La verità sugli angeli

Capitolo 11

Gli angeli dal tempo di davide alla cattivita' Babilonica

[AUDIO]

Il regno di Davide

L'arca del patto rimase nella casa di Abinadab fino a quando Davide non fu incoronato re. Egli radunò trentamila uomini scelti d'Israele, e poi andò a cercare l'Arca di Dio. Essa fu collocata su un carro che era condotto da Uzza e Ahio, figli di Abinadab. Davide e tutta la casa d'Israele suonavano dinanzi all'Eterno ogni sorta di strumenti musicali.

"Ma quando furono giunti all'aia di Nacon, Uzza stese la mano verso l'arca di Dio e vi si appoggiò perché i buoi la facevano piegare. E l'ira del Signore si accese contro Uzza; Dio lo percosse per la sua colpa ed egli morì sul posto, presso l'arca di Dio". 2 Samuele 6:6,7

Uzza s'infuriò contro i buoi perché inciamparono. Inoltre dimostrò sfiducia in Dio, come se Chi aveva tratto l'arca dalla terra dei Filistei, non poteva prendersi cura di essa. Gli angeli che accompagnavano l'arca, castigarono la presunzione impaziente di Uzza nel mettere le sue mani sull'Arca di Dio. 4aSG 111.

Il censimento voluto da Davide

Al fine di estendere le sue conquiste in mezzo alle nazioni, Davide decise di aumentare il suo esercito, richiedendo il servizio militare da tutti quelli che erano di età giusta. Per questa ragione era necessario fare un censimento della popolazione. L'orgoglio e l'ambizione furono ciò che motivarono il re a quest'azione. L'obiettivo di questa impresa era direttamente contrario ai principi della teocrazia. Anche Joab protestò che fino ad allora si era dimostrato uomo senza scrupoli, "tuttavia l'ordine del re prevalse contro Joab".

"Quando Davide si fu alzato il mattino dopo: questa parola del Signore fu rivolta al profeta Gad, il veggente di Davide: Va a riferire a Davide: Dice il Signore: Io ti propongo tre cose: scegline una e quella farò. Gad venne dunque a Davide, e riferì questo e disse: Vuoi tre anni di carestia nel tuo paese o tre mesi di fuga davanti al nemico che t'insegua oppure tre giorni di peste nel tuo paese? Ora, rifletti, e vedi che cosa io debba rispondere a chi mi ha mandato". 2 Samuele 24:11-13

"Allora il re rispose: "Sono in grande angoscia! Ebbene, mettiamoci nelle mani del Signore, perché la Sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini". 2 Samuele 24:14, PP-747, 748.

La distruzione che seguì fu rapida e tremenda. Settantamila uomini furono uccisi dalla pestilenza. Davide e gli Anziani d'Israele, profondamente umiliati, gridarono davanti all'Eterno. Ma la pestilenza non aveva ancora invaso la capitale, quando Davide "alzando gli occhi vide l'Angelo dell'Eterno che stava tra cielo e terra, avendo in mano una spada sguainata, volta contro Gerusalemme per distruggerla. Allora Davide e gli anziani, coperti di sacchi, si gettarono con la faccia a terra". E Davide disse a Dio: "Non sono io colui che ha ordinato il censimento del popolo? Sono io che ho peccato e che ho agito con tanta malvagità; ma queste pecore che hanno fatto? Ti prego o Eterno, mio Dio, si volga la tua mano contro di me e contro la casa di mio padre, ma non contro il tuo popolo per colpirlo col flagello". L'Eterno si pentì della calamità che egli aveva inflitto e disse all'angelo: Basta, ritieni ora la tua mano da Gerusalemme... 1SP 385, 386.

L'angelo distruttore si era fermato fuori Gerusalemme sul monte Moriah presso l'aia di Ornan il Gebuseo. Seguendo le indicazioni del profeta, Davide salì sul monte, dove eresse "un altare all'Eterno e offrì olocausti e offerte di pace; e l'Eterno udì le suppliche dalla terra e fu placato verso il paese, e la piaga cessò d'infierire sul popolo".

Il punto su cui l'altare fu eretto, d'ora in poi, doveva essere considerato come terra santa per sempre, fu offerto in dono al re da Ornan ma il re si rifiutò di accettarlo.... "E Davide diede a Ornan come prezzo del luogo seicento sicli d'oro". Questo memorabile luogo era lo stesso sul quale Abramo aveva costruito l'altare per sacrificare suo figlio, e adesso era santificato da questa grande liberazione, fu poi scelto come sede del tempio eretto da Salomone.

Dall'inizio del regno di Davide, uno dei suoi progetti più cari era stato quello di erigere un tempio al Signore. Ciononostante non gli fu permesso di realizzare il suo proposito, anche se lui aveva manifestato grande zelo e serietà per questo progetto. PP 748, 750.

Il Signore, attraverso il Suo angelo, istruì Davide e gli diede il modello del tempio che Salomone avrebbe dovuto costruire per Lui. Un angelo fu mandato da Davide affinché egli scrivesse con precisione le istruzioni che poi avrebbe trasmesso a Salomone per l'edificazione del tempio. 4aSG 94.

Salomone

L'apprezzamento del popolo si volse verso Salomone, così come avvenne per Davide, e gli obbedivano in tutto. Un angelo fu inviato per istruire Salomone. Durante la notte, Salomone sognò che Dio conversava con lui. E il Signore disse: "Chiedi quello che vuoi che io ti dia. E Salomone rispose:

«Tu hai trattato con gran benevolenza il tuo servo Davide, mio padre, perché egli agiva davanti a te con fedeltà, con giustizia, con rettitudine di cuore a tuo riguardo; tu gli hai conservato questa grande benevolenza e gli hai dato un figlio che siede sul trono di lui, come oggi avviene. Ora, o SIGNORE, mio Dio, tu hai fatto regnare me, tuo servo, al posto di Davide mio padre, ed io sono giovane, e non so come comportarmi. Io, tuo servo, sono in mezzo al popolo che tu hai scelto, popolo numeroso, che non può essere contato né calcolato, tanto è grande. Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente perché io possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male; perché chi mai potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo che è così numeroso?" 2 Cronache 1:9,10, 4aSG 96, 97.

Oltre ai cherubini situati sul coperchio dell'arca, Salomone fece fare altri due angeli di grandi dimensioni che furono collocati ad ogni estremità dell'arca. Questi angeli rappresentano dei guardiani che custodiscono la legge di Dio, per rappresentare gli angeli celesti che proteggono la legge di Dio. È impossibile descrivere la bellezza e lo splendore di questo tabernacolo. Lì, come nel santuario del deserto, l'Arca fu tenuta con grande riverenza, e collocata sotto le ali dei due maestosi cherubini che si trovavano sul pavimento. SP 413

Elia

Elia si presentò davanti ad Achab per denunciare la sua apostasia e quella di Israele, e informarlo riguardo ai giudizi di Dio. L'Eterno allora diresse il profeta in un luogo sicuro sulle montagne nelle vicinanze del torrente Kerith, per proteggerlo dal potere di Gezabele. Là, il Signore onorò il profeta inviandogli del cibo al mattino e alla sera mediante un angelo del cielo. Quando il ruscello si seccò, perché non scendeva pioggia sul paese, lo mandò dalla vedova di Sarepta, e nella sua casa realizzò un miracolo ogni giorno, per mantenere in vita il profeta e la famiglia della vedova. 3T 288.

Solo contro tutti

Di fronte al re Achab e ai falsi profeti, circondato dalla moltitudine congregata d'Israele, si trovava Elia, l'unico che si era presentato per rivendicare l'onore di Jehovah. Chi era stato accusato da tutti di essere il responsabile delle loro disgrazie, ora si trovava, apparentemente indifeso, alla presenza del monarca d'Israele, dei profeti di Baal, dei soldati e di tutto il popolo. Elia, però, non era solo. Sopra di lui e intorno a lui c'era l'esercito celeste che lo proteggeva, angeli eccelsi straordinariamente potenti.

Nella piena luce del giorno, circondato da migliaia di uomini di guerra, dai profeti di Baal e dal monarca d'Israele, stava l'indifeso Elia, apparentemente solo, ma non lo era. Il più potente esercito di angeli lo circondava; angeli che eccellono in forza vennero dal cielo per proteggere il giusto e fedele profeta di Dio. Con voce ferma e decisa Elia disse: "Fino a quando zoppicherete dai due lati? Se l'Eterno è Dio, seguitelo, se poi lo è Baal, seguite lui. E il popolo non rispose nulla". (1 Re 18:20) 3T 280

Sul monte Carmelo, mentre Israele dubitava e vacillava, la voce di Elia ruppe nuovamente il silenzio:

"Son rimasto io solo dei profeti dell'Eterno, mentre i profeti di Baal sono in quattrocentocinquanta. Ci siano dunque dati due giovenchi; quelli ne scelgano uno per loro, lo facciano a pezzi e lo mettano sulla legna, senza appiccarvi fuoco; io pure preparerò l'altro giovenco, lo metterò sulla legna, e non vi appiccherò il fuoco. Quindi, voi per primi invocate il nome del vostro dio, e invocherò il nome dell'Eterno; e il dio che risponderà mediante il fuoco, egli sia Dio". 1 Re 18: 22-24, PK 148,149.

Quanto volentieri Satana, chi cadde dal cielo come folgore, sarebbe voluto venire in aiuto di coloro che egli stesso aveva ingannato e controllato le loro menti, e che ora erano completamente dediti al suo servizio. Egli avrebbe volentieri inviato un raggio dal cielo per accendere i loro sacrifici ma, Jehovah aveva posto dei limiti a Satana e aveva ristretto il suo potere. Nonostante tutti i suoi stratagemmi, non poté inviare nemmeno una scintilla sull'altare di Baal. RH 30 settembre 1873.

Non appena Elia finì di pregare, fiamme di fuoco simili a lampi scintillanti scesero dal cielo, sopra l'altare, bruciando il sacrificio e prosciugando l'acqua del fossato e consumando persino le pietre dell'altare. Lo splendore delle fiamme illuminò la montagna e abbagliò gli occhi della folla.... Il popolo riconobbe la giustizia e la misericordia del Signore ... Il Dio di Elia è al di sopra di ogni idolo. PK 153-154

Lo scoraggiamento di Elia

Elia era minacciato dalla reazione che spesso segue quei momenti in cui si manifesta una grande fede e si conseguono vittorie spirituali. Egli temeva che la riforma, iniziata sul monte Carmelo, potesse non essere duratura e così fu vittima dello scoraggiamento. Elia era forse stato abbandonato da Dio nell'ora della prova? Oh, no! Dio amava il Suo servitore, ora che si sentiva abbandonato da lui e dagli uomini, così come lo aveva amato quando aveva risposto alla sua preghiera, mandando il fuoco dal cielo che aveva incendiato la cima del Carmelo. Mentre dormiva, Elia fu risvegliato da un tocco delicato e da una voce suadente. Tremante di paura stava per scappare perché pensava d'essere stato scoperto dal nemico ma il volto chino su di lui non era quello di un nemico ma di un amico. Dio aveva mandato del cibo per il profeta tramite un angelo del cielo che gli disse:

"Alzati e mangia - gli disse angelo. Ed egli guardò, e vide presso il suo capo una focaccia cotta su delle pietre calde, e una brocca d'acqua". 1 Re 19:5,6

Egli mangiò e beve, poi si coricò di nuovo. E l'angelo dell'Eterno tornò la seconda volta, lo toccò e disse: "Mangia ancora, poiché il cammino sarà troppo lungo per te". PK 166

Nel deserto, in preda alla solitudine e allo sconforto Elia non voleva più vivere, desiderava morire. Ma il Signore, nella Sua misericordia non fece caso alle sue parole. Il profeta aveva ancora una grande opera da compiere. Dopo aver adempiuto, la sua missione non meritava d'essere abbandonato, non avrebbe sperimentato la morte ma l'ascensione con gli angeli nella gloria celeste. PK 228

Un potente angelo si avvicinò e la parola del Signore fu rivolta a Elia:

"Che fai tu qui, Elia". Con amarezza nell'animo Elia mormorò: "Io sono mosso da una gran gelosia per l'Eterno, per l'Iddio degli eserciti: perché i figli d'Israele hanno abbandonato il tuo patto, hanno demolito i tuoi altari, e hanno ucciso con la spada i tuoi profeti; sono rimasto solo, e cercano ara di togliermi la vita". 1 Re: 19: 9,10

Ordinando a Elia di lasciare la grotta in cui si era nascosto, l'angelo, gli ordinò anche di stare davanti a Dio sul monte per ascoltare la Sua parola. Come Elia obbedì "...ed ecco passava l'Eterno, e un vento forte si alzò, schiantando i monti, e spezzando le rocce dinanzi all'Eterno - ma l'Eterno non era nel vento. Poi si scatenò il terremoto, ma l'Eterno non era nel terremoto, e dopo il terremoto, ci fu il fuoco, ma l'Eterno non era nel fuoco. Dopo il fuoco egli udì un suono dolce e sommesso. Come Elia l'ebbe udito, si coperse il volto col mantello, uscì fuori, e sì fermò all'ingresso della grotta". La sua petulanza si era ammutolita, il suo spirito fu addolcito e soggiogato. Ora, egli sapeva che una ferma fiducia in Dio, gli avrebbe sempre permesso di trovare aiuto nel momento del bisogno. RH 23 ottobre, 1913

Quando Elia era in procinto di lasciare Eliseo, gli disse: "Chiedimi ciò che vuoi che io ti faccia, prima che io ti sia tolto." (2 Re 2:9) GW (1915) 116.

Eliseo rispose: "Ti prego, mi sia data una parte doppia del tuo spirito".

"Allora Elia disse: Tu chiedi una cosa difficile, nondimeno, se tu mi vedi quando io sarò rapito, ti sarà dato quello che chiedi, ....e avvenne che mentre loro continuavano a camminare discorrendo assieme, ecco un carro di fuoco e dei cavalli di fuoco che li separarono l'uno dall'altro, ed Elia salì in cielo in un turbine. Ed Eliseo vedendolo gridò: "Padre mio, Padre mio! Carro d'Israele e sua cavalleria". Ed 60

Eliseo

Nel secondo libro dei Re leggiamo come i santi angeli proteggono gli eletti del Signore. Il profeta Eliseo si trovava a Dothan, e là il re di Siria inviò cavalli e carri, e un gran numero di soldati per prenderlo. "E quando il servitore dell'uomo di Dio, alzatosi di buon mattino, uscì fuori, ed ecco che un gran numero di soldati con cavalli e carri accerchiava la città. E il servo disse all'uomo di Dio: "Ah, Signore mio, come faremo"? AUG 20 agosto 1902

"Non temere" -- fu la risposta del profeta -- perché quelli che sono con noi, sono più numerosi di quelli che sono con loro. Allora, Eliseo si mise a pregare: O Eterno, ti prego, aprigli gli occhi, affinché egli veda. "E l'Eterno aperse gli occhi del servo, e a un tratto egli vide il monte pieno di cavalli e di carri di fuoco intorno ad Eliseo". Tra il servo di Dio e le schiere armate nemiche vi era un esercito di angeli celesti venuti in soccorso, non per distruggere, ma per circondare e accamparsi intorno ai servitori del Signore deboli e indifesi. PK 256, 257

A Eliseo non fu concesso di seguire il suo maestro in un carro di fuoco. Il Signore permise che Eliseo fosse colpito da una lunga malattia. Durante quelle lunghe ore interminabili di sofferenza e di debolezza fisica, la sua fede si afferrò alle promesse di Dio, ed egli poté vedere intorno a sé i messaggeri celesti che gli recavano conforto e pace. Così come sulle alture di Dothan aveva visto le schiere celesti, i cavalli e i carri di fuoco che lo circondavano, ora era cosciente della presenza degli angeli e si sentiva al sicuro. PK 263, 264.

Isaia

Ai tempi del profeta Isaia, l'idolatria non destava stupore. La malvagità regnava con una tale intensità in tutte le classi sociali che i pochi fedeli erano spesso tentati di lasciarsi andare allo scoraggiamento e alla disperazione.

Pensieri come questi si affollavano nella mente di Isaia, mentre si trovava sotto il portico del tempio. Improvvisamente la porta e la cortina interna del tempio parvero aprirsi e gli fu permesso di guardare dentro al luogo santissimo, quel luogo dove i suoi piedi non potevano entrare. Gli si presentò una visione di Dio seduto sopra un trono elevato, mentre lo splendore della sua gloria riempiva il tempio. Ai due lati del trono vi erano due serafini con i volti velati in atto di adorazione, che servendo il loro Creatore univano le voci nel solenne canto: "Santo, santo, santo il Signore degli eserciti; tutta la terra è piena della Sua gloria". PK 306, 307

Una gloria indescrivibile emanava da questo Personaggio seduto sul trono, e i lembi del suo manto riempivano il tempio. Su entrambi i lati del trono si trovavano dei cherubini che brillavano con la gloria che li circondava e che proveniva dalla presenza di Dio. Quando i loro canti di adorazione risuonavano con profonde note, le colonne della porta tremavano come fossero state mosse da un terremoto. Questi esseri santi davano gloria a Dio e cantavano le loro lodi con labbra pure, senza peccato. Il contrasto tra la debole lode che Isaia aveva l'abitudine di dimostrare al suo Creatore e le indescrivibili lodi dei Serafini, riempì il profeta di riverente timore e di un sentimento d'indegnità. Per un momento ebbe il sublime privilegio di apprezzare l'immacolata purezza del carattere di Jehovah.

Mentre gli angeli cantavano: "Sanato, Santo, Santo è il Signore degli eserciti; tutta la terra è piena della Sua gloria", l'ineguagliabile maestà, la gloria e il potere infinito del Signore passarono davanti al profeta in visione, e lasciarono un'impressione indelebile nel suo spirito. Alla luce di questa straordinaria e splendente rivelazione del carattere divino, egli vide con chiarezza la sua misera indegnità, e le sue parole sembravano essere senza alcun valore. RH 16 ottobre 1888

I serafini che dimorano alla presenza di Dio, coprono i loro volti e i loro piedi con le loro ali nel contemplare il Re nella sua bellezza. Quando Isaia vide la gloria di Dio, il suo spirito fu prostrato nella polvere. Il risultato immediato della visione che ebbe il privilegio di presenziare fu un sentimento della sua indegnità. Questo sarà sempre il risultato sulla mente umana, quando i raggi del Sole di Giustizia brillano gloriosamente sul cuore....

Quando la gloria di Cristo è rivelata, l'uomo non può vedere nessuna gloria in se stesso perché la deformità del suo spirito è resa manifesta e l'orgoglio e la glorificazione propria si estinguono. Muore l'IO e Cristo vive al suo posto. BE&ST 3 dicembre 1894

Questa era la prospettiva che affrontava Isaia quando fu chiamato alla missione profetica, tuttavia egli non si scoraggiò, perché nelle sue orecchie echeggiava il coro trionfale degli angeli che circondavano il trono di Dio: "Tutta la terra è piena della Sua gloria". (Isaia 6:3) La sua fede fu rafforzata dalle visioni delle conquiste gloriose che realizzerà la chiesa di Dio: "Come l'acqua riempie il mare, così la conoscenza dell'Eterno riempirà tutta la terra". (Isaia 11:9) PK 371

Ezechiele

Sulle sponde del fiume Chebar, Ezechiele vide venire dal settentrione "un uragano... In una grande nube, tutta circondata da bagliori, lampeggiavano fulmini". Alcune ruote che s'intersecavano tra loro erano mosse da quattro esseri viventi. Al di sopra di tutto questo "vidi qualcosa simile a un trono di zaffiro e su quello sedeva una figura dall'aspetto umano" - "E apparvero dei Cherubini che avevano sotto ogni ala qualcosa simile a una mano". (Ezechiele 1:4, 26; 10:8)

Le ruote erano sistemate in modo talmente complicato da dare l'impressione di una grande confusione, però si muovevano in perfetta armonia. Esseri celesti, guidati e sostenuti dalla mano che stava sotto le ali dei cherubini, spingevano le ruote. Sopra di loro, sul trono di zaffiro, vi era l'Eterno, e attorno al suo trono vi era un arcobaleno, emblema della misericordia divina.

Nello stesso modo in cui la complessità delle ruote era guidata dalla mano che stava sotto le ali dei cherubini, così il complicato gioco degli eventi umani è sotto il controllo divino. In mezzo alle contese e al tumulto delle nazioni chi siede al di sopra dei cherubini guida tuttora le vicende di questo mondo. PK 535, 536