La verità sugli angeli

Capitolo 9

Gli angeli dal Sinai fino alla conquista di Gerico

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Il pellegrinaggio d'Israele nel deserto

Cristo fu l', Angelo indicato da Dio per andare davanti a Mosè nel deserto e condurre gli Israeliti nel loro viaggio verso la terra di Canaan. RH 6 maggio 1875

Durante tutto il cammino, sotto la guida di Dio, gli Israeliti, trovarono l'acqua per saziare la loro sete e furono sfamati con il pane del cielo, ebbero pace e sicurezza sotto l'ombra della nuvola durante il giorno e la colonna di fuoco durante la notte. Gli angeli li accompagnavano mentre salivano le cime rocciose, o avanzavano in mezzo ai sentieri accidentati del deserto. ST 21 ottobre 1880

Dio mostrò il suo grande amore e la sua cura per il suo popolo, provvedendo il pane del cielo.

"E l'uomo mangiò il pane degli angeli". Salmo 78:25

Questo è l'alimento provvisto per gli angeli. 1 SP 226

Israele ai piedi del Sinai

Con solenne maestà, il monte Sinai si stagliava massiccio di fronte al popolo. La colonna di nuvola si posò sulla sua cima, e in pianura gli Israeliti montarono le loro tende. Lì dovevano dimorare per circa un anno. Di notte la colonna di fuoco assicurava la divina protezione, e all'alba mentre ancora tutti dormivano, il pane del cielo cadeva soavemente sull'accampamento...

Subito dopo l'insediamento dell'accampamento, Mosé fu chiamato sulla montagna per incontrarsi con Dio. Si arrampicò da solo per gli aspri sentieri rocciosi e si avvicinò alla nuvola. Essa indicava il luogo in cui si manifestava la presenza dell'Eterno. Da quel momento Israele sarebbe stato unito a Dio da una relazione intima e del tutto particolare, che lo avrebbe posto, come comunità religiosa e nazionale, sotto l'autorità divina.

Circondato da un seguito di angeli, il Signore, avvolto in una fitta oscurità, parlò dal monte e fece conoscere la sua legge... Era giunto il momento di predisporre l'insediamento dell'Eterno come re della nazione. PP 301 303 304 312

"Mi facciano un santuario"

Durante la sua permanenza sul monte, Mosè ricevette le direttive per la costruzione del Santuario in cui si sarebbe manifestata la presenza divina. "E mi facciano un Santuario perché io abiti in mezzo a loro". (Esodo 25:8) PP 313

Il tabernacolo era diviso in due parti da una tenda meravigliosa detta anche "cortina", sorretta da pilastri rivestiti d'argento; una tenda simile a questa separava la prima stanza dall'esterno. Questi teli, come anche gli altri che formavano l'ambiente interno e il soffitto, avevano colori magnifici: blu, porpora e scarlatto, splendidamente abbinati. I cherubini ricamati in oro e argento rappresentavano gli angeli che collaborano al servizio del santuario del cielo e sostengono il popolo di Dio sulla terra. PP 347

Quando la costruzione del Tabernacolo fu terminata, Mosè esaminò il lavoro fatto, e lo confrontò con il modello e le indicazioni che aveva ricevuto da Dio, e verificò che ogni parte concordasse col modello, e quindi benedisse il popolo. Poi il Signore diede a Mosè il modello per la costruzione dell'arca con indicazioni speciali riguardo a come si doveva fare. Quest'arca doveva contenere le tavole di pietra sulle quali Dio stesso aveva inciso col suo dito i dieci comandamenti. L'arca doveva avere la forma di una cassa, era fatta di legno d'acacia ed era tutta ricoperta d'oro dentro e fuori; e intorno alla parte superiore vi era un'incisione simile a una ghirlanda d'oro. Il coperchio di quest'arca era chiamato propiziatorio ed era d'oro massiccio. Alle estremità di questo coperchio vi erano due cherubini d'oro. Le due statue erano rivolte l'una verso l'altra, e il loro sguardo si posava con devozione sul propiziatorio, il loro atteggiamento esprimeva il rispetto, l'interesse e la riverenza che gli angeli del cielo hanno per la legge di Dio depositata nell'arca del Santuario Celeste. Questi cherubini avevano ali: le loro ali si stendevano l'una verso l'alto e l'altra verso il basso, a coprire il corpo in segno di ossequio e umiltà. 1 SP 272

L'arca del santuario terreno era una copia di quella che vi è nel cielo. Lì, ai lati dell'arca celeste a ogni estremità, restando in piedi ci sono gli angeli viventi che con una delle loro ali coprono il propiziatorio, elevandole verso l'alto, mentre con l'altra coprono il loro corpo in segno di riverenza e umiltà.

Sopra il propiziatorio vi era la santa "shekinah", la manifestazione della presenza Divina; ....e in mezzo ai Cherubini Dio faceva conoscere la sua volontà. I messaggi divini a volte erano comunicati al sacerdote mediante una voce che proveniva dalla nuvola. Altre volte una luce illuminava l'angelo di destra, per indicare l'approvazione o l'accettazione di una richiesta, o un'ombra o una nube velava l'angelo di sinistra, per rivelare la disapprovazione o il rifiuto. PP 349

Per mezzo di Cristo si doveva compiere il proposito simbolizzato dal tabernacolo. Questa gloriosa costruzione, le cui pareti d'oro brillante riflettevano le tonalità dell'arcobaleno sulle cortine bordate con figure di cherubini, la fragranza dell'incenso che ardeva sempre e compenetrava tutto, i sacerdoti vestiti di bianco immacolato, e nel profondo mistero del recinto interno, sul propiziatorio tra le statue degli angeli inchinati in adorazione la gloria del luogo Santissimo. Il desiderio di Dio era quello che il suo popolo vedesse in ogni cosa il suo proposito per l'anima umana. Molto più tardi, lo stesso proposito fu trasmesso dall'apostolo Paolo, ispirato dallo Spirito Santo.

"Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi". 1 Corinzi 3: 16

Ai piedi del Sinai, Satana intraprese i suoi tentativi per minare la validità della legge di Dio, e continuò l'opera che aveva iniziato nel cielo. Durante i quaranta giorni, che Mosè passò sul monte con Dio, Satana seminò il dubbio l'apostasia e la ribellione. Mentre Dio stava scrivendo la Sua legge per stabilire un'alleanza con Israele, gli ebrei smentivano il loro impegno di lealtà, chiedendo un idolo d'oro.... Tutto l'universo aveva assistito alla scena del Sinai. Il contrasto tra l'operato di Dio e quello di Satana risultò evidente. Le creature degli altri mondi che non conoscevano il male, videro le conseguenze dell'apostasia di Satana e compresero la natura del governo che avrebbe instaurato in cielo, se nessuno gli si fosse opposto. PP 335, 336.

Ci meravigliamo forse dell'eccellente gloria dell'Onnipotenza che si rifletteva sul viso di Mosè, così sfolgorate che il popolo non poteva guardarlo? La gloria di Dio era impressa su di lui, facendolo apparire come uno dei gloriosi angeli del trono celeste. 4T 533

Durante il lungo viaggio attraverso il deserto, quando si erano ribellati contro i loro capi, Mosè aveva risposto: "I vostri mormorii sono contro Dio. Non io, ma Dio ha operato la vostra liberazione". Purtroppo la collera manifestata davanti alla roccia con le parole " Vi faremo noi uscire dell'acqua?" rappresentò per molti un'implicita ammissione delle accuse che gli erano state rivolte. Gli ebrei ora avevano un pretesto per giustificare il loro scetticismo e le loro ribellioni. Vietando a Mosè di entrare nella terra promessa, il Signore voleva neutralizzare questa conseguenza. La punizione avrebbe inequivocabilmente dimostrato che il vero capo d'Israele non era Mosè, ma il potente Angelo del quale l'Eterno aveva detto: "Ecco io mando un angelo davanti a te per proteggerti per via, e per introdurti nel luogo che ho preparato. Sii guardingo in Sua presenza, e ubbidisci alla sua voce... poiché il mio nome è in Lui". PP 419

La morte e la risurrezione di Mosè

Mosè, si allontanò dalla comunità, dirigendosi in silenzio e da solo verso la montagna... Su quella cima solitaria osservò il nitido paesaggio che si profilava davanti a lui. PP 471

Dio non volle che nessun altro salisse sulla cima del Pisga con Mosè. E lì rimase in piedi, su un'elevata sporgenza della cima di questo monte, alla presenza di Dio e dei Suoi angeli. 4aSG 57.

Gli angeli rivelarono a Mosè che, benché lui si fosse pentito di aver peccato e di non poter entrare nella terra promessa, e anche se aveva la sensazione di aver portato il popolo a peccare, in realtà era stato il popolo che col suo peccato, con le mormorazioni e uno spirito lamentoso, lo avevano portato a separarsi dalla rettitudine e a commettere un peccato che non gli avrebbe permesso di entrare nella terra promessa. Gli angeli aggiunsero che benché egli soffrisse per questo, la maggior sofferenza era stata inflitta a Cristo, la Guida invisibile del popolo, contro di cui essi avevano peccato...

I messaggeri celesti si riferirono anche ai sacrifici e alle offerte che indicavano la crocifissione di Cristo, e mostrarono a Mosè alcuni eventi che sarebbero avvenuti nel futuro... Che scena si sarà svolta sulla cima del Pisga quando il quadro della crocifissione fu presentato a Mosè!.... La vista panoramica delle scene che passarono davanti a lui gli permisero di presenziare alle sofferenze dell'Angelo che aveva guidato gli Israeliti nel loro peregrinare attraverso il deserto, dall'Egitto fino a Canaan.... Quando vide l'ascensione del Salvatore, e vide sé stesso mentre gli venivano aperte le porte dell'eternità, quale cambiamento si produsse nell'espressione del suo volto!....

Mosè vide la terra purificata dal fuoco e ripulita da ogni traccia di peccato. La vide rinnovata, senza i segni della maledizione, e restituita ai santi affinché la possiedano per sempre.... Mentre Mosè vedeva questa scena, il suo volto rifletteva la gioia e il trionfo. Con tutti gli angeli che lo circondavano, si sentì parte della scena che stava davanti a lui. 10MR 151, 152, 154, 155, 158, 159.

Dopo aver visto Canaan, egli si distese come un guerriero stanco e sì addormentò, ma il suo sonno era il sonno della morte. Gli angeli presero il suo corpo e lo seppellirono nella valle. I figli d'Israele non hanno mai saputo il luogo della sua sepoltura.

Satana si rallegrò moltissimo perché era riuscito a far peccare Mosè e a renderlo quindi soggetto alla morte. Se avesse continuato a essere fedele a Dio, la sua vita non sarebbe stata rovinata da quest'unica trasgressione, ma avendo omesso di dare gloria a Dio quando uscì acqua dalla roccia, non poté vedere la Terra Promessa, e non poté essere traslato in cielo senza passare per la morte. Michele, ossia Cristo, e gli angeli che lo seppellirono, discesero dal cielo dopo che rimase nella tomba per qualche tempo e lo risuscitarono per portarlo in cielo. 4aSG 57,58.

In precedenza, la morte non era mai stata vinta e Satana sosteneva che tutti quelli che giacevano nella tomba erano suoi prigionieri per sempre. Per la prima volta, Cristo avrebbe ridato la vita a un morto. Quando il Principe della vita si avvicinò alla tomba, insieme agli angeli, Satana temette che la sua supremazia fosse in pericolo. Si mise a protestare sostenuto dai suoi seguaci, per un'invasione di territorio che rivendicava come suo. PP478.

Quando Cristo insieme ai Suoi angeli si stava avvicinando alla tomba, Satana e i suoi angeli erano già lì a montare di guardia al corpo di Mosè affinché non fosse ritirato da lì. E mentre Cristo e gli angeli si stavano avvicinando, Satana fece resistenza, ma a causa della luce gloriosa e della potenza di Cristo, fu obbligato a retrocedere. L'avversario reclamò il corpo di Mosè a causa di quest'unica trasgressione, ma Gesù con mansuetudine gli disse: "Ti sgridi il Signore, o Satana". (Giuda 9)

Cristo disse a Satana, che sapeva che Mosè si era pentito umilmente di questo unico errore, che il suo carattere era immacolato, e il suo nome era stato scritto nei libri del cielo senza alcuna macchia. E allora Gesù risuscitò il corpo di Mosè. 4aSG 58.

Balaam, un profeta malvagio

Mediante un angelo, Dio apparve a Balaam durante la notte e gli domandò:

"Chi sono questi uomini che stanno con te? E Balaam rispose a Dio: Balak, il figlio di Tsipor, re di Moab mi ha mandato a dire: il popolo che è uscito d'Egitto....or vieni e maledicilo... e Dio disse a Balaam: tu non andrai con loro, non maledirai quel popolo, perché esso è benedetto". Numeri 22:9-12

E l'angelo aggiunse che i figli d'Israele erano condotti sotto la bandiera del Dio del cielo, e nessuna maledizione umana poteva ritardare la loro avanzata.

Il mattino, Balaam di malavoglia congedò i messaggeri dicendogli di ritornare al loro paese dal loro re, perché il Signore non gli avrebbe permesso di andare con loro.... Allora Balak mandò di nuovo dei principi in maggior numero e più ragguardevoli di quelli precedenti. Questa volta la richiesta di Balak era molto più urgente: "Nulla ti trattenga dal venire da me, poiché io ti ricolmerò di onori e farò tutto ciò che mi dirai....e Balaam rispose: quand'anche Balak mi desse la sua casa piena d'argento e d'oro, io non potrei trasgredire l'ordine dell'Eterno, del mio Dio, per far cosa piccola o grande". (Numeri 22;16,17,18) 4aSG 44.

Balaam fu messo alla prova per la seconda volta: ....Avrebbe voluto soddisfare la richiesta del re, e anche se gli aveva comunicato la volontà del Signore in modo definitivo, pregò i messaggeri che rimanessero, perché voleva ancora una volta consultare Dio, come se l'Infinito fosse un uomo soggetto alla persuasione. PP 440

Allora un angelo fu inviato a Balaam per dirgli: "Se quegli uomini sono venuti a chiamarti, levati e va con loro; soltanto farai ciò che io ti dirò". 1 SP 321

Balaam ricevette il permesso di seguire gli ambasciatori di Moab se essi, la mattina dopo l'avessero chiamato. Ma i principi infastiditi dal ritardo, e immaginando un altro rifiuto, ripartirono senza attendere la risposta. Tutti i pretesti che avrebbero potuto giustificare la sua adesione alle richieste di Balak erano svaniti. Ma Balaam era determinato ad assicurarsi la ricompensa; prese l'animale sul quale aveva l'abitudine di cavalcare e intraprese il viaggio. Temendo che Dio revocasse il suo assenso, spronò con energia l'asina, perché procedesse più in fretta. PP 441

"Ma l'ira di Dio si accese contro Balaam, e l'angelo dell'Eterno si pose sulla strada per ostacolare il suo percorso". L'asina a differenza dell'uomo vide il divino messaggero e per evitarlo deviò dalla strada, camminando per i campi. Allora Balaam colpì con crudeltà l'animale finché esso ritornò sul sentiero. Quando però l'asina giunse in una strettoia chiusa da due muri, l'Angelo apparve ancora una volta; nel tentativo di scansare quella figura minacciosa, l'animale schiacciò contro il muro il piede del padrone. ST 25 novembre 1880.

L'ira di Balaam non conobbe limiti, e ancora una volta percosse l'animale con più crudeltà di prima. Allora l'Eterno aprì la bocca all'asina, "e la giumenta muta, parlando con voce umana, frenò la pazzia del profeta" (2 Pietro 2:16) . "Che t'ho fatto che tu mi percuoti già per la terza volta?"

Furioso per essere stato ostacolato nel suo viaggio, Balaam rispose alla bestia come se questa fosse un essere intelligente: "Perché ti sei fatta beffe di me. Ah! Se avessi una spada in mano, ti avrei ammazzato subito". In quel momento gli occhi di Balaam si aprirono vide l'angelo dell'Eterno che stava in piedi sulla strada con la spada sguainata pronta a uccidere. Terrorizzato Balaam, si prostrò con la faccia a terra. L'angelo gli disse: "Perché hai percosso l'asina già tre volte? Ecco io sono uscito per resisterti, perché il tuo cammino è perverso davanti a me. L'asina mi ha visto ed è uscita di strada davanti a me tre volte; se non fosse uscita di strada davanti a me, certo io t'avrei già ucciso e avrei lasciato in vita lei."

Quando Balaam vide l'Angelo esclamò spaventato: "Ho peccato, perché non sapevo che tu ti fossi posto contro di me sulla strada; e ora, se questo ti dispiace, io me né ritornò indietro". PP 442, 443.

Dopo che l'angelo dell'Eterno ordinò a Balaam di non compiere il desiderio dei moabiti, gli permise di continuare il suo viaggio. Balak incontrò Balaam, e gli chiese: "Non ti ho mandato con insistenza a chiamare? E Balaam rispose: "Ecco sono venuto da te, ma posso io adesso dire qualsiasi cosa? La parola che Dio mi metterà in bocca, quella dirò" Balaam ordinò che si preparassero i sacrifici secondo i riti religiosi. Allora Dio inviò il suo angelo per insegnargli ciò che avrebbe dovuto dire, come lo aveva fatto prima quando Balaam era dedito al servizio di Dio.

"E Dio mise le parole in bocca a Balaam: "Balak mi ha fatto venire da Aram il re di Moab dicendo: Vieni, maledicimi Giacobbe, vieni esecra Israele. Come farò a maledire quello che Iddio non ha maledetto? Perché devo esecrare ciò che Dio non ha esecrato?....

Balak era arrabbiato e disgustato. Poi esclamò: "Che cosa mi hai fatto. Ti ho chiamato per maledire i miei nemici, ed ecco non hai fatto che benedirli".

Balak riteneva che il grandioso spettacolo del vasto accampamento degli ebrei avesse impaurito Balaam a tal punto da togliergli il coraggio di pronunciare la sua maledizione su Israele. Pensò che se lo avrebbe portato in un luogo dove Israele non appariva così impressionante, forse avrebbe cercato di maledirlo. Ma nuovamente in Zofim... Balaam offrì sacrifici, e si ritirò per incontrare l'angelo dell'Eterno, e l'angelo, lo informò su quello che doveva dire. 1SP 322-324.

Giosuè conduce Israele in Canaan

Profondamente afflitti per la morte del loro capo, gli israeliti ne piansero la perdita con cerimonie speciali per trenta giorni. Ora il capo riconosciuto d'Israele era Giosuè. Allora fu ordinato che si facessero i preparativi per l'avanzata. Lasciato l'accampamento... l'esercito scese verso il fiume Giordano. PP 481, 483

In tutte le sue peregrinazioni, quattro angeli del cielo accompagnavano sempre l'arca di Dio per proteggerla da qualsiasi pericolo e per compiere qualsiasi missione che fosse stata richiesta loro, riguardante essa. Gesù, il Figlio di Dio, seguito dagli angeli, procedeva davanti all'arca, quando questa si avvicinò al Giordano; "e le acque furono aperte in Sua presenza". Cristo e gli angeli rimasero in piedi accanto all'arca, e i sacerdoti nel letto del fiume, fino a quando tutto Israele attraversò il Giordano. 1 SP 399

Se gli occhi di Giosuè fossero stati aperti.... egli avrebbe visto gli angeli del Signore accampati attorno ai figli d'Israele. Il valoroso esercito celeste era venuto per combattere per il popolo di Dio, e il Capitano dell'esercito del Signore era lì per comandarlo". RH 19 luglio1892.

Quando Giosuè si separò dall'esercito di Israele per meditare e chiedere a Dio che la sua presenza lo accompagnasse in modo speciale, vide un uomo di elevata statura ritto davanti a lui, vestito con abiti militari, con in mano una spada sguainata... Non era un Angelo comune. Egli disse: "Io sono il capo dell'esercito dell'Eterno". Quest'Angelo era Gesù Cristo, Chi aveva condotto gli Israeliti attraverso il deserto, avvolto nella colonna di fuoco di notte, e nella colonna di nuvola di giorno. E poiché il luogo era santo a causa della sua presenza, a Giosuè fu ordinato di togliersi i calzari. 4aSG 61.

Allora Giosuè con santo timore si prostrò con la faccia a terra per adorare, e l'Essere divino, aggiunse istruzioni su come conquistare la città, concludendo: "Vedi, io do in tua mano Gerico, il suo re, e i suoi prodi guerrieri..." PP 488

Il Capitano dell'esercito del Signore non si mostrò a tutto il popolo. Comunicò solo con Giosuè, che poi raccontò l'incontro agli Israeliti, lasciando loro la libertà di credere o di dubitare delle sue parole; continuare il mandato datogli nel nome del Capitano dell'esercito del Signore o ribellarsi contro le sue istruzioni negando la sua autorità. Il popolo non poteva vedere le schiere di angeli riunite dal Figlio di Dio. 4 T 162,163

La presa di Gerico

Lo stesso Capitano dell'esercito del Signore venne dal cielo per condurre gli eserciti celesti all'attacco contro la città. Gli angeli di Dio presero le massicce mura e le fecero crollare. 3T 264

Cristo e i suoi angeli accompagnavano l'arca mentre essa girava intorno a Gerico, e finalmente fecero crollare le mura massicce e consegnarono la città nelle mani degli Israeliti. 1SP 399.

Quando Gerico cadde, nessuna mano umana toccò le mura della città. Gli angeli di Dio, distrussero le fortificazioni e penetrarono nella fortezza del nemico. Non fu Israele a conquistare Gerico, ma il Capitano dell'esercito del Signore. Ma Israele doveva fare la sua parte nel dimostrare la sua fede nel Capitano della sua salvezza. RH 19 luglio 1892.

Se un solo guerriero avesse usato la sua forza per cercare di abbattere le mura di Gerico, la gloria del Signore sarebbe stata sminuita davanti agli occhi del popolo, e la Sua volontà non sarebbe stata obbedita. Questo compito apparteneva solo all'Onnipotente. Se le fondamenta delle mura avessero raggiunto il centro della terra, e se la loro altezza sarebbe arrivata alla volta celeste, non sarebbe stato per niente difficile per il Capitano dell'esercito del Signore distruggerla e condurre le legioni di angeli all'attacco. ST 14 aprile 1881.