I tesori delle testimionianze 2

Capitolo 36

Amore per gli erranti

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Cristo venne a mettere la salvezza alla portata di tutti. Sulla croce del Calvario Egli pagò l'infinito prezzo della redenzione per un mondo perduto. La sua rinuncia a se stesso, il suo personale sacrificio, la sua altruistica attività, la sua umiliazione e soprattutto l'olocausto della sua vita testimoniano della profondità del suo amore per l'uomo caduto. Egli venne sulla terra appunto per cercare e salvare i perduti. La sua missione riguardava i peccatori di ogni grado, di ogni lingua, di ogni nazione. Per tutti Egli pagò il prezzo del riscatto nell'intento di avvincerli a sé coi vincoli della simpatia. Non tralasciò i più erranti, i più colpevoli, anzi le sue fatiche furono proprio per quanti avevano maggiore bisogno della salvezza che era venuto a recare. Quanto più grande era il loro bisogno di riforma, tanto più profondo era il suo interesse per loro e tanto maggiore la sua compassione e più intensi i suoi sforzi. Il suo cuore pieno di amore si commosse profondamente per coloro la cui condizione appariva più disperata e che perciò maggiormente abbisognavano della sua grazia trasformatrice.

Nella parabola della pecora smarrita, si raffigura il mirabile amore di Cristo per gli erranti. Egli non scelse di rimanere con quelli che accettavano la sua salvezza, dedicando loro tutti i suoi sforzi e ricevendo la loro gratitudine e il loro amore. Il vero pastore lascia il gregge che lo ama e va nel deserto, affrontando stenti, pericoli e morte per cercare e salvare la pecora che si è allontanata dall'ovile e che potrà perire se non verrà ricondotta indietro. Quando, dopo accurate ricerche, la pecorella smarrita viene ritrovata, il pastore, sebbene sofferente per la stanchezza, il dolore e la fame, non lascia che essa lo segua, così debole come è, non la sospinge, ma -- oh, amore meraviglioso! -- la prende teneramente fra le braccia, se la carica sulle spalle e la riporta all'ovile. Poi chiama i vicini, perché si rallegrino con lui per l'animale che è stato ritrovato.

La parabola del figliuol prodigo e quella della dramma smarrita insegnano la medesima lezione. Ogni anima che si trova in particolare pericolo per essere caduta in tentazione, addolora il cuore di Cristo, suscita la sua tenera compassione e lo spinge alla più fervida attività. Per un peccatore che si pente, la sua gioia è più grande che per i novantanove che non hanno bisogno di ravvedimento.

Queste lezioni sono per il nostro bene. Cristo ha ordinato ai suoi discepoli di collaborare con lui nella sua opera, di amarsi reciprocamente come Egli li ha amati. L'agonia da lui sofferta sulla croce rivela la stima che Egli ripone su ogni anima umana. Tutti quelli che accettano questa sublime salvezza si impegnano a essere i suoi collaboratori. Nessuno deve considerarsi singolarmente favorito dal cielo e perciò concentrare sulla propria persona ogni interesse e ogni attenzione. Tutti coloro che si sono arruolati al servizio di Cristo devono lavorare come Egli lavorò e amare quanti si trovano nell'ignoranza e nel peccato, proprio come Egli li ha amati.

Azione piena di simpatia in favore degli erranti

In mezzo a noi come popolo c'è stata una carenza di profonda, fervente e affettuosa simpatia e amore per quanti sono tentati ed erranti. Molti hanno manifestato una grande freddezza e una colpevole negligenza, rappresentata da Gesù come un passare oltre dall'altra parte, tenendosi il più lontano possibile da quanti hanno maggior bisogno di soccorso. L'anima da poco convertita spesso ha aspri conflitti contro certe radicate abitudini o contro qualche particolare tentazione. Sopraffatta da qualche forte tendenza o passione, essa si rende colpevole di certe indiscrezioni o di qualche torto reale. E' proprio allora che energia, tatto e saggezza sono richieste ai fratelli per poter restituire quell'anima alla salute spirituale. In casi di questo genere valgono le istruzioni impartite dalla Parola di Dio: "Fratelli, quand'anche uno sia stato colto in qualche fallo, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. E bada bene a te stesso che talora anche tu non sii tentato". Galati 6:1. "Or noi che siamo forti, dobbiamo sopportare le debolezze dei deboli e non compiacere a noi stessi". Romani 15:1.

Quanta poca tenerezza di Cristo è manifestata da quelli che si dicono suoi seguaci! Quando uno sbaglia, gli altri spesso si sentono liberi di fare apparire il caso più grave che sia possibile. Quanti probabilmente in altre cose sono colpevoli di peccati altrettanto gravi, trattano i loro fratelli con cruda severità. Errori commessi per ignoranza, per irriflessione o per debolezza vengono esagerati e presentati come peccati volontari e premeditati. Nel vedere delle anime che si sviano, essi giungono le mani e dicono: "Ve lo dicevo? Lo sapevo che non si poteva aver fiducia di loro!" Così facendo, essi assumono l'atteggiamento di Satana, esultando perché i loro sospetti sono risultati fondati.

Dobbiamo aspettarci di trovare e sopportare grandi imperfezioni in quanti sono ancora giovani e inesperti. Cristo ci ha raccomandato di ristorare costoro con spirito di mansuetudine e ci ritiene responsabili se, per contro, seguiamo un procedimento che li spinga allo scoraggiamento, alla disperazione e alla rovina. A meno che non coltiviamo quotidianamente la preziosa pianticella dell'amore, noi corriamo il pericolo di diventare gretti, freddi, privi di simpatia, bigotti e critici, stimandoci giusti, mentre forse siamo ben lungi dall'essere approvati da Dio. Alcuni sono scortesi, sgarbati, aspri; simili ai ricci delle castagne, pungono ogni volta che sono toccati. Essi provocano un danno incalcolabile travisando il nostro amorevole Salvatore.

O noi ci solleviamo a un livello superiore, o saremo indegni di chiamarci cristiani. Dovremmo alimentare lo spirito che animava Gesù nella nostra opera di salvezza degli erranti. Essi gli sono cari al pari di noi. Anch'essi possono essere i trofei della grazia di Cristo e gli eredi del suo regno. Ma sono esposti alle insidie di un nemico astuto, ai pericoli e alla contaminazione e perciò senza la grazia salvatrice di Cristo vanno incontro a sicura rovina. Se noi guardassimo tutto ciò nel suo giusto aspetto, quanto si rianimerebbe il nostro zelo e come si moltiplicherebbero i nostri sforzi altruistici per avvicinarci a chi ha bisogno della nostra assistenza, delle nostre preghiere, della nostra simpatia e del nostro affetto!

Lavoro generoso in favore degli altri

Quanti in quest'opera sono stati fiacchi considerino il loro dovere alla luce del grande comandamento: "Tu amerai il prossimo tuo come te stesso". Matteo 19:19. Questo obbligo riposa su tutti. A tutti è chiesto di darsi da fare per diminuire i mali e accrescere le benedizioni dei loro simili. Se siamo forti nel resistere alla tentazione, siamo maggiormente obbligati a porgere aiuto a quanti sono deboli e stanno per cedere. Se abbiamo la conoscenza, dovremmo istruire gli ignoranti; se Dio ci ha benedetti con i beni di questo mondo, è nostro dovere aiutare i poveri. Tutti quelli che si trovano nella nostra sfera d'azione, partecipano di ogni cosa eccellente che noi possiamo avere. Nessuno dovrebbe accontentarsi di nutrirsi del pane della vita senza farne parte a coloro che gli stanno intorno.

Vivono per Cristo e onorano il suo nome solo quelli che sono fedeli al loro Maestro nel cercare di salvare ciò che è perduto. La vera pietà rivelerà per certo l'ardente anelito e l'intenso lavoro del Salvatore crocifisso verso coloro per i quali Egli morì. Se i nostri cuori sono inteneriti e impregnati della grazia di Cristo, animati dal sentimento della bontà e dell'amore di Dio, vi sarà una naturale effusione di amore, di simpatia e di tenerezza verso gli altri. La verità esemplificata nella vita eserciterà il suo potere simile a lievito nascosto, su tutti coloro con i quali entra in contatto.

Dio ha disposto che per crescere nella grazia e nella conoscenza di Cristo gli uomini debbono imitare il suo esempio e lavorare come Egli lavorò. Spesso ci vorrà una vera e propria lotta per riuscire a dominare i sentimenti e per astenerci dal parlare in modo da scoraggiare quanti lottano contro la tentazione. Una vita di preghiera e di lode quotidiane, una vita che diffonde luce sul sentiero altrui, non può essere vissuta senza un costante impegno. Tale impegno, però, darà i suoi frutti preziosi, beneficando non solo chi riceve, ma anche chi dà.

Lo spirito di altruistico lavoro in favore degli altri conferisce al carattere saldezza, stabilità, amabilità cristiana, oltre ad assicurare pace e gioia a chi possiede queste doti. Le aspirazioni sono elevate; non c'è posto per l'inerzia e l'egoismo. Quelli che esercitano le grazie cristiane si svilupperanno, possederanno muscolatura e vigore, saranno forti per lavorare al servizio di Dio. Avranno una chiara percezione spirituale, una fede salda, crescente e una forza vittoriosa nella preghiera. Quelli che vigilano sulle anime, che si consacrano appieno alla salvezza degli erranti, si adoperano sicuramente alla propria salvezza.

Ma quanto è stata trascurata quest'opera! Se i pensieri e gli affetti fossero interamente rivolti a Dio, pensate voi che le anime immerse nell'errore, esposte alle tentazioni di Satana sarebbero state abbandonate con tanta noncuranza e con tanta insensibilità come, purtroppo, è accaduto? Non sarebbero stati fatti degli sforzi maggiori, nell'amore e nella semplicità di Cristo, per salvare questi poveri erranti? Tutti quelli che sono veramente consacrati a Dio si impegneranno con più intenso zelo nell'opera per la quale Dio ha agito al massimo e ha compiuto un così immenso sacrificio: l'opera della salvezza delle anime. Questa è l'opera speciale che deve essere tenuta nella massima considerazione, sostenuta e che mai deve languire.

Respirare l'atmosfera del cielo

Dio invita il suo popolo a levarsi e a uscire dalla gelida atmosfera nella quale è tanto a lungo vissuto, a scuotere via le impressioni e le idee che hanno paralizzato gli impulsi dell'amore e che lo hanno tenuto in egoistica inattività. Egli esorta i suoi figli a sollevarsi dal basso livello terreno e a respirare la limpida e luminosa atmosfera del cielo.

I nostri culti di adorazione dovrebbero essere sante e preziose occasioni. L'adunanza di preghiera non è un'occasione nella quale i fratelli si biasimano o si condannano a vicenda, dove si manifestano sentimenti poco benevoli e si dicono parole dure. Cristo non può far parte di quelle riunioni nelle quali si manifesta uno spirito siffatto, e Satana ne approfitterà per prendere il suo posto. Non si deve permettere che penetri uno spirito non cristiano, privo di amore. Perché non riunirsi per chiedere a Dio la misericordia e il perdono? Il Salvatore ha detto molto chiaramente: "Col giudizio col quale giudicate sarete giudicati, e con la misura onde misurate sarà misurato a voi". Matteo 7:2. Chi può stare davanti a Dio e rivendicare un carattere senza difetti, una vita irreprensibile? Allora, come osare criticare e condannare i fratelli? Coloro che possono essi stessi sperare nella salvezza solo grazie ai meriti di Cristo, che debbono cercare il perdono nella virtù del suo sangue, hanno il più stretto obbligo di esercitare l'amore, la pietà e il perdono verso i peccatori.

Fratelli, a meno che voi non vi abituiate a rispettare il luogo di culto, non riceverete nessuna benedizione da Dio. Potete, sì, adorarlo formalmente, ma non vi sarà nessun servizio spirituale. "Dove due o tre si riuniscono nel mio nome -- ha detto Gesù -- quivi sono io in mezzo a loro". Matteo 18:20. Tutti dovrebbero sentire di trovarsi in presenza di Dio e anziché soffermarsi sui difetti e sugli sbagli altrui, esaminare diligentemente il proprio cuore. Se dovete confessare i vostri peccati compiete il vostro dovere e lasciate che gli altri facciano il loro.

Quando tollerate l'asprezza nel vostro carattere e manifestate uno spirito rude e insensibile, voi respingete proprio coloro che, invece, dovreste conquistare. La vostra ruvidezza distrugge in loro il desiderio di riunirsi con altri e non di rado finisce con l'allontanarli addirittura dalla verità. Dovreste rendervi conto che voi stessi siete sotto il rimprovero di Dio e che mentre condannate gli altri, il Signore condanna voi. E' vostro dovere riconoscere e confessare la vostra condotta non cristiana. Possa il Signore operare nel cuore dei singoli membri di chiesa, affinché la sua grazia trasformatrice si riveli nella loro vita e nel loro carattere. Allora, quando vi riunirete, lo farete non per criticarvi a vicenda, ma per parlare di Gesù e del suo amore.

Le nostre adunanze dovrebbero essere rese estremamente interessanti, pervase dall'atmosfera del cielo. Non è il caso di fare lunghi e aridi discorsi, né preghiere convenzionali, unicamente per occupare il tempo. Tutti dovrebbero essere pronti a fare la loro parte e una volta che hanno compiuto il loro dovere, la riunione dovrebbe concludersi. In tal modo l'interesse sarà mantenuto vivo fino all'ultimo. Ciò vuol dire offrire a Dio un culto accettevole. Il culto dovrebbe essere reso interessante e attraente, non permettendo che esso degeneri in una specie di arido rito. E' perciò indispensabile che noi viviamo per Cristo minuto per minuto, ora per ora, giorno per giorno; così Gesù dimorerà in noi e quando ci raduneremo, il suo amore sarà nei nostri cuori, sgorgando come una sorgente nel deserto, rinfrescando tutti e facendo nascere in chi sta per perire la sete dell'acqua della vita.

Il lavoro dell'intera chiesa non deve essere affidato solo a due o tre membri. No: dobbiamo coltivare individualmente una vigorosa fede attiva, portando avanti l'opera che Dio ci ha affidato. Con intenso e vivo interesse si dovrebbe chiedere a Dio: "Che cosa vuoi che io faccia? In che modo posso io compiere la mia opera per il tempo e per l'eternità?" Occorre che individualmente noi impieghiamo tutte le nostre facoltà nella ricerca della verità, utilizzando ogni mezzo a nostra portata, perché possa aiutarci in un diligente esame delle Scritture, svolto con spirito di preghiera, per essere così santificati dalla verità in vista della salvezza delle anime.

Eliminare la maldicenza

In ogni chiesa dovrebbe essere intrapreso un intenso sforzo per eliminare la maldicenza e lo spirito di censura. Sono, questi, dei peccati che provocano grandi mali nella congregazione. La severità e la tendenza a trovare da ridire su tutto, debbono essere condannate come procedimenti satanici. Si deve incoraggiare e rafforzare nei membri l'amore e la fiducia reciproci. Tutti, mossi dal timore di Dio e dall'amore verso i fratelli, chiudano l'orecchio alle dicerie e alla critica. Che il maldicente sia rimandato agli insegnamenti della divina Parola. Lo si inviti ad attenersi alle Scritture e a presentare le sue rimostranze direttamente a coloro che egli stima in errore. Quest'azione congiunta porterà alla chiesa un'ondata di luce e chiuderà la porta a una quantità di mali. Così Dio sarà glorificato e molte anime giungeranno alla salvezza.

Ecco l'esortazione del Testimone verace alla chiesa di Sardi: "Tu hai nome di vivere e sei morto. Sii vigilante e rafferma il resto che sta per morire; poiché non ho trovato le tue opere compiute nel cospetto del mio Dio. Ricordati dunque di quanto hai ricevuto e udito e serbalo e ravvediti". Apocalisse 3:1-3. Il peccato messo a carico di questa chiesa consiste nel non avere rafforzato il rimanente che stava per morire. Questo monito si applica a noi? Esaminiamo personalmente la nostra coscienza alla luce della Parola di Dio e sia nostro primo compito mettere in ordine i nostri cuori col suo aiuto.

I membri di chiesa collaboratori di Dio

Dio ha fatto la sua parte nell'opera di salvezza degli uomini e ora chiede la collaborazione della chiesa. Da una parte vi sono il sangue di Cristo e la parola di verità, e dall'altra le anime che periscono. Ogni seguace di Cristo ha una parte da compiere per indurre gli uomini ad accettare le benedizioni celesti. Esaminiamoci da vicino per vedere se abbiamo svolto questo lavoro. Analizziamo i motivi e ogni azione della nostra vita. Fra i nostri ricordi non ci sono, forse, molti quadri poco piacevoli? Voi avete avuto spesso bisogno del perdono di Gesù e avete fatto assegnamento sulla sua compassione e sul suo amore. Tuttavia, non avete voi trascurato di manifestare nei confronti degli altri lo spirito che Cristo ha rivelato verso di voi? Avete voi sentito un peso per chi si avventurava per sentieri proibiti? Lo avete ammonito con affetto? Avete pianto per lui, avete pregato con lui e per lui? Avete mostrato con parole piene di tenerezza e con atti di benevolenza che lo amate e che volete salvarlo? Quando vi siete trovati con quanti incespicavano e vacillavano sotto il fardello delle loro errate tendenze e abitudini, li avete lasciati soli a combattere le loro battaglie, anziché soccorrerli? Non vi siete portati sul lato opposto della strada lasciando quelle povere persone alle prese con le severe tentazioni del mondo pronto a offrir loro la sua comprensione e ad adescarle per farle cadere nelle reti di Satana? Non avete ripetuto come Caino: "Sono io il guardiano di mio fratello?" Genesi 4:9. Il Capo della chiesa come considererà l'opera della vostra vita? Colui che considera preziosa ogni singola anima perché l'ha acquistata col proprio sangue, come giudicherà la vostra indifferenza verso coloro che si allontanano dal retto sentiero? Non tremate all'idea che Egli vi abbandoni come voi li abbandonate? Siate pur certi che la fedele Sentinella della casa del Signore ha preso atto di ogni vostra negligenza.

Cristo e il suo amore sono stati esclusi dalla vostra vita e un freddo formalismo ha preso il posto del culto che procede dal cuore. Dov'è il calore dell'anima che provavate una volta alla sola menzione del nome di Gesù? Nella freschezza della vostra primitiva consacrazione, quanto era fervente il vostro amore per le anime! Con quanto zelo cercavate di far loro conoscere l'amore del Salvatore! L'assenza di quell'amore vi ha resi freddi, propensi alla critica, autoritari? Cercate di recuperarlo e adoperatevi per portare anime a Cristo. Se rifiutate di farlo, altri che hanno ricevuto meno luce, meno esperienza, minori opportunità si sostituiranno a voi per fare quello che avete trascurato, perché deve essere portata a termine l'opera per la salvezza di coloro che sono tentati, provati e che stanno per perire. Cristo offre alla sua chiesa la possibilità del servizio: chi l'accetterà?

Dio non dimentica le buone azioni, gli atti di altruismo compiuti in passato dalla chiesa: sono tutti registrati lassù. Ma non bastano: essi non salveranno la chiesa quando questa cesserà di assolvere la propria missione. A meno che non finiscano la negligenza e l'indifferenza rivelate precedentemente, la chiesa anziché progredire di forza in forza, continuerà a degenerare nella debolezza e nel formalismo. Permetteremo noi che sia così? Dovranno perpetuarsi il torpore, la funesta decadenza dell'amore e dello zelo spirituale? E' questa la condizione nella quale Gesù dovrà trovare la sua chiesa?

Fratelli, la fiamma della vostra lampada tremolerà, si andrà affievolendo per poi spegnersi del tutto se non fate degli sforzi decisi per una riforma. "Ricordati, dunque, donde sei caduto, pentiti e compi le opere di prima". L'opportunità che ora si presenta può essere di breve durata. Se questo periodo di grazia e di pentimento trascorre senza essere sfruttato, ecco l'avvertimento: "Io verrò da te e rimuoverò il tuo candelabro dal suo posto". Apocalisse 2:5. Queste parole sono dette da colui che è longanime e paziente. Esse ammoniscono solennemente la chiesa e gli individui, avvertendoli che il Guardiano che non sonnecchia osserva le loro azioni. Proprio per effetto della sua meravigliosa pazienza, essi non sono stati ancora rimossi come inutili ingombri del terreno. Tuttavia, il suo Spirito non contenderà in perpetuo. La sua pazienza aspetterà ancora un po'.

Un risveglio del primo amore

È necessario che la vostra fede sia maggiore rispetto a quello che è stata, caso diverso sarete pesati sulla bilancia e trovati mancanti. Nell'ultimo giorno la decisione finale del Giudice di tutta la terra dipenderà dal nostro zelo in favore dei bisognosi, degli oppressi, dei tentati e dalla nostra attività pratica per loro. Voi non potete trascurarli e, a vostra volta, cercare per voi stessi l'accesso alla città di Dio come peccatori redenti. Gesù dice: "In quanto non lo avete fatto a uno di questi miei minimi, non lo avete fatto neppure a me". Matteo 25:45.

Non è ancora troppo tardi per poter riscattare le negligenze passate. Deve esserci un risveglio del primo amore, del primitivo ardore. Andate alla ricerca di quelli che avete allontanati; mediante la confessione fasciate le ferite che avete provocato. Avvicinatevi il più possibile al gran cuore dell'amore misericordioso e fate sì che la corrente della sua divina compassione scorra nell'anima vostra e passi, per mezzo di voi, nei cuori altrui. La tenerezza e la bontà rivelate da Gesù nella sua preziosa esistenza, siano di esempio per noi: esempio del modo come dovremmo trattare i nostri simili e specialmente coloro che sono nostri fratelli in Cristo. Molti sono venuti meno, si sono scoraggiati nella grande lotta della vita, laddove una parola amabile, una parola buona li avrebbe fortificati e resi vittoriosi. Non diventate mai insensibili, freddi, privi di comprensione, pronti a biasimare; non perdete mai l'occasione di dire una parola d'incoraggiamento, una parola che infonda speranza. Noi non sappiamo quale portata potranno avere le nostre parole se piene di benevolenza, i nostri sforzi cristiani intesi ad alleviare qualche fardello. Quelli che si sviano non possono essere recuperati se non con uno spirito di mansuetudine, di gentilezza e di tenero affetto.

Dio ha nella sua chiesa anime preziose; però vi sono anche uomini e donne simili a zizzania in mezzo al grano. Il Signore non affida né a voi né ad altri il compito di stabilire chi è zizzania e chi è frumento. Noi possiamo vedere e condannare gli errori altrui; ma abbiamo noi stessi dei difetti più grandi, dei quali non ci siamo mai resi conto, ma che gli altri scorgono chiaramente. -- Testimonies for the Church 5:333, 334 (1885).

Dio non considera tutti i peccati di uguale portata; nella sua valutazione, come in quella dell'uomo limitato, esistono gradi di colpevolezza. Ma per quanto insignificante possa apparire agli occhi degli uomini questo o quell'atto illecito, nessun peccato è piccolo agli occhi di Dio. Le colpe che l'uomo è propenso a considerare lievi possono essere, invece, quelle che Dio stima gravi. Si disprezza l'ubriacone e si dice che il suo peccato lo escluderà dal cielo, mentre la superbia, l'egoismo e l'avidità non vengono rimproverati. Tuttavia, questi sono peccati che offendono Dio in modo particolare. Egli "resiste ai superbi" e Paolo afferma che la concupiscenza è idolatria. Quanti conoscono le minacce contro l'idolatria contenute nella Parola di Dio capiranno subito quale grave offesa sia questo peccato. -- Testimonies for the Church 5:337 (1885).