Temperance

Capitolo 21

Gli effetti inebrianti del vino e del sidro

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La gente può ubriacarsi con vino e sidro ma anche con bevande alcoliche più forti, ma il peggior tipo di ubriachezza è prodotta dalle bevande cosiddette leggere. Le passioni sono più perverse, la trasformazione del carattere è maggiore, più decisa e ostinata. Pochi bicchieri di sidro o di vino dolce, possono risvegliare il gusto per le bevande più forti. In questo modo si gettano le basi per diventare alcolisti.

Review and Herald, March 25, 1884

Un possibile precursore dell'ubriachezza abituale

Un solo bicchiere di vino può aprire la porta alla tentazione che porterà all'abitudine di ubriacarsi regolarmente.

Testimonies, vol. 4, p. 578

Le malattie derivanti dall'uso del sidro

L'uso abituale di sidro provoca varie malattie come: disturbi epatici, tremolio nervoso, idropisia, o congestione cerebrale. Mediante il suo consumo, molti trascinano su di sé malattie permanenti. Alcuni muoiono di tubercolosi o sono vittime di ictus, altri soffrono di dispepsia. In questi casi, quando ogni funzione vitale si rifiuta di agire, i medici dicono che il fegato ha dei problemi, mentre se si privassero del loro bicchiere di sidro e non cedessero alla tentazione di rimpiazzarlo, le loro forze vitali abusate recupererebbero il vigore.

Review and Herald, March 25, 1884

Effetti del vino dopo il diluvio

Ai tempi di Noè il mondo era diventato talmente corrotto a causa dell'indulgenza dell'appetito e delle basse passioni, che Dio decise di distruggere i suoi abitanti con le acque del diluvio.

Dopo che la terra fu ripopolata nuovamente, la compiacenza del vino portò all'ubriachezza, pervertì i sensi, e preparò la strada per il consumo eccessivo di carne e il rafforzamento delle passioni animali. Gli uomini si ribellarono contro il Dio del cielo, e consacrarono le loro facoltà per glorificare se stessi anziché onorare il loro Creatore.

Redemption; or Temptation of Christ, pp. 21, 23

A cosa conduce l'uso delle bevande forti

Il Sidro porta al consumo di bevande più forti. Lo stomaco perde il suo vigore naturale, e occorre qualcosa di più forte per risvegliare la sua azione. In una certa occasione mentre io e mio marito stavamo viaggiando, fummo costretti a trascorrere diverse ore nella stazione in attesa del treno. E mentre eravamo nel ristorante, un agricoltore dal viso gonfio e rosso entrò e con una voce rauca chiese:

Avete della grappa di prima qualità?

A risposta affermativa ne ordinò metà bicchiere. - Avete del pepe? - Sì, l'abbiamo!

Bene, ne metta due cucchiai grandi. Poi chiese ancora che aggiungessero due cucchiai di alcol e infine chiese una buona quantità di pepe nero.

L'uomo che stava preparando questo intruglio domandò:

Che cosa ne farete di questa miscela?

E l'altro rispose:

Credo che sia abbastanza così. Poi bevve tutto questo intruglio di fuoco.

Mio marito disse: Quell'uomo ha bevuto così tanto fino a distruggere le delicate pareti dello stomaco. Suppongo che saranno diventati così insensibili come uno stivale bruciato.

Molti nel leggere questo rideranno dell'avvertimento del pericolo e probabilmente diranno: - Sono certo che quel poco vino o sidro non mi farà male.

Satana ha scelto queste persone come sue prede, li guida passo dopo passo, e loro non si rendono conto di questo, fino a quando le catene dell'abitudine e l'appetito sono troppo forti e impossibili da rompere. Qui vediamo il potere che l'appetito per le bevande forti ha sugli uomini. Possiamo vedere come molti uomini di ogni professione e di grande responsabilità, di elevata posizione sociale, di grandi talenti, di grande successo, di fine sentimento, di forti nervi e di grandi facoltà intellettuali sacrificano tutto per la

compiacenza dell'appetito fino a ridursi al livello delle bestie brute; e in molti casi la loro caduta è iniziata col consumo di vino e sidro. Sapendo questo, mi oppongo decisamente alla produzione di vino e sidro. Se tutti fossero vigili e fedeli si renderebbero conto delle conseguenze dell'uso moderato dei cosiddetti inoffensivi vino e sidro, e si chiuderebbe la via che conduce all'ubriachezza.

Review and Herald, March 25, 1884