I tesori delle testimionianze 2

Capitolo 12

L'unità cristiana

[AUDIO]

"Ora, fratelli, io vi esorto per il nome del nostro Signore Gesù Cristo ad avere tutti un medesimo parlare, e a non avere divisioni fra voi, ma a stare perfettamente uniti in una medesima mente e in un medesimo sentire". 1 Corinzi 1:10.

L'unione è forza, mentre la divisione è debolezza. Quando coloro che credono nella verità presente sono uniti, esercitano un'efficace ascendente. Satana lo comprende benissimo e mai più di ora egli è stato deciso a rendere inefficiente la verità divina suscitando amarezze e dissensi in seno al popolo del Signore.

Il mondo è contro di noi; le chiese popolari sono contro di noi, e ben presto anche le leggi del paese saranno contro di noi. Per i figli di Dio, la necessità di essere uniti non è stata mai così imperiosa come oggi. Dio ci ha affidato le speciali verità per questo tempo, perché noi le comunichiamo al mondo. L'ultimo messaggio della misericordia viene divulgato ora, e noi abbiamo a che fare con uomini e donne che vanno verso il giudizio. Come dovremmo perciò essere attenti in ogni nostra parola, in ogni nostra azione per attenerci fedelmente al nostro Modello affinché il nostro esempio possa condurre gli uomini a Cristo! Con quale cura dovremmo sforzarci di presentare la verità agli altri perché ne vedano la semplicità, la bellezza e siano indotti ad accettarla! Se i nostri caratteri testimoniano del suo potere santificante, saremo una costante luce per gli altri, delle lettere viventi conosciute e lette da tutti gli uomini. Noi non possiamo permetterci di dar modo a Satana di provocare la disunione, la discordia, la contesa.

Che l'unione e l'amore regnassero fra i discepoli fu il tema dell'ultima preghiera del nostro Signore per loro, poco prima della sua crocifissione. Pur avendo dinanzi a sé la visione dell'agonia sulla croce, la sua sollecitudine non fu per la propria persona, ma per coloro che Egli lasciava perché portassero avanti la sua opera sulla terra. Li aspettavano le più ardue prove, ma Gesù vide che il loro maggior pericolo sarebbe derivato da uno spirito di rancore e di disunione. Perciò Egli pregò:

"Santificali nella verità: la tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anch'io ho mandato loro nel mondo. E per loro io santifico me stesso, affinché anch'essi siano santificati in verità. Io non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; che come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch'essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato". Giovanni 17:17-21.

Questa preghiera di Gesù abbraccia tutti i suoi seguaci sino alla fine dei tempi. Il nostro Salvatore previde le prove e i pericoli del suo popolo; Egli non ignora i dissensi e le divisioni che sconvolgono e indeboliscono la sua chiesa. Ci considera con più vivo interesse e con più tenera compassione di quanto possa fare un genitore terreno nei confronti di un figlio recalcitrante e tormentato. Egli ci raccomanda di imparare da lui e fa appello alla nostra fiducia, invitandoci ad aprirgli il nostro animo per ricevere il suo amore. Egli si è impegnato a essere il nostro aiuto.

Salda guida spirituale

Quando Cristo ascese al cielo, affidò la sua opera terrena ai suoi servitori: "E' lui che ha dato gli uni come apostoli; gli altri come profeti; gli altri come evangelisti; gli altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministero, per l'edificazione del corpo di Cristo, finché tutti siamo arrivati all'unità della fede e della piena conoscenza del Figliuolo di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo". Efesini 4:11-13.

Inviando i suoi ministri, il nostro Salvatore diede dei doni agli uomini, perché per mezzo di essi Egli comunica al mondo le parole di vita eterna. Questo è il mezzo ordinato da Dio per il perfezionamento dei santi nella conoscenza e nella vera santità. L'attività dei servitori di Cristo non consiste semplicemente nel predicare la verità; essi debbono vigilare per le anime come dovendo renderne conto a Dio. Essi debbono riprendere, rimproverare, esortare con ogni pazienza e dottrina.

Tutti quelli che sono stati beneficati dall'opera del servitore di Dio dovrebbero, secondo le proprie capacità, unirsi a lui nel lavoro per la salvezza delle anime. Questa è l'opera di tutti i veri credenti, ministri di culto e membri. Essi dovrebbero avere sempre davanti agli occhi la mèta sublime e cercare personalmente di occupare la propria posizione nella chiesa, collaborando con ordine, armonia e amore.

Nella religione di Cristo non c'è nulla di egoistico e gretto. I suoi princìpi sono per così dire diffusivi e aggressivi. Essa è raffigurata da Cristo come luce che risplende, come sale che conserva, come lievito che trasforma. Con zelo, serietà e dedizione, i servitori di Dio cercheranno di diffondere vicino e lontano la conoscenza della verità; ma non trascureranno di adoperarsi per il rafforzamento e per l'unità della chiesa. Veglieranno con cura perché non sia data occasione alle divergenze e alle divisioni di penetrare in essa.

Di recente sono sorti in mezzo a noi uomini che si dicono servi di Cristo, ma la cui attività si oppone all'unità stabilita dal nostro Signore in seno alla chiesa. Essi hanno piani e metodi di lavoro originali. Desiderano introdurre nella comunità dei cambiamenti per soddisfare le loro idee di progresso e si immaginano che così saranno assicurati grandi risultati. Essi hanno bisogno di essere allievi piuttosto che maestri alla scuola di Cristo. Sono sempre irrequieti, mossi dall'ambizione di compiere qualche grande impresa, di fare qualcosa che rechi onore a loro stessi. Debbono imparare la lezione più importante: umiltà e fede in Gesù. Taluni sorvegliano i loro colleghi di lavoro e si affannano per additarne gli errori, mentre dovrebbero cercare piuttosto di preparare la propria anima per il gran conflitto che sta dinanzi a loro. Il Salvatore li esorta: "Imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore e voi troverete riposo alle anime vostre". Matteo 11:29.

Insegnanti della verità, missionari, ufficiali di chiesa possono compiere un buon lavoro per il Maestro solo se purificheranno le anime loro ubbidendo alla verità. Ogni cristiano vivente sarà un operaio disinteressato di Dio. II Signore ci ha dato la conoscenza della sua volontà affinché diffondiamo la la luce agli altri. Se Cristo dimora in noi, noi non potremo fare a meno di lavorare per lui. E' impossibile conservare il favore di Dio, godere della benedizione dell'amore del Salvatore e rimanere indifferenti davanti al pericolo di coloro che periscono nei loro peccati. "In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto". Giovanni 15:8.

Paolo raccomanda l'unità e l'amore

Paolo esorta gli Efesini a serbare l'unità e l'amore: "Io adunque, il carcerato nel Signore, vi esorto a condurvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, con ogni umiltà e mansuetudine, con longanimità, sopportandovi gli uni gli altri con amore, studiandovi di conservare l'unità dello Spirito col vincolo della pace. V'è un corpo unico ed un unico Spirito, come pure siete stati chiamati ad un'unica speranza, quella della vostra vocazione. V'è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un Dio unico e Padre di tutti, che è sopra tutti, fra tutti e in tutti". Efesini 4:1-6.

L'apostolo invita i fratelli a manifestare nella loro vita la potenza della verità che egli aveva loro presentata. Con mansuetudine e dolcezza, con spirito di sopportazione e amore, essi dovevano dare l'esempio del carattere di Cristo e delle benedizioni della sua salvezza. C'è un corpo, uno Spirito, un Signore, una fede. Come membri del corpo di Cristo, tutti i credenti debbono essere animati dal medesimo spirito e dalla stessa speranza. Le divisioni nella chiesa disonorano la religione di Cristo di fronte al mondo e danno ai nemici della verità l'occasione di giustificare il loro modo di agire. Le istruzioni di Paolo non furono scritte soltanto per la chiesa dei suoi giorni: Dio intendeva che esse fossero tramandate fino a noi. Che cosa facciamo per conservare l'unità col vincolo della pace?

Quando lo Spirito Santo fu riversato sulla chiesa primitiva, i fratelli si amavano reciprocamente: "Prendevano il loro cibo insieme, con letizia e semplicità di cuore, lodando Iddio e avendo il favore di tutto il popolo. Il Signore aggiungeva ogni giorno alla loro comunità quelli che erano sulla via della salvazione". Atti 2:46, 47. Quei primi cristiani erano poco numerosi, senza ricchezze né onori, eppure esercitavano un potente influsso. Emanava da loro la luce per il mondo. Erano motivo di terrore per i malfattori, ovunque il loro carattere e le loro dottrine venivano conosciuti. Per questa ragione erano odiati dai malvagi e perseguitati fino alla morte.

La regola divina non è cambiata

L'attuale norma di santità è la stessa dei giorni apostolici. Le promesse e i requisiti di Dio nulla hanno perduto della loro forza. Ma qual è lo stato del popolo che si dice di Dio, se lo si paragona con la chiesa primitiva? Dove sono lo Spirito e la potenza di Dio che allora accompagnavano la predicazione del Vangelo? Ahimè! "come mai si è oscurato l'oro, si è alterato l'oro più puro?" Lamentazioni 4:1.

Il Signore ha piantato la sua chiesa come una vigna in un campo fecondo. Con la più tenera sollecitudine Egli l'ha coltivata e curata perché desse frutti di rettitudine. Ecco quello che Egli dice: "Che più si sarebbe potuto fare alla mia vigna di quello che io ho fatto per essa?" Questa vigna piantata dal Signore si è chinata verso il suolo e ha intrecciato i suoi viticci intorno ai sostegni umani. I suoi tralci si sono estesi in lungo e in largo, ed essa dà i frutti di una vigna degenere. Il padrone del vigneto esclama: "Perché mentre io mi aspettavo che facesse dell'uva essa ha fatto delle lambrusche?" Isaia 5:4.

Il Signore ha elargito grandi benedizioni alla sua chiesa. Giustizia esige che essa contraccambi abbondantemente questi doni. Essendo aumentati i tesori di verità affidati alla sua custodia, sono anche aumentati i suoi obblighi. Ma invece di sfruttare questi doni e procedere verso la perfezione, essa si è allontanata da quanto aveva conseguito nella sua prima esperienza. Il mutamento nella sua condizione spirituale è giunto gradualmente e in maniera quasi impercettibile. Da quando essa cominciò a ricercare la lode e l'amicizia del mondo, la sua fede diminuì, il suo zelo si illanguidì e la sua fervida devozione cedette il posto a un formalismo morto. Ogni suo passo verso il mondo altro non è che un allontanamento da Dio. Essendo stati coltivati l'orgoglio e l'ambizione del mondo, lo spirito di Cristo se n'è andato, e la rivalità, il dissenso, la lotta sono penetrati nella chiesa per stordirla e indebolirla.

Paolo così scrive ai suoi fratelli di Corinto: "V'è fra voi gelosia e contesa, non siete voi carnali, e non camminate voi secondo l'uomo?" 1 Corinzi 3:3. E' impossibile alle menti turbate dall'invidia e dalla controversia capire le profonde verità spirituali della Parola divina: "L'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché gli sono pazzia; e non le può conoscere, perché le si giudicano spiritualmente". 1 Corinzi 2:14. Non possiamo capire o apprezzare giustamente la rivelazione divina senza l'assistenza di quello Spirito attraverso il quale la Parola fu data.

Coloro che sono incaricati di sorvegliare gli interessi spirituali della chiesa dovrebbero fare in modo di presentare un giusto esempio, e non offrire nessun pretesto all'invidia, alla gelosia, al sospetto, manifestando sempre lo stesso spirito di amore, di rispetto e di cortesia che desiderano incoraggiare nei loro fratelli. Si dovrebbero seguire diligentemente le istruzioni date nella Parola di Dio. Sia frenata ogni espressione di animosità o di scortesia, sia rimossa ogni radice di amarezza. Quando sorge qualche difficoltà tra fratelli, ci si attenga strettamente alla regola del Salvatore. Si dovrebbe fare di tutto per la riconciliazione. Qualora, però, le due parti in causa dovessero persistere caparbiamente nel voler rimanere in disaccordo, allora esse dovrebbero essere censurate finché non giungano a un accordo fra loro.

Tempo per un esame di coscienza

Se nella chiesa sorgono delle prove, ogni membro esamini il proprio cuore per accertarsi che la causa della difficoltà non stia in lui. Per orgoglio spirituale, desiderio di comando, ambizione di onori e cariche, mancanza di autocontrollo, indulgenza verso qualche passione, pregiudizi, instabilità di carattere, scarso discernimento, la chiesa può venire a trovarsi in difficoltà e perdere la sua pace.

Spesso i problemi sono provocati da chi si abbandona al pettegolezzo e con le sue insinuazioni o allusioni avvelena le menti e divide perfino gli amici più intimi. Questi provocatori di discordie sono assecondati nella loro opera malefica da gente che tende le orecchie e dice, con malvagità nel cuore: "Racconta... e noi lo racconteremo". Tale peccato non dovrebbe essere tollerato fra i seguaci di Cristo. Nessun genitore cristiano dovrebbe permettere che nell'ambito della famiglia si sopporti il pettegolezzo o le osservazioni che possano denigrare i membri di chiesa.

I cristiani dovrebbero considerare come un preciso dovere religioso la repressione dello spirito di invidia e di rivalità. Dovrebbero rallegrarsi della superiore reputazione o prosperità dei loro fratelli anche se il proprio carattere o le proprie lodevoli azioni rimangono nell'ombra. Furono l'orgoglio e l'ambizione accarezzati nel cuore da Satana che determinarono l'allontanamento di questi dal cielo. Questi mali sono profondamente radicati nella nostra natura decaduta e se non vengono eliminati, finiranno con l'oscurare ogni buona e utile qualità, come pure col provocare i frutti funesti dell'invidia e della contesa.

Noi dovremmo ricercare la vera bontà, anziché la grandezza. Coloro che hanno la mente di Cristo avranno una modesta opinione di sé; si adopereranno per la purezza e per la prosperità della chiesa, pronti a sacrificare i propri interessi e i propri desideri piuttosto che provocare dissensi tra i fratelli.

Satana cerca senza posa di fomentare nel popolo di Dio la diffidenza, l'errore e la malizia. Noi spesso saremo tentati di credere che i nostri diritti sono calpestati, mentre in realtà non c'è nessuna base per siffatti sentimenti. Quanti amano se stessi più di Cristo e della sua causa, cercheranno di mettere al primo posto i propri vantaggi personali e ricorreranno a qualsiasi espediente per mantenerveli. Quando poi stimano di essere stati offesi dai loro fratelli, alcuni non esitano a ricorrere alla legge anziché seguire la regola stabilita dal Salvatore.

Processi tra fratelli

Perfino molti che sembrano essere cristiani coscienziosi, sono trattenuti dall'orgoglio e dalla stima di sé dal compiere privatamente dei passi verso coloro che essi stimano essere in errore, per definire ogni questione nello spirito di Cristo e pregare insieme. Discussioni, litigi e procedimenti giudiziari tra fratelli costituiscono un vero danno per la causa della verità. Coloro che seguono tale via espongono la chiesa allo scherno dei suoi avversari e fanno trionfare le potenze delle tenebre. Essi crocifiggono di nuovo per conto loro il Figliuolo di Dio e lo espongono all'infamia. Ignorando l'autorità della chiesa, mostrano disprezzo per Dio che ha conferito a essa la sua autorità.

Paolo scrive ai Galati: "Si facessero pur anche evirare quelli che vi mettono sottosopra! Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione alla carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri; poiché tutta la legge è adempiuta in questa unica parola: Ama il tuo prossimo come te stesso. Ma se vi mordete e divorate gli uni gli altri, guardate di non essere consumati gli uni dagli altri. Or io dico: Camminate per lo Spirito e non adempiete i desideri della carne". Galati 5:12-16.

Falsi dottori avevano introdotto presso i Galati dottrine opposte all'Evangelo di Cristo. Paolo cercò di smascherare e correggere quegli errori. Egli desiderava ardentemente che i falsi maestri fossero allontanati dalla chiesa, però l'influsso da essi esercitato aveva contagiato tanti credenti per cui sembrava imprudente procedere contro di loro. Si rischiava di provocare una controversia e una scissione che sarebbero risultate deleterie per gli interessi spirituali della chiesa. Perciò egli cercò di inculcare nei fratelli la necessità di aiutarsi a vicenda con amore.

Dichiarò che tutti i requisiti della legge relativi al nostro dovere verso il prossimo si adempiono nell'amore scambievole. Li avvertì che se coltivavano l'odio e le contese, dividendosi in partiti, mordendosi e divorandosi a vicenda, come dei bruti, avrebbero attirato su di sè l'infelicità presente e la rovina futura. C'era una sola via da seguire per evitare questi guai tremendi e consisteva, come l'apostolo Paolo raccomandò loro, nel "camminare nello Spirito". Essi dovevano cercare con perseverante preghiera la guida dello Spirito che li avrebbe condotti all'amore e all'unità.

Quando Satana assume il controllo

Una casa divisa interiormente non può durare. Quando i cristiani sono in disaccordo, Satana ne approfitta per assumere il controllo della situazione. Quante volte egli è riuscito a distruggere la pace e l'armonia delle chiese! Quante aspre dispute, quanta amarezza, quanto odio hanno avuto origine da una cosa di poco conto! Quali speranze sono state distrutte e quante famiglie sono state divise dalla discordia e dalla contesa!

Paolo scongiurava i suoi fratelli di essere cauti, per evitare che nel tentativo di correggere gli altrui sbagli non finissero col commettere essi stessi peccati altrettanto grandi. Li avvertì che l'odio, l'antagonismo, l'ira, gli alterchi, le sedizioni, le eresie e l'invidia sono opere della carne, allo stesso modo come lo sono la lascivia, l'adulterio, l'ubriachezza, l'omicidio, e che perciò chiuderanno la porta del cielo a quanti se ne rendono colpevoli.

Cristo dichiara: "Chiunque avrà scandalizzato uno di questi piccoli che credono, meglio sarebbe per lui che gli fosse messa al collo una macina da mulino e fosse gettato in mare". Marco 9:42. Chiunque con deliberato inganno o col cattivo esempio travia un discepolo di Cristo, si rende colpevole di un grande peccato. Chiunque lo facesse oggetto di maldicenza o di ridicolo, insulta Gesù. Il nostro Salvatore prende nota di ogni torto fatto ai suoi seguaci.

Anticamente, come venivano puniti coloro che trattavano con leggerezza ciò che Dio aveva scelto come consacrato a lui? Beltsatsar e i suoi mille grandi profanarono i vasi d'oro di Jéhovah e lodarono gli idoli di Babilonia. Dio, da loro così sfidato, fu testimone della scena profana, e nel bel mezzo del sacrilego banchetto una mano esangue tracciò sulla parete della sala alcune parole misteriose. Atterriti, il re e i cortigiani ascoltarono la dura sentenza pronunciata dal servitore dell'Altissimo.

Quanti si dilettano a pronunciare maldicenza e calunnia contro i servitori di Cristo rammentino che Dio è testimone delle loro azioni. Le loro accuse non profanano dei vasi inanimati, ma il carattere di quelli che sono stati riscattati dal sangue di Cristo. La mano che tracciò lo scritto sui muri del palazzo di Beltsatsar prende scrupolosamente nota di ogni atto di ingiustizia o di oppressione perpetrato contro il popolo di Dio.

La storia sacra presenta esempi straordinari circa la cura gelosa del Signore per i più deboli dei suoi figli. Durante il soggiorno d'Israele nel deserto, gli affaticati e i deboli che rimanevano indietro rispetto al grosso del popolo vennero assaliti e uccisi dai crudeli Amalechiti. In seguito, Israele combatté con loro e li sconfisse. "L'Eterno disse a Mosè: 'Scrivi questo fatto in un libro, perché se ne conservi il ricordo, e fai sapere a Giosuè che io cancellerò interamente di sotto al cielo la memoria di Amalek'". Esodo 17:14. Tale incarico fu nuovamente ripetuto da Mosè poco prima di morire affinché non fosse dimenticato dai posteri: "Ricordati di ciò che ti fece Amalek durante il viaggio, quando usciste dall'Egitto; com'egli ti attaccò per via, piombando per di dietro su tutti i deboli che ti seguivano, quand'eri già stanco e sfinito, e come non ebbe alcun timore di Dio... Cancellerai la memoria di Amalek di sotto al cielo: non te ne scordare!" Deuteronomio 25:17-19.

Se Dio punì in questa maniera la crudeltà di una nazione pagana, come deve Egli considerare chi, pur dichiarandosi suo popolo, farà guerra ai propri fratelli operai, stanchi, esausti nella sua causa? Satana ha una forte presa su quelli che si sottomettono al suo controllo. Furono i sommi sacerdoti e gli anziani -- gli istruttori religiosi della popolazione -- a istigare la moltitudine sanguinaria dalla sala del giudizio al Calvario. Vi sono oggi, fra coloro che si professano seguaci di Cristo, dei cuori ispirati dal medesimo spirito di quelli che a gran voce chiedevano la crocifissione del Salvatore. Chi fa il male ricordi che per tutti i suoi atti c'è un testimone, un Dio santo che odia il peccato. Egli farà venire in giudizio tutte le opere, anche le più segrete.

"Ora noi che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi. Ciascuno di noi compiaccia al prossimo nel bene, a scopo di edificazione. Poiché anche Cristo non compiacque a se stesso". Romani 15:1-3. Come Cristo ha avuto pietà di noi e ci ha soccorsi nelle nostre debolezze e nel nostro stato di peccato, così noi dovremo avere compassione degli altri e aiutarli. Molti sono assillati dal dubbio, colpiti da infermità, deboli nella fede e incapaci di afferrare l'invisibile; ma un amico che possono vedere, che viene a loro al posto di Cristo, può rappresentare un anello che unisce la loro fragile fede a Dio. Questa è un'opera benedetta. Che l'orgoglio e l'egoismo non ci impediscano di fare il bene che possiamo fare se vogliamo agire nel nome di Cristo, sorretti da uno spirito di amore e di tenerezza.

Rialzare quelli che sono caduti

"Fratelli, quand'anche uno sia stato colto in qualche fallo, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. E bada bene a te stesso, che talora anche tu non sii tentato. Portate i pesi gli uni degli altri e così adempiete la legge di Cristo". Galati 6:1, 2. Qui ci viene nuovamente presentato il nostro dovere. Come può chi si proclama seguace di Cristo considerare con tanta leggerezza questi precetti ispirati?

Non molto tempo fa ricevetti una lettera che descriveva le circostanze in cui un fratello aveva dato prova di indiscrezione. Sebbene l'episodio fosse avvenuto alcuni anni prima e si trattasse di una cosa non molto importante e perciò niente affatto degna di essere riesaminata, chi scriveva affermava che quanto era successo le aveva fatto perdere per sempre la fiducia in quel fratello. Se l'analisi della vita di quella sorella non rivelasse nessun errore maggiore sarebbe davvero una cosa meravigliosa, perché la natura umana è molto debole. Io sono stata e tuttora sono in contatto con fratelli e sorelle da me considerati come tali, nonostante si siano resi colpevoli di gravi peccati e che ancora oggi non riescono a vedere i propri atti peccaminosi come li vede Iddio. Eppure il Signore sopporta queste persone. E allora perché non dovrei farlo anch'io? Egli farà in modo che il suo Spirito impressioni talmente i loro cuori da far loro vedere il peccato come appariva a Paolo: estremamente peccaminoso.

Noi conosciamo pochissimo il nostro cuore e abbiamo una inadeguata consapevolezza del nostro personale bisogno della clemenza divina. Questa è la ragione per cui ci occupiamo così poco della tenera compassione di Gesù nei nostri confronti, compassione che noi, a nostra volta, dovremmo avere gli uni per gli altri. Dovremmo ricordare che i nostri fratelli sono deboli mortali erranti, come noi. Supponendo che un fratello per mancanza di vigilanza sia stato sopraffatto dalla tentazione e, contrariamente al suo comportamento generale, abbia commesso qualche errore: come ci comporteremo con lui? Dalla Bibbia apprendiamo che uomini chiamati da Dio a compiere un'opera grande e buona commisero peccati gravi. Il Signore, certo, non mancò di rimproverarli, però non li respinse. Quando essi si pentivano, Egli li perdonava misericordiosamente, manifestava loro la sua presenza e continuava a operare per mezzo di loro.

I poveri, fragili mortali considerino quanto grande è il loro bisogno di pietà e di pazienza da parte di Dio e dei loro fratelli. Si astengano dal giudicare e dal condannare gli altri. Dovremmo prestare ascolto all'insegnamento dell'apostolo: "Voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. E bada bene a te stesso, affinché tu pure non sii tentato". Galati 6:1. Noi possiamo cadere in tentazione e avere bisogno, a nostra volta, di tutta la sopportazione che siamo invitati a esercitare verso il colpevole. "Col giudizio col quale giudicate, sarete giudicati, e con la misura onde misurate sarà misurato a voi". Matteo 7:2.

L'apostolo aggiunge un rimprovero per chi è indipendente e confida in se stesso: "Se qualcuno si stima essere qualcosa, pur non essendo nulla, egli inganna se stesso... Ciascuno porterà il suo proprio carico". Galati 6:3-5. Chi si stima superiore ai suoi fratelli quanto a giudizio ed esperienza, e disdegna il loro consiglio e la loro esortazione, dimostra di trovarsi in un pericoloso errore. Il cuore è fraudolento. Egli dovrebbe esaminare il proprio carattere e la propria vita in base alla norma biblica. La Parola di Dio getta sul sentiero della vita una luce infallibile. Nonostante i numerosi influssi che si levano per stornare il pensiero e distrarlo, quelli che onestamente cercano Dio per ricevere sapienza, saranno guidati sulla retta via. Alla fine, ogni uomo o rimarrà in piedi o cadrà, non secondo l'opinione di chi lo sostiene o si oppone a lui, non in base al criterio di un qualsiasi essere umano, ma secondo il suo effettivo carattere visto da Dio. La chiesa può avvertire, consigliare, ammonire, però non può costringere nessuno a scegliere un giusto modo di agire. Chiunque persista nella noncuranza verso la Parola di Dio dovrà portare il proprio peso, rendere conto di se stesso al Signore e subire le conseguenze della sua condotta.

Il Signore nella sua Parola ci ha fornito precisi e inequivocabili insegnamenti, seguendo i quali potremo preservare l'unione e l'armonia nella chiesa. Fratelli e sorelle, prestate voi ascolto a questi ordini ispirati? Siete voi lettori della Bibbia e facitori della Parola? Vi date voi da fare per eseguire la preghiera di Gesù perché i suoi seguaci siano uno? "L'Iddio della pazienza e della consolazione vi dia d'aver fra voi un medesimo sentimento secondo Cristo Gesù, affinché d'un solo animo e di una stessa bocca glorifichiate Iddio". Romani 15:5, 6. "Procacciate la perfezione, siate consolati, abbiate un medesimo sentimento, vivete in pace: e l'Iddio dell'amore e della pace sarà con voi". 2 Corinzi 13:11.

L'edificio divino -- "Voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio". 1 Corinzi 3:9. Questa immagine rappresenta il carattere umano, che deve essere elaborato, punto per punto. Ogni giorno Dio lavora intorno alla sua costruzione, un colpo dopo l'altro, per perfezionarne la struttura affinché essa diventi un tempio santo per lui. L'uomo, però, deve collaborare con Dio. Ogni operaio deve diventare esattamente quello che Dio vuole che esso sia, edificando la propria vita con azioni pure e nobili, perché alla fine il suo carattere possa essere una struttura simmetrica, un vero tempio onorato da Dio e dall'uomo. Non ci deve essere, nella struttura, nessuna incrinatura, perché essa è del Signore. Ogni pietra deve essere collocata perfettamente per poter sostenere la pressione esercitata su di essa. Una pietra mal collocata potrebbe danneggiare l'intero edificio. A voi e a ogni altro operaio, Dio dice: "Badate come costruite, onde il vostro edificio possa resistere alla prova dell'uragano e della tempesta, perché fondato sulla Rocca eterna. Collocate la pietra sul fondamento sicuro, affinché possiate essere pronti per il giorno della prova, quando tutti saranno visti proprio come realmente sono".

Dio mi presenta questo avvertimento come qualcosa di particolarmente necessario per il vostro bene. Egli vi ama di un immenso amore; ama i vostri fratelli nella fede e agisce nei loro confronti nel medesimo intento col quale si adopera verso di noi. La sua chiesa sulla terra deve assumere dimensioni divine davanti al mondo, come un tempio edificato con pietre viventi, ciascuna delle quali rifletta la luce. Essa deve essere la luce del mondo come una città posta sopra una collina, che non può rimanere nascosta. E' costruita con pietre strettamente congiunte fra loro, una adattata all'altra in modo da formare un edificio stabile, solido. Non tutte le pietre hanno la stessa forma o struttura. Alcune sono grosse, altre piccole, ma ognuna ha il suo posto. Il valore di ogni pietra è determinato dalla luce che essa riflette. Questo è il piano divino. Dio desidera che tutti gli operai occupino i posti loro assegnati nell'opera per questo tempo.

Noi viviamo in mezzo ai pericoli degli ultimi giorni e dobbiamo coltivare saggiamente ogni nostra facoltà intellettuale e fisica, perché esse sono tutte necessarie per fare della chiesa un edificio che rappresenti la sapienza del grande Architetto. I talenti fornitici da Dio sono doni suoi e debbono essere usati nel loro giusto rapporto reciproco per poter costituire un insieme perfetto. Dio dà i talenti, le energie della mente; l'uomo forma il carattere. -- Testimonies for the Church 8:173, 174 (1904).