoltre, dal punto di vista intellettuale, si consolidava l'ipotesi evoluzionista, già formulata da alcuni naturalisti, nel XVIII secolo ma riproposta e presentata in modo sistematico da Charles Darwin nella sua opera Sull'origine delle Specie (1859). Vennero messe in dubbio l'autenticità e la credibilità del testo biblico. Alcuni pastori aderirono alle nuove idee sull'origine del mondo e si riteneva che l'evoluzione fosse una spiegazione valida per integrare il racconto della Genesi.

Nella seconda metà dell' 800, inoltre, la ricerca di un misticismo che compensasse in qualche modo il pragmatismo del tempo, sfociò nel successo dello spiritismo sperimentato dalle sorelle Fox (1847).

L'opera di Ellen G. White

In questo contesto Ellen G. White compone la sua opera. Il messaggio che rivolge ai suoi interlocutori tiene conto, in parte, della situazione nella quale vive e delle difficoltà che quei credenti dovettero affrontare. Sul piano dello stile e della retorica, in particolare, ritroviamo il linguaggio enfatico del tempo.

L'originalità dei suoi scritti risiede nella peculiarità dell'esperienza spirituale dell'autrice dalla quale prendono spunto. Attraverso le pagine dei suoi libri, ella ripropone ai lettori questo vissuto per farlo rivivere e per incoraggiarli a stabilire un'intensa comunione con Dio.

Una delle sue preoccupazioni fondamentali è quella di riaffermare l'attendibilità e la centralità della Bibbia per la vita dell'essere umano. È il messaggio principale che emerge dal commentario pastorale della Bibbia, in cinque volumi, di cui Profeti e Re fa parte.

La Bibbia è la "Parola di Dio" e attraverso di essa il credente giunge alla conoscenza di Dio e del suo piano per l'umanità. "La Parola di Dio, che ci è stata trasmessa a costo di grandi sofferenze e spargimenti di sangue, viene disprezzata. Sono così pochi coloro che l'accettano realmente come norma di vita. L'incredulità prevale in misura allarmante non solo nella società ma anche nella chiesa. Molti vogliono negare le dottrine che sono i fondamenti stessi della fede. I grandi fatti della creazione presentati dagli autori ispirati, la caduta dell'uomo, l'espiazione, la costante validità della legge, sono tutte dottrine rifiutate dalla maggior parte dei cosiddetti cristiani".11

Per far conoscere questa sua Parola e il suo carattere, Dio aveva scelto un popolo. "La legge divina doveva essere esaltata, la sua autorità confermata e venne affidato a Israele un grande e nobile compito. Il Signore lo distinse dagli altri popoli per attribuirgli una missione sacra. Ne fece il depositario della sua legge per diffondere la conoscenza del vero Dio. In questo modo la luce divina doveva risplendere in un mondo immerso nelle tenebre. La voce di Dio avrebbe esortato tutti i popoli ad abbandonare gli idoli e servire il Dio vivente".12

La missione affidata a Israele è stata poi trasferita alla chiesa. "Quello che Dio si proponeva di fare per il mondo tramite Israele, la nazione eletta, lo compirà tramite la sua chiesa. Darà la sua vigna ad altri vignaioli, a coloro che rispetteranno il suo patto e che presenteranno il prodotto della vigna in occasione del raccolto. Il Signore non è mai stato senza rappresentanti che abbiano curato i suoi interessi su questa terra. Questi testimoni di Dio fanno parte dell'Israele spirituale e grazie a loro si adempiranno tutte le promesse del patto concluso fra il Signore e il suo popolo".13

In questo brano, l'allusione al "piano di Dio" lascia intravedere un'altro dei temi fondamentali degli scritti di Ellen G. White: la certezza biblica che la storia dell'umanità è guidata da Dio. "Negli annali della storia umana può sembrare che la formazione delle nazioni, l'ascesa e la caduta degli imperi siano il frutto della volontà e del valore dell'uomo; l'evolversi degli eventi sembra dipendere prevalentemente dal potere, dall'ambizione o dal capriccio umani. Ma la Parola di Dio ci rivela che al di là, dietro e tramite il gioco degli interessi, del potere e delle passioni umane, c'è l'azione di colui che, nella sua misericordia, realizza silenziosamente e con pazienza i suoi obiettivi".14

Gli eventi di cui gli uomini sono protagonisti rientrano nell'immane lotta fra il bene e il male che si è scatenata dopo il peccato di Adamo ed Eva. "Fin dal giorno in cui il Signore, in Eden, disse al serpente: 'Metterò inimicizia fra te e la donna, fra la tua e la sua discendenza', Satana ha saputo che non avrebbe mai potuto esercitare un dominio assoluto sugli abitanti di questo mondo".15

L'esito di questa battaglia è comunque già deciso: Dio ha scelto di rivelare il significato della storia nel giorno del giudizio, nel quale ogni azione sarà giudicata con giustizia. "Nei momenti più difficili della sua lunga lotta contro il male, la chiesa ha ricevuto le rivelazioni relative al piano eterno dell'Altissimo. Fra le prove che deve affrontare su questa terra, può intravedere i trionfi futuri, quando alla fine di questa lotta i redenti entreranno in possesso della terra promessa. La scena della gloria futura, dipinta dalla mano di Dio, oggi dovrebbe essere particolarmente cara alla chiesa perché si sta rapidamente concludendo questo grande conflitto e le benedizioni dell'Altissimo stanno per realizzarsi".16

Un altro elemento caratteristico di Profeti e Re è il pessimismo con il quale Ellen G. White dipinge il futuro. "È giunto il tempo in cui il mondo si troverà nella morsa della sofferenza tanto che nessun balsamo umano potrà alleviarla. Lo Spirito di Dio sta per essere ritirato. I cataclismi si succedono rapidamente".17

Nella sua opera, Ellen G. White mette in evidenza con vigore un tratto particolare del "carattere di Dio".18 "Dio perdona, Dio accetta pienamente e liberamente tramite i meriti di Gesù, il nostro Salvatore crocifisso e risorto".19

Percorrendo le varie fasi del dramma di Israele, abbandono del patto con Dio, avvertimento, punizione e deportazione, ritorno alla terra dei padri, Ellen G. White ricorda che Dio per la sua misericordia, tramite la predicazione dei profeti, cercò in tutti i modi di evitare che la catastrofe si abbattesse sul popolo. "Se Israele avesse prestato ascolto a questi messaggi non avrebbe subìto le umiliazioni che seguirono. Ma siccome continuò a disprezzare la sua legge, Dio fu costretto a lasciarli andare in esilio". Cfr. Osea 4:6.20

Per Ellen G. White la storia sacra deve essere fonte di ispirazione per il presente e serve ad affrontare la realtà in cui il credente vive. "Il momento più difficile nella lotta della chiesa contro le potenze del male è quello che precede immediatamente il giorno della sua liberazione finale. Ma tutti coloro che confidano in Dio non avranno nulla da temere perché 'la violenza dei tiranni è come una tempesta invernale', Dio sarà per la sua chiesa 'un riparo contro la tempesta'". Isaia 25:4.21

Parlando della fede di Elia, ella compie la digressione seguente: "Oggi gli uomini hanno bisogno di una fede simile a quella di Elia: una fede che sa cogliere le promesse divine e permette di implorare Dio fino alla certezza di essere stati esauditi. Questa fede ci unisce maggiormente al Signore e ci dà la forza necessaria per lottare contro il male. (...) Con la fede perseverante di Giacobbe, con l'ostinata insistenza di Elia, possiamo presentare le nostre richieste al Padre, credendo in tutte le sue promesse".22

Origine e composizione di profeti e re

Studi recenti hanno rivelato che in un certo senso Ellen G. White non fu l'unica autrice di Profeti e Re. Anche altri contribuirono alla stesura finale del libro, sia pure sotto la supervisione della scrittrice americana. Il motivo è semplice. Profeti e Re fu pubblicato nel 1916, cioè un anno dopo la morte di Ellen G. White. Inoltre da alcune testimonianze del tempo risulta che nei suoi ultimi anni di vita l'anziana scrittrice non era più in grado di proporre un'opera così impegnativa come quella che abbiamo oggi sotto gli occhi.23 Forse per questo motivo il 27 dicembre 1907 la sua segretaria, C.C. Crisler, scrisse una lettera importante a uno dei leader della Chiesa Avventista, W.W. Prescott,24 chiedendogli di assumersi un incarico molto delicato: prendere in considerazione gli articoli scritti in precedenza dalla stessa Ellen G. White -- relativi al periodo storico dell'esilio e del ritorno di Israele da Babilonia -- e riproporli in un unico volume. I lettori si aspettavano infatti la parte conclusiva del ciclo dedicato alla "storia della salvezza", ormai quasi completo grazie alle opere Patriarchi e profeti, La speranza dell'uomo, e Il gran conflitto. La Crisler chiese chiaramente una selezione critica per "eliminare quelle parti che possono fare più male che bene".25 In modo particolare dal contesto della lettera si percepisce la preoccupazione di non suscitare controversie e polemiche a causa di interpretazioni in contrasto con le opinioni degli storici e degli esegeti più autorevoli del tempo.

Per realizzare ciò, Prescott -- o chi al suo posto ebbe questo incarico -- utilizzò, parafrasandoli, diversi estratti da libri di Ellen G. White. quali Christ's Object Lessons: "The Lord's Vineyard" (Le parabole di Gesù Cristo), Spiritual Gifts vol. 4, Fundamental of Education, Education (Principi di educazione cristiana), Testimonies, vol. 3 e 5, The Desire of Ages, Toughts from the Mount of Blessings (Con Gesù sul monte delle beatitudini), The Ministry of Healing (Sulle orme del gran medico) oltre ad articoli tratti dalla rivista della denominazione Review and Herald.26

Contrariamente a quello che alcuni critici sostengono, Ellen G. White è stata in grado di seguire la compilazione di Profeti e Re quasi fino alla fine della sua vita. Lo confermano alcuni resoconti dei colloqui che C.C. Crisler ebbe con Ellen G. White, proprio a proposito del processo redazionale. Nel colloquio del 22 luglio 1914, la Crisler riferisce di aver "presentato a Ellen G. White i punti principali del capitolo su Eliseo, 'La purificazione delle acque' e quelli relativi alla 'Liberazione dall'Assiria'. Ellen G. White -- scrive la Crisler -- ha espresso grande soddisfazione quando ha saputo che questi capitoli erano stati quasi ultimati. Ha anche detto di avere la speranza di poter riacquistare le forze per esaminarli un'ultima volta, affinché il lavoro possa essere pronto per la stampa".27

Questi colloqui mostrano tuttavia la fiducia di cui godevano la Crisler e i suoi collaboratori. In uno dei suoi resoconti ella riferisce che la sera del 27 luglio parlò a lungo con Ellen G. White sulle profezie di Isaia che -- scrive la segretaria -- "noi speravamo di includere nel capitolo sulle 'Visioni della gloria futura' insieme ad altro materiale. La sorella White si è detta compiaciuta del fatto che avessimo fatto ricorso alla Parola di Dio per una buona parte di questo capitolo; (...) io ho presentato il progetto su come trattare le parti relative ai profeti Geremia ed Ezechiele. Ho citato dettagliatamente la chiamata di Geremia e anche quella di Ezechiele. (...) Ella ha espresso la speranza che avremmo sottolineato gli aspetti più significativi".28

Anche da questi brevi estratti risulta evidente l'importanza delle citazioni bibliche per la struttura stessa dell'opera. Ciò è ovvio per un libro che si occupa della storia d'Israele, e tuttavia in Profeti e Re il numero dei testi biblici è particolarmente rilevante, con oltre duemila citazioni.

Infine, per concludere questo breve esame sull'origine della composizione di Profeti e Re, occorre menzionare l'influsso esercitato da alcuni commentari del XIX secolo sulla stesura finale del libro. Tra questi ricordiamo Night Scenes in the Bible di Daniel March (1868-1870), Elijah the Tishbite di F.W. Krummacher (1848), Elisha the Prophet di A. Edersheim (1882), e The Great Teacher di J. Harris (1836). Si tratta di libri particolarmente cari a Prescott ma già utilizzati in precedenza dalla stessa Ellen G. White, che spesso ne aveva fatto uso parafrasando lunghi periodi e inserendoli nei propri libri. Studiosi americani, quali Walter Rea e Fred Veltman, hanno dimostrato la notevole dipendenza di diversi libri di Ellen G. White con questi e altri testi.29 Anche nel caso di Profeti e Re studi recenti hanno evidenziato numerose parafrasi di brani tratti dai libri suddetti.30 Il fatto che Ellen G. White utilizzasse pensieri altrui senza citare le fonti le ha attirato recentemente l'accusa di plagio.31 Occorre però ricordare che a quei tempi negli Usa il problema legale del "copyright" di fatto non esisteva32 e anche sul piano morale esso era scarsamente sentito, specie negli ambienti non accademici.33

Profeti e Re ha avuto un ruolo importante nell'ispirare fiducia in Dio, rivolgendosi a uomini e donne di tutti i continenti. Oggi, come ieri, si tratta di un libro che offre al lettore moltissimi spunti di riflessione etica e spirituale, anche se, ovviamente, non può essere proposto come un testo infallibile di esegesi biblica.34 La sua originalità risiede nell'effetto finale che produce sul lettore, che vi scorge un grande affresco biblico. In esso le storie di uomini e donne di migliaia di anni fa acquistano lo spessore della vita reale, senza artifici o forzature che a volte allontanano il credente dalla Bibbia. Al contrario, questo e altri testi di Ellen White producono l'effetto opposto, quello di ricondurre il lettore alla Bibbia. In questo senso si può parlare a pieno titolo di ispirazione, perché lo stesso Spirito che ha operato nei profeti è quello che spinge il credente verso la Bibbia. Né deve trarre in inganno il processo faticoso della composizione di Profeti e Re, specialmente se pensiamo che Matteo e Luca usarono approssimativamente il 99% del materiale del Vangelo di Marco, e che il libro dell'Apocalisse contiene circa 500 allusioni a scritti precedenti.35 Quel che conta, evidentemente, è il risultato finale. È ovvio che il concetto di ispirazione va considerato alla luce della realtà umana, tenendo conto della complessità del fenomeno e senza lasciarsi andare a ipotesi o teorie semplificatorie.

Il concetto di ispirazione di Ellen G. White

La Chiesa Avventista crede che Ellen G. White sia una scrittrice ispirata da Dio. Non è possibile affrontare la lettura dei suoi scritti senza precisare, almeno a grandi linee,37 ciò che la Chiesa Avventista intende per ispirazione.

La posizione ufficiale della chiesa su questo argomento è stata formulata nella Conferenze Generale del 1883: "Noi crediamo che la luce che Dio concede ai suoi servitori consista nell'illuminazione della mente, attraverso la quale rivela i pensieri, e non (tranne rare eccezioni) nella comunicazione delle parole stesse in cui le idee vanno espresse".38

In questa dichiarazione si afferma che gli avventisti non credono nell'ispirazione verbale e letterale (tranne rare eccezioni) ma nell'ispirazione personale e concettuale. Questo significa che non sono le parole a essere state suggerite da Dio ma i concetti. L'autore li ha poi espressi secondo le sue capacità, sulla base della propria cultura e secondo gli strumenti di cui disponeva nel suo tempo. Tutto ciò non toglie al testo e al messaggio la sua validità e la sua attendibilità. L'ispirazione non rende infallibile colui che ne è l'oggetto. "Gli avventisti riconoscono che i messaggeri di Dio, antichi e moderni, sono degli strumenti fallaci, e le loro debolezze sono evidenti per coloro che li circondano, tuttavia, per la loro completa dedizione a Dio, essi sono accolti come perfetti in Cristo".39

Il concetto di ispirazione è esposto a più riprese da Ellen G. White stessa nella sua introduzione al libro Il gran conflitto: "La Bibbia indica Dio come suo autore, nondimeno è state scritta da mani umane. Nella differenza di stile dei suoi vari libri, essa presenta le caratteristiche dei suoi scrittori. Le verità rivelate sono state date per ispirazione di Dio (2 Timoteo 3:16), però sono espresse con le parole degli uomini. "(...) Presentata da differenti scrittori, la verità viene esposta nei suoi vari aspetti. Uno scrittore è più colpito da un aspetto dell'argomento e si sofferma su quei punti che meglio si armonizzano con la sua esperienza e con la sua maniera di concepire le cose e di valutarle".40

Nel consegnare alla stampa la traduzione italiana di questo libro, formuliamo l'auspicio che la lettura delle sue pagine contribuisca ad arricchire l'esperienza spirituale dei lettori guidandola verso una comunione con Dio benefica e significativa. Le edizioni ADV.

La vigna del Signore

Desiderando offrire a tutti i popoli della terra i doni migliori del cielo, Dio chiese ad Abramo di lasciare la sua patria e la casa paterna per andare ad abitare nel paese di Canaan. "Farò di te un popolo numeroso, una grande nazione. Il tuo nome diventerà famoso. Ti benedirò. Sarai fonte di benedizione". Genesi 12:2. Dio onorò Abramo chiedendogli di essere il padre del popolo che per secoli sarebbe stato il depositario della verità, il popolo grazie al quale tutte le nazioni della terra sarebbero state benedette dalla venuta del Messia promesso.

In quest'epoca gli uomini avevano quasi perso la nozione del vero Dio. L'idolatria aveva offuscato il loro spirito. Essi aveva sostituito la legge divina "santa, giusta e buona" (cfr. Romani 7:12) con altre disposizioni che assecondavano le loro tendenze crudeli ed egoiste. Ciononostante Dio, nella sua misericordia, non li annientò. Offrì loro l'opportunità di farsi conoscere tramite la sua chiesa. Decise che i principi rivelati al suo popolo avrebbero contribuito a restaurare in loro la sua immagine.

La legge divina doveva essere esaltata, la sua autorità confermata e venne affidato a Israele un grande e nobile compito. Il Signore lo distinse dagli altri popoli per attribuirgli una missione sacra. Ne fece il depositario della sua legge per diffondere la conoscenza del vero Dio. In questo modo la luce divina doveva risplendere in un mondo immerso nelle tenebre. La voce di Dio avrebbe esortato tutti i popoli ad abbandonare gli idoli e servire il Dio vivente.

"...hai usato la tua grande forza e la tua potenza per liberarlo dall'Egitto...". Esodo 32:11. "Allora egli mandò il suo servo Mosè e Aronne, l'uomo che si era scelto. Essi ubbidirono alla sua parola. Contro gli Egiziani annunziarono prodigi, segni di Dio nella terra d'Egitto...". Salmi 105:26, 27. "Con una minaccia prosciugò il mar Rosso, li fece camminare sul fondo come in un deserto". Salmi 106:9. Egli li liberò dalla schiavitù per condurli in un paese fertile che sarebbe servito di rifugio per proteggerli dai loro nemici. Voleva condurli a lui per circondarli con il suo braccio potente ed eterno. Gli israeliti riconoscenti avrebbero esaltato e glorificato il suo nome. "Ma lui, il Signore, ha riservato per sé il popolo d'Israele, i discendenti di Giacobbe li ha fatti sua proprietà. Li trovò nel deserto, nella steppa piena d'urla selvagge: si prese cura di loro e li istruì, li protesse come fossero la pupilla dei suoi occhi. È stato come un'aquila che insegna ai piccoli il volo: vola sopra il nido, stende le sue ali, li aiuta e li sostiene. Il Signore li ha guidati da solo, non c'era con lui nessun altro dio!" Deuteronomio 32:9-12. In questo modo Dio chiamò a sé i suoi figli affinché potessero riposare accanto all'Onnipotente. Protetti dai pericoli che li minacciavano nelle loro peregrinazioni nel deserto, essi si insediarono infine nel paese della promessa, come nazione eletta.

Tramite una parabola il profeta Isaia ha descritto il ruolo che avrebbe avuto Israele come rappresentate di Dio. "Voglio cantare una storia: è il canto di un amico e della sua vigna. Il mio amico aveva una vigna su una fertile collina. L'aveva vangata e ripulita dai sassi; vi aveva piantato viti scelte, vi aveva costruito una torretta di guardia e scavato un pressoio per pigiare l'uva. Sperava che facesse dei bei grappoli ma la vigna produsse solo uva selvatica". Isaia 5:1, 2.

Tramite Israele Dio intendeva benedire tutta l'umanità: "Anche il Signore dell'universo ha una vigna: Israele. Questa piantagione da lui preferita è il popolo di Giuda...". Isaia 5:7.

Al popolo d'Israele sono stati affidati gli oracoli di Dio. I suoi componenti erano come circondati dai precetti della sua legge, principi eterni di verità e di purezza. L'ubbidienza a questi precetti doveva essere la loro salvaguardia, perché li avrebbero protetti dagli influssi devastanti del male. E come torre della vigna Dio pose al centro del terreno il suo tempio santo.

Il Cristo era il loro Maestro. Egli li aveva guidati nel deserto: sarebbe rimasto con loro per istruirli e consigliarli. La sua gloria, la santa shekinah, si manifestava sul propiziatorio nel tabernacolo, poi nel tempio. Egli non smise di manifestare in loro favore il suo amore e la sua pazienza.

Mosè spiegò agli Israeliti il piano di Dio in termini tali da non prestarsi a nessun equivoco. "Voi, infatti, siete un popolo consacrato al servizio del Signore, vostro Dio: egli vi ha scelti per essere un popolo speciale: la sua proprietà particolare fra tutti i popoli della terra". Deuteronomio 7:6.

"Oggi avete sentito il Signore dichiarare che egli sarà il vostro Dio e che voi dovete comportarvi secondo la sua volontà, osservare le sue leggi, i suoi ordini e le sue norme e ubbidire alla sua voce. Oggi il Signore vi ha fatto dichiarare che siete il suo popolo, la sua proprietà particolare, come egli ha promesso; che volete osservare i suoi ordini; che egli vi renderà per dignità, fama e gloria il popolo più grande fra tutti i popoli che ha fatto; che voi sarete un popolo sacro per il Signore, vostro Dio, come lui ha dichiarato". Deuteronomio 26:17-19.

I figli d'Israele dovevano occupare tutto il territorio che il Signore aveva assegnato loro. Era necessario scacciare le nazioni che avevano rifiutato di adorare il vero Dio. Il piano del Signore prevedeva che tramite la rivelazione del suo carattere gli uomini si avvicinassero a lui. Il messaggio del Vangelo doveva essere rivolto al mondo intero. Tramite il sistema sacrificale Cristo doveva essere esaltato fra le nazioni e tutti coloro che si sarebbero rivolti a lui avrebbero ottenuto la vita eterna. Tutti i pagani come Raab la cananea o Ruth la moabita, erano stati invitati a unirsi al suo popolo. Nella misura in cui fossero aumentati numericamente avrebbero dovuto allargare le loro frontiere, fino a quando il loro regno avrebbe inglobato tutto il mondo.

Gli israeliti però non realizzarono il piano di Dio. Dio dichiarava: "Avevo piantato viti di prima qualità per fare di te una vigna privilegiata. Come mai ti sei mutata in tralci bastardi di uva selvatica". Geremia 2:21. "Il popolo d'Israele era come una vigna rigogliosa, piena di grappoli. Più abbondanti erano i suoi frutti, più gli Israeliti costruivano altari ad altre divinità; più la terra era fertile, più abbellivano le loro pietre sacre". Osea 10:1. "Allora disse il mio amico: 'Abitanti di Gerusalemme e di Giuda, fate da arbitri tra me e la mia vigna: potevo fare di più per la mia vigna? Perché essa mi ha dato solo uva selvatica e non l'uva buona che mi aspettavo? Ecco quel che farò alla mia vigna: le toglierò la mia siepe d'intorno, abbatterò il muro di cinta, la farò diventare un pascolo, un ritrovo per animali selvatici. La ridurrò terreno incolto: nessuno verrà più né a zappare né a potare, vi cresceranno soltanto rovi e spine. Dirò alle nuvole di non darle la pioggia... Dio si aspettava giustizia vi trovò invece assassinii e violenze, chiedeva fedeltà udì solamente le grida degli sfruttati'". Isaia 5:3-7.

Il Signore tramite Mosè aveva presentato i risultati dell'infedeltà. Rifiutando di osservare le clausole del suo patto gli israeliti si sarebbero allontanati dalla comunione con Dio e dalle benedizioni che ne sarebbero derivate. A volte ascoltavano i suoi avvertimenti e godevano di ricche benedizioni che trasmettevano anche alla nazioni vicine. Ma quasi sempre dimenticavano Dio e perdevano di vista il grande privilegio di rappresentarlo. Si rifiutavano di collaborare con lui e privavano gli uomini di un'autentica conoscenza religiosa e di un esempio positivo. Volevano appropriarsi dei frutti della vigna di cui erano dei semplici amministratori. La loro avidità provocò il disprezzo dei pagani. In questo modo i Gentili furono indotti a fraintendere il carattere di Dio e a disconoscere le leggi del suo regno.

Come un padre affettuoso Dio fu indulgente nei confronti del suo popolo. Dimostrò la sua misericordia. Pazientemente indicò loro i peccati commessi e nella sua bontà attese che li riconoscessero. Successivamente inviò loro i profeti e altri messaggeri per reclamare i frutti della sua vigna, ma invece di riceverli con gioia li trattarono come dei nemici. Li maltrattarono e li uccisero. Allora egli inviò ancora altri messaggeri, ma li accolsero come i primi e si mostrarono ancora più aggressivi nei loro confronti.

La mancanza delle benedizioni divine nel periodo dell'esilio condusse molti al pentimento, ma dopo il ritorno al paese della promessa il popolo ebraico ripeté gli stessi errori delle generazioni precedenti, mettendosi in conflitto con le nazioni che lo circondavano. I profeti inviati da Dio per correggere le deviazioni più evidenti furono ricevuti con lo stesso sospetto e lo stesso atteggiamento ironico di un tempo e così, con il passare del tempo, la colpevolezza dei vignaioli aumentò.

La magnifica vigna piantata da Dio sulle colline della Palestina fu disprezzata dagli uomini d'Israele e alla fine gettata oltre il muro di cinta, essi l'abbatterono e la calpestarono sperando di averla distrutta per sempre. Ma il Padrone della vigna la raccolse e la piantò nuovamente dall'altra parte del muro in modo tale che il tronco non fosse più visibile ai loro occhi. Soltanto i tralci pendevano oltre il muro in modo che si potessero fare degli innesti, ma il tronco rimase fuori dalla loro portata e nessuna potenza umana poté raggiungerlo.

I consigli e le esortazioni dati ai profeti per far comprendere loro il piano eterno di Dio in favore dell'umanità hanno un grande valore per la chiesa, guardiana della sua vigna. Negli insegnamenti dei profeti, l'amore di Dio in favore del peccatore e il suo piano per salvarlo sono chiaramente rivelati.

Il tema dei messaggi di Dio alla sua chiesa nel corso dei secoli si riferiva alla storia della vocazione d'Israele, ai suoi successi e ai suoi fallimenti, alla sua riconciliazione con Dio, al suo rigetto da parte del Padrone della vigna e all'adempimento del piano di Dio da parte di un rimanente fedele tramite il quale sarebbero state adempiute tutte le promesse del patto. Oggi il messaggio del Signore alla sua chiesa, cioè a coloro che si occupano della sua vigna, come fedeli vignaioli, non è diverso da quello affidato tanto tempo fa ai suoi profeti: "...Lodate la mia magnifica vigna. Io stesso, il Signore, sono il vignaiolo, la irrigo di continuo e la custodisco giorno e notte perché nessuno le arrechi danno". Isaia 27:2, 3.

La speranza d'Israele è in Dio. Il padrone della vigna riunisce oggi uomini di tutte le nazioni e di tutti i popoli, che rappresentano i frutti preziosi su cui contava da tempo. Ben presto egli stesso verrà. In quel giorno si adempirà il suo piano eterno nei confronti della casa d'Israele. "In futuro il popolo d'Israele, discendente da Giacobbe, metterà radici, fiorirà e germoglierà come un albero. Con i suoi frutti riempirà tutta la terra". Isaia 27:6.