I tesori delle testimionianze 1

Capitolo 100

Il carattere sacro dei voti

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La breve ma terribile esperienza di Anania e Saffira fu scritta dalla penna ispirata per essere un esempio per coloro che si considerano discepoli del Cristo. Essa, però, non ha esercitato un'impressione sufficiente sulla mente del nostro popolo. Sarebbe utile per tutti considerare la portata della natura di quel grave errore e del messaggio d'avvertimento che ne deriva. Questo episodio rivela in modo chiaro che la giustizia di Dio è severa e quindi la sola idea di ripetere questo peccato, che prevede una punizione così dura, ci dovrebbe far tremare. È stato l'egoismo a corrompere quella coppia colpevole.

Anania e Saffira ebbero, insieme ad altri, il privilegio di udire il messaggio del Vangelo predicato dagli apostoli, che grazie alla potenza di Dio produceva in tutti i presenti una profonda convinzione. Il benefico influsso della grazia divina induceva i cuori a rinunciare all'attaccamento egoistico ai beni terreni. Fu così che, sotto l'azione diretta dello Spirito di Dio, i due coniugi si impegnarono a donare al Signore un certo terreno. Comunque, una volta superata la prima impressione, essi iniziarono a ripensarci e a sentirsi svincolati dal voto fatto: ritenevano di essere stati un po' troppo precipitosi e desideravano rivedere la loro posizione. In questo modo si aprì una porta attraverso la quale Satana si affrettò a entrare per avere il controllo della loro mente.

Questo episodio dovrebbe rappresentare un avvertimento per tutti; dobbiamo essere vigilanti e affrontare le tentazioni di Satana. Anania e Saffira si lasciarono travolgere dall'avarizia e, vergognandosi di far sapere ai fratelli che rimpiangevano di aver preso quel sacro impegno, ricorsero all'inganno: decisero di trattenere per sé una parte del prezzo del terreno. Quando si resero conto del loro errore la punizione fu la morte istantanea. Capirono che il Signore che avevano ingannato, li aveva scoperti. Pietro disse: "...Anania, perché ha Satana così riempito il cuor tuo da farti mentire allo Spirito Santo e ritener parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non restava tuo? E una volta vendutolo, non ne era il prezzo in tuo potere? Perché ti sei messa in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio". Atti 5:3, 4.

Era necessario un chiaro avvertimento per proteggere la chiesa nascente dalla corruzione, tanto più che il numero dei credenti cresceva costantemente. Questo avvertimento servì a tutti coloro che allora accettarono il messaggio del Cristo e a quanti, in seguito, si chiamarono cristiani: Dio esige fedeltà nell'adempimento dei voti fatti. Nonostante questa punizione così grave, gli stessi peccati di inganno e di menzogna si sono spesso ripetuti nella chiesa cristiana e oggi sono estremamente diffusi. Mi è stato rivelato che Dio diede quell'esempio per avvertire tutti coloro che sarebbero stati tentati di agire nello stesso modo. Nella chiesa, l'egoismo e la frode si manifestano ogni giorno quando si sottrae a Dio ciò che egli chiede; ne deriva che l'Eterno viene derubato e vengono anche ostacolati i suoi piani per la diffusione della verità su tutta la terra.

Sostenere l'opera di Dio

Dio, nella sua saggezza, ha voluto che lo sviluppo della sua opera dipendesse dagli sforzi personali fatti dal popolo e dalle offerte volontarie. Accettando la collaborazione dell'uomo nel grande piano della redenzione, gli ha concesso un onore particolare. Il pastore non può predicare se non è inviato; ma quest'opera non spetta solo ai pastori: ogni persona per diventare membro di chiesa si impegna a rappresentare il Cristo e a vivere la verità che professa. I discepoli di Gesù devono continuare l'opera che egli affidò loro prima di salire in cielo.

Le istituzioni, strumenti di Dio per lo sviluppo della sua opera, devono essere sostenute. Devono essere costruite delle chiese, fondate delle scuole; le case editrici devono godere di tutti gli aiuti possibili per diffondere il messaggio della verità in tutte le parti del mondo. Queste istituzioni sono volute da Dio e devono essere alimentate con le decime e con le offerte volontarie. Nella misura in cui l'opera si espande, saranno necessari altri mezzi per lo sviluppo dei suoi vari settori e coloro che si sono convertiti alla verità, e sono partecipi della grazia divina, possono diventare collaboratori del Cristo grazie ai sacrifici volontari e alle offerte spontanee. Quando, invece, i membri di chiesa si augurano in cuor loro che non vi siano più richieste di denaro, virtualmente dicono di essere contenti che l'opera di Dio non si sviluppi.

L'esperienza di Giacobbe

"E Giacobbe si levò la mattina di buon'ora, prese la pietra che avea posta come suo capezzale, la eresse in monumento, e versò dell'olio sulla sommità di essa. E pose nome a quel luogo Bethel... E Giacobbe fece un voto, dicendo: "Se Dio è meco, se mi guarda durante questo viaggio che fo, se mi dà pane da mangiare e vesti da coprirmi, e se ritorno sano e salvo alla casa del padre mio, l'Eterno sarà il mio Dio; e questa pietra che ho eretta in monumento, sarà la casa di Dio; e di tutto quello che tu darai a me, io, certamente, darò a te la decima"". Genesi 28:18-22.

Le circostanze che portarono Giacobbe a fare un voto al Signore sono simili a quelle che inducono uomini e donne, ai nostri giorni, a fare altrettanto. Giacobbe era riuscito ad assicurarsi quella benedizione che gli era stata promessa dalla Parola di Dio, ma aveva commesso un peccato. Questo suo gesto rivelava la sua mancanza di fede nella potenza divina e nell'eventualità che, grazie ad essa, si realizzassero i piani progettati, nonostante le apparenze contrastanti. Invece di occupare la posizione tanto ambita egli fu costretto a fuggire per salvare la sua vita minacciata dalla collera di Esaù. Munito di un semplice bastone affrontò un viaggio di centinaia di chilometri attraverso un paese desolato. Il suo coraggio era svanito e, vittima del rimorso e della paura, cercò di evitare ogni contatto con i viandanti affinché il fratello non riuscisse a rintracciarlo. Gli mancava la pace di Dio ed era sopraffatto dal pensiero di aver perso la protezione divina.

Il secondo giorno di viaggio stava per concludersi. Stanco, affamato, senza casa, Giacobbe si sentiva abbandonato dal Signore. Sapeva che tutto ciò era la conseguenza del suo comportamento sbagliato. Profondamente scoraggiato si sentiva un fuorilegge. Nel suo cuore, intanto, si fece strada un vivo senso di sgomento che quasi gli impediva di pregare; sentendosi così solo provò, come mai prima, il bisogno urgente della protezione di Dio. Pianse, confessò all'Altissimo il suo peccato e gli chiese una prova che il cielo non lo aveva abbandonato. Però il suo cuore non trovava pace. Avendo ormai perso ogni fiducia in se stesso, temeva che il Dio dei suoi padri lo avesse rigettato. Ma l'Eterno, misericordioso, ebbe pietà di quel povero disperato che aveva per cuscino una dura pietra e per tetto la sconfinata volta celeste.

In una visione notturna Giacobbe vide una scala la cui base poggiava sulla terra e la cui cima toccava il cielo stellato. Degli angeli risplendenti salivano e scendevano e gli indicavano la via della comunicazione fra il cielo e la terra. Si udì una voce che rinnovava la promessa di misericordia, di protezione e di future benedizioni. Quando Giacobbe si svegliò disse: "...Certo, l'Eterno è in questo luogo ed io non lo sapevo!" Genesi 28:16. Guardò intorno a sé quasi nella speranza di vedere ancora i messaggeri di Dio, ma il suo sguardo fu attratto solo dal profilo delle cose terrene e dal cielo stellato. La scala e gli esseri celesti erano scomparsi ed egli poteva rivedere la gloriosa Maestà celeste solo con l'occhio dell'immaginazione.

Giacobbe era spaventato dalla profonda quiete della notte e dalla netta sensazione di trovarsi in presenza di Dio. Il suo cuore era pieno di gratitudine per non essere stato annientato. Non riuscì più ad addormentarsi: la sua anima era pervasa da una gioia profonda. "E Giacobbe si levò la mattina di buon'ora, prese la pietra che avea posta come suo capezzale, la eresse in monumento, e versò dell'olio sulla sommità d'essa". Genesi 28:18. Fu in quell'occasione che egli fece a Dio un voto solenne.

Adempimento del voto

Giacobbe aveva fatto quel voto mentre era rinfrescato dalla rugiada della grazia e incoraggiato dalla presenza di Dio. Dopo la visione della gloria divina si ritrovò ad affrontare, come tutti noi, delle tentazioni, ma rimase fedele al suo voto e non pensò mai alla possibilità di sottrarsi all'impegno preso. Egli avrebbe potuto ragionare, come fanno oggi gli uomini, e dirsi che, in fondo, quella rivelazione era stato un sogno, che nel momento in cui aveva formulato il voto era in uno stato di eccitazione e che quindi non era affatto il caso di tener fede all'impegno assunto. Giacobbe non fece nulla di tutto ciò.

Lunghi anni trascorsero prima che egli ritrovasse il coraggio di tornare al paese natio, ma quando si decise assolse scrupolosamente il suo debito nei confronti dell'Eterno. Diventato ricco, offrì al Signore buona parte delle sue sostanze.

Oggi tanti falliscono dove Giacobbe ebbe successo. Coloro che hanno ricevuto molto da Dio hanno la forte tendenza a trattenere ciò che possiedono, perché dovrebbero donare una somma proporzionata ai loro beni. Giacobbe, invece, non solo diede la decima di quanto possedeva, ma fece un calcolo della decima del guadagno personale goduto durante la sua permanenza in un paese straniero, quando non aveva potuto tener fede al voto. Era molto, ma Giacobbe non esitò affatto: ciò che aveva promesso di dare a Dio non gli apparteneva più, apparteneva al Signore e glielo restituì.

Nella misura delle proprie possibilità

L'entità richiesta è in proporzione alla quantità concessa. Più alto è il capitale affidato, più elevata è la quota che Dio vuole che gli venga restituita. Se un cristiano possiede un certo capitale, le richieste divine sono tassative: non solo egli darà la sua decima, ma presenterà anche delle offerte a Dio per il peccato e per dimostrare la propria gratitudine. La dispensazione levitica si distingueva soprattutto per la consacrazione delle proprietà.

Quando diciamo che gli ebrei consacravano la decima per obiettivi religiosi commettiamo un errore in quanto il Signore aveva dei diritti su tutto e ogni buona cosa creata ricordava agli uomini che dovevano restituire qualcosa al Datore della vita. Si offriva un riscatto per i primogeniti, per il primo parto delle greggi, per i primi frutti del suolo. Inoltre si lasciava ai poveri ciò che cresceva ai bordi dei campi. Tutte le spighe che cadevano dalle mani dei mietitori erano lasciate a disposizione dei bisognosi e ogni sette anni la terra rimaneva incolta: ciò che in quell'anno nasceva spontaneamente era per i poveri. Vi erano poi le offerte per i sacrifici: sacrificio per il peccato, sacrificio di riparazione e ogni settimo anno la remissione di tutti i debiti. Tutto ciò senza parlare di altre spese, e non lievi, per ospitalità, aiuti ai poveri, imposte sulle terre.

In determinati periodi, per vegliare alla stretta osservanza della legge, il popolo veniva interpellato per sapere se avesse o meno soddisfatto fedelmente gli impegni presi. Alcuni restituivano coscienziosamente circa un terzo delle rendite in favore delle attività di carattere religioso o dei poveri. Queste restituzioni non riguardavano una particolare categoria di persone, ma tutti, perché erano proporzionate ai beni posseduti. Oltre a tutti questi doni, regolari e sistematici, vi erano le offerte volontarie per altri scopi, come la costruzione del tabernacolo nel deserto e quella del tempio di Gerusalemme. Queste offerte erano state chieste da Dio per il bene del popolo e per il mantenimento del suo servizio.

Risvegliare il senso del dovere

Su questo punto è necessario un risveglio nel nostro popolo. Sono pochi coloro che sentono la voce della loro coscienza se trascurano il proprio dovere nel campo della beneficenza. Sono pochi coloro che provano il rimorso di avere derubato Dio quotidianamente. Se un cristiano, deliberatamente o incidentalmente, non paga in modo adeguato il suo vicino, oppure rifiuta di estinguere un debito, la sua coscienza, se non è cauterizzata, lo tormenterà: egli non trova pace sebbene nessuno, all'infuori di lui, sia forse al corrente del fatto. Sono molti i voti trascurati e gli impegni non soddisfatti, eppure pochi sembrano preoccuparsene. Sono pochi coloro che si rendono conto dell'effetto di questa violazione del proprio dovere! Dobbiamo avere convinzioni certe e più radicate in materia. La coscienza deve risvegliarsi e il problema, appena accennato, deve ricevere una maggiore attenzione. Nel giorno del giudizio dovremo rendere conto a Dio, perciò i suoi diritti devono essere tutelati e rispettati.

Le responsabilità di un uomo d'affari cristiano, indipendentemente dall'importo del capitale di cui dispone, saranno in proporzione diretta con i doni ricevuti da Dio. L'inganno delle ricchezze ha rovinato migliaia e diecine di migliaia di persone. Gli uomini ricchi dimenticano che sono degli amministratori e che si avvicina il giorno in cui sarà detto loro: "Rendi conto della tua amministrazione". Luca 16:2. Come lo dimostra la parabola dei talenti, ogni uomo è responsabile del saggio uso dei doni a lui concessi. Il povero della parabola, siccome aveva ricevuto solo un talento, ritenne del tutto giustificato astenersi dall'utilizzarlo e fu condannato.

Il Cristo disse: "...Quanto malagevolmente coloro che hanno delle ricchezze entreranno nel regno di Dio!" Marco 10:23. I discepoli rimasero stupiti da questa affermazione. Quando un pastore che ha lavorato con successo guidando degli uomini a Gesù abbandona la sua opera sacra per un profitto terreno, è chiamato apostata e sarà ritenuto responsabile davanti a Dio di quei talenti che egli ha utilizzato in modo sbagliato. Quando uomini d'affari, agricoltori, meccanici, commercianti, legali diventano membri di chiesa, diventano anche collaboratori del Cristo. Se i loro talenti possono variare, la loro responsabilità di sviluppare l'opera di Dio con il proprio impegno e i propri beni non è affatto inferiore a quella del pastore. Il rimprovero meritato dal pastore, se non trasmette il messaggio del Vangelo, andrà anche, e sicuramente, all'uomo d'affari se, con tutti i talenti di cui dispone, non diventerà un collaboratore del Cristo. Sentendo queste cose alcuni forse commentano: "Questo parlare è duro"; ma tutto ciò è vero anche se è costantemente contraddetto dal comportamento di uomini che si dichiarano discepoli del Cristo.

Uguaglianza delle offerte

Nel deserto, Dio, tramite un miracolo, provvide il pane al suo popolo e avrebbe anche potuto provvedere tutto ciò che occorreva per il servizio religioso, ma non lo fece. Nella sua infinita saggezza egli sapeva che la disciplina morale d'Israele dipendeva dalla sua collaborazione con lui perché ognuno doveva fare qualcosa. Per tutto il tempo in cui l'opera è progredita, Dio desidera che gli uomini offrano ciò che egli stesso ha dato loro, proprio per svilupparla. Dio, il Creatore dell'uomo, istituendo un piano di generosità sistematica, ha fatto in modo che l'opera fosse finanziata indistintamente da tutti, secondo le loro possibilità.

Ognuno deve essere il consigliere di se stesso, libero di offrire secondo ciò che ha deciso. Alcuni, però, commettono lo stesso peccato di Anania e Saffira pensando che, sottraendo una parte di ciò che Dio chiede, secondo il piano della decima, i fratelli non lo sapranno mai. Così pensava anche la coppia colpevole il cui esempio ci viene ricordato per avvertirci. Dio in quel caso dimostrò di conoscere i cuori e di non ignorare le motivazioni e i pensieri dell'uomo. Egli ha voluto offrire ai cristiani di ogni tempo un avvertimento affinché non commettano quel peccato verso il quale l'uomo si sente costantemente attratto.

Anche se l'errore di Anania e Saffira si ripete e non è seguito da nessun segno visibile della disapprovazione di Dio, esso rimane comunque odioso agli occhi dell'Eterno: il trasgressore riceverà la giusta retribuzione nel giorno del giudizio anche se molti, già in questa vita, sono colpiti dalle conseguenze del loro errore. Quando si prende un impegno per l'opera del Signore, si tratta di un voto fatto a Dio che deve essere mantenuto. Ai suoi occhi è un vero sacrilegio prendere per sé ciò che è stato promesso per lo sviluppo della sua opera.

Il carattere sacro degli impegni

Quando si fa una promessa verbale o scritta, in presenza dei nostri fratelli, per offrire una certa somma, essi sono testimoni di un contratto stipulato fra noi e Dio. Non si tratta di un impegno con un altro uomo, ma con l'Eterno ed è come firmare una cambiale a qualcuno. Nessun vincolo di carattere legale è per il cristiano più impegnativo di quello rappresentato da una promessa fatta a Dio.

Le persone che assumono degli impegni nei confronti di altri uomini generalmente non pensano di chiederne lo scioglimento. Una promessa fatta a Dio, il Datore della vita, è ancora più importante; perché, allora, dovremmo cercare di essere sciolti dai voti fatti nei suoi confronti? L'uomo considererà questa promessa meno impegnativa perché è stata fatta all'Eterno? Il suo impegno è forse meno valido perché non verrà portato davanti ai tribunali? Un uomo che dice di essere stato salvato dal sangue del sacrificio infinito del Cristo deruberà Dio? I suoi voti e le sue azioni saranno pesati sulle bilance della giustizia delle corti divine.

Ognuno di noi ha un carico pendente presso la corte celeste. Il nostro comportamento testimonierà contro di noi? Il caso di Anania e Saffira era molto grave: trattenendo una parte del ricavato essi mentirono allo Spirito Santo. La stessa colpa graverà su ogni individuo che commette errori simili.

Quando i cuori degli uomini sono toccati dallo Spirito di Dio, sono più sensibili alla sua azione. Si decide allora di rinunciare a se stessi e di fare dei sacrifici per l'opera di Dio. Quando lo spirito di Dio illumina la nostra mente con grande chiarezza e potenza e i sentimenti istintivi vengono sopraffatti, l'egoismo non ha presa su di noi e nasce il desiderio di imitare il Modello, Cristo Gesù, nella rinuncia e nella generosità. L'uomo, che è egoista per natura, diventa gentile, sensibile nei confronti dei peccatori e prende un solenne impegno con Dio, come fecero Abramo e Giacobbe. In queste occasioni sono presenti gli angeli del cielo, mentre l'amore di Dio e l'amore per gli uomini trionfano sull'egoismo e sulle passioni. Tutto ciò si verifica in modo particolare quando il pastore, motivato dallo Spirito e dalla potenza di Dio, presenta il piano della redenzione elaborato dalla Maestà del cielo tramite il sacrificio della croce. Le seguenti dichiarazioni bibliche rivelano il concetto di Dio in materia di voti:

"Mosè parlò ai capi delle tribù de' figliuoli d'Israele, dicendo: "Questo è quel che l'Eterno ha ordinato: Quand'uno avrà fatto un voto all'Eterno od avrà con giuramento contratta una solenne obbligazione, non violerà la sua parola, ma metterà in esecuzione tutto quello che gli è uscito di bocca". Numeri 30:1, 2.

"Non permettere alla tua bocca di render colpevole la tua persona; e non dire davanti al messaggero di Dio: "È stato uno sbaglio." Perché Iddio s'adirerebbe egli per le tue parole, e distruggerebbe l'opera delle tue mani?" Ecclesiaste 5:6.

"Io entrerò nella tua casa con olocausti, ti pagherò i miei voti, i voti che le mie labbra han proferito, che la mia bocca ha pronunziato nella mia distretta". Salmi 66:13, 14.

"È pericoloso per l'uomo prender leggermente un impegno sacro, e non riflettere che dopo aver fatto un voto". Proverbi 20:25.

"Quando avrai fatto un voto all'Eterno, al tuo Dio, non tarderai ad adempirlo; poiché l'Eterno, il tuo Dio, te ne domanderebbe certamente conto, e tu saresti colpevole; ma se ti astieni dal far voti, non commetti peccato. Mantieni e compi la parola uscita dalle tue labbra; fa' secondo il voto che avrai fatto volontariamente all'Eterno, al tuo Dio, e che la tua bocca avrà pronunziato". Deuteronomio 23:21-23.

"Fate voti all'Eterno, all'Iddio vostro, e adempiteli; tutti quelli che gli stanno attorno portin doni al Tremendo". Salmi 76:11.

"Ma voi lo profanate, col dire: "La mensa dell'Eterno è contaminata, e ciò che rende, come alimento, è cosa di nessun conto". Voi dite pure: "Ah, che fatica!" e la trattate con disprezzo, dice l'Eterno degli eserciti. E menate vittime rubate, zoppe o malate, e queste sono le offerte che fate! Potrei io gradirle dalle vostre mani? dice l'Eterno. Maledetto il fraudolento che ha nel suo gregge un maschio, e vota e offre in sacrifizio all'Eterno una bestia difettosa! Poiché io sono un re grande, dice l'Eterno degli eserciti, e il mio nome è tremendo fra le nazioni". Malachia 1:12-14.

"Quand'hai fatto un voto a Dio, non indugiare ad adempierlo; poich'egli non si compiace degli stolti; adempi il voto che hai fatto. Meglio è per te non far voti, che farne e poi non adempierli". Ecclesiaste 5:4, 5.

Nell'opera per la salvezza dell'umanità, Dio ha assegnato un compito all'uomo, che può agire come il Cristo compiendo opere di misericordia, ma non può redimere nessuno perché non è in grado di soddisfare le esigenze della giustizia calpestate. Solo il Figlio di Dio può farlo e lo ha fatto rinunciando a onori e gloria, rivestendo la natura umana e venendo sulla terra per sacrificarsi in favore dell'umanità.

Il Cristo, nel mandato ai discepoli, "andate... predicate", assegnò agli uomini il compito di proclamare il messaggio del Vangelo. Però, mentre alcuni sono chiamati a predicare, altri sono esortati a donare decime e offerte per sostenere il pastore e per incrementare la diffusione del messaggio della verità tramite la stampa. Questo è il metodo che Dio utilizza per onorare l'uomo; è questa l'opera di cui l'uomo ha bisogno perché essa coinvolge i sentimenti più profondi del cuore e chiama in azione le più elevate qualità della mente.

L'uomo: uno strumento di Dio

Su questa terra ogni cosa creata è frutto della generosità di Dio ed espressione del suo amore per l'uomo. Si interessa dei poveri che gli appartengono, così come è legato alla causa della verità. Egli ha affidato dei beni agli uomini affinché i suoi doni divini possano fluire tramite canali umani per la realizzazione del piano della salvezza. Ognuno ha un compito preciso da svolgere nel grande campo mondiale, ma nessuno deve pensare che Dio dipenda dall'uomo. Dio potrebbe dire una parola e far diventare ricco il povero; in un attimo potrebbe guarire l'umanità da ogni malattia; potrebbe dispensare i pastori dall'opera loro assegnata e affidare agli angeli la predicazione; avrebbe potuto scrivere la verità in cielo o imprimerla sulle foglie degli alberi o sui fiori dei campi, oppure proclamarla direttamente dal cielo. Ma Dio, nella sua saggezza infinita, non ricorre a nessuno di questi mezzi. Egli sa che l'uomo deve avere degli obiettivi da realizzare perché la vita possa essere una benedizione per lui. L'oro e l'argento appartengono a Dio ed egli potrebbe farli piovere dal cielo, se lo volesse; invece l'Eterno ha nominato l'uomo suo amministratore, gli ha affidato dei capitali non perché siano accantonati, ma perché vengano utilizzati per il bene di coloro che lo circondano. Egli trasforma l'uomo in un canale per la trasmissione delle sue benedizioni sulla terra. Dio elaborò il piano dell'economato cristiano perché l'uomo potesse diventare generoso e altruista come il suo Creatore e un giorno condividere una ricompensa eterna e gloriosa.

Dio agisce tramite l'uomo. Chiunque può riuscire a risvegliare la coscienza degli uomini, a indurli a compiere buone opere, a suscitare in essi un vivo interesse per lo sviluppo dell'opera grazie allo Spirito di Dio. Le promesse fatte in circostanze simili rivestono un carattere sacro perché sono frutto dello Spirito di Dio e, quando vengono adempiute, Dio accetta l'offerta e accredita a questi generosi amministratori ciò che essi hanno investito nella banca celeste. Si gettano, così, fondamenta stabili; si edifica in vista dell'eternità.

Quando, invece, la presenza dello Spirito non è più percepita così chiaramente e la mente inizia a soffermarsi su realtà di natura temporale, nasce la tentazione di mettere in dubbio il valore dell'obbligo assunto spontaneamente. Cedendo alle tentazioni di Satana, gli uomini pensano che siano state esercitate su di loro delle pressioni, che abbiano agito in seguito all'eccitazione del momento, che la richiesta di denaro per sostenere l'opera di Dio sia stata eccessiva; pensano di essere stati indotti a prendere un impegno senza comprenderne bene la ragione e quindi nasce in loro il desiderio di esserne sciolti. I pastori hanno forse la facoltà di accettare queste scuse e dire: "Sì, voi non siete tenuti a mantenere la promessa; voi siete sciolti dai voti fatti"? Se lo facessero, diventerebbero partecipi del peccato di cui si macchia chi si sottrae a un dovere sacro.

Una chiesa è responsabile degli impegni presi dai suoi membri. Se ci si rende conto che un fratello trascura di adempiere un voto, si deve agire nei suoi confronti con accortezza e franchezza. Qualora egli non sia in grado di soddisfare l'impegno preso, ma è un membro di chiesa fedele, la chiesa può aiutarlo. Il problema sarà risolto e tutti ne riceveranno una benedizione.

Dio vuole che i membri della sua chiesa considerino i propri obblighi nei suoi confronti come obblighi tassativi, dello stesso valore di quelli che sono stati contratti con un qualsiasi creditore. Ognuno esamini la propria vita: cerchi di individuare quegli impegni che sono stati trascurati e decida di assolverli perché tutti dobbiamo affrontare la sentenza finale del tribunale di Dio in cui soltanto l'onestà e la verità ci permetteranno di sussistere.