La verità sugli angeli

Capitolo 7

Gli angeli nell'era patriarcale

[AUDIO]

Abramo

Dio onorò grandemente Abramo, tanto che gli angeli del cielo lo accompagnavano e gli parlavano a tu per tu, come con un amico. PP138

Il Signore comunicò la sua volontà ad Abramo mediante gli angeli. Cristo stesso gli apparve e lo informò dettagliatamente riguardo alle richieste della legge morale e la grande salvezza che doveva avvenire mediante il suo sacrificio. RH 29 aprile 1875.

«Quanto a me, ecco, stabilisco il mio patto con voi, con i vostri discendenti dopo di voi, e con la vostra progenie dopo voi". Genesi 9:9

Dopo la nascita di Ismaele, il Signore si manifestò nuovamente ad Abramo e gli disse: "E stabilirò il mio patto tra me e te, e la tua discendenza dopo di te nelle sue generazioni, per patto perpetuo" (Genesi 17:17).

Ancora una volta il Signore ripeté tramite i suoi angeli la Sua promessa di dare un figlio a Sara, e che lei sarebbe diventata la madre di molte nazioni. 1 SP 96

Quando i giudizi di Dio stavano per cadere su Sodoma, Abramo era al corrente di questo, e divenne intercessore presso Dio per i peccatori. Il suo colloquio con gli angeli presenta anche un bellissimo esempio di ospitalità.

In un caldo giorno d'estate il patriarca stava seduto alla porta della sua tenda, contemplando il tranquillo panorama, quando vide avvicinarsi tre viaggiatori. Prima di arrivare alla sua tenda, i forestieri si trattennero, come per consultarsi riguardo la via che dovevano seguire. Senza aspettare che gli chiedessero alcun favore, Abramo si alzò rapidamente, e quando essi sembravano volgersi in tutt'altra direzione, si affrettò a raggiungerli e con la massima cortesia gli chiese di onorarlo trattenendosi nella sua casa per riposare. Con le proprie mani portò subito dell'acqua perché gli ospiti potessero lavarsi i piedi impolverati dal lungo viaggio. Lui stesso scelse gli alimenti per i viaggiatori, e mentre si riposavano al fresco dell'ombra, offrì loro del pane e altro cibo e si mantenne rispettosamente da parte, mentre partecipavano alla sua ospitalità. Abramo aveva visto nei suoi ospiti nient'altro che tre viaggiatori stanchi... Non immaginò che tra loro vi fosse Uno degno della sua adorazione. Dopo poco gli fu rivelata la vera natura dei messaggeri celesti che, nonostante stessero per compiere una missione punitiva, rivolsero all'uomo di fede parole di benedizione...

Abramo aveva onorato Dio, e il Signore lo onorò, rendendolo partecipe dei suoi consigli, e rivelandogli i suoi propositi.... Dio conosceva bene il grave peccato di Sodoma, Egli comunque si espresse alla maniera degli uomini in modo che la sua azione potesse essere considerata giusta.

Prima di condannare i trasgressori, voleva rendersi conto di persona della situazione, se essi avessero superato i limiti della misericordia divina, non ci sarebbe più stata possibilità di pentimento. PP 138,139.

La distruzione di Sodoma e Gomorra

Due dei messaggeri celesti si allontanarono lasciando Abramo da solo con il Figlio di Dio. L'uomo di fede che sapeva con chi parlava intercedette in favore degli abitanti di Sodoma e con profondo rispetto e umiltà pregò: "Ecco, prendo l'ardire di parlare al Signore, benché io non sia che polvere e cenere"....Egli si avvicinò al messaggero celeste e ferventemente presentò la sua richiesta. Sebbene Lot abitasse a Sodoma, egli non partecipava all'empietà dei suoi abitanti. Abramo pensò che in quella città tanto popolosa ci dovessero essere altri adoratori del vero Dio. E considerando questo fatto, supplicò:

«Farai dunque perire il giusto insieme all', empio"? Lungi da te il fare tal cosa". .. Il Giudice di tutta la terra non farà Egli giustizia"? Genesi 18:23, 25

Abramo non si accontentò di ripetere solo una volta la sua richiesta, ma insistette più volte, e poiché le sue preghiere venivano accolte, la sua audacia cresceva; questo lo indusse a continuare finché non ebbe ottenuto la garanzia che anche se ci fossero stati solo dieci giusti, la città sarebbe stata risparmiata. PP 139,140

Due angeli visitano Lot

Verso il tramonto due stranieri si avvicinarono alla porta della città. In apparenza, sembravano due semplici viandanti che volevano fermarsi per la notte. Nessuno riconobbe in loro i potenti messaggeri del giudizio divino: L'incurante folla di gaudenti non suppose minimamente che il trattamento che avrebbe riservato loro, quella stessa notte, avrebbe rappresentato l'apice delle colpe che avevano condannato la superba città. Solo un uomo si mostrò gentile e premuroso, invitandoli nella propria casa. Lot pur non avendoli riconosciuti, era abituato a essere cortese e educato: faceva parte della sua fede, degli insegnamenti che aveva imparato da Abramo. PP 158

Gli angeli rivelarono a Lot lo scopo della loro missione dicendo: "Oggi, noi distruggeremo questo luogo, perché il grido contro i suoi abitanti è grande nel cospetto dell'Eterno". (Genesi 19:13) Gli stranieri che Lot aveva cercato di difendere promisero a loro volta di proteggerlo e di salvare tutti i membri della sua famiglia che avessero voluto fuggire da quella città corrotta. Allora Lot uscì per avvisare i suoi figli ripetendo loro le parole degli angeli:

"Levatevi, uscite da questo luogo, perché l'Eterno sta per distruggere la città". Genesi 19: 14

Ma a quelle parole essi si misero a ridere, considerandolo un burlone e un superstizioso. Lot tornò a casa e raccontò ai suoi ospiti del suo fallimento. Allora gli angeli dissero:

"Alzati, prendi tua moglie e le tue figlie che si trovano qui, perché tu non perisca nel castigo di questa città". Genesi 19:15

Ma Lot non partì subito. Profondamente triste e in preda al dubbio, egli attese. Gli angeli di Dio sapevano che così sarebbero morti tutti tra le rovine di Sodoma. Allora lo presero per mano, insieme a sua moglie e alle figlie, e lo condussero fuori città. Gli angeli li lasciarono lì per tornare a Sodoma, dove dovevano compiere la loro opera di distruzione, mentre un altro Essere si avvicinò a Lot...

Il Principe del cielo era al suo fianco, eppure egli implorava di avere salva la vita come se Dio, che aveva dimostrato tanto interesse e amore per lui, non volesse più proteggerlo. Avrebbe dovuto fidarsi completamente del messaggero divino, ponendo le sue decisioni e la sua vita nelle mani del Signore, senza dubitare minimamente. Ma come tanti altri, cercò di fare da sé....

Ancora una volta fu ripetuto il solenne ordine di affrettarsi, perché la tempesta di fuoco non avrebbe tardato ancora per molto. Ma tra i fuggitivi qualcuno (la moglie di Lot) si fermò per contemplare la città ormai condannata e per questo divenne un monumento del giudizio divino. PP 158-161

Abramo messo alla prova

Abramo aveva quasi cent'anni quando Dio gli rinnovò la promessa di un figlio che sarebbe nato da Sara. La nascita di Isacco avvenne dopo una lunga attesa, durata un'intera vita, come coronamento delle più profonde speranze di Abramo e Sara e nelle loro tende regnava la felicità... Sara, vide nell'inclinazione turbolenta di Ismaele una fonte di discordia, per cui parlò ad Abramo chiedendo di allontanare Agar e Ismaele dall'accampamento. Il patriarca cadde in una profonda angoscia. Come avrebbe potuto mandar via Ismaele, suo figlio, che tanto amava? Prima di decidere invocò la guida divina. Mediante un santo angelo, il Signore gli ordinò di accontentare Sara. L'angelo gli fece una consolante promessa che, sebbene separato dalla casa del padre, Ismaele non sarebbe stato abbandonato da Dio, la sua vita sarebbe stata preservata e il ragazzo sarebbe diventato padre di una grande nazione. Abramo obbedì alla parola dell'angelo, anche se ciò apriva in lui una ferita, e con profondo dolore fece partire Agar e suo figlio. PP 146,147

Dio voleva che Abramo diventasse il padre di coloro che sono fedeli, e in questo senso la sua vita è stata un modello per le generazioni successive. Tuttavia la sua fede non era perfetta. Per offrirgli la possibilità di crescere spiritualmente, Dio lo sottopose a un'altra prova, la più severa che un uomo sia stato chiamato ad affrontare. In una visione notturna gli fu chiesto di recarsi nella terra solitaria di Moriah, dove su una montagna che gli sarebbe stata indicata, avrebbe offerto suo figlio come olocausto. Nell'udire l'ordine di Dio, il cuore di Abramo si straziò dal dolore. E Dio disse:

"Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va nel paese di Moriah, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò". Genesi 22:2

Isacco era la luce della sua casa, il conforto della sua vecchiaia, e sopratutto era l'erede delle benedizioni promesse... Satana insinuò in lui l'illusione di un errore, perché il comandamento divino imponeva di non uccidere: Dio non avrebbe potuto chiedergli ciò che a suo tempo aveva proibito. Uscendo dalla tenda, Abramo alzò lo sguardo e vide il cielo terso e luminoso e ricordò la promessa ricevuta quasi cinquant'anni prima, secondo la quale la sua discendenza sarebbe diventata numerosa come le stelle. Ma se ciò si doveva realizzare tramite Isacco, come avrebbe potuto ucciderlo?

Abramo fu tentato di credere che s'ingannava... Si ricordò degli angeli inviati per rivelargli il piano di Dio di distruggere Sodoma, e che gli promisero la nascita di un figlio Isacco. Allora si recò nel posto, dove aveva più volte incontrato i messaggeri celesti, sperando di incontrarli di nuovo e di ricevere qualche ulteriore indicazione; ma nessuno di loro venne in suo aiuto. PP 147, 148

Per tutto il giorno aspettò la venuta di un angelo affinchè lo confortasse e lo benedicesse, oppure revocasse l'ordine di Dio.... ma non apparve alcun messaggero di misericordia. Il secondo giorno stava per terminare, arrivò un'altra notte e fu trascorsa in preghiera e nell'umiliazione. Allora il terzo giorno si mise in viaggio. ST 1 aprile 1875

Giunti nel punto indicato, eressero l'altare e vi posero la legna. Poi con voce tremante, Abramo annunciò a suo figlio il messaggio divino. Con stupore e terrore il ragazzo conobbe il suo destino ma non oppose alcuna resistenza. Condivideva la fede di Abramo, e considerava un onore la possibilità di offrire la propria vita. Era giunto il momento: le ultime parole erano state pronunciate, le ultime lacrime erano state versate e l'ultimo abbraccio era stato dato. Il padre sollevò il coltello per uccidere il figlio, quando improvvisamente il suo braccio fu bloccato. Un angelo del Signore chiamò il patriarca e disse: "Abramo, Abramo! Egli rispose subito: "Eccomi"! Di nuovo si udì la voce:

"Non mettere la mano addosso al ragazzo, e non gli fare alcun male, poiché ora so che tu temi Iddio, giacché non mi hai rifiutato il tuo figliuolo, l'unico tuo". Genesi 22:11-12

Dio mandò Suo Figlio a morire tra le sofferenze e la vergogna. Gli angeli che videro l'umiliazione e la terribile angoscia del Figlio di Dio, non poterono intervenire, diversamente da quanto avvenne nel caso di Isacco. Nessuna voce gridò: "E' sufficiente"! Per salvare la razza umana caduta, il Cristo, il Re di gloria offrì la Sua vita.

Gli esseri celesti erano stati testimoni della scena in cui la fede di Abramo e la sottomissione di Isacco erano state messe alla prova... Abramo aveva dimostrato il limite della sua fede nelle promesse divine. Dio voleva che la lealtà del suo servitore risultasse evidente davanti al cielo intero, per dimostrare che solo una perfetta ubbidienza poteva essere accettata; in questo modo il piano della salvezza sarebbe stato più chiaro. Tutto il cielo costatò con meraviglia e ammirazione la ferma ubbidienza di Abramo e gioì per la sua fedeltà. Le accuse di Satana si dimostrarono false...

È stato difficile anche per gli angeli comprendere il mistero della redenzione, comprendere che il Signore del cielo, il Figlio di Dio doveva morire per l'uomo peccatore. Quando fu chiesto ad Abramo di sacrificare suo figlio, tutti gli esseri celesti furono coinvolti e osservarono con grande interesse e attenzione l'esecuzione di quell'ordine. Quando alla domanda di Isacco...

"dov'è l'agnello per l'olocausto"...Abramo rispose: "Dio stesso provvederà un agnello", e quando la mano del padre si alzò per colpire il figlio e infine il montone che Dio aveva procurato, fu offerto al posto di Isacco, il mistero della redenzione s'illuminò di una luce più intensa e anche gli angeli capirono più chiaramente il grande piano che Dio aveva previsto per la salvezza dell'uomo. PP 152, 154, 155

Il matrimonio di Isacco

Per Abramo, la scelta di una moglie per il figlio [Isacco] era una questione molto importante, egli era ansioso di trovare una donna che non lo avrebbe allontanato da Dio.

Isacco, aveva fiducia nella saggezza e nell'affetto del padre ed era contento di seguire i suoi consigli, credeva inoltre che la sua scelta sarebbe stata guidata da Dio stesso. I pensieri del patriarca si diressero verso i parenti di suo padre nella terra di Mesopotamia... Abramo affidò questo importante compito "al più anziano servitore" un uomo di esperienza, pio e saggio, che lo serviva fedelmente da molto tempo...

"L'Eterno, il Dio dei cieli -- gli disse - Chi mi ha fatto uscire dalla casa di mio padre e dalla terra della mia giovinezza... invierà davanti a te il Suo angelo". Il messaggero si avviò senza indugio verso Haran, città di Nahor, poi si fermò vicino al pozzo, dove le donne venivano ad attingere l'acqua. Ricordando le parole di Abramo, che Dio avrebbe mandato un angelo con lui, pregò intensamente per chiedergli di guidarlo. Nella famiglia del patriarca, egli era abituato a vedere continuamente manifestazioni di gentilezza, cortesia e ospitalità, e ora lui pregò che un atto di cortesia gli indicasse la fanciulla che il Signore aveva scelto.

La risposta alla sua preghiera non si fece attendere. Tra le donne che erano riunite al pozzo, i modi cortesi di Rebecca attirarono la sua attenzione. Quando ella si allontanò, lo straniero le andò incontro per chiederle dell'acqua dalla brocca che portava sulle spalle. La donna con gentilezza offrì l'acqua allo straniero, e si offrì di attingere altra acqua per i cammelli, come anche le figlie dei principi avevano l'abitudine di fare per le greggi e le mandrie del loro padre. Era questo il segno tanto desiderato....

Abramo abitava a Beer-Sceba, e Isacco che si trovava con le greggi nel paese circostante, era tornato alla tenda di suo padre per attendere l'arrivo del messaggero che proveniva da Haran... "Isacco era uscito, sul far della sera, per meditare nella campagna; e alzati gli occhi guardò, ed ecco venire dei cammelli.... Il servo raccontò a Isacco tutte le cose che aveva fatto... E Isacco accompagnò Rebecca nella tenda di sua madre Sara, se la prese ed essa divenne sua moglie, ed egli l'amò". PP 171-173.

Giacobbe ed Esau

Giacobbe ed Esaù, i figli gemelli di Isacco, presentano un contrasto sorprendente sia nella loro vita sia nel loro carattere. Questa diversità fu predetta dall'angelo di Dio prima della loro nascita. Quando in risposta alla preghiera di Rebecca l'angelo gli annunciò che avrebbe avuto due gemelli, gli rivelò anche la loro storia futura, dicendogli che ognuno sarebbe diventato il capo di una potente nazione, ma che uno di loro sarebbe stato più grande dell'altro, e che il più giovane di loro avrebbe avuto la supremazia....

Isacco stabilì con chiarezza che Esaù essendo il maggiore, aveva il diritto alla primogenitura. Ma Esaù non amava la devozione né era incline alla vita religiosa....

Rebecca ricordava le parole dell'angelo, e studiando con maggiore attenzione del marito il carattere dei due figli si convinse che la promessa dell'eredità divina era diretta a Giacobbe; ripeté a Isacco le parole dell'angelo, ma egli non cambiò idea: amava troppo il figlio maggiore. PP 177, 178.

Giacobbe era venuto a sapere dalla madre che secondo l'ordine divino il diritto di primogenitura sarebbe stato concesso a lui. Tutto ciò fece sorgere nel giovane un profondo desiderio dei privilegi che questo gli avrebbe conferito. Non desiderava le ricchezze del padre, ma il diritto alla primogenitura spirituale.

Un giorno Esaù, tornando dalla caccia, debole, stanco e affamato, vedendo che Giacobbe stava preparando del cibo, gliene chiese una porzione. Giacobbe che aveva sempre in mente lo stesso pensiero, ne approfittò e si offrì di saziare la fame di suo fratello in cambio della primogenitura.

"Ecco, io sto per morire, a che mi serve la primogenitura". "E Giacobbe gli diede del pane e della minestra di lenticchie". Genesi 25:31

Così per un piatto di lenticchie egli rinunciò al suo diritto di primogenitura e lo confermò con un giuramento.

Giacobbe e Rebecca riuscirono a realizzare i loro piani, ma questo inganno portò loro solo difficoltà e tristezza. Dio aveva dichiarato che Giacobbe avrebbe ricevuto il diritto alla primogenitura; la sua parola sì sarebbe adempiuta al momento opportuno, se essi avessero agito con fede, affidandogli la possibilità di operare in loro favore.

Minacciato di morte dalla collera di Esaù, Giacobbe abbandonò la casa paterna come un fuggiasco.... Alla fine del secondo giorno di fuga era già lontano dalle tende di suo padre; si sentiva esiliato e riconobbe che tutti i suoi problemi erano una conseguenza del suo errore. Vittima della disperazione, quasi non osava pregare. Ma fu in questa terribile solitudine che avvertì, come mai prima, la necessità della protezione di Dio. Si umiliò profondamente e piangendo confessò il suo peccato, implorando un segno della protezione divina. Il Signore tuttavia non aveva dimenticato Giacobbe... pietosamente gli rivelò ciò di cui aveva bisogno: un Salvatore. Stanco del viaggio, il viandante si sdraiò sulla nuda terra e posò la sua testa su una pietra. Mentre dormiva, vide una scala luminosa e splendente, che collegava il cielo con la terra; gli angeli salivano e scendevano e in cima c'era il Signore della gloria, che dal cielo pronunciò queste parole:

"Io sono l'Eterno, l'Iddio d'Abramo tuo padre e l'Iddio d'Isacco". Genesi 28:13

In questa visione, il piano di redenzione gli fu rivelato... La scala rappresenta Gesù, Colui che con i suoi meriti ha gettato un ponte fra Dio e l'uomo superando l'abisso aperto dal male, senza di lui, gli angeli non avrebbero potuto realizzare nessun contatto con gli uomini caduti.

Con una fede nuova e salda nelle promesse divine, rassicurato dalla presenza e dalla protezione degli angeli, Giacobbe continuò il suo viaggio "e andò nel paese degli Orientali". PP 178,179,180,183,184,188

Nonostante Giacobbe avesse lasciato Paddan-Aram per ubbidire alle direttive divine, il viaggio di ritorno, lungo la strada percorsa vent'anni prima mentre fuggiva, non fu privo di difficoltà. La sua colpa era viva nella sua mente: aveva ingannato suo padre... Mentre il patriarca si avvicinava alla sua destinazione, il ricordo di Esau suscitava in lui tristi presagi.... ma il Signore ancora una volta, diede a Giacobbe un segno della sua protezione. PP 195

Quando Giacobbe continuò il suo viaggio, gli angeli si presentarono. Vedendoli disse: "Questo è il campo di Dio" -- (Genesi 32:2) In sogno vide gli angeli di Dio accampati intorno a lui. 3 SG 127

Direttamente davanti a lui, come se gli mostrassero la via, Giacobbe vide due compagnie di angeli celesti che lo guidavano e lo proteggevano. E vedendoli dalle sue labbra sgorgarono parole di lode ed egli esclamò: "Questo è il campo di Dio", e chiamò quel luogo Mahanaim, che significa due campi o due eserciti. ST 20 novembre 1879

Tuttavia, Giacobbe pensò di dover fare qualcosa anche lui per assicurarsi la propria salvezza. Decise, infatti, di inviare dei messaggeri per porgere a Esau un saluto conciliante... Ma i servi ritornarono con la notizia che Esau gli veniva incontro con quattrocento uomini, e non aveva risposto al suo messaggio amichevole.... "Allora Giacobbe fu preso da gran paura e angoscia". Decise allora di dividere in due schiere la gente che era con lui, facendo in modo che se una fosse stata attaccata, l'atra avrebbe avuto l'opportunità di fuggire".

La sera, il gruppo raggiunse il torrente Jabbok, e Giacobbe mandò la sua famiglia sull'altra sponda del fiume. Aveva deciso di passare la notte in preghiera e desiderava essere solo con Dio.

Improvvisamente una mano robusta lo afferrò, Giacobbe pensò subito che un nemico volesse ucciderlo, e cercò di liberarsi dalla presa del suo aggressore. I due uomini lottarono nel buio e in silenzio. Giacobbe s'impegnò con tutte le sue forze, senza fermarsi neanche un momento. Mentre lottava per sopravvivere, un profondo senso di colpa oppresse il suo animo: tornarono in mente gli errori commessi. Essi lo separavano da Dio come una barriera. In quella terribile situazione si ricordò delle promesse divine e con tutto il cuore invocò il perdono. La lotta continuò fino all'alba, e quando lo straniero toccò l'anca di Giacobbe, la paralizzò di colpo. In quel momento il patriarca riconobbe il suo antagonista. Egli si accorse di aver lottato con un Messaggero celeste. Comprese perché, nonostante lo sforzo quasi sovrumano non fosse riuscito a vincere. PP 196,197

Colui, che lottò con Giacobbe è chiamato "un Uomo". Osea lo identifica come "l'Angelo". Giacobbe di lui disse: "Ho veduto Iddio faccia a faccia, e la mia vita è stata risparmiata". Si dice anche che era forte e potente. Chi si era rivelato a Giacobbe era il Cristo, "l'Angelo del patto", si era presentato davanti a lui nella forma e con l'aspetto di un uomo. ST 20 novembre 1879

"L'Angelo del patto" era Cristo, e lui si era rivelato a Giacobbe. Il patriarca pur sentendosi debole e provando un dolore acuto, non voleva lasciarlo andare... Egli voleva avere la certezza che i suoi peccati fossero stati perdonati... L'Angelo, mentre cercava di liberarsi gridava: "Lasciami andare, che spunta l'alba"; ma Giacobbe rispose: "Non ti lascerò prima che tu m'abbia benedetto".

Se questa dichiarazione fosse stata suggerita dall'arroganza, Giacobbe avrebbe perso subito la vita. In realtà la sua richiesta era una prova della consapevolezza della sua indegnità, della sua fiducia nell'autenticità del patto stabilito da Dio. Giacobbe "vinse l'Angelo e prevalse". (Osea 12:4)

Mentre Giacobbe lottava con l'Angelo, un altro Messaggero celeste fu inviato a Esaù. Egli vide in sogno suo fratello, che per vent'anni era vissuto lontano dalla casa paterna; vide il suo dolore mentre gli comunicava la morte della madre. Lo vide circondato e protetto dagli eserciti di Dio. Raccontò il sogno ai suoi soldati e ordinò di non fare alcun male a Giacobbe, perché il Dio di suo padre era con lui....

L'esperienza di Giacobbe durante quella notte di lotta e di angoscia rappresenta la prova che dovrà sopportare il popolo di Dio prima della seconda venuta di Cristo. PP 197 -201